tag:blogger.com,1999:blog-30466947705817774412024-03-13T12:29:18.337+01:00Inchiostro, fusa e draghi"Stenderò il mio rapporto come se fosse una storia. Mi è stato insegnato, quand'ero bambino, sul mio pianeta natale, che la Verità è una questione di immaginazione"
U.K.Le Guin - La mano sinistra delle tenebreTenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.comBlogger988125tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-84453159663833751412023-05-05T18:40:00.003+02:002023-05-05T18:40:45.068+02:00Parliamo di culle, non di neonati<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcnxHHy6kDgfzVS2_Id7iH6R0wVdxCXN5yfaF_0yMtEpcmqBYwOrLqVWGIBSWDlIUxJo9T15IGz2xHPcz9fsvm15_o2x4zkeM0kp3EbpHVfijpdvE85izcmJEkoIGumM6OyzWhj4oll_eZEuA4SYiXaxBrUnXWjeyTEVuPSZ5YSdIJyFoais2cx-WcsA/s4000/IMG_20230414_100237.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcnxHHy6kDgfzVS2_Id7iH6R0wVdxCXN5yfaF_0yMtEpcmqBYwOrLqVWGIBSWDlIUxJo9T15IGz2xHPcz9fsvm15_o2x4zkeM0kp3EbpHVfijpdvE85izcmJEkoIGumM6OyzWhj4oll_eZEuA4SYiXaxBrUnXWjeyTEVuPSZ5YSdIJyFoais2cx-WcsA/s320/IMG_20230414_100237.jpg" width="180" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> Questo è un post che proprio non volevo scrivere. La cui scrittura è probabilmente inutile. Eppure il tentativo è necessario.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Per tre volte il Lombardia nell'ultimo periodo abbiamo avuto neonati trovati nelle culle termiche o comunque lasciati alle forze dell'ordine e un neonato trovato morto. Di questi neonati sappiamo quasi tutto, il peso, l'etnia, lo stato di salute, il colore degli occhi, le parole lasciate per loro dalla madre biologica, il nomee dato loro dalla madre biologica o dal personale ospedaliero. E questo non va bene NON VA BENE. Perdonatemi se da prof salgo in cattedra, del resto è il mio lavoro, e spiego a spiegare il perché. </p><p style="text-align: justify;"><b>Perché non è giusto divulgare i dati dei neonati trovati nelle culle termiche o lasciati dopo parto in anonimato o trovati in altre circostanze?</b></p><p style="text-align: justify;">Per una serie di motivi validi.</p><p style="text-align: justify;">1 - Il bambino è un individuo e i dati sensibili di qualsiasi individuo diffusi solo col il consenso suo o del suo tutore o di chi esercita la patria potestà. Se ve lo state chiedendo, il personale ospedaliero non appartiene a queste categorie, il tutore lo stabilisce il giudice ed è preferibilmente una persona con competenze giuridiche. Questo è un principio basilare. Vorremmo che qualcun altro di diverso da noi famigliari diffondesse le foto del nostro neonato prima ancora che i genitori abbiano la possibilità di avvisare i parenti del lieto evento? Ricoverati in ospedale vorremmo che un estraneo diffondesse informazioni sul nostro peso, la qualità del nostro sonno e il nostro stato di salute? Un neonato senza nessuno che ne eserciti la patria podestà è indifeso anche su questi diritti fondamentali.</p><p style="text-align: justify;">2 – Tracciabilità. Intorno a questi neonati si è acceso un interesse che non è detto che sia sano. C'è chi ritiene che il bambino dovrebbe essere adottato da loro. C'è chi ritiene che siano stati strappati ingiustamente alla madre. Lo capiamo che esporre dati che li rendono riconoscibili (data di nascita+luogo di nascita+nome) li mette in pericolo ora e in futuro? Lasciamo perdere i casi limite. La tracciabilità non va bene. Non si può crescere con l'etichetta "io sono Enea, quello lasciato nella culla termica". Presto Enea andrà al nido, all'asilo e, mantenendo il nome (non lo manterrà), con quella data di nascita, sarà facile ricordare che è proprio quel bambino. Tra tre anni lui sarà all'asilo e la nonna benintenzionata della compagna all'uscita potrà uscirsene con "ma alla fine la tua vera mamma è tornata?". Pensate che non possa accadere? Siete ingenui. Pensate che comunque lui sia piccolo e non possa capire? Mia figlia a tre anni in una chiesa mi ha chiesto di spiegarle cos'è il Diritto d'Asilo (aveva visto mesi prima Il gobbo di Notre Dame). Infine, queste notizie sono ormai sul web. A che età può venire la curiosità di controllare cosa è successo il giorno in cui si è nati? A sette, otto anni? Sei? Che effetto fa trovarsi sommersi da una massa di articoli sulla propria nascita, sbattuti in prima pagina? (I bambini non dovrebbero avere accesso al web è un'altra bella favola che non comprende nonni, amici più grandi, cuginetti più grandi, baby sitter disperate e altre casistiche).</p><p style="text-align: justify;"><b>Perché non è giusto divulgare le lettere lasciate dalle madri biologiche?</b></p><p style="text-align: justify;">Perché quelle parole sono forse l'unica cosa che questi bambini avranno della loro madre biologica. Vi sembra giusto che migliaia di persone le abbiano lette prima di loro su un giornale? Voi vorreste leggere dopo migliaia di persone le ultime parole per voi pronunciate da uno di vostri genitori? Davvero? </p><p style="text-align: justify;">Il fatto che siano state lasciate delle lettere vuol dire che la madre biologica vuole ripensarci? Non lo so. È l'autorità giudiziaria che deve indagare, non l'Ezio Greggio della situazione non un appello in prima serata. Vi assicuro che non è così raro che una donna che non voglia crescere il figlio che ha partorito (possibilità garantita dalla legge) lasci qualcosa. Sta al giudice decidere cosa farne e di solito le scelte sono due. Creare un fascicolo segretato in tribunale a cui l'(ex)bambino accederà al compimento dei 25 anni (se vorrà). Oppure affidare quelle parole ai genitori adottivi, che le passeranno al figlio nei tempi e nei modi che riterranno più opportuno. Non so e non sta a me sapere cosa porti a una decisione o all'altra. Ma so che la può prendere solo il giudici (in dei tempi, quindi, che sono più lenti di quelli giornalistici) e che le parole di una madre biologica che sta rinunciando alla propria potestà genitoriale non devono essere lette da chiunque.</p><p style="text-align: justify;"><b>Ma la madre biologica può ripensarci?</b></p><p style="text-align: justify;">Sì, ha venti giorni di tempo. Dopo di che il bambino viene dichiarato adottabile. Esiste un'ulteriore tempo entro cui altri parenti possono farsi vivi, dopo di che l'adozione diventa definitiva. Molti tribunali scelgono di far stare il bambino in ospedale, comunque accudito, per i venti giorni, altri di affidarlo subito a una coppia. In alcuni casi la coppia è già quella che diventerà la famiglia adottiva, in altri casi è una coppia che ha dato apposita disponibilità per essere "famiglia ponte" e aiutare il tribunale in queste situazioni (si tratta di famiglie ben consapevoli del loro ruolo, che hanno dato una specifica disponibilità ad affidi brevissimi).</p><p style="text-align: justify;"><b>Ho letto che il tribunale ha imposto di cambiare il nome a Enea. Non è ingiusto?</b></p><p style="text-align: justify;">Sì, ma è il male minore. Intorno a questo bambino si è creato un interesse morboso e per proteggerlo è bene spostarlo lontano da Milano e cambiargli il nome. Se il suo nome non fosse stato divulgato non sarebbe stato cambiato e al giusto momento avrebbe saputo che chi l'ha messo al mondo l'ha pensato con quel nome.</p><p style="text-align: justify;"><b>Questi articoli almeno servono a diffondere la conoscenza delle culle termiche...</b></p><p style="text-align: justify;">Certo, ma allora parliamo di culle, non di neonati. La culla però attira meno like.</p><p style="text-align: justify;"><b>È importante che si sappia delle culle termiche...</b></p><p style="text-align: justify;">Sì, ma è ancora più importante sapere che si può partorire in anonimato in ospedale. Senza rischi, con assistenza medica per sé e per il neonato. Mi sembra meglio. La culla termica è l'estrema razio, deve esistere ed è giusto che si sappia. Ma ci sono altre possibilità. Nessuna donna deve essere obbligata ad essere madre e pertanto deve poter partorire in sicurezza.</p><p style="text-align: justify;"><b>Ma almeno questi bambini avranno una famiglia?</b></p><p style="text-align: justify;">Sì, grazie al cielo. Una famiglia che i servizi sociali hanno formato, con, si spera, un supporto psicologico ad hoc per loro e per il bambino. E se la madre biologica si rifacesse viva interranno i servizi sociali per capire cos'è meglio per il bambino.</p><p style="text-align: justify;"><b>E quindi come ne devo parlare di questi eventi?</b></p><p style="text-align: justify;">Come ti pare, ma ricordando che i bambini sono individui.</p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-54055979579311680742023-04-27T21:40:00.003+02:002023-04-27T21:40:17.030+02:00Eppure soffia...<p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwNqdZiBnWHkXcXVYt8SGlvXNrPdfwUteOX_GVEuBpCdHgYILStdmCJtDjOhlw6-fLK2aKRFrdUi9OqBMK8PcnLPzAsAZcnoTNA6pZCWwSroKQuRuplSTQgfJCRIBNeRAC6ZYHTUpsys_M0H4BImeIkqAT3G-r_Y49uqiT-TJP1LhOPusP_fQg2KlZOQ/s4000/IMG_20230409_170145.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwNqdZiBnWHkXcXVYt8SGlvXNrPdfwUteOX_GVEuBpCdHgYILStdmCJtDjOhlw6-fLK2aKRFrdUi9OqBMK8PcnLPzAsAZcnoTNA6pZCWwSroKQuRuplSTQgfJCRIBNeRAC6ZYHTUpsys_M0H4BImeIkqAT3G-r_Y49uqiT-TJP1LhOPusP_fQg2KlZOQ/s320/IMG_20230409_170145.jpg" width="180" /></a></div><br /><p><br /></p><p style="text-align: justify;">È un mese e mezzo che non scrivo nulla qui.</p><p style="text-align: justify;">Non scrivo nulla.</p><p style="text-align: justify;">Ho ripreso a leggere solo il 25 aprile (giorno della liberazione, anche dal mio stato di analfabetismo transitorio!).</p><p style="text-align: justify;">Succede, succedono periodi così, sono ciclici nella vita di tutti. Negli ultimi 12 mesi mio padre ha trascorso 8 settimane, non consecutive, in ospedale. Mia mamma ha avuto un aggravamento nel suo stato di salute, ma le persone che la assistono hanno avuto anche loro la propria dose di guai. E sì, abbiamo pensato che in effetti la casa dove vivono i miei genitori sia maledetta e siamo anche giunti alla conclusione che la cosa non è così assurda. La eressero i miei bisnonni. La bisnonna morì lì a poco di spagnola e il bisnonno andò incontro a un tracollo finanziario. Poi la maledizione deve aver saltato una generazione per ripresentarsi adesso. E sì, ho sentito uno storico, anzi è lui che ha sentito me, indovinate un po'? La casa dovrebbe sorgere proprio su una necropoli romana e il mio bisnonno, in effetti, rinvenne delle monete che potrebbero essere state un'offerta funebre. Il non tanto caro estinto potrebbe essersela un po' presa...</p><p style="text-align: justify;">Umorismo nero a parte, il fatto è che non ho molto tempo libero a disposizione, quando non sono al lavoro per lo più faccio l'autista, dato che sono figlia unica e devo portare due genitori a fare visite mediche, spese e commissioni e una figlia a praticare sport. Guidando non si può né leggere né scrivere. Si potrebbero ascoltare audiolibri, ma raramente in questi miei andirivieni sono sola. Il tempo scarseggia. C'è anche da dire che questo periodo non è arrivato nella mia vita senza avvisaglie. Fino all'autunno ho lavorato a uno scritto, ma sapevo che per il resto dell'anno scolastico non avrei più scritto una frase che non fosse in un verbale. Questi periodi capitano più o meno a tutti e non ha senso crucciarsene più di tanto. Sopratutto non ha senso crucciarsi per il non scrivere.</p><p style="text-align: justify;">Perché le parole sono strane. Una volta che sono impresse, ormai non più su carta ma su file, non sono più di chi le scrive. Sono affidate al vento. Che soffia e fa giri strani. Una delle tante cose improbabili che mi è capitata negli ultimi mesi è stato il ritrovamento da parte dello zio di mio marito di una busta attaccata a un palloncino. L'ha trovata impigliata nel recinto dei suoi asinelli. Conteneva una lettera scritta da dei bambini di una scuola dell'infanzia lombarda scritta in occasione di Sant'Antonio con una richiesta di protezione per i loro animali domestici. Ed è arrivata dove abitano quattro asinelli. Lo zio l'ha portata a mia figlia, che l'ha portata a scuola dove con i compagni ha scritto a sua volta una lettera ai bambini della prima (affidata alle poste, non al vento, quindi a un sistema meno efficiente). Le parole sono così, volano e arrivano in luoghi inaspettati, in momenti inaspettati.