venerdì 19 dicembre 2014

Poche idee e in compenso fisse – Scribacchiando




Prendo spunto dal bel post dal blog Il manoscritto del cavaliere per ragionare sulle idee ricorrenti che bene o male tornano sempre nella nostra scrittura.

"Poche idee e in compenso fisse" diceva De André a proposito delle tematiche delle sue canzoni. Credo che sia una realtà da cui non si può sfuggire. Il pittore di metallo della foto trae le idee per il suo immaginario quadro dal paesaggio che lo circonda e non si fa distrarre neppure dalla piena del lago. Lo scrittore (e il musicista o il poeta) rielabora qualcosa che viene dal profondo del suo essere e del suo vissuto. Per quanto poliedrico possa essere un autore, se ne analizziamo l'opera omnia troveremo tematiche, situazioni e vezzi stilistici che si ripetono, tornano, magari mascherati, nascosti, in sotto traccia, ma pur sempre presenti. Ci sono correnti di pensiero che scorrono nel profondo del nostro animo, sgorgano dalle tenebre dell'inconscio. Sono le cose che non possiamo non raccontare e che, per certi versi, ci definiscono come persone prima che come autori.

Molte di queste caratteristiche io le ho già raccontate in questo o in quell'altro post ma non dovrei (sono di rientro dall'esame per il quale ho fatto studiare anche il gatto: il condizionale è d'obbligo) aver fatto ancora una bella lista ragionata come quella di Cristina. 
Eccola, dunque.

La diversità
Questa torna sempre, è centrale nelle mie storie. I miei protagonisti sono sempre diversi rispetto a una qualche norma. Può essere una diversità di tipo fisico, sociale, intellettiva, di comportamento, non importa. È una diversità non cercata, i miei personaggi non vogliono essere diversi e non si sentono tali, sono gli altri a percepirli così.

La Storia
Intesa come "fatti storici del passato". Tantissimi dei miei racconti, anche quelli brevissimi, come L'uomo venuto a fare del bene, si basano su un preciso fatto storico. 
Sono e resto un'archeologa. Scavare nel passato è il mio modo di vivere. Spesso mi imbatto in particolari eventi/personaggi del passato e me ne innamoro, non posso che raccontarli, come è accaduto per La donna col liuto (in cui la protagonista è, ovviamente, una diversa).
Anche se i due esempi che ho fatto riguardano il medioevo sono in realtà onnivora. Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico si basa su eventi ottocenteschi realmente accaduti.

L'intelligenza
Sherlock Holmes non è l'unico tra i miei personaggi ad essere estremamente intelligente. Nel romanzo incontra (a distanza) qualcuno che forse lo è più di lui!
Ho alcuni amici che potrebbero dare del filo da torcere a Holmes. Uno di essi mi spiegava con estrema naturalezza come il curdo, che doveva imparare per lavoro, non fosse un problema per lui: una matrice indeuropea, un po' di termini arabi, che ci vuole?
Essere così intelligenti non è un gran vantaggio sociale e queste persone non sono proprio le più facili con cui avere a che fare (provate a programmare qualcosa con loro!). Inoltre sono sole per definizione, sopra un certo QI c'è il 2% della popolazione, se poi appartengono alla fascia alta di questo 2% va da sé che siano ancora più rare.  Frequentarli può essere snervante, ma è arricchente, non c'è cosa su cui non abbiano un'idea personale (a volte folle, ma pur sempre con un ragionamento dietro). Come faccio a non raccontarli?

L'adolescenza
Non c'è età più raccontata e più stereotipata. Ma l'adolescenza, il momento della possibilità, in cui l'esperienza non ci ha ancora rivestito come una corazza e tutto è più tagliente e doloroso, rimane il momento più affascinante della vita. Non torna sempre, ma spesso sì, come ne La roccia nel cuore, dove la vicenda parte dal presunto suicidio di un adolescente.

Il dubbio
Le mie storie non danno certezze esistenziali. Forse è anche per questo che mi piace il giallo, con la sua dicotomia verità/certezza. Si può arrivare alla verità su un fatto criminoso, ma a certezze sul perché e sulla giustizia?

Personaggi introversi
I miei personaggi sono dei diversi, mica possono essere estroversi!
Sono attratta dai non detti, da silenzi e dai sottintesi. 
Cosa davvero strana, considerando che io sono una che "butta fuori tutto".

