mercoledì 27 luglio 2016

Quello che ancora non ho capito sulla scrittura


Dopo Cose che ho capito sulla scrittura sarà in caso di scrivere anche quello che ancora non ho capito, con un po' di serietà e di sciocchezze estive, tutto mescolato per bene!

– Come scrivere un best seller mondiale

– Come può uno scrittore, se non campa di scrittura, come pare non campi quasi nessuno qua da noi, a stare sempre sui social, a fare mille presentazioni in giro per l'Italia, a rispondere sì a tutte le richieste, a tutte le collaborazioni, specialmente quelle non retribuite, a essere sempre carino, bello, intelligente, interessante e disponibile. E a non morire di fame nel mentre.

– Come fare a capire se quell'idea vale davvero la pena di essere sviluppata

– Perché lo sviluppo di un'idea mi esce quasi sempre meno forte dell'idea stessa?

– Come fare a capire se quello che hai scritto vale la pena di essere letto, anche se 10 o 20 editori te l'hanno rifiutato

– Come fare in modo che la revisione migliori il testo, invece che peggiorarlo

– Come farsi venir voglia di revisionare per la decima volta un testo

– Com'è che tanti autori riescono a danzare con eleganza intorno a un buco di trama grosso come una voragine e io invece ci cado dentro?

– Com'è che a volte quelli che ai miei occhi sono eroi vincenti/positivi vengono considerati dei falliti/depressi da chi legge/valuta?

– Come fanno i grandi autori a gestire le grandi storie corali se io già mi incasino con tre personaggi?

– Come si fa a farsi venir voglia di scrivere la cosa che alla gente piace leggere? Non è che a me non vengano idee "alla moda". È che l'idea di scriverle mi repelle

– Come inserire coscientemente in un testo quei lampi di genio che rendono memorabile anche la descrizione di una cosa banale

Ecco qua. Voi cosa ancora non avete capito sulla scrittura?
E, sopratutto, avete capito le cose che io non ho afferrato e me le sapete spiegare?

18 commenti:

  1. Certi scrittori campano di scrittura, anche se non campano sulle vendite dei loro romanzi. Io ho capito questo. Il romanzo è il fiore all'occhiello della loro attività, ma traducono, hanno scuole di scrittura, scrivono per il cinema, i giornali, lavorano nell'editoria. Si fanno pagare per collaborare. Gratis no.

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    1. Lo so. Infatti mi chiedo come si trovi in tempo per lavorare, in qualsiasi ambito, e seguire le proprie pubblicazioni. In ogni caso non mi piacerebbe lavorare nel mondo della scrittura, mi serve il contatto con una vita che stia al di là della pagina scritta.

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  2. Concordo in pieno con i tuoi:
    1.Come scrivere un best seller mondiale: non lo so e me lo chiedo (la ragazza del treno è ancora ai primi posti in classifica, l’ho letto e mi è anche piaciuto, ma ho anche letto dei thriller migliori che non hanno avuto altrettanto successo).

    2. Come può uno scrittore, se non campa di scrittura, come pare non campi quasi nessuno qua da noi, a stare sempre sui social, a fare mille presentazioni in giro per l'Italia, a rispondere sì a tutte le richieste, a tutte le collaborazioni, specialmente quelle non retribuite, a essere sempre carino, bello, intelligente, interessante e disponibile. E a non morire di fame nel mentre.

    (È un vero mistero anche per me, ma probabilmente ha ragione Helgaldo)

    3. Come fare a capire se quell'idea vale davvero la pena di essere sviluppata: ormai non mi pongo il problema, ma se l’idea piace a me tanto basta.

    4. Come fare a capire se quello che hai scritto vale la pena di essere letto, anche se 10 o 20 editori te l'hanno rifiutato: qui ci sarebbe da fare un discorso piuttosto lungo, però è successo più volte che storie rifiutate da molti editori siano poi diventati best seller…

    6. Com'è che a volte quelli che ai miei occhi sono eroi vincenti/positivi vengono considerati dei falliti/depressi da chi legge/valuta? Anche per me è così, ci sarà un diverso punto di vista, mah…
    Invece quello che non ho capito io della scrittura è: come mai scalano le classifiche libri con errori grammaticali terrificanti?

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    1. Credo che la risposta del punto 6 sia: perché si risparmia sul correttore di bozze. Io sono (relativamente) indulgente con lo svarione grammaticale che può capitare a tutti, ma poi nella filiera qualcuno deve accorgersene e correggerlo. Invece capita sempre più raramente.

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  3. No, non ne ho capita nessuna. Zero.
    E mi trovi d'accordo su tutte.
    Uff, che uggia in questo periodo. Mi uggio anche da sola. :D

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    1. Ma no, non uggiarti! Dobbiamo essere un po' socratiche e trarre forza dal nostro sapere di non sapere.