</p><p style="text-align: justify;">È capitato così che proprio in questo periodo di non lettura e non scrittura mi sia arrivata una mail. Una mail da parte di una collana di una casa editrice a cui io non avevo mandato nulla in tempi recenti (intesa questa parola anche in gergo editoriale, dove recente è a volte un concetto relativo). Avevo mandato tantissimo tempo fa un romanzo altrove, dove era stato letto e non dimenticato. E poi una persona che lo aveva letto è diventata collaboratrice della casa editrice. E poi... E poi... E poi... Ancora la fine della storia non la so. Ma so che nel modo più inaspettato mi è arrivata una proposta di contratto. E... E chi vivrà vedrà, perché la pubblicazione non è imminente. È in programma in un futuro editorialmente prossimo (parliamo di più di sei mesi e quindi il mondo potrebbe essere diverso, potrebbero averci invaso gli alieni, essere caduto un asteroide o chessò io) e quindi non ha senso parlarne ora più di quel tanto. Diciamo che è una pubblicazione piccola in una casa editrice grossa.</p><p style="text-align: justify;">E poi c'è l'ultima cosa che ho affidato al vento. In cui in pratica ho fatto tutto ciò che non bisogna fare in un romanzo se si vuole sperare di pubblicarlo davvero. La cosa a cui avevo lavorato prima, il romanzo per ragazzi che è stato preso in considerazione, ma non scelto, da Salani, l'avevo scritto un po' con il manuale in mano. Questa volta ho seguito solo il cuore. È una storia che mi porto dietro da anni, nata come gioco, coccolata come passatempo, senza mai pensare che potesse avere un futuro editoriale. È stata scritta per amore dei personaggi e della vicenda che mi raccontavano, a pezzi e a bocconi, in modi e tempi diversi. Quest'estate, mentre aspettavo il responso da Salani, ho deciso che l'avrei coccolata ancora un po', ma sempre senza una vera ottica "editoriale". Neppure ora penso davvero che possa essere pubblicata. Anzi, mi vengono in mente almeno cinque validi motivi per non farlo. Per il momento, comunque, il vento l'ha portata qui.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7GfUggGQtP-2_PJf-BB_19wjR9XV3-L6FUk-JQ_v8ZC2Dqpi6ys1ADkuyowBV0NzDX3y6ScYohaePocrcCRe-lLEqqjMk2TIHs8tvE-yD6PKAjODGHXNcs_Hh_LDoVqZUjNkPs8xRXRx1QuFY6P2nOWnEADCOoax3sRwxXuA0Q_bbpehCiSx1KDyNQQ/s2400/Senza%20nome.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1780" data-original-width="2400" height="296" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7GfUggGQtP-2_PJf-BB_19wjR9XV3-L6FUk-JQ_v8ZC2Dqpi6ys1ADkuyowBV0NzDX3y6ScYohaePocrcCRe-lLEqqjMk2TIHs8tvE-yD6PKAjODGHXNcs_Hh_LDoVqZUjNkPs8xRXRx1QuFY6P2nOWnEADCOoax3sRwxXuA0Q_bbpehCiSx1KDyNQQ/w400-h296/Senza%20nome.jpg" width="400" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-25916790523458746922023-03-13T22:15:00.000+01:002023-03-13T22:15:04.396+01:00È giusto leggere libri scritti da "brutte persone"?<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjA77cfxfyhoD5-FbTp_jLK8AURBp0CLISN90qbZUNcVOs973Q7Kasp1qXcLcBSklXV2mzjHTShdtfVpv0sKBVDjHOFAUO07leSttsxYwXrGTherGqoj58IiQxpX5D20tKrpFV1BbrL7W0K7DVSlFFImH481r4q9CCmaYbqKizRc91jv6T9KoOdQf-zQQ/s4000/IMG_20230310_165857.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2248" data-original-width="4000" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjA77cfxfyhoD5-FbTp_jLK8AURBp0CLISN90qbZUNcVOs973Q7Kasp1qXcLcBSklXV2mzjHTShdtfVpv0sKBVDjHOFAUO07leSttsxYwXrGTherGqoj58IiQxpX5D20tKrpFV1BbrL7W0K7DVSlFFImH481r4q9CCmaYbqKizRc91jv6T9KoOdQf-zQQ/s320/IMG_20230310_165857.jpg" width="320" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> Mi piace il blog, nonostante tutto, perché mi permette la riflessione lenta, dilazionata nel tempo. Qualcosa di molto diverso dal frenetico botta e risposta dei social. Immediati, veloci, dove in un attimo ci si infiamma e, quasi sempre, ci si arrocca su posizioni che il confronto serve a radicalizzare piuttosto che a mutare.</div><div style="text-align: justify;">Nell'ultimo post la riflessione sulla modifica ai testi di Dahl ha portato nei commenti tutta una serie di riflessioni e diramazioni di dibattito di cui vi sono estremamente grata. E da quel fluire di discussioni mi è sorta un'altra domanda: è giusto leggere libri di autori dalle opinioni discutibili, disturbanti o, peggio ancora, ai limiti del reato?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Io oggi fatico a immaginare una grande casa editrice che faccia in grande stile il lancio di un autore che sia apertamente antisemita, razzista fino a incitare all'odio razziale, sessista fino a teorizzare la totale sottomissione della donna. E, sinceramente mi va benissimo così. Sarei in imbarazzo ad acquistare il libro di un autore che inneggia al ritorno del nazismo e se per caso mi dovesse piacere proverei un po' di disgusto per me stessa.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Però... Però...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ho appena terminato questo libro:</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAcrn6ykRbICqqu2S7gE_a2g09nar3rRdes-019gooGEh0TnhaIMZXT631TeEJDmiClO4Ss2V2ZpP3ad8FtfDlhyZRPjC0nz7fvmEOTt5UJyrnnSYqbsAc7p_1PFC67lG_8_DTwMYAGLaI0ZV1gouTVggMlUMl-Kqa4B_WHp7u9LD7ZO3LmHYaBbSpeQ/s3264/IMG_20230224_230744.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3264" data-original-width="1836" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAcrn6ykRbICqqu2S7gE_a2g09nar3rRdes-019gooGEh0TnhaIMZXT631TeEJDmiClO4Ss2V2ZpP3ad8FtfDlhyZRPjC0nz7fvmEOTt5UJyrnnSYqbsAc7p_1PFC67lG_8_DTwMYAGLaI0ZV1gouTVggMlUMl-Kqa4B_WHp7u9LD7ZO3LmHYaBbSpeQ/s320/IMG_20230224_230744.jpg" width="180" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Mary Renault, per me, è la miglior scrittrice di romanzi storici ambientati nell'antica Grecia. Questo, <i>Fuoco dal cielo</i>, non è il suo più riuscito, a mio parere, ma <i>Le ultime gocce di vino </i>e <i>La maschera di Apollo</i> stanno nel mio olimpo personale. Non vedo l'ora di intaccare <i>Il ragazzo persiano</i> di cui ho sempre sentito un gran bene. Leggendo pigramente la quarta di copertina non posso non notare che l'autrice si è stabilita in sud Africa nel 1948 e vi è rimasta fino alla morte. Ci sono ragioni comprensibili per questa sua scelta, dato che voleva vivere in pace con la propria compagna in un momento in cui in Inghilterra non era ancora possibile. Ma è un fatto che lei abbia vissuto per decenni nel Sud Africa dell'apartheid. E su questo io (il mio approfondimento, lo ammetto, è molto superficiale) ho trovato solo una dichiarazione molto blanda in cui dice che l'apartheid ha avuto un impatto scarso nella sua vita e non ne ha mai tratto vantaggio. Ai miei occhi l'aver scelto di vivere proprio nel paese dell'apartheid avendo un sacco di altri posti dove andare mi fa sospettare che il razzismo non fosse poi un pensiero così lontano dal suo. E niente, comunque non vedo l'ora di iniziare <i>Il ragazzo persiano.</i></div><div style="text-align: justify;">Passiamo ora a ciò che sto ascoltando. L'abbonamento ad audible si è rivelata per me una scelta felice. Ha dato un altro fascino alle faccende di casa, sopratutto al continuo stendere, piegare, ritirare i panni. Audible mi permette di spaziare secondo l'estro dei miei gusti ondivaghi, la mia curiosità per tutto. Ci ho ascoltato classiconi (ho appena finito <i>Grandi Speranze</i>), libri per ragazzi, saggi di botanica e biografie di alpinisti. Se non mi piace posso cambiare in pochi rapidi click. Oggi ho iniziato un racconto lungo di Lovecraft. Basta un rapido giro su wikipedia per constatare che l'autore era razzista, antisemita e simpatizzante del fascismo. Troverei abbastanza difficile tollerare una discussione con il signor Lovecraft. Ma è un fatto che il suo racconto non mi dispiaccia affatto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Vivo quindi questa idiosincrasia personale. Non acquisto e non leggo autori viventi il cui pensiero mi sia noto e mi risulti particolarmente disturbante e invece lo faccio senza troppi problemi con gli autori ormai morti. Non pretendo che ci sia un agire morale in questo, è solo una questione di disagio personale. E anche questa distinzione è molto sfumata e non trovo una bussola morale che mi guidi. Nella mia adolescente un'autrice di libri di consumo che mi ha affascinato è stata Marion Zimmer Bradley. Mi ha affascinato per l'evidente ambiguità morale di alcuni suoi personaggi e di alcune situazioni raccontate. Erano disturbanti e, pertanto, interessanti. Ricordo in particolare un ragazzino abusato da un adulto che per varie ragioni era intoccabile. Più avanti il ragazzino e l'adulto in questione si trovano per forza di cose a collaborare. Ne usciva il ritratto di un uomo contorto, pericoloso eppure sofferente e umano, difficile da incasellare come come totalmente negativo. Alla fine si sacrificava per gli altri. Uscì, anni dopo, che il marito dell'autrice era implicato in un bruttissimo giro di pedofilia e che lei probabilmente sapeva e lo aveva protetto. Alla luce di questo retroscena i suoi libri appaiono ancora più ambigui e disturbanti. Però fatico comunque a non dedicare loro neppure un po' di affetto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Alla fine ho riflessioni, non verità da offrire. In un mondo ideale i libri dovrebbero essere pubblicati tutti con pseudonimi. Esistere come opera pura, del tutto staccati dal proprio autore. Del resto il tempo agisce proprio così, lava via sempre più la presa dell'autore sull'opera e libera il testo. Certo, ci sono sempre doverosi studi che spiegano perché proprio quell'autore in quel dato tempo abbia scritto quelle parole. Ma l'opera ne è sempre più svincolata. Se Dante fosse o no un usuraio, se avesse o no sottratto del denaro pubblico era una questione molto importante per i fiorentini del suo tempo. Lo è molto meno per noi. Possiamo serenamente leggere la Commedia senza chiederci se tutte le accuse che hanno portato Dante all'esilio fossero false. Le opere che più stridono con la nostra sensibilià odierna si mettono in qualche modo fuori gioco da sole. Non presenterei ai miei alunni come lettura di piacere (ben contestualizzata è un altro discorso) <i>Il fardello dell'uomo bianco</i> di Kipling, ma trovo un'idiozia non proporre <i>Il libro della giungla. </i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;">Idealmente, ogni libro dovrebbe essere spiegato solo con se stesso e appartenere a un autore ignoto. Perché è un fatto che brutte persone abbiano scritto libri bellissimi. Però quando la "brutta persona" è più vicina a noi a livello temporale o geografico è più difficile o mi è più difficile ignorare la biografia dell'autore.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Credo che continuerò a comportarmi come sempre. Se l'autore è vivente ed è noto per idee che mi risultano particolarmente disturbanti non so se acquisterò un suo libro, sopratutto per non foraggiarlo. Se è morto mi porrò assai meno problemi, come del resto ho sempre fatto. Insomma, ho ragionato, ma non ho concluso niente.</div><div style="text-align: justify;">Voi come vi ponete di fronte ai libri scritti da brutte persone?</div><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-71545960153736431572023-02-26T21:23:00.004+01:002023-02-26T21:23:20.580+01:00Parole mobili e parole inamovibili - La mia opinione sul caso delle correzioni a Roald Dahl<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwnbky19QXabtbq4CjwmyZ1yOx9WKfNXV6tZEtAb69x1MUCofBnc6AFqgmXXPTILFWVEiQJyWtUjguH9ZSt5_KklN_m7C8q9QvsAzlcw2LlvL_6EWFEWjsvvmZJwlw2Vtilc_EY_zDHJE4OvijYvH6cSSpNsSWeXS_5ANePVQuzuLn3FQiMkJnKxYM5A/s4000/IMG_20230104_121029.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwnbky19QXabtbq4CjwmyZ1yOx9WKfNXV6tZEtAb69x1MUCofBnc6AFqgmXXPTILFWVEiQJyWtUjguH9ZSt5_KklN_m7C8q9QvsAzlcw2LlvL_6EWFEWjsvvmZJwlw2Vtilc_EY_zDHJE4OvijYvH6cSSpNsSWeXS_5ANePVQuzuLn3FQiMkJnKxYM5A/s320/IMG_20230104_121029.jpg" width="180" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> Mi inserisco di nuovo a gamba tesa in una polemica in corso per esporre la mia ininfluente opinione.</div><div style="text-align: justify;">Il caso è questo. Le nuove edizione alle opere per ragazzi di Roald Dahl, il famoso autore de <i>La fabbrica di cioccolato</i> conterranno delle modifiche linguistiche (non ci saranno parole come "grasso", "brutto" o "nano") e, almeno in un caso, contenutistiche. La protagonista del libro <i>Matilda</i>, ad esempio, da oggi in poi leggerà Jane Austen e non autori maschi in odore di colonialismo.</div><div style="text-align: justify;">La scelta è motivata dal fatto che Dahl è sì un eccezionale scrittore per bambini e ragazzi, ma non sempre politicamente corretto, anzi, per dirla tutta alcune sue opinioni erano del tutto censurabili. Si vuole quindi proporre ai ragazzi di oggi testi che non usino difetti fisici come spregiativi e portino messaggi positivi e più inclusivi.