L'amicizia come ancora di salvezza
Sarei persa senza i miei amici. Mi rendo conto della straordinaria fortuna di aver avuto sin dalla prima infanzia (la mia testimone di nozze l'ho conosciuta all'asilo!) delle amicizie vere. 
Più disinteressata e spesso più salda dell'amore, l'amicizia non ha grande fortuna narrativa di questi tempi. Eppure è un sentimento che più di tutti mi piace raccontare.

L'idea del drago
Inteso come mostro da sconfiggere. L'idea del drago, non il drago in sé, torna tantissimo, tanto che il titolo originale de La roccia nel cuore doveva essere L'uomo che allontanava i draghi.
Il drago, però, si nasconde, anche dentro di noi.

Mi rendo conto che su questa lista si può lavorare anche al contrario. Quegli elementi che sono importantissimi, ma che non sono un nostro pallino. Ad esempio nel mio elenco le ambientazioni non figurano. Amo le miei ambientazioni, ma le scelgo in funzione alla storia, non sono la prima cosa a cui penso. L'aspetto fisico del personaggi. A parte il particolare che raccontavo nel commento del post di Cristina di far fare spesso una brutta fine a chi ha gli occhi verdi come me (per la serie uccidiamo Mary Sue), di un personaggio penso prima all'anima che al corpo.

Ancora una volta, io mi sono confessata e passo la palla a voi. Quali sono le vostre idee fisse? Quali pensate che siano le motivazioni? E quali gli elementi a cui pensate in un secondo momento?

27 commenti:

  1. Le mie risposte le troverai, salvo ispirazioni dell'ultimo minuto, nel post di lunedì! :)
    Dopo averne menzionate un paio commentando l'articolo di Cristina, le ho focalizzate un po' meglio e ho deciso di scriverci su. Abbiamo inaugurato un nuovo meme!

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    1. Già! Il post di Cristina ha aiutato anche me nel lavoro di focalizzazione

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  2. Io, che scrivo spesso di argomenti quotidiani, ho sempre dato risalto a personaggi giovani, in adolescenza o postadolescenza. Il motivo? E' che sono un eterno immaturo :)
    O, per essere più profondi, è che quell'età è la più scombussolante di tutte, dove ti succede di tutto, e mi piace vederla sempre dal punto di vista corretto, che non è quello che ci trasmettono i tg o i rotocalchi.

    Moz-

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    1. Sì, la penso anch'io così sull'adolescenza. Sperando di non essere troppo immatura (tengo famiglia e famigli!)

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    2. Ma guarda, io sono contento di essere immaturo. Preferisco la mia immaturità (e so di esserlo) rispetto alla finta maturità da ostentare per darsi un plebeo contegno in questa società ipocrita. Dove a tot anni devi fare questo e questo, è giusto avere questo e quest'altro, e poi alla prima occasione ci si sfrena senza sosta e pericolosamente. Da ipocriti a ridicoli.
      W l'adolescenza, non smetterò mai di raccontarla, come ho appena fatto con Onirica.

      Moz-

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    3. In questo senso ok, anch'io amo mantenere vivo l'adolescente (e il bimbo) che c'è in me. Gioco ancora ai giochi di ruolo e ne vado pure fiera!
      Con maturità intendevo la capacità di prendere delle decisioni e di fare delle scelte (capacità che tra i miei/nostri coetanei un po' latita)

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    4. Forse proprio perché hanno dovuto adattarsi ad una maturità forzata -facendo il gioco malato della società- perdondosi l'immaturità che poi riesplode quando si tratta di scegliere o decidere...

      Moz-

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    5. Allora, sì, mi trovi concorde.

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  3. P.S. Come tu fai riferimento alla storia, io non riesco a scindermi dalla sociologia e dalle filosofie orientali! Me le porto sempre sulle spalle!

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    1. Fanno parte del nostro essere, non possiamo tagliarci una parte di noi!