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  4. Io vorrei sapere come smettere di revisionare: quando mi prende la paturnia, posso rileggere le stesse dieci righe per una settimana intera.

    Vorrei sapere come faccia un impiegato a fare anche lo scrittore, perché penso che i due lavori siano diametralmente agli antipodi per le dinamiche intellettuali che attivano. Io a volte mi sento schizoide.

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    1. Faccio così, tu revisioni i miei testi e io non revisiono i tuoi!

      Comunque sul lavoro non saprei. Penso che si impazzisca di più a vivere completamente immersi nella scrittura. Alla fine un errore di punto di vista finisce per diventare la cosa più importante del mondo, anche quando, magari, nel mondo è successo assai altro. Io penso che l'autoreferenzialità di molta cultura sia un problema, mentre a fare tutt'altro nella vita ci si libera la mente e non si perde contatto con il resto dell'umanità. Certo, l'ideale sarebbe che scrittura e lavoro si completassero a vicenda e scrivendo l'autore riuscisse a ricaricarsi delle energie perse al lavoro. Mi rendo conto però che è utopia e che si sono situazioni e dinamiche lavorative che risucchiano tutto, lasciandoci svuotati.

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    2. Più che altro io penso che il lavoro debba assecondare l'indole e il carattere della persona, altrimenti vivere diventa la cosa più stressante del mondo. Inutile dire che nel mio caso non è così: lavoro (meccanico) e scrittura attivano due lati del cervello diversi, sono proprio in conflitto. La creatività della scrittura sul lavoro mi fa sbagliare, e la meticolosità del lavoro mi spegne la fantasia perché succhia ogni energia. Fra questi due lavori però la scrittura è quello che meglio rispecchia la mia indole, quindi spero di trovare qualcosa di più affine...

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  5. Anche in questo caso, non ho risposte sagge da offrire, posso solo filosofeggiare insieme a te.
    Ti potrebbe aiutare sapere che, ai miei occhi, tu sei una di loro. Fai parte della categoria delle persone che riesce a lavorare, scrivere, pubblicare, farsi pubblicità, e ha ancora tempo di dar da mangiare ai gatti... e non so come fai!

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    1. I gatti sono molto eloquenti nel reclamare il loro cibo!

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  6. Una cosina forse forse l'ho capita: la seconda stesura spesso è più brutta della prima perché deve dedicarsi a quella cosa lagnosa e old-school che è la coerenza interna. La prima stesura è un'accozzaglia di romanzi possibili attaccati insieme, magari tutti belli, ma alla fine ne rimarrà solo uno.

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    1. Non so. Tendenzialmente io ho delle buone prime stesure che però non diventano delle eccellenti seconde stesure...

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  7. Belle questioni. Vediamo di rispondere.

    Best seller: domanda senza risposta.
    Scrittore: forse è ricco di famiglia.
    Idea: se ti rimane in testa, allora è valida.
    Sviluppo idea: non ho capito...
    Che dicono i lettori beta di quello che hai scritto?
    Revisiona una copia del manoscritto, intanto ;)
    Il testo va revisionato UNA volta soltanto.
    Buco di trama: non ci ho capito niente...
    Eroi: ognuno vede gli eroi dove vuole.
    Considerando il coro di personaggi formato da singoli personaggi.
    Devi scrivere quello che ami scrivere (e leggere).
    Ci vuole talento.

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    1. Invidio molto la tua sicurezza nel dare risposte...

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  8. Io non ho mai capito niente, pur lavorando in ambito editoriale da un sacco di anni (non è quello di narrativa, ma i meccanismi sono grossomodo gli stessi). Secondo me la scrittura/l'editoria è materia instabile come la nitroglicerina.

    Prendo però alcuni spunti dalle tue riflessioni per svilupparne una ulteriore. Posso dirti che ho appena terminato un libro che sembra essere l'antitesi di tutte le regole e le raccomandazioni che si sentono in giro. Mi piacerebbe scriverci un post. Ecco:

    - è grosso, oltre le 450 pagine. Vocetta petulante: "Il tuo libro è troppo lungo/troppo corto."

    - è complesso, con molte digressioni in ambito letterario, musicale, pittorico. Vocetta: "Stanchi il lettore e lo disorienti."

    - i due protagonisti principali non si incontrano mai. Vocetta: "Deludi le aspettative."

    - ci sono molti cambi di punti di vista. Vocetta: "Ma non puoi passare dalla prima alla terza in un romanzo storico. Così confondi il lettore!"

    - non ha un vero e proprio finale, ma alcuni finali chiusi e altri no. Vocetta: "Un romanzo dev'essere autoconclusivo!"

    Il romanzo è "Kafka sulla spiaggia" di Murakami.

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    1. Prova lampante di come tutto sia fluido e mutevole...
      ... Però non mi hai fatto venire molta voglia di leggerlo (sono anni che Murakami mi insegue e io scappo)

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