</div><div style="text-align: justify;">La polemica è scattata per due motivi. I cambiamenti sono stati fatti sugli originali e non su edizioni ridotte, adattate o tradotte. Inoltre le nuove versioni saranno a breve le uniche in commercio. In altre parole la nuova versione sostituirà del tutto quella vecchia e non sarà possibile recuperare i testi originali.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Menti migliori della mia hanno già affrontato la questione in lungo o in largo e, tuttavia, mi sembra che le varie argomentazioni proposte abbiano mancato un punto.</div><div style="text-align: justify;">Ho cercato di guardare la questione da un'angolazione leggermente diversa.</div><div style="text-align: justify;">Il punto per me non è che queste modifiche sono state fatte. Testi ridotti e adattati sono sempre esistiti. Da ragazzina tutti i Dumas che ho letto erano in versione ridotta e adattata. Nessuno sano di mente darebbe i Tre Moschettieri in versione integrale a una bambina di nove anni. Più avanti ho avuto accesso agli originali e infine ho avuto in mano anche la versione in francese. La cosa inquietante è che le modifiche sostituiscono del tutto l'originale. Mettiamo il caso le vecchie edizioni pian piano spariscano. La nuova versione sarà l'unica nota. Matilda avrà letto sempre e solo Jan Austen. Se da un lato mi intriga la visione di un filologo del futuro che ricostruisce il testo de <i>La fabbrica di cioccolato</i> come si fa con un'opera parziale di Aristotele, dall'altro mi inquieta.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In quali casi un'opera viene modificata in via definitiva senza il consenso dell'autore?</div><div style="text-align: justify;">Nel campo delle arti figurative gli esempi non mancano. Basti pensare alle famose foglie di fico che di fatto tante opere le hanno salvate, rendendole tollerabili. </div><div style="text-align: justify;">Ma in letteratura?</div><div style="text-align: justify;">Nessuno, mai, modificherebbe in via definiti Dante o Manzoni. </div><div style="text-align: justify;">Qualcuno potrebbe obiettare che Dante o Manzoni si riferiscono a un pubblico adulto, che a quindi più strumenti per contestualizzare l'opera.</div><div style="text-align: justify;">Io rispondo che forse c'è un altro motivo. Dante o Manzoni sono considerati letteratura. I loro libri hanno un valore estetico. Pertanto le parole che li compongono sono inamovibili. Possono essere tradotti, ovviamente, adattati e ridotti, ma non modificati in originale</div><div style="text-align: justify;">E Dahl?</div><div style="text-align: justify;">Beh, Dahl scrive per bambini, suvvia. Non importa che <i>La fabbrica del cioccolato</i> sia in giro dal 1964, costantemente edita e letta, mentre un sacco di romanzi vincitori di importanti riconoscimenti siano stati nel mentre del tutto dimenticati. Che valore estetico potranno mai avere le sue parole? Insomma, non è proprio letteratura.</div><div style="text-align: justify;">Se fatichiamo a riconoscere una validità letteraria e quindi estetica alla letteratura di genere, alla fantascienza, al giallo, vorremo mica porci il problema per la letteratura per l'infanzia.</div><div style="text-align: justify;">Perché è evidente: se un libro è considerato letteratura, le parole con cui è stato scritto sono importanti. Anche quando solo disturbanti. Anche quando sono palesemente obsolete. A volte gli si mette a fianco la versione in lingua moderna. Ma si continua a proporre l'originale per il suo valore estetico.</div><div style="text-align: justify;">Se una parola è interscambiabile con un'altra allora non ha alcun valore artistico. A Dahl si riconosce l'intuizione del buon artigiano, dell'onesto intrattenitore che viene quindi adattato al gusto corrente. Non è, però, uno scrittore.</div><div style="text-align: justify;">È questo l'aspetto che più di ogni altro mi amareggia in questa vicenda.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se scrivi per ragazzi non fai letteratura, neppure se sei Roald Dahl.</div><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com21tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-23076559493180991872023-02-19T21:24:00.002+01:002023-02-19T21:24:20.854+01:00Storie naturali - Letture<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://i1.wp.com/www.lucialibri.it/wp-content/uploads/2022/10/PhotoCollage_1666477253171.png?fit=720%2C480&ssl=1" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="720" height="213" src="https://i1.wp.com/www.lucialibri.it/wp-content/uploads/2022/10/PhotoCollage_1666477253171.png?fit=720%2C480&ssl=1" width="320" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> A metà febbraio è arrivata la prima folgorazione letteraria del 2023: Storie Naturali di Primo Levi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Insegno alle medie, è ovvio che io abbia letto Primo Levi. Ogni anno leggo in classi passi da Se questo è un uomo, La tregua e I sommersi e i salvati. Ogni anno convinco un certo numero di miei alunni ad abbandonare gli ultimi scampoli della loro innocenza pre adolescenziale sulla lettura integrale di Se questo è un uomo. E ogni anno penso che Primo Levi sia stato un grande scrittore prima ancora che un grande testimone, perché la sua penna scava, scarnifica, entra dentro di noi mettendoci di fronte all'orrore del nazismo e dei campi di concentramento. E tuttavia, come moltissima altra gente, pare, non mi ero messa a cerca i libri in cui Primo Levi è solo scrittore. Male, molto male.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Questa nuova edizione è corredata da una lunga (troppo) prefazione che alla fine cerca di dire "siccome Primo Levi è un grande scrittore, la sua fantascienza non è fantascienza". Perché siamo in Italia e si sa, da noi fantascienza è una brutta parola. Infatti si premurano di ricordarci che la prima edizione di questo libro è uscita sotto pseudonimo e con una fascetta che recitava: "fantascienza?".</div><div style="text-align: justify;">La risposa avrebbe dovuto essere: "Fantascienza!". Dovremmo andarne fieri e i racconti dovrebbero essere inseriti in tutte le antologie scolastiche. Invece non ne ho mai trovato neppure uno.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Si tratta, quindi, di racconti di fantascienza, brevi e folgoranti che prendono spunto, appunto, dalle scienze naturali. Racconti ambientati, quasi tutti, in un futuro quasi prossimo, all'apparenza rassicurante, in cui però si insinua l'angoscia.</div><div style="text-align: justify;">Si scopre quindi che le tenie hanno una loro sorta di letteratura. Loro, parassiti umani, percepiscono il corpo ospite come un universo/divinità. Qualcuna quasi ne intuisce la natura vivente e vorrebbe comunicare con l'essere umano che la ospita. Ma sono parassiti e come tali espulsi e rifiutati.</div><div style="text-align: justify;">Oppure un lichene può incidentalmente rivelare che le automobili hanno un sesso e quindi, presumibilmente, un io, e chissà, forse sono loro a causare almeno alcuni degli incidenti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come sempre accade, il vissuto e il dramma umano dell'autore si insinua nella storie, quasi come fumo che penetri pian piano da sotto una porta. Molti dei racconti sono ambientati in futuro prossimo, apparentemente rassicurante, popolato da persone dai nomi tedeschi. È in questo mondo che vengono commercializzati i mirabolanti brevetti della NATCA, subito distorti in usi meschini. Quindi una sorta di stampante 3D in grado di replicare qualsiasi cosa viene immediatamente utilizzata per produrre diamanti e poi per duplicare la propria moglie. E sono abbastanza sicura che sì, se si riuscisse davvero a parlare e a contrattare con gli animali, uno dei primi usi sarebbe il contrabbando di droga. </div><div style="text-align: justify;">A volte, però, le cose si fanno ancora più inquietanti. Non sarebbe bellissimo convertire il dolore in piacere? La visione che ce ne dà Levi è orrorifica ed è fin troppo facile immaginare in un contesto preciso esperimenti simili, con un fine preciso. In questi racconti, tuttavia, le semplici meschinità umane, in primis l'avidità, in qualche modo sembrano sventare sul nascere qualsiasi piano su grande scala.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Qua e là appaiono racconti più leggeri e divertenti, su tutti quello del comitato preposto alla creazione dell'uomo. Una riunione di stampo aziendale di emissari divini alle prese con l'arduo compito di costruire un essere superiore, che qualcuno vuole insetto, qualcuno rettile e qualcuno acquatico. Alla fine l'uomo dovrebbe essere un uccello, volante, quindi privo del concetto stesso di frontiera, influenzato dalla sessualità solo per brevi periodi all'anno, ma paritario nella gestione della prole e del nido. Quando la scelta sembra fatta, ecco che arriva la notizia che, all'insaputa di tutti, l'uomo è già stato creato. Resta il dubbio che l'uomo uccello (a me piaceva anche il progetto con i serpenti filosofi) potesse essere migliore...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Da un punto meramente stilistico, i racconti non sono invecchiati di un giorno. La prosa scorre e solo di tanto in tanto, quando in effetti ci si rende conto di avere in casa qualche ritrovato NATCA, ci si rende conto che in effetti questa raccolta è stata pubblicata nel 1966 e contiene racconti ancora più vecchi. Poco male, sta attraversando gli anni con ancora più grazia della donna in criostasi di uno dei racconti più ironici.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'unica cosa che non si spiega è perché, appunto, questi racconti non siano in tutte le antologie scolastiche a dare pubblica dimostrazione di quanto versatile sia la prosa di Primo Levi, di quanto sia Autore e non solo (importantissimo) testimone. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Recuperatelo e leggetelo!</div><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-89857080761575898012023-02-01T15:03:00.000+01:002023-02-01T15:03:15.363+01:00Spare, il minore – letture<p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhK6PwoTpEFDhzNloq6lkqV9plDsU8pk9VB2gJhmJ5gQAKM6nh9VR9VDZdOtXGE74bOtfIvaTo7tKMrueW3zZaxpQWgayTO-cameqz8ojFwxdHna_vhaggVEhV4x9xCk9udBZqcpB1ZGGq_TiQXjNduWFTSX-9bQcjLsHJrN-TnwUI1rFqWy-dVjrWgbw/s2847/IMG_20230129_215311.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2248" data-original-width="2847" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhK6PwoTpEFDhzNloq6lkqV9plDsU8pk9VB2gJhmJ5gQAKM6nh9VR9VDZdOtXGE74bOtfIvaTo7tKMrueW3zZaxpQWgayTO-cameqz8ojFwxdHna_vhaggVEhV4x9xCk9udBZqcpB1ZGGq_TiQXjNduWFTSX-9bQcjLsHJrN-TnwUI1rFqWy-dVjrWgbw/s320/IMG_20230129_215311.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">(la macchia scura a fianco è il persiano, finalmente<br />guarito dalla dermatite allergica)</td></tr></tbody></table><br /></p><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">A volte i libri più improbabili sono le giuste compagnie nei momenti più improbabili. Nei primi giorni di covid, quando anche volendo non potevo fare molto di più che stare a letto, Spare, la discussa "non proprio autobiografia" del principe Harry è stato una buona fonte di intrattenimento e argomento di discussione via cellulare col marito.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ho comprato Spare principalmente per il suo non essere del tutto un'autobiografia. La penna che da voce al principe Harry, l'uomo che si compiace di dire di aver terminato un solo libro nella sua vita, è <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/J._R._Moehringer#Opere">J.R.Moehringer</a>, la penna dietro alla (non) autobiografia di Agassi Open (e sospetto anche dietro ad altre autobiografie). Un signor scrittore in grado di rendere universali eventi prettamente personali, con una capacità di analisi della psiche umana davvero invidiabile. Insomma, dovendo mettere per iscritto la sua vita, Harry si è rivolto al migliore sulla piazza. Un punto per lui. E poi, al netto del pettegolezzo, Harry è quasi mio coetaneo, ha quattro anni meno di me. Mi intrigava non poco l'idea di vedere gli eventi degli ultimi decenni con gli occhi di un coetaneo ma da un'angolazione unica. Possiamo dirci quel che vogliamo sulla monarchia britannica, può non interessarci il pettegolezzo, ma sfido chiunque a dire che quello di un principe non sia un punto di vista sul mondo particolare, per non dire unico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ebbene, cosa emerge da Spare?</div><div style="text-align: justify;">Innanzi tutto in me è emerso un dubbio. Non so dire quanto Moehringer abbia accentuato, se lo abbia fatto, alcuni tratti, ma spesso mi sono chiesta se Harry abbia davvero approvato, abbia riletto il libro che ne è uscito (come per certi alunni prima che consegnino la verifica. "Sei sicuro? È proprio quello che volevi scrivere?").</div><div style="text-align: justify;">Il ritratto che ne esce è di un uomo profondamente irrisolto, fermo emotivamente a quando aveva dodici anni, alla morte della madre. Diana aleggia in maniera ossessiva dalla prima all'ultima pagina. Un fantasma senza forma, perché per sua stessa ammissione Harry ha rimosso i ricordi autentici che ha di lei. Ma questa mancanza, questo lutto non elaborato si mangia pian piano tutto. L'ambiente famigliare che Harry delinea è, come facile immaginare, piuttosto freddo e poco incline all'empatia, ma non drammaticamente distaccato. Il contrasto emerge e si fa insanabile in una mancanza di empatia bidirezionale. La famiglia non capisce lo stato d'animo di Harry che doveva essere mandato in terapia per direttissima subito dopo il lutto, non anni e anni dopo, dopo uno stratificarsi di comportamenti disfunzionali e autodistruttivi. Ma anche Harry non capisce la capacità dei membri della sua famiglia di andare oltre, di adattarsi allo status quo e di accettare un ruolo che non hanno scelto, sicuramente a tratti scomodo, ma in qualche modo ineluttabile. Qui c'è forse la prima e la più grande contraddizione del libro. 500 pagine per raccontarsi come uomo, per non farsi vedere come principe, per fuggire al suo ruolo di principe. Firmato "principe Harry".</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il grande nemico di Harry sono i media. Ecco credo che questa sia la parte forse più profonda della vicenda, perché davvero noi non possiamo sapere quanto peso abbiano sulla vita dei reali. Per Harry sono loro gli assassini della madre (suppongo sia anche vero, se le indagini hanno stabilito che la principessa fuggiva da un inseguimento). Di certo i giornali lo hanno braccato dal primo giorno della sua vita e gli hanno mostrato il corpo della madre agonizzante, hanno reso difficile ogni giorno della sua vita. Nulla da stupirsi se i momenti migliori Harry li ha trascorsi nel cuore dell'Africa, nel delta dell'Okavango, luogo per cui si percepisce un amore autentico, fatto di desiderio di preservare la natura, ma anche di assenza di stampa. Quello che davvero Harry non perdona alla sua famiglia è di essere venuti a patti con la stampa, aver accettato l'esistenza dei giornalisti, aver imparato a gestirli e persino a indirizzarli. La sua è una posizione umanamente comprensibile, ma realisticamente irrealizzabile. E, da fuori, posso capire l'insofferenza dei suoi famigliari, proprio quanto la salute di Elisabetta declinava, una pandemia mondiale scuoteva il globo, per il suo pretendere una vita reale, sì, ma senza stampa. Al netto di questo va dato atto ad Harry che il comportamento di molti giornalisti è inqualificabile, forse chiunque di noi sarebbe sbroccato, chissà...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Alla fine l'impressione che mi sono fatta di Harry è di una persona genuinamente di buon cuore, che si appassiona facilmente a cause che può comprendere e si fa in quattro per ciò che crede, ma che ha la maturità di certi miei alunni di terza media.</div><div style="text-align: justify;">I guai che si caccia sembrano la versione amplificata all'ennesima potenza di quelli in cui potrebbero cacciarsi i più immaturi dei miei studenti in gita. È ovvio che c'è del patologico in questo, una sorta di spirale autodistruttiva "odio la stampa - mi metto in condizione da far uscire le peggio notizie su di me -odio ancor di più la stampa", ma è difficile per me non immaginarmelo in versione alunno in gita.</div><div style="text-align: justify;">"Prof... Per quella festa in maschera era rimasto un solo costume e quindi l'ho preso... In effetti da nazista forse non era il caso... Ma io non pensavo, prof..."</div><div style="text-align: justify;">"Prof... Sa in questa settimana sulla neve... Forse sciare in jeans leggeri non è stata una grande idea... Prof, mi brucia proprio lì sotto, cosa faccio?"</div><div style="text-align: justify;">"Prof... Ma insomma eravamo solo noi in camera, e va beh, quelli dell'altra scuola che abbiamo conosciuto ieri... Va bene, giravo nudo, chi avrebbe immaginato che poi mettessero le mie foto in rete..."</div><div style="text-align: justify;">"Prof... Ma non è che l'ho fatto per offendere, lei sa che non sono razzista, mi è uscito di chiamarlo così, è solo che stavano riprendendo proprio in quel momento..."</div><div style="text-align: justify;">"Prof... Sa quella cosa di non accettare cioccolatini dagli sconosciuti? Ecco, in effetti potrei aver assunto qualcosa..."</div><div style="text-align: justify;">Il problema è che in nessuna di queste occasioni (raccontate da lui medesimo!) Harry aveva quattordici anni. Per carità per chi non ha a che fare ogni giorno con quattordicenni che si comportano così può anche risultare un simpatico cazzone. Ma del tutto inadatto al proprio ruolo. Che non ha scelto, per carità, però...</div><div style="text-align: justify;">Il risultato è che si ride parecchio, ma di lui, povero Harry, che beve come una spugna (questa cosa passa quasi in sottotraccia, come se non fosse di per se un problema), prova una quantità imbarazzante di droghe, per lo più in situazioni poco opportune e non ne azzecca una giusta.</div><div style="text-align: justify;">Fa simpatia perché non è mai malevolo e non danneggia mai altri che se stesso, però...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il tutto è raccontato, come ci si aspettava, con maestria. Non c'è la profondità di Open e forse è anche mancata la sintonia giusta tra narratore e penna, chissà. A volte certe frasi troppo perfette stridono proprio con la faciloneria di Harry. Probabilmente non è l'opera di cui Moehringer andrà più fiero (anche se immagino che ne abbia ricavato valangate di denaro) ma è comunque un libro scritto da chi le parole le sa usare. Se poi la persona che viene raccontata sia o non sia degna di lettura, beh, questo sta a ogni lettore deciderlo.</div><div style="text-align: justify;">Io, lo ammetto, mi sono divertita. </div><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-10911899993370643582023-01-15T18:34:00.003+01:002023-01-16T17:16:09.644+01:00Di mamme finlandesi e scuole italiane<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVZtrFDcoNkZkZxlFdMJCfyfOytY0FFLgbdLdGbcH5h_kxgaglJkn5STll4Is_wBzhuj6fbRL1tYJGh9Fka7LcGHtK3BA2lsrAhCnqbrm73ME3TZr_BO8Ya4qKqhMuTDBQNOahW-y_O83RB-Wz1Rmjb_mD0glHyocmMJOdooa3Yoqp0quBfG62SWnZ3g/s4000/IMG_20221228_143007.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2248" data-original-width="4000" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVZtrFDcoNkZkZxlFdMJCfyfOytY0FFLgbdLdGbcH5h_kxgaglJkn5STll4Is_wBzhuj6fbRL1tYJGh9Fka7LcGHtK3BA2lsrAhCnqbrm73ME3TZr_BO8Ya4qKqhMuTDBQNOahW-y_O83RB-Wz1Rmjb_mD0glHyocmMJOdooa3Yoqp0quBfG62SWnZ3g/s320/IMG_20221228_143007.jpg" width="320" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> Vi regalo la vista magica del mio lago, scorto dall'alto di una montagna innevata e le mie inutili considerazioni sulla polemica che ha tenuto banco nelle ultime settimane nel mondo della scuola e non solo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Riassunto delle puntate precedenti, per chi fosse riuscito a non sentirne niente. Una famigliola finlandese si trasferisce in Sicilia, ma dopo due mesi scappa. La colpa? La totale disorganizzazione della scuola, dove regna il caos, gli insegnanti non sanno fare il loro lavoro (l'insegnante di inglese ne sa meno del figlio!) e i bambini sono costretti a lunghe inutili ore senza pause. Il tutto è stato esposto con dovizia di particolari in una lettera mandata ai giornali in cui la signora sfoga tutto il suo disappunto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La missiva, inutile nasconderlo, trasudano spocchia e antipatia. Dopo due mesi di permanenza in una singola città, con l'esperienza quindi di singole classi, la signora ritiene di poter dare lezioni al sistema scolastico italiano nel suo insieme mescolando problemi che poca attinenza hanno l'uno con l'altro (il giardino della scuola non è abbastanza curato e l'insegnante di inglese è impreparato!). Questa spocchia permette a tutti noi che la scuola la viviamo ogni giorno di scrollare le spalle, ringraziare in cuor nostro di non aver avuto il piacere di interagire di persona con una cotale genitrice, e continuare a fare come abbiamo sempre fatto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Al di là del tono saccente di Colei Che è Arrivata a Portare la Civiltà a noi selvaggi, ci sono però alcune considerazioni che si potrebbero fare. Anche Miss Antipatia, dopo tutto, può dare qualche spunto sensato.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Alcune delle sue osservazioni non meritano molto di più che una scrollata di spalle. Le scuole italiane sono vecchie. Gli arredi del cortile (di quel cortile) non sono all'altezza degli standard nordici. Ma nooo? Chi lo avrebbe mai detto? Non ci siamo davvero mai accorti dello stato pietoso dell'edilizia scolastica, anzi ci diverte rischiare la vita ogni giorni. Stessa cosa riguardo al professore incapace. Al singolo professore incapace che le fa gridare orripilata che gli insegnanti italiani sono capre. Signora mia, buongiorno, benvenuta in Italia, uno dei paesi in cui si spende meno per l'istruzione e che ha metodi di arruolamento dei docenti tra i più cavillosi al mondo. Senza di lei non mi sarei mai accorta delle criticità del sistema in cui lavoro...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ci sono due punti, però, nella sua lettera, che meritano qualche istante in più di riflessione.</div><div style="text-align: justify;">Il primo più che la scuola riguarda la cultura generale, l'organizzazione e la sicurezza delle città. Ogni mattina davanti a ogni scuola, in qualsiasi posto in Italia, si crea un ingorgo creato dai genitori che accompagnano i pargoli in auto. E questo non avviene, o avviene molto meno nel resto d'Europa. Non si tratta di qualcosa di irrisolvibile, che necessiterebbe investimenti stratosferici. Basterebbe un'organizzazione diversa e, sopratutto, una cultura per cui è normale che i bambini possano andare a scuola, persino quando piove, con il pulmino o addirittura a piedi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'altro appunto interessante, invece, è interno alla dinamica scolastica. La signora lamenta mancanze di pause in cui i bambini possano muoversi. Ecco, su questo singolo punto, mi sento di darle ragione.</div><div style="text-align: justify;">Un bambino delle elementari può arrivare a stare seduto oltre quattro ore con una singola pausa a metà mattina. Alle medie arriviamo a sei ore di lezione con un intervallo di dieci minuti. Ossessionati come siamo dalla sicurezza, in molte scuole l'intervallo si fa in classe, spazio che per altro è molto più pericolosi di un corridoio o di un cortile, anche se ci si muove poco, pieno com'è di banchi, sedie, cartelle e cartellette che sembrano create apposta per inciamparci. Se si esce si esce per poco e non si corre. Non si corre, non ci si rincorre, non si gioca. Di prendere un pallone neanche a parlarne, del resto con dieci minuti, anche volendo, ci sarebbe giusto il tempo di fare le squadre. Che si possa arrampicare, saltare, utilizzare qualcosa di simile a un parco giochi sembra addirittura fantascienza,</div><div style="text-align: justify;">Eppure non ci vuole un fine pedagogista per capire che i bambini hanno bisogno di muoversi e che è più facile tornare a concentrarsi dopo che si è fatta una pausa che dopo ore piene di lezione.</div><div style="text-align: justify;">È una riflessione che sto facendo da qualche anno, in realtà. Complice una classe che ha una grande energia fisica da sfogare e una scuola con ampi spazi esterni, il potere salvifico delle pause all'aperto è qualcosa che sto sperimentando. Sopratutto durante i pomeriggi. Avendo tre ore di lezione finale, un quarto d'ora di pausa all'aperto distruggerà il processo di apprendimento? In realtà no. Si esce chi vuole corre, chi vuole può prendere una palla morbida, gli altri passeggiano e chiacchierano. Ovviamente questo vuol dire che i ragazzi potenzialmente possono farsi male. Probabilmente non so esattamente cosa rischio. Nel triennio precedente ho avuto una classe di ragazzi che si facevano male nei modi più improbabili. Il caso più incomprensibile è stato una frattura scomposta a un gomito avvenuta perché la ragazza ha urtato il passamano mentre scendeva le scale. Ha urtato il passamano. Sotto i miei occhi e quelli di un altro docente. Non è stata spinta, non stava correndo o saltando. Ha semplicemente mosso il braccio. Frattura scomposta. C'è stato anche il trauma cranico con notte in ospedale di quello che si è alzato in piedi per salutare il docente, è inciampato non saprei dire dove ed è caduto all'indietro sbattendo la testa contro il muro. Alzandosi in piedi. Lo stesso ragazzo si è fratturato la caviglia scendendo una scala (diversa da quella del gomito), ma lì io non ho assistito alla scena. Inutile dire che dopo ogni singola lezione di educazione fisica qualcuno aveva bisogno del ghiaccio. Insomma ho fatto una certa esperienza con i moduli di infortunio e ho deciso che se tanto non posso impedire loro di scendere le scale e alzarsi in piedi, allora che escano e almeno si divertano. Posso dire che questo ha portato benefici visibili e meravigliosi alla didattica? No. Ma la pausa del giovedì pomeriggio è un bel momento, vengo informata sulla salute degli animali domestici, sulle letture, invitata a giocare a palla, cosa che ogni volta rifiuto.</div><div style="text-align: justify;">Questa però è una classica soluzione all'italiana. La scelta di una singola docente, appoggiata e imitata a macchia di leopardo nella stessa scuola (cosa che non aiuta il senso di fratellanza, perché alcune classi hanno molti più docenti inclini alla pausa in esterno di altre). Bisognerebbe ragionare davvero sui tempi di attenzione e su ciò che si può umanamente chiedere a bambini e pre adolescenti e cosa no. Non so se possa essere davvero applicata l'idea di un quarto d'ora di pausa all'aperto ogni 45 minuti, ma forse è venuto il momento di pensare che anche stare all'aperto 15 minuti, magari ogni due ore, è funzionale all'apprendimento. Se non piove. Perché, cara signora finlandese, siamo comunque italiani. E i bambini italiani (ogni mamma lo sa) sono solubili in acqua piovana. È inutile che cerchi di convincerci del contrario.</div><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-59125308759335247232022-12-30T13:56:00.001+01:002022-12-30T13:56:54.145+01:00LLCchallenge2022 - la lista (più o meno) completa<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEje3iSBH-v6Ej7mu179G3k0z1trpJJQF68_VItdHbJ01pmCj_IFCx-lvlJn-HVK0mT_9h9tT-MoZgexHCed5TEJ4JPgJfqpa4k95vVhetjAk9tfM0_NDIC-PzmGikym3VEEZjCFJtt5MUemA8lQ8KtaBFNqI8rpg_87np7X5ApuUoLjUzcqLb27Jg-x6Q/s3492/IMG_20221223_224659.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1644" data-original-width="3492" height="151" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEje3iSBH-v6Ej7mu179G3k0z1trpJJQF68_VItdHbJ01pmCj_IFCx-lvlJn-HVK0mT_9h9tT-MoZgexHCed5TEJ4JPgJfqpa4k95vVhetjAk9tfM0_NDIC-PzmGikym3VEEZjCFJtt5MUemA8lQ8KtaBFNqI8rpg_87np7X5ApuUoLjUzcqLb27Jg-x6Q/s320/IMG_20221223_224659.jpg" width="320" /></a></div><br /> <p></p><p style="text-align: justify;">Ci sono periodi della vita che, suppongo, vanno semplicemente attraversati, sperando che alla fine si arrivi da qualche parte. Questo è uno di quei periodi. Il 2022 non è finito nel migliore dei modi e dubito che il 2023 possa essere un buon anno. Non è una questione di mero pessimismo, semplicemente alcune situazioni contingenti non possono risolversi in modo positivo. Succede. Io, mia figlia, mio marito e il gatto Oberon stiamo bene e direi che già questo è un motivo sufficiente per festeggiare (il gatto Calibano ha qualche problemino in più, ad esempio l'essere un persiano, ma speriamo di risolverglielo).</p><p style="text-align: justify;">Suppongo che sul web sarò presente a tratti perché è vero che per le proprie passioni il tempo lo si trova, ma se devo scegliere tra farmi una doccia e aggiornare il blog ho capito che preferisco la doccia. Alunni, colleghi e famigliari supportano questa mia linea di priorità.</p><p style="text-align: justify;">Nonostante tutto questo, neppure io so bene come, in questo 2022 piuttosto complicato ho comunque letto. Meno volumi dell'anno scorso, quando avevo scollinato i 50. Ho ascoltato parecchio, ma ho letto anche letto parecchi tomazzi, il che mi fa pensare che il numero totale di pagine sia più o meno invariato. Ma bando alle cianche. Ecco i miei libri e le mie valutazioni.</p><p style="text-align: justify;">Anche quest'anno ho partecipato alla Challenge di Leggo Letteratura Contemporanea, anche se non ho riempito tutte le caselle e ho fatto alcune digressioni. Questo comunque è il sunto. Il gradimento è espresso in gattini o altre creature attinenti alla lettura. Un libro a cinque gatti è un capolavoro. Ma non è automatico che mi sia rimasto nel cuore, cosa che magari capita a una lettura a cui razionalmente riconosco qualche pecca.</p><div style="text-align: left;">Cat.1 - Gioco il Jolly 1 - Un libro della mia autrice preferita. <br /><i>U.K.Le Guin <br /></i><b>I sogni si spiegano da soli.</b> (saggio)</div><div style="text-align: left;">Raccolta di saggi della mia autrice preferita. Come sempre, sembra lo abbia scritto apposta per me oggi.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈🐈🔝</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.2 - Gioco il Jolly2 - un libro che riprende una categoria del 2021 - un libro giallo </div><div style="text-align: left;"><i>Matteo Guerrini</i></div><div style="text-align: left;"><b>Zoo - La rabbia (</b>giallo)</div><div style="text-align: left;">Un Giappone insolito e spietato per un buon giallo d'esordio</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.3 – Un saggio</div><div style="text-align: left;"><i>Alessandro Barbero</i></div><div style="text-align: left;"><b>Dante (</b>saggio)</div><div style="text-align: left;">In cui ho scoperto alcune cose che ignoravo del Sommo. A quanto ha venduto i suoi campi, a quanto ammontavano la dote della moglie. Vivevo bene anche nell'ignoranza.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.4 – Gioco il Jolly3 – invento una categoria – un'opera crossmediale </div><div style="text-align: left;"><i>Neil Gaiman</i></div><div style="text-align: left;"><b>Sandaman (</b>fumetto e altro)</div><div style="text-align: left;">Ho letto gli albi che mi mancavano. Ho ascoltato gli audiolibri. Ho visto la serie. In ogni caso il Sogni degli Eterni mi ha stregato</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈🐈🔝</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.5 – Un libro uscito nel 2022</div><div style="text-align: left;"><i>Arkady Martine</i></div><div style="text-align: left;"><b>Un ricordo chiamato impero (</b>fantascienza)</div><div style="text-align: left;">Un titolo bellissimo. Un mondo con personaggi dai nomi bellissimi. Il resto è meno bello.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈e mezzo</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.6 – Un libro con una donna in copertina</div><div style="text-align: left;"><i>Riyoko Ikeda</i></div><div style="text-align: left;"><b>Caro fratello</b> (manga)</div><div style="text-align: left;">Le scuole femminili giapponesi degli anni '70 sono l'ambiente più torbido che si possa immaginare (e non lo si può dimenticare)</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈🔝</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.7 – Un romanzo di un'autrice francese</div><div style="text-align: left;"><i>Simone de Beavoir</i></div><div style="text-align: left;"><b>Le inseparabili</b> (versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">Le ragazze di buona famiglia devono essere perfette. E sopravvivere alla perfezione è difficilissimo. (Il libro è uscito postumo, l'autrice non lo riteneva degno, il perché a cat.46).</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.8 – Un libro ambientato in India</div><div style="text-align: left;"><i>Ian McDonald</i></div><div style="text-align: left;"><b>Un buon partito (</b>fantascienza. Versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">Intelligenze Artificiali che manipolano l'uomo. Ma non per i soliti motivi. Gradevole.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.9 – Un romanzo con più di 500 pagine</div><div style="text-align: left;"><i>Richard K. Morgan</i></div><div style="text-align: left;"><b>L'oscurità profana</b> (fantasy)</div><div style="text-align: left;">Serie "Quello che resta degli eroi" 3 di 3. In cui il protagonista cerca di convincerci che se tradisci il partner con il clone di te stesso non è vero tradimento. Rimane fantasy allo stato dell'arte.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.10 – Un libro ambientato nel futuro</div><div style="text-align: left;"><i>Lois McMaster Bujold</i></div><div style="text-align: left;"><b>La regina rossa</b> (fantascienza)</div><div style="text-align: left;">La conclusione insapore di una saga che ho amato alla follia.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.11 – Un libro ambientato in età vittoriana</div><div style="text-align: left;"><i>Cyril Lieron e Benoit Dahan</i></div><div style="text-align: left;"><b>Nella mente di Sherlock Holmes</b> (grapich novel)</div><div style="text-align: left;">Una gioia per gli occhi e per la mente. </div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.12 – Gioco il Jolly4 – Un libro da cui è stata tratta una serie tv</div><div style="text-align: left;"><i>Richard K. Morgan</i></div><div style="text-align: left;"><b>Altered Carbon (</b>fantascienza)</div><div style="text-align: left;">Sei immortale. Ma la vita fa schifo.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.13 – Un libro in cui si parla di un viaggio</div><div style="text-align: left;"><i>Fabio Geda e Enaiatollah Akbari</i></div><div style="text-align: left;"><b>Storia di un figlio </b>(versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">La riprova che la burocrazia è davvero il mostro del nostro tempo, in grado di separare madri e figli.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈 e mezzo.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.14 – Un libro con la copertina rossa</div><div style="text-align: left;"><i>Richard K. Morgan</i></div><div style="text-align: left;"><b>Il gelo comanda </b>(fantasy)</div><div style="text-align: left;">Saga "Quel che resta degli eroi" 2 di 3. Fantasy allo stato dell'arte, non per giovani adulti.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.15 – categoria fallita</div><div style="text-align: left;">😿😿😿</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.16 – Un libro di un autore che ha la mia stessa età.</div><div style="text-align: left;"><i>Alessandro Barbaglia</i></div><div style="text-align: left;"><b>La mossa del matto</b></div><div style="text-align: left;">A un mio coetaneo e conterraneo dovrebbe essere vietato per legge scrivere così bene.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.17 – Un libro scritto da un autore nordico</div><div style="text-align: left;"><i>Arto Paasilina</i></div><div style="text-align: left;"><b>L'anno della lepre</b> (versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">Di sicuro qualcosa mi sfugge. Ma alla fine che voglia di lepre in salmì!</div><div style="text-align: left;">🐇🐇</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.18 – Un libro con un titolo che potresti usare per una dichiarazione d'amore.</div><div style="text-align: left;"><i>J. L. Borges</i></div><div style="text-align: left;"><b>L'Aleph</b></div><div style="text-align: left;">"Sii il mio Aleph" è una dichiarazione d'amore perfettamente nel mio stile.</div><div style="text-align: left;">🐅🐅🐅🐅🐅🔝</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.19 – Un libro di un editore indipendente</div><div style="text-align: left;"><i>Zerocalcare</i></div><div style="text-align: left;"><b>No sleep till Shengal</b> (grapich novel)</div><div style="text-align: left;">Quando si distoglie lo sguardo succedono i massacri. Questo è un tentativo di raccontarne uno.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.20 – Un libro di un autore che ritengo sottovalutato</div><div style="text-align: left;"><i>Friedrich Durrenmatt</i></div><div style="text-align: left;"><b>La promessa</b> (versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">Le fiabe mentono. Nella realtà il lupo mangia sempre cappuccetto rosso e il cacciatore fallisce.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈 e mezzo</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.21 – Un libro con un titolo con più di tre parole</div><div style="text-align: left;"><i>Elisa Bertini e Franco Forte</i></div><div style="text-align: left;"><b>La banda degli invisibili e la recita maledetta</b> (giallo)</div><div style="text-align: left;">Un giallo per ragazzi ambientato a scuola, perfetto da leggere a scuola con i ragazzi.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.22 – Una grapich novel</div><div style="text-align: left;"><i>Trung Le Nguyen</i></div><div style="text-align: left;"><b>Magic Fish (</b>grapich novel)</div><div style="text-align: left;">Della difficoltà di narrare se stessi e delle fiabe che creano ponti tra le generazioni. Una grapich novel praticamente perfetta.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈🐈🔝</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.23 – Un libro scritto da un premio nobel</div><div style="text-align: left;"><i>William Faulkner</i></div><div style="text-align: left;"><b>Mentre morivo</b></div><div style="text-align: left;">Flussi di coscienza intorno a una bara. Bello. Astenersi depressi.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.24 – Un romanzo americano</div><div style="text-align: left;"><i>Tony Hillerman</i></div><div style="text-align: left;"><b>Il canto del nemico </b>(giallo)</div><div style="text-align: left;">Un giallo scritto negli anni '70 a ambientato nella comunità Navajo. Insolito e piacevole.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈 e mezzo</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.25 – Un'opera ultima</div><div style="text-align: left;"><i>Jane Austen</i></div><div style="text-align: left;"><b>Persuasione</b> (versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">Dopo secoli, ancora pensiamo sia una storia d'amore. È un romanzo sulla solitudine e l'essere donna.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.26 – Un romanzo italiano uscito tra 1950 e il 1999</div><div style="text-align: left;"><i>Valerio Evangelisti</i></div><div style="text-align: left;"><b>Nicolas Eymerich, inquisitore</b> (Fantascienza. versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">No, non lo avevo ancora letto. Chiedo perdono.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.27 – Categoria fallita</div><div style="text-align: left;">😿😿😿</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.28 – Un romanzo con un lieto fine</div><div style="text-align: left;"><i>Aiden Thomas</i></div><div style="text-align: left;"><b>Cemetery boys</b> (fantasy. Versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">È stato un anno di letture così allegre che ho coperto questa categoria con l'ultimissimo libro dell'anno. Un libro per ragazzi gradevole, perfetto per Halloween.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈 e mezzo.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.29 – Un libro di un autore di cui non avevo mai letto nulla prima</div><div style="text-align: left;"><i>China Achebe</i></div><div style="text-align: left;"><b>le cose crollano</b></div><div style="text-align: left;">Non so come ho potuto vivere senza averlo letto. E no, non sono ironica.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈🐈🔝</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.30 – Un libro che vorresti che tutti leggessero</div><div style="text-align: left;"><i>Riyoko Ikeda</i></div><div style="text-align: left;"><b>Le rose di Versailles</b> (manga)</div><div style="text-align: left;">No, non basta aver visto l'anime. Da rendere lettura obbligatoria.</div><div style="text-align: left;">🌹🌹🌹🌹🌹🔝</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.31 – Un libro con un oggetto nel titolo</div><div style="text-align: left;"><i>S.J.Bennet</i></div><div style="text-align: left;"><b>Il nodo Winsor</b> (giallo. Versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">La regina Elisabetta è più intelligente di Sherlock Holmes e più coraggiosa di James Bond. Grande spot per la famiglia reale inglese, ma comunque un giallo gradevole.</div><div style="text-align: left;">🐕🐕🐕</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.32 – Un libro con una foto a colori in copertina</div><div style="text-align: left;"><i>Karylene Patou-Mathis</i></div><div style="text-align: left;"><b>La preistoria è donna </b> (saggio)</div><div style="text-align: left;">Premesse più che condivisibili, svolgimento con criticità metodologiche.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.33 – Un libro con un titolo di colore rosso.</div><div style="text-align: left;"><i>Bran Stoker</i></div><div style="text-align: left;"><b>Dracula </b>(versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">No, ancora non lo avevo letto. Chiedo perdono.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.34 – Un libro che parla di amicizia</div><div style="text-align: left;"><i>Ian MacDonald</i></div><div style="text-align: left;"><b>Luna: minaccia da Farside</b> (fantascienza)</div><div style="text-align: left;">Quattro adolescenti a piede libero sulla Luna. Cosa mai potrà andare storto?</div><div style="text-align: left;">🌘🌘🌘</div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;">Cat.35 – Un libro di una casa editrice che amo (ho scelto una collana: Giallo Mondadori)</div><div style="text-align: left;"><i>Luigi Boccia e Nicola Lombardi</i></div><div style="text-align: left;"><b>Strigarium – i delitti del noce </b>(giallo)</div><div style="text-align: left;">Bella la trama, scrittura da rifinire</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.36 – Un libro scritto da una donna europea</div><div style="text-align: left;"><i>Luis H. Gresh</i></div><div style="text-align: left;"><b>Sherlock Holmes e la minaccia di Cthulhu (</b>giallo/horror)</div><div style="text-align: left;">Non male per spegnere il cervello tra indagini e tentacoli</div><div style="text-align: left;">🐙🐙🐙</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.37 – Un libro consigliato da qualcuno che partecipa alla sfida</div><div style="text-align: left;"><i>Richard K. Morgan</i></div><div style="text-align: left;"><b>L'acciaio sopravvive</b> (fantasy)</div><div style="text-align: left;">Saga "Quel che resta degli eroi" 1 di 3. Il Fantasy allo stato dell'arte. In cui ci si trova a tifare per un tizio che ha ucciso dei bambini. Decisamente non per giovani adulti.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.38 – Un libro non fiction</div><div style="text-align: left;"><i>Rebecca Wragg Sykes</i></div><div style="text-align: left;"><b>Neanderthal</b> (saggio)</div><div style="text-align: left;">I Neanderthal guardati con gli occhi dell'amore. Per rimpiangere di non aver mai assaggiato il "succulento cervello di un giovane mammut"</div><div style="text-align: left;">💀💀💀💀💀🔝</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.39 – Un libro comprato per la copertina</div><div style="text-align: left;"><i>S. J.Bennet</i></div><div style="text-align: left;"><b>Un problema da tre cani</b> (giallo, versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">Come cat.31, la regina Elisabetta è una perfetta Mary Sue. Ma se lo può permettere.</div><div style="text-align: left;">🐕🐕🐕</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.40 – Un libro abbandonato e ripreso dopo anni</div><div style="text-align: left;"><i>Costantino D'Orazio</i></div><div style="text-align: left;"><b>Caravaggio segreto </b>(saggio)</div><div style="text-align: left;">Dove le Madonne sono prostitute e i cardinali alchimisti. Ma non dobbiamo considerarlo così strano...</div><div style="text-align: left;">🎨🎨🎨 e mezzo</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.41 – Un libro scritto da un'autrice con meno di 35 anni</div><div style="text-align: left;"><i>Karoline Kan</i></div><div style="text-align: left;"><b>Sotto cieli rossi - diario di una millenial cinese</b> (versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">Essere donna in Cina è ancora una fatica</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.42 – Un libro con un edificio in copertina</div><div style="text-align: left;"><i>Giorgio Bastonini</i></div><div style="text-align: left;"><b>Uno strano pubblico ministero</b> (giallo)</div><div style="text-align: left;">Un libro che ha dato un senso all'essere rimasti bloccati in autostrada per ore</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈 e mezzo</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.43 – Una storia d'amore</div><div style="text-align: left;"><i>Gianrico Carofiglio</i></div><div style="text-align: left;"><b>Il silenzio dell'onda </b>(versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">Poco amore, molto spionaggio internazionale e psicoterapia. Però gradevole.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.44 – Un libro finalista al Booker Prize</div><div style="text-align: left;"><i>Bernardine Evaristo</i></div><div style="text-align: left;"><b>Ragazza, donna, altro</b> (versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">Storie di donne afrodiscendenti a Londra. Da leggere o ascoltare senza se e senza ma.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈🐈🔝</div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;">Cat.45 – categoria fallita</div><div style="text-align: left;">😿😿😿</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.46 – Un'autobiografia</div><div style="text-align: left;"><i>Simone de Beauvoir</i></div><div style="text-align: left;"><b>Memorie di una ragazza perbene</b></div><div style="text-align: left;">Simone non ha pubblicato "Le inseparabili" (vedi cat.7) perché poteva fare di meglio. Questo è il meglio.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.47 – Un libro divertente</div><div style="text-align: left;"><i>Trevor Noah</i></div><div style="text-align: left;"><b>Nato fuorilegge</b> (versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">Nascere meticcio in Sud Africa e saperlo raccontare con ironia. Consigliatissimo anche ai più giovani.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈🔝</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.48 – un libro con meno di 100 pagine</div><div style="text-align: left;"><i>Fedor Dostoevskij</i></div><div style="text-align: left;"><b>La mite </b> (versione audiolibro)</div><div style="text-align: left;">Leggere Dostoevskij apre dei mondi. Peccato che questo faccia schifo. Bella scrittura per storia terribile</div><div style="text-align: left;">🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.49 – un libro di fantascienza/ucronico/distropico... Tanto non ho capito neppure io cos'è</div><div style="text-align: left;"><i>Neon Yang</i></div><div style="text-align: left;"><b>Le maree nere del cielo </b>(fantaqualcosa)</div><div style="text-align: left;">Un libro indefinito. Personaggi dal sesso incerto si muovono in un mondo non descritto perseguendo scopi nebulosi.</div><div style="text-align: left;">🐈🐈</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Cat.50 – un libro horror</div><div style="text-align: left;"><i>Ira Levin</i></div><div style="text-align: left;"><b>Rosemary's Baby</b> (horror)</div><div style="text-align: left;">Certi mariti fanno più paura del demonio.</div><div style="text-align: left;">👹👹👹👹</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">In totale sono arrivata quindi a 47 + qualche altra grapich novel e qualche audiolibro che è rimasto fuori dal listone. La classifica per generi recita:</div><div style="text-align: left;">saggistica: 5 titoli</div><div style="text-align: left;">gialli: 8 titoli</div><div style="text-align: left;">Fantascienza: 5 titoli</div><div style="text-align: left;">fantasy: 5 titoli</div><div style="text-align: left;">manga e grapich novel: 5 titoli</div><div style="text-align: left;">Invece gli audiolibri sono stati 15, quindi il cartaceo ha ancora una netta maggioranza.</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Un buon 2023 di letture a tutti!!</div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;"><br /></div><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-842435609860496242022-11-21T16:16:00.000+01:002022-11-21T16:16:45.267+01:00Proviamoci ancora: scrivere fantascienza<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_hxFgb3xN-UcJPWJN9QFXfFzZeo58CpVOemiMqOcUu_GrkYg1NYey_jfU_y3oHHrVMpi9Euzs8Dnelt1VmnvYRs3Ej1KJsD-NLmMgWMsajlfN7NLyYucf-_qNIIhN8djobGJqsDrUpxyp4Oc0Ssb1OkuSq-R2O5tZzWx1jjL7ovi7wxdHTrEcOqwDhg/s4000/IMG_20221109_150740.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_hxFgb3xN-UcJPWJN9QFXfFzZeo58CpVOemiMqOcUu_GrkYg1NYey_jfU_y3oHHrVMpi9Euzs8Dnelt1VmnvYRs3Ej1KJsD-NLmMgWMsajlfN7NLyYucf-_qNIIhN8djobGJqsDrUpxyp4Oc0Ssb1OkuSq-R2O5tZzWx1jjL7ovi7wxdHTrEcOqwDhg/s320/IMG_20221109_150740.jpg" width="180" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> Ecco qui.</div><div style="text-align: justify;">Quella che si vede in fotografia è la schermata dell'ultima pagina del romanzo che venerdì ho inviato al Premio Urania, il principale concorso italiano per romanzi inediti di fantascienza.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mentre preparavo la busta mi ha colto una sensazione di malessere inusuale. La sensazione che questo sia il mio ultimo tentativo a disposizione. Perché la vita mi incalza sempre più e c'è un limite alle energie che si possono incanalare in qualcosa che, il più delle volte mi da come risposta: "brava, ci sei quasi". Probabilmente la sensazione è dovuta per lo più alla stanchezza che sto provando in questo momento, che nulla a che fare con la scrittura. Forse c'è anche un po' del retrogusto dell'attesa del responso dell'ultimo concorso a cui avevo partecipato (vedasi due post fa) che ancora una volta mi ha detto che il traguardo era lì, abbastanza vicino a poterlo toccare, quasi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tutto ciò è ingiusto nei confronti del romanzo che stavo inviando, che è il mio primo tentativo di romanzo di fantascienza e che quindi non deve vedersela con nessun pregresso. Anzi, dovrei amarlo per quello che è: un esperimento che può funzionare oppure no.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La cosa che onestamente dovrei dire che la fantascienza è il genere più faticoso che abbia mai sperimentato.</div><div style="text-align: justify;">Il giallo richiede rigore, il fantasy attenzione ai dettagli e inventiva, la fantascienza richiede dedizione. Più dedizione di qualsiasi altra cosa.</div><div style="text-align: justify;">Quello che invio è il testo su cui ho lavorato di più in assoluto, conta quattro revisioni complete e due parziali e probabilmente ne necessiterebbe una terza.</div><div style="text-align: justify;">Ho già scritto di fantascienza, qualche mese fa su Urania è uscito un mio racconto, ma un romanzo pone delle difficoltà tutte diverse e, almeno di questo caso, di un ordine del tutto differente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La fantascienza, è lapalissiano dirlo, unisce il fantastico alla scienza. Ha cioè una base di plausibilità che non può essere trascurata. È un genere che lavora sul perché delle cose. </div><div style="text-align: justify;">In un fantasy fatto bene bisogna ragionare sul ruolo di ogni elemento: qual è la nicchia ecologica dei draghi? Come mangiano, quanto mangiano? Cosa comporta a livello ecologico, storico ed economico il fatto che un drago debba mangiare così tanto? Però tendenzialmente si può evitare di soffermarsi sul fatto che a livello meccanico un drago in realtà non possa volare. Una bestia di quelle dimensioni risulta troppo pensante per alzarsi da terra. In un fantasy i draghi possono valere. Anche senza ali.</div><div style="text-align: justify;">Ecco, nella fantascienza questo non può capitare. Bisogna sapere perché i draghi volano. Come possiamo risparmiare peso, quanto grandi devono essere le ali? E se sputano fuoco perché lo fatto? Quali sono i processi chimici che portano alla produzione di fiamme. Non importa se il drago appare tanto o poco. Nel fantasy bisogna preoccuparsi delle conseguenze del drago, nella fantascienza il drago va spiegato. Ma, ovviamente, non bisogna appesantire la narrazione con la suddetta spiegazione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La fantascienza, ho scoperto, è un genere che vive di dettagli e che richiede dedizione totale. </div><div style="text-align: justify;">Per questo romanzo ho fatto una revisione per le basi scientifiche generali su cui si basa la storia. Ho fatto una revisione per la plausibilità dei costrutti sociali. Ho fatto una revisione per l'aspetto biologico. Venerdì sera, giorno dell'invio, ero ancora lì che mi interrogavo sull'infiammabilità di alcuni gas. Ci sarà magari un modo per cui degli organismi viventi possano produrre elio?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Da questa esperienza di scrittura la mia stima per i grandi della fantascienza è cresciuta in modo esponenziale. Perché capisco il lavoro di introspezione psicologica, la ricerca stilistica dei grandi della letteratura, ma forse non si ha davvero idea del mazzo che deve farsi l'autore di fantascienza per costruire i suoi futuri lontani. Non ho mai scritto niente che richiedesse questa mole di documentazione. E, attenzione, uno dei miei romanzi editi è ambientato nel 1881/1882, fatto con in mano le carte geografiche dell'epoca e incentrato sulle innovazioni tecnologiche di quegli anni. Per questo ho letto alcuni saggi di fisica quantistica, ho cercato di approfondire alcuni aspetti della teoria della relatività e mi sono guardata tutta una serie di documentari sulle plausibili forme di vita extraterrestri.</div><div style="text-align: justify;">Quando di questo è approdato sulle pagine? Molto poco in realtà.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi intrigano alcune sperimentazioni degli ultimi anni (come <i>La quinta stagione</i>) dove l'aspetto fantascientifico "classico" non è, almeno a una prima lettura, preponderante. Dove la storia, le dinamiche sociali e tra i personaggi prendono decisamente il sopravvento. Un mondo narrativo dove la fantascienza sociale incontra il romanzo d'avventura e i personaggi contano più del "e se" della fantascienza classica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quindi alla fine quello che ho scritto è un romanzo di fantascienza che termina con una citazione dalla Divina Commedia, che sembra molto poco fantascienza, senza astronavi o super computer.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non so ovviamente come andrà, essendo un esperimento è plausibile che possa non essere riuscito e anche il mio piccolo gruppo di lettura mi ha dato giudizi contrastanti ("è strano", "non si capisce bene che sia un romanzo di fantascienza").</div><div style="text-align: justify;">Però ci provo. Ancora una volta. Magari per l'ultima volta. Però ci provo ancora.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Alla fine tutti sogniamo di tornare a riveder le stelle.</div><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-78398035056378766892022-11-06T21:46:00.001+01:002022-11-06T21:46:23.594+01:00Il peso delle medaglie<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDi6oHkssae7W0R4fNt5reJepb8Rxi8_Y47o1QRHMjPxvwbb7e0S0CMbyIy2t--39x39qe3CvjE6nFCUQTMPfPLTM0t-8rVN8kDYT0SQHY_660xThvtjvfpT0x7pHVZmE0Zg9NlU-SREfStiFx46X6vtIinCWWETpXZXf3ZE6K3dumgIuPAFPKFzBO-g/s4000/IMG_20220515_113225.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDi6oHkssae7W0R4fNt5reJepb8Rxi8_Y47o1QRHMjPxvwbb7e0S0CMbyIy2t--39x39qe3CvjE6nFCUQTMPfPLTM0t-8rVN8kDYT0SQHY_660xThvtjvfpT0x7pHVZmE0Zg9NlU-SREfStiFx46X6vtIinCWWETpXZXf3ZE6K3dumgIuPAFPKFzBO-g/s320/IMG_20220515_113225.jpg" width="180" /></a></div><br /> <p></p><p style="text-align: justify;">Di solito cerco di tenermi lontana dalle ultime polemiche, riservando il blog allo scopo per cui è nato, parlare di di libri ed i scrittura. Tuttavia, da ex atleta, educatrice e appassionata di sport, mi sento di dire la mia su quanto sta succedendo (non solo) nella ginnastica ritmica.</p><p style="text-align: justify;">I fatti sono noti a tutti, credo. Non una, ma una serie di atlete, facenti parti della nazionale della ginnastica ritmica, in alcuni casi con importanti palmares alle spalle, hanno accusato gli allenatori di essere state vessate e derise e oggetto di pesantissime pressioni psicologiche. Al centro spesso il peso, eccessivo di pochi etti, motivo che giustificava pubbliche derisioni. A pioggia stanno uscendo tante altre segnalazioni, spesso relative a centri tecnici assai meno blasonati, con oggetto anche delle bambine. Personalmente non credo neppure che la situazione sia circoscritta alla sola ginnastica ritmica.</p><p style="text-align: justify;">Per approfondire il discorso, è necessario fare alcune necessarie premesse. Lo sport agonistico è un affare crudele. Non lo si fa per divertirsi (o non solo) né per rimanere in salute, l'obiettivo è portare risultati. Il proprio corpo è il proprio strumento di lavoro e pertanto bisogna averne una cura maniacale. A volte, tuttavia, nonostante tutta la passione, l'impegno e i sacrifici non si è conformi alle aspettative. Io insegno alle medie e la fascia d'età 11-14 anni coincide per molte discipline al momento in cui si inizia a fare sul serio. Nonostante mi sembra che l'atteggiamento degli allenatori sia in generale incoraggiante e sempre più società accolgono volentieri i ragazzi e le ragazze che vogliono continuare a praticare pur senza far parte del gruppo d'élite, ogni anno qualcuno vive il piccolo dramma di non essere più titolare, non venire più convocato, non essere più all'altezza. L'agonismo purtroppo non fa sconti e andare avanti significa mettere la pratica prima delle amicizie, il divertimento e in molti casi anche lo studio. Significa sottoporsi a diete e conoscere la realtà dell'infortunio. Lo so, ci sono passata, dai 15 ani 20 anni tutte le mie giornate erano focalizzate sugli allenamenti e le gare e tutto il resto si incastrava dove si riusciva, se si riusciva. Per chi fa questa vita, gli allenatori sono dei. Il loro compito specifico è portare l'atleta oltre quelli che riteneva i propri limiti e alcuni per farlo ritengono che ogni mezzo sia lecito. Per fortuna il confine tra rigore e prevaricazione ai più è chiaro.</p><p style="text-align: justify;">La seconda premessa è che il peso è un fattore non secondario in molte discipline non solo nella ginnastica ritmica. Il mio amato pattinaggio di figura è spesso scossa da scandali simili (alcune pattinatrici hanno rilasciato interviste agghiaccianti). Essere leggeri è un vantaggio in moltissime discipline, se ci pensate di sicuro non avete mai visto un maratoneta che non fosse magrissimo, così come un saltatore d'asta. </p><p style="text-align: justify;">La terza premessa è che, secondo me, in qualsiasi gruppo umano un 10% di cretini è endemico. In qualsiasi sport almeno il 10% degli allenatori, quindi, è un cretino e si permette comportamenti inappropriati, tanto più pericolosi perché rivolti per lo più a giovani o a giovanissimi. In generale lo sport è, da questo punto di vista, assai meno controllato dell'educazione. Un allenatore può permettersi frasi e comportamenti che porterebbero enormi guai a qualsiasi insegnante o educatore. </p><p style="text-align: justify;">Detto questo, le interviste delle ragazze che ho letto hanno delle specificità, che ritrovo in interviste analoghe di pattinatrici artistiche (sopratutto estere) e di ginnaste (per lo più estere). Ci sono delle condizioni, a mio avviso, che rendono alcuni ambienti più a rischio di altri e, in realtà poco hanno a che fare con le caratteristiche della disciplina.</p><p style="text-align: justify;">Innanzi tutto le vittime sono sempre ragazzine molto giovani. Sempre femmine. Eppure il peso è importante in un sacco di sport. Ma ecco, ora immaginate la scena. Campo di atletica, un saltatore d'asta barbuto sui vent'anni o più, a cui venga detto di togliersi i pantaloni e correre in modo che tutti possano vedere il suo "grasso sedere da maialone". Come prosegue la scena nella vostra mente? Probabilmente con l'asta usata per malmenare l'allenatore o gli sguardi perplessi, tutt'altro che complici degli altri atleti presenti. Al saltatore verrà probabilmente spiegato perché deve perdere peso e gli verrà fatto conoscere un nutrizionista. Sempre che la perdita di peso sia la questione. Perché la questione a me sembra sia il potere, e la sudditanza psicologica in cui queste giovani donne devono stare. A 15, 16, 17 anni una ragazza è un soggetto debole che si controlla con più rapidità e più efficacia tramite la paura e l'umiliazione. Il peso è solo un pretesto facile e a portata di mano. Pesare un'atleta 4 volte al giorno è del tutto inutile a qualsiasi fine pratico, serve solo a tormentarla. Le ragazze, poi, ahimé, reagiscono "meglio" a questi trattamenti. Sono più resilienti, più inclini a sentirsi in colpa, meno pronte a denunciare dei coetanei maschi, che è più facile che se ne vadano sbattendo la porta (magari da tecnici più sensati).</p><p style="text-align: justify;">La seconda cosa che mi salta all'occhio è che in questi casi le ragazze in questioni vengono sempre trattate come se fossero intercambiabili. L'importante non sono loro, è la squadra. Le vittorie sono della squadra, dello staff, non loro. C'è un ricambio veloce al vertice e le ragazze sono messe le une contro le altre per primeggiare anche a scapito delle più elementari norme di autoconservazione. Attenzione, se si ha davvero trovato "un metodo" questo è un sistema estremamente efficace. Le ragazze vendono spremute per non più di un paio d'anni fino al totale logoramento psicofisico e poi si passa ad altre. Gli allenatori stroncano sul nascere delle personalità dominanti, le star sono loro, i tecnici, non le atlete, la cui autostima deve anche per questo essere tenuta bassa. Le atlete non devono mai pensare di essere uniche e speciali, in caso contrario detterebbero legge, esprimerebbero personalità e i rapporti di forza verrebbero rovesciati. Questo sistema non prevede stelle che brillino per più di un paio d'anni, atlete simili non sono né cercate né desiderate. Per questo l'infortunio non è un momento spiacevole ma fisiologico della vita dell'atleta, ma un errore imperdonabile dell'allieva da scartare. Non c'è il tempo materiale per attendere il fisiologico recupero. La scuola, lo staff non aspettano, un'altra medaglia, vinta da un'altra atleta deve essere appesa alla bacheca. </p><p style="text-align: justify;">In conclusione, no, queste accuse non vanno prese alla leggera. Ma hanno poco a che fare con la disciplina in sé, quando con il disturbo narcisistico di persone messe in condizioni di potere. Le ragazze sono "vittime perfette", giovani, con una scarsa propensione alla denuncia, una bassa autostima e un disperato desiderio di compiacere gli allenatori. Proprio per questo non credo che siano casi circoscritti allo sport di vertice.</p><p style="text-align: justify;">Due consigli, quindi, per i genitori che si trovino a instradare i pargoli allo sport. La ginnastica ritmica, il pattinaggio e qualsiasi altro sport ritenuto "a rischio" sono discipline bellissime e non c'è nessun motivo razionale per starci lontani. Però, in qualsiasi disciplina, ci si può porre alcune domande. Come sono trattati gli atleti non di vertice? C'è spazio per loro, hanno la possibilità di continuare per puro divertimento? Com'è il clima all'interno della squadra? Come vengono trattati gli atleti infortunati? C'è attenzione, ci sono medici e fisioterapisti convenzionati o sono considerati una colpa dell'atleta? È possibile assistere agli allenamenti?</p><p style="text-align: justify;">E per chi pensa che tutto sommato un allenatore sia giustificato ad andare un po' oltre per amore di risultato, lascio le parole di un'allenatrice di uno stato notoriamente cattivissimo, la Russia, Tamara Moskvina, che a più di ottant'anni è ancora in grado di guidare i propri pattinatori verso le medaglie olimpiche: "Ritengo di avere una proprietà di linguaggio tale da riuscire a spiegare cosa non vada nell'esercizio di un allievo senza scadere mai nell'insulto".</p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-73083869759108033602022-11-02T22:19:00.004+01:002022-11-02T22:19:41.915+01:00A Lucca Comics and Games con Scrittori si Diventa (anche questa volta ci sono andata vicina)<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDKTtQEZpeu_wL-ZvWSaKy51VqQU5u0fEXKS07ObYFrYifCeUA_dYtWyL6XB3LGcPg8G2IivsAWFX8nYap18dTv48aLognqjH0Uhql067wkFqfDkCvI0Z8npqT70ilASAGtVJv8bmW977WX_wrUeggiHtrC2PSypfDWErvKPNIdPQqrI7I8ucHu3nAGQ/s2179/IMG_20221029_222512.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1621" data-original-width="2179" height="238" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDKTtQEZpeu_wL-ZvWSaKy51VqQU5u0fEXKS07ObYFrYifCeUA_dYtWyL6XB3LGcPg8G2IivsAWFX8nYap18dTv48aLognqjH0Uhql067wkFqfDkCvI0Z8npqT70ilASAGtVJv8bmW977WX_wrUeggiHtrC2PSypfDWErvKPNIdPQqrI7I8ucHu3nAGQ/s320/IMG_20221029_222512.jpg" width="320" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Nell'ultimo mese ho trascurato il blog in modo indegno.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">In parte perché ottobre è, almeno nella mia scuola, il mese più faticoso dell'anno, persino peggio di maggio. Ci sono i progetti da presentare, con tutta la parte economica da controllare, confrontare con il budget a disposizione e far approvare, ci sono le programmazioni, quale che sia il nome con cui sono note adesso, i piani personalizzati, c'è sempre almeno un corso di aggiornamento, più i normali consigli di classe e collegi docenti. Questo ottobre, poi è stato un po' più complicato del solito per tutta una serie di vicissitudini famigliari con le quali non vi tedierò. Ma ero anche in attesa di una risposta scrittorea, vincolata al silenzio, con le dita incrociate.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Non è andata, ma anche questa volta ci sono andata vicino, abbastanza per sognare.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Il mio primo tentativo di romanzo per ragazzi è arrivato in finale al concorso indetto da Salani "Scrittori si diventa".</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Non è la primissima volta che un mio scritto arriva in finale a un premio importante, ma questa volta c'era il fatto che i finalisti fossero solo cinque e quindi, lo ammetto, qualche film in testa me lo sono fatta, un po' più del solito. Non è andata e sono sicura che sia giusto così. Il premio è stato vinto da Ilaria Prada con il romanzo "La boutique dei ricordi", che non vedo l'ora di leggere!</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">La cosa più particolare di questa esperienza è stata l'essere tenuti al segreto più assoluto, dal momento che le opere finalista sarebbero state lette in forma anonima.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Avevo partecipato al concorso senza particolare convinzione, dal momento che mi sembrava che una certa sfortuna si fosse abbattuta sul progetto. Avevo contattato un'editor specializzata che aveva già lavorato nella narrativa per ragazzi per la revisione, ma poi lei aveva dovuto rinunciare alla collaborazione per motivi di salute. Dopo di lei un'altra serie di editor specializzati mi ha dato buca/non mi ha risposto e quindi mi sono trovata a navigare a vista in un mondo che so avere regole di scrittura sue proprie e in cui non è così facile inventarsi. Una casa editrice di cui mi fido mi aveva promesso una risposta in un tempo talmente lungo da demoralizzarmi un po' e, infine, ho mancato per pura ignoranza il premio letterario dedicato da quello stesso editore. Insomma, ho inviato al concorso Salani senza una reale convinzione, nella speranza di rientrare nella lista dei 20 semifinalisti. Mi ero completamente persa il fatto che la lista dei 20 semifinalisti non sarebbe stata resa pubblica e quindi ho dato per scontato di non esserci rientrata. E, invece, ai primi di settembre ho trovato in aula insegnanti a scuola il comunicato stampa di Salani con le cinque opere finaliste e tra i titoli ho riconosciuto il mio. Solo a sera ho letto la mail ufficiale che mi raccomandava il silenzio, cosa a cui mi ero comunque attenuta per mera incredulità.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Non ho vinto, ma, passato il momento della distruzione dei film mentali non posso che essere comunque felice. Intanto sono arrivata lì con la mia prima produzione lunga post pandemia. Il che dimostra almeno due cose. Anche in questa nuova fase della mia vita riesco a scrivere decentemente. Questo romanzo così particolare con cui mi sono messa alla prova in un territorio nuovo non solo non fa schifo, ma è stato (in parte è ancora, dato che c'è un'opzione di acquisto ancora in essere) degno di attenzione da parte di un editore big.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">E comunque ho vinto. Ho vinto una scusa per andare a Lucca con tutta la famiglia e la partecipazione all'evento di gala con premiazione della serata di sabato al Teatro del Giglio, dove ho visto e ascoltato una quantità impressionante di mostri sacri, da Milo Manara al direttore degli Uffizi (sì, insieme, sullo stesso palco a discutere di tavole di fumetti e Botticelli senza soluzione di continuità).</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhifOnwZLkohzUpON4syFyOOxS3dhwl1Cy45sChQedUseoGqrYoH0Hc9dPf5vdEEZcIFSFCf0bu2L43flwcemRkZU0hZvj22bCgPbweTafA1qw9qf2k5iXGP4BehVjRiSASUbNqW-aeLs5U184EzWeMvXeXTvqr44Sp1NFHCRWYbzVo5cTlKHRTAhQhKA/s4000/IMG_20221029_090029.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2248" data-original-width="4000" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhifOnwZLkohzUpON4syFyOOxS3dhwl1Cy45sChQedUseoGqrYoH0Hc9dPf5vdEEZcIFSFCf0bu2L43flwcemRkZU0hZvj22bCgPbweTafA1qw9qf2k5iXGP4BehVjRiSASUbNqW-aeLs5U184EzWeMvXeXTvqr44Sp1NFHCRWYbzVo5cTlKHRTAhQhKA/s320/IMG_20221029_090029.jpg" width="320" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"> Lucca è, sempre, per me un posto magico, il cui livello di magia aumenta in corrispondenza della fiera. Quest'anno, nell'edizione dedicata alla speranza, nessuna delle mie aspettative è andata delusa. Nonostante la folla e la comprensibile stanchezza di chi ci lavorava abbiamo trovato sempre gentilezza, disponibilità e, cosa non secondaria se ci si muove con una bimba di sei anni, bagni puliti e senza attese. Abbiamo vissuto una Lucca a misura di bambino, trascurando la parte più propriamente editoriale, ma mi sono divertita come non mai.</div><div style="text-align: justify;">Vi regalo tre momenti top.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">1 - Vale la pena di andare a Lucca con un bambino anche solo per assistere alle lezioni dell'accademia Jedi</div><div style="text-align: justify;">I bambini vengono vestiti, armati di spada laser e poi portati in un suggestivo chiostro medioevale dove dei Jedi in costume provvedono al loro addestramento. E devono essere pronti perché i Sith possono attaccare da un momento all'altro! Tra location, costumi e musica sembrava davvero di essere in un film.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">2 - Il mio eroe, nonostante il mio animo antimilitarista, è stato un soldato. I bambini avevano infatti la possibilità di provare alcuni mezzi speciali militari. Venivano forniti di visore 3D per simulare la guida. Il soldato controllava su un monitor quello che i bambini stavano vedendo e, quando arrivavano su un terreno sconnesso, faceva ondeggiare il mezzo per simularne il procedere. A mano. Per ogni bambino. Dalle 9 del mattino fino alla sera. Santo subito.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">3 - Come raccontavo sopra ho partecipato come spettatrice alla sera di gala e premiazioni al Teatro del Giglio. Sul palco si mescolavano con strani intrecci autori, direttori di musei e creatori di giochi. Ecco. Strani intrecci davvero. Gli autori, sopratutto quelli giapponesi, erano tutti elegantissimi, ci hanno ricordato che quel teatro ha visto l'esordio di Puccini e mostrato quanta cultura alta ci sia nel fumetto, occidentale o orientale che sia. I creatori di giochi... Si sono presentati per lo più nella classica tenuta nerd: maglietta, barba e capelli incolti, tatuaggi, fisici non troppo statuari. Sono saliti sul palco con la grazia di un equipaggio vichingo che si appresti a depredare una cittadina, con i modi pacati da festa della birra... E sono andati a stringere la mano al direttore del Museo Egizio di Torino iniziando a dissertare di geroglifici e di gioco nell'antichità. </div><div style="text-align: justify;">Perché Lucca è, più di qualsiasi altro posto al mondo, il luogo dove non si deve mai giudicare qualcuno dall'apparenza. Se sei lì è perché hai almeno una passione in comune con qualsiasi altro presente. Come ci è stato ricordato durante la serata, Lucca è speciale perché le persone quando ci vanno sono felici. Felici di incontrasi e condividere le proprie passioni. Europarlamentari, direttori di musei o creatori di giochi che siano.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-47178894308679862522022-10-01T22:52:00.001+02:002022-10-01T22:52:16.395+02:00Lettera per l'Italia che vorrei<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD3NI_lmv4qvY6y0dONkrId_JaISh1QBAPNRXxIrNUEM8Qn6BjNZgZNrpKvrPYgsQLJPbRgfxRmp4