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    2. È vero ! L ' importante é che non diventino una zona comfort XD

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  4. Ossignur! Un altro meme! :)
    Ma lo sai che davvero non saprei dire? Chi mi conosce, leggendo i miei romanzi, dice che ci sono proprio io, dentro. Questo significa che si riconoscono le mie poche idee, fisse, e nel mio caso anche ben confuse.
    Le storie brevi che metto nel blog sono troppo variopinte: è più facile dire cosa manchi; per quelle lunghe (novel da almeno 60mila parole) di sicuro, perché lo faccio scientemente, c'è un mito greco, alla base. Poi, spesso, qualche malattia grave o mortale. Tumori, malformazioni genetiche, varie ed eventuali. Di questo passo mi daranno la laurea honoris causa :)
    Forse, ma credo che sia piuttosto frutto del caso, le mie protagoniste femminili hanno tutte i capelli neri. Una coincidenza, anche se siamo a tre su tre.
    Ah! Dimenticavo! C'è sempre il lieto fine, e anche in caso di finale aperto si respira comunque un'aria di sollievo: mala tempora currunt, che almeno la letteratura sia evasione ;)

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    1. Meno male che c'è il lieto fine, visto tutto quello che ci metti dentro!
      E anch'io utilizzo spesso il mito greco, anzi, c'è un racconto sul mito che sto pensando di pubblicare a puntate sul blog.

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  5. La genitorialità sofferta, Milano (tantissimo Milano!), Natale. Fissi proprio.
    Sandra

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    1. Vedi? Per te l'ambientazione è centrale, sia nello spazio che nel periodo dell'anno.
      È interessante confrontarci anche su questi punti!

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    2. Interessantissimo davvero, poi leggere i tuoi post mi fa riflettere un sacco su temi che do un po' per scontati. Sandra

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  6. Grazie della citazione, Tenar, e di aver redatto anche tu una lista circostanziata. :-)
    Quello che i nostri elenchi hanno in comune sono senz'altro "la diversità" e "la Storia".

    Bello quello che dici dell'amicizia, anch'io ho amici di vecchissima data che risalgono all'infanzia, e me li tengo cari, perché l'amicizia è un valore aggiunto, e quello che è bello è che ogni amici ti offre qualcosa di diversi a seconda delle sue possibilità, e che tu non pretendi di cambiarlo - come a volte succede in amore.

    Molto molto interessante la tua proposta di stendere un elenco al contrario, cioè quello che non inseriamo mai nei nostri romanzi!

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    1. Quello che non inseriamo è un altro elemento ancora.
      Quello a cui pensavo, invece, sono quegli elementi che variano nelle nostre storie e che quindi non sono il nucleo della nostra narrazione. Però è interessante l'idea delle cose di cui non parleremmo mai, neppure sotto tortura!
      Sei una fonte d'ispirazione costante!

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    2. Ma le idee vengono sempre chiacchierandone insieme. Ho già cominciato a buttare giù un elencuccio su quello che non inserisco mai nei miei libri...

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  7. L'immagine del gatto che studia è bellissima, potrebbe essere inserita in un racconto per bambini.

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    1. Peccato che poi all'esame ci sia dovuta andare io! Che la prof abbia pietà nel correggere il mio scritto...

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  8. Il dubbio e l'amicizia sono le uniche due caratteristiche che ritrovo anche nei miei pochi scritti, troppo pochi per partecipare al meme con un post intero.
    Mi ha fatto piacere leggere dei tuoi chiodi fissi, non sapevo che fossi archeologa e ti invidio molto perché uno scrittore con una solida base storica e indianajonesca parte sicuramente avvantaggiato.

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    1. Però ha scarse possibilità di campare sia di archeologia che di scrittura!

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  9. Con te ho in comune di certo la diversità e i personaggi introversi, che spesso si manifestano nella stessa figura.
    Sugli altri aspetti devo ragionarci un attimo. Di certo su scenari immaginari non riesco a staccarmi dagli aspetti istituzionali e giuridici (con l'alta percentuale di pericolo infodump che ne deriva). Un altro dei problemi ereditati con la laurea ;)

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    1. Bello il fantasy giuridico! Può essere la nascita di un nuovo sotto genere? Già qui abbiamo stabilito che nei mondi di D&D il diritto canonico è un incubo...

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  10. Condivido con te la diversità e l'adolescenza, e ci aggiungo i padri assenti. Nelle mie storie sono sempre morti, via per lavoro, spariti perché hanno abbandonato la famiglia, oppure talmente di cartapesta che farebbero meglio a essere morti davvero. Non cattivi, comunque. Non voglio trarre pubblicamente conclusioni sulle origini di questo, ma mi sono fatta l'idea che sia importante per me riuscire a creare la figura di un padre come si deve.

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    1. Invece i miei padri, reali, adottivi, ideali che siano sono spesso ingombranti. Brave persone, da cui si rischia di venire schiacciati.

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