lunedì 25 marzo 2019

Prima di Dracula – Letture


Non ho molta simpatia per il vampiro moderno. 
Ma da archeologa in disarmo, affascinata dal passato, vorace divoratrice di storie, ho invece un'enorme curiosità sul vampiro come elemento del folklore. Ho letto parecchio a proposito, ma un libro così approfondito e documentato come questo di Tommaso Braccini, uno che sulla carta d'identità alla voce "professione" invece che "professore universitario" potrebbe scrivere tranquillamente "cacciatore di non morti", non l'avevo mai trovato.

Si tratta di una vera e propria indagine sull'origine del mito del vampiro, con risultati, per me, che pure sull'argomento pensavo di sapere due o tre cose, del tutto inediti e sorprendenti.

Bullismo contro i non morti

Con il rigore scientifico che contraddistingue questo testo, si parte da cosa può definire un vampiro tale.
Non il nutrirsi di sangue, che pare essere stato l'ultimo elemento aggiunto in tempi moderni a una figura già definita. Quindi, a fare del vampiro un vampiro è l'essere un morto che non si decompone, che può andare in giro con il proprio corpo, pur risiedendo ufficialmente nella propria tomba.

Sulla base di questo, Braccini, va a caccia di miti antichi, ovviamente in Grecia, sia perché il vampiro come lo conosciamo noi è legato all'area balcanica, sia perché la Grecia ha una tale stratificazione di miti che ci si può trovare di tutto o quasi.
La Grecia non delude e regala non uno ma due miti di morti che lasciano con tutto il loro corpo la sepoltura. La vera sorpresa, però, è che sono tutto meno che temibili.
Il primo, intriso di quel razionalismo che solo nella Grecia classica si può trovare, ha quasi la forma di un racconto giallo.
Un giovane viene ospitato da due coniugi che hanno perso la figlia appena prima che questa si sposasse. Di notte, il giovane riceve la visita di una bellissima ragazza di cui subito si innamora e pertanto si scambiano dei gioiello come dono. Il giorno dopo, però, i due coniugi riconoscono nella camera dell'ospite un gioiello della figlia, che le avevano messo addosso per la sepoltura. Qui parte la trama gialla. Chi è la misteriosa ragazza? Appartiene a una banda di tombaroli? Che ne sarà stato della tomba di famiglia dei coniugi? I genitori, preoccupati, visitano immediatamente la tomba, trovano la figlia morta nella bara, tutto è tranquillo, ma accanto alla bara c'è il dono del loro ospite. Quindi la seconda sera si appostano vicino alla porta della camera. Sentono qualcuno entrare dalla finestra e, quando fanno irruzione, trovano la figlia, apparentemente viva, tra le braccia dell'ospite. La ragazza, però, si dispera. Voleva solo provare l'amore che la vita le aveva negato e, se fosse riuscita a farsi amare tre volte da un vivo, forse (il brano qui è lacunoso), sarebbe tornata in vita. Così come stanno le cose, però, può solo cadere stecchita di fronte ai genitori, senza che all'ospite accorra alcun danno per la sua frequentazione.

Il secondo racconto è ancora più triste. Il morto che torna è un calzolaio padre di famiglia che di notte fa rientro a casa per aggiustare le scarpe dei figli e tagliare la legna. Il paese è piccolo, però, la gente mormora che la fresca vedova si veda con un altro e quando si scopre che l'altro è invece proprio il marito morto, il paese insorge. Il povero calzolaio è preso e bruciato vivo...ops, non morto.

Insomma, all'inizio questi poveri ritornanti non sembravano affatto male intenzionati, anzi. Certo che a furia di prenderle da paesani isterici sarà passata anche a loro la voglia di sistemare i lavori domestici e avranno preso a togliersi sfizi più sanguinosi!

Vampiri, eretici e missionari creativi

Ma come è diventato il mite ritornante che vuole aggiustare le scarpe ai figli il vampiro che tutti conosciamo?

Ci sono più risposte. Una è che probabilmente il mito del vampiro nasce dal fatto che ogni tanto si apriva una tomba e si trovava un cadavere non decomposto. Questo accedeva più o meno ovunque nel mondo e quindi si hanno più o meno ovunque miti simili a quelli del vampiro. Il libro ne ripercorre un po' e devo dire che ho trovato particolarmente affascinanti i vampiri inglesi.

Rimanendo in area balcanica, e quindi sotto la chiesa ortodossa, la cosa, però si fa complicata e affascinante.

Giravano nel medioevo varie eresie che dicevano che il mondo in realtà l'ha creato il demonio e che quindi tutto ciò che ha a che fare con la corporeità è male. In Occidente i più famosi di questi eretici sono i Catari, che però sono stati sterminati e nulla ci rimane del loro folklore. In Oriente i parenti dei Catari sono i Bogomili.
Il discorso fatto dai Bogomili è semplici: se il mondo è del diavolo e il corpo umano è del diavolo, il diavolo può riappropriarsi letteralmente di un corpo dopo la morte, sopratutto se è quello di un peccatore. Può animarlo e andarci in giro. Peggio, un peccatore potrebbe volere proprio questo e fare un apposito patto perché questo accade.
Quindi i Bogomili pensano che alcuni corpi di peccatori possano rianimarsi. I bravi cattolici ortodossi, digiuni di teologia dualistica, sentono solo la voce che secondo gli eretici alcuni corpi possono rianimarsi, magari per patto con il diavolo. Quindi, per semplificazione, gli eretici dopo la morte si rianimano. Di più, se si trova un cadavere non ben decomposto, è sicuramente di eretico e pronto a saltare su. Per fare cosa? Vendicarsi dei torti subiti, fare male a casaccio, seminare pestilenze e cose simili.
La Chiesa Ortodossa come si pone di fronte a questa credenza diffusa? Beh, se un corpo incorrotto è un corpo di eretico, i parenti dovranno pagare apposite preghiere perché anche l'anima dell'eretico possa essere salvata. Insomma, è un'opportunità di guadagno.
La gente comune, però, capisce solo che anche la Chiesa Ortodossa avvalla l'idea che i corpi non decomposti siano malvagi e quindi, magari, in grado di nuocere. Quindi nel dubbio preferiscono smembrare e bruciare il corpo, spesso con l'aiuto del prete ortodosso di campagna, piuttosto che pagare preghiere di dubbia efficacia.
E la Chiesa Cattolica come reagisce? Mandando missionari che dicono in sostanza che è meglio convertirsi perché i morti cattolici non diventano mai vampiri!
Insomma, non c'è assolutamente nessuno che dica che i morti non escono dalle tombe, anzi, la discussione è solo come evitare di diventare vampiro e cosa fare quando se ne incontra uno.
Quindi dal medioevo fino addirittura gli anni '30 del '900 la bella, solare Grecia è di fatto la patria per eccellenza dei vampiri dove "non passa anno senza che ne venga ritrovato uno". Ci sono fior fior di resoconti di viaggiatori occidentali allibiti di fronte a quest'abitudine, in caso di qualsiasi cosa che non vada (epidemia, morti sospette, cattivi raccolti), di cercare nel cimitero un morto che sembra meno morto di altri per poi smembrarlo e dargli fuoco.

E dalla Grecia, questa Grecia, passano Byron e Polidori e il resto è letteratura...
Senza nulla togliere, ovviamente, alle altre tradizioni più o meno indipendenti sui morti inquieti che si mescolano, traferiscono tratti, facendo sì che il vampiro moderno risulti una sorta di gigantesco mostro agglutinante  che ha pescato caratteristiche qua e là tra le paura di mezzo mondo.

Il libro termina con una serie di "casi studio", cioè indagini sul vampirismo fatte in tempi più o meno moderne con metodi più o meno scientifici e lo studio di alcune sepolture anomale, come quella del famoso (almeno in un certo ambiente) Vampiro di Venezia.

Morale della favola: nel caso apriste delle tombe e trovate uno scheletro con un paletto nel cranio o il cranio staccato e i piedi spezzati probabilmente è un vampiro ma già ucciso in antico. Se invece avete a che fare con un vampiro vivo... ehm, morto e vegeto, seguite la saggezza dei greci: squartarlo e poi un bel rogo.

Il libro invece è assolutamente consigliato a chiunque sia affascianto dal folklore. Si tratta di un testo assolutamente scorrevole e comprensibile, mentre il ricco apparato di testi permette un approfondimento a chi cerca qualcosa di meno divulgativo.

7 commenti:

  1. Ciao Tenar,
    bellissimo post, la storia del "Vampiro di Venezia" l'avevo vista su un documentario di Sky, e lasciava ad intendere che uno dei mezzi per evitare il ritorno del vampiro come defunto fosse quello di mettegli un mattone in bocca, a quanto pare infatti il caso di quel presunto vampiro partì dal fatto che nella tomba fu trovato il mattone in bocca allo scheletro!
    Quanto al folklore ci sono anche una serie di miti più o meno corretti sulla possibilità di poter ritornare come vampiro, i casi che mi ricordo sono: un figlio illegittimo concepito da genitori a loro volta figli illegittimi; c'è poi il caso di un licantropo ucciso con armi non fabbricate in argento, c'è poi la maledizione del settimo figlio di settimo figlio, ma credo che questo caso riguardi il lupo mannaro!

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    1. Sì, c'è un bel capitolo su come si diventa vampiri. Devo dire che alcune cosa raccontate nel libro già le conoscevo, ma altre, come ad esempio le connessioni con le eresie dualistiche, proprio no.

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    2. Finalmente un manuale di pubblica utilità!

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  2. Brrr... queste narrazioni mi hanno messo la pelle d'oca. La storia del Vampiro di Venezia non la conoscevo, sono andata a vedere e c'è scritto che sono i cosiddetti "masticatori di sudario". Grazie della segnalazione, il libro è indubbiamente notevole.

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