lunedì 8 aprile 2019

Il romanzo di cui non so che fare


Da circa una settimana sono tornata consapevole di avere un buon romanzo nel cassetto.
Che sia buono non è un'opinione solo mia. Non sapendo bene che farci, l'hanno scorso l'ho mandato al Premio Tedeschi, di cui conosco la serietà, anche se non è un giallo puro. Come prevedibile non ha vinto, ma è entrato nella rosa dei finalisti. Poi l'ho un po' tenuto lì, mandato a concorsi senza speranza, non sapendo bene cosa farci.

Do per assodato che sia un buon romanzo. Non è una cosa da storia della letteratura. È una lettura leggera, spero divertente, spero intelligente, ma mi rendo conto che non è qualcosa di cui il mondo non può fare a meno. Che opzioni ho per lui?

Ho in mente un discreto numero di case editrici  piccole e medio-piccole che mi piacciono, che lavorano bene e che presumibilmente potrebbero essere interessate al mio romanzo. Ma. C'è un ma grosso come una casa.
Io sono una mamma-lavoratrice-scribacchina. Ho davvero pochissimo tempo e zero mobilità. Pochissimo tempo per fare cose con testa che esulino dall'immediato. Per fare un esempio. Mi ha contattato un museo archeologico per farmi vedere dei reperti del tipo su cui ho fatto la tesi e di cui capisco qualcosa. È una cosa che mi piace, mi appassiona e di cui sono competente. Ci ho messo una settimana a analizzare tre fotografie. Una settimana. Per tre fotografie.
Le case editrici medio-piccole vanno sostenute e appoggiate. Bisogna dedicarsi alla promozione, andare alle presentazioni, organizzare le presentazioni. E io ci ho messo una settimana a analizzare tre fotografie. 
In questo momento della mia vita, purtroppo, un eventuale forte impegno in promozione è fuori discussione.

Potrei pensare a un editore che lavori solo sul digitale. Non lo so. Ho come l'impressione che il lettore, probabilmente le lettrici ideali di questo romanzo preferiscano il cartaceo. È un'idea, non una certezza, sia chiaro. Però il solo digitale ancora non mi convince.

Il self non fa per me. Intanto richiederebbe un impegno di tempo che non ho e delle capacità tecniche che non ho. Oppure dei soldi per subbappaltare ad altri che non ho.
"Non ho" mi sembra la costante di quest'opzione.
E poi il self, con tutto il rispetto che ho per alcuni autori, continua a non convincermi. 
In questo periodo sto pubblicando delle storie su EFP. Lo faccio in anonimato e mi sembra di aver raggiunto un certo equilibrio con il mio neppure così sparuto gruppo di lettori fissi: nessuno di noi paga. È un gioco, a cui io già forzo la mano, perché porto la storia su binari diversi da quelli abituali in quel contesto, ma rimane un gioco. 

Potrei cercare di avere un parere professionale su cosa cosa sia il caso di fare. Le cose professionali, tendenzialmente, si pagano ed è anche giusto così. Purtroppo i costi si aggirano intorno all'equivalente di una retta di asilo nido o più e quindi al momento, per la mia economia famigliare, non sono caramelle.

Posso tenerlo nel cassetto, che tanto il mondo va avanti lo stesso.
Però è un buon romanzo. Lo so che è un buon romanzo e mi spiace non dargli una possibilità.

Si accettano consigli

12 commenti:

  1. Tutto molto comprensibile. Ti ho fatto un vocale un po'ingarbugliato con un'idea.

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  2. Vorrei poterti dare qualche buon consiglio, Antonella, perché sai quanto mi piace leggerti, ma al momento condivido tutte le tue perplessità, purtroppo.

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  3. E se lo invii a una casa medio-grande?

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  4. Se posso spendere una parola per il self-publishing e farti cambiare idea, ti dico che persino un negato come me è riuscito a creare ebooks decenti coi programmi che mette a disposizione amazon... Se serve qualche consiglio sono a disposizione.

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  5. Anch'io sono in un periodo di forti dubbi in questo periodo. Proverei con il concorso di Neri Pozza che scade il 15 maggio. Ho appena mandato il mio sulla Rivoluzione, come te vorrei dargli una chance che al momento non vedo in altri ambiti.

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  6. Se in questo momento non hai tempo per stargli dietro e per godertelo forse ti conviene aspettare un po' - qualche mese, un anno o due, insomma un po', in attesa che la piccola cresca e la vita riprenda un ritmo più centrato - non è detto che ci voglia molto. Mi sembra che altrimenti tu rischi di non godertelo, e in questo momento ho una visuale molto edonistica della vita 😁
    Oppure un tentativo con Neri Pozza, che potrebbe seguire la cosa per te, che mi sembra un buon suggerimento

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  7. Il parere professionale ti fa spendere soldi, ma non ti fa pubblicare il romanzo. Io lo spedirei a una casa editrice medio-grande.

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  8. Se rientra nei generi accettati dal concorso Neri Pozza, sarebbe un'ottima opportunità. Altrimenti, valuta anche il self, come ho messo in conto io. Non credo sia difficilissimo creare una copia virtuale del libro.

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  9. Capisco il problema. Sono d'accordo con chi ti suggerisce di tentare con editori medio-grandi. Male che vada gli avrai dato una chance migliore, e intanto la piccola diventa meno... piccola.

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  10. Non metterti davanti tutti questi paletti. Prendi il romanzo e spediscilo alle case editrici che hai selezionato. Intanto fallo, poi si vede: noi diciamo "u stessu murtu insigna a chianciri" (lo stesso morto insegna a piangere). Dovesse andare in porto il progetto, troverai un modo per affrontare la novità. ;)

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  11. Anch'io consiglio l'invio a una casa editrice medio-grande, oppure al concorso Neri-Pozza, nel frattempo potresti far pratica con il self, magari con un racconto tanto per tastare il terreno...

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  12. Io punterei a una casa editrice medio-grande. Sì, c'è da stargli dietro e da metterci molto del "tuo" per pubblicizzarlo, ma da madre lavoratrice ti dico che si può fare. Con un po' di ansia e qualche pustola da stress, ma si può fare!
    No dai, a parte scherzi, tiralo fuori dalla cassetto e prova a vedere che succede!

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