sabato 17 gennaio 2015

Letture – Dimentica il mio nome


Zerocalcare

Chiudendo il volume ho avuto la conferma di qualcosa che già sospettavo: Zerocalcare è il vero narratore, l'aedo della mia generazione. Cosa che da una parte mi lascia un po' così, i miei genitori avevano i grandi cantautori come De André e Guccini e alla mia generazione è toccato un tizio che parla con un armadillo immaginario. Dall'altra mi riempie di sollievo. Almeno qualcuno che riesce a raccontarci c'è.
Questo è infatti il valore dei fumetti di Zerocalcare e di questo volume in particolare: riesce a raccontare la nostra generazione di trentenni precari intrisi di cultura pop con la necessaria leggerezza, ma senza evitare di affrontare tematiche toste col giusto equilibrio. Ecco allora che la morte della nonna diventa il punto di partenza per affrontare il tema del "diventare adulti", ma anche l'inizio di un viaggio sulle tracce dell'origine della propria famiglia. Riassunto così potrebbe sembrare una storia di rara pesantezza, ma con Zerocalcare si ride e si riflette. Da una vignetta all'altra si passa da richiami ai cartoni animati anni '80, autoironia e poi stilettate di sentimento, con quell'equilibrio tra commedia e dramma che solo i grandi sanno avere. Il tutto raccontato col tratto ormai caratteristico dell'autore.
Tanto tempo fa, seguii un corso di fumetto e si diceva che in Italia ci sono sempre stati grandi autori solitari, la cui forza sta nell'originalità e nella non adesione in una scuola precisa e che, come tali, difficilmente lasciano eredi diretti. Mi sembra che la descrizioni calzi a pennello a Zerocalcare.

9 commenti:

  1. Non essendo appassionata di fumetti, non ho mai letto Zerocalcare. Però ciò che scrivi mi fa pensare che possa incontrare il mio gusto. Mi sa quindi che approfondirò la conoscenza! :)

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    1. Zerocalcare è sempre stato un autore interessante. Questo volume, però, è davvero splendido.

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  2. Non lo conosco, ma mi sa che dovrò rimediare...

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  3. Mi sono imbattuto sempre più spesso, ultimamente, in Zerocalcare. Così ne ho approfittato e ho comperato l'ultimo numero di "Internazionale", con la sua storiona (perché, dice lui, reportage fa troppo serio) a Kobane. Con ISIS, la guerra e i curdi. Mi è piaciuto l'approccio molto televisivo dei suoi fumetti, che vanno quasi più visti che letti. O almeno questa è stata la mia prima impressione.
    Encomiabile anche il fatto di raccontare storie così ancorate alla realtà: davvero una speranza, per le giovani generazioni.

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    1. Sì, non ho ancora etto la "storiona", ma concordo con le tue parole

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    2. Blogger si è mangiato una "l"! Letto, ovviamente, non etto.

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  4. Non l'ho mai letto, non sono un gran lettore di fumetti, ma mi incuriosisce molto il nome... Chissà perché ha scelto di chiamarsi come un detersivo?

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    1. L'ha spiegato da qualche parte, ma non ricordo. Non lo leggo da tantissimo (forse un paio d'anni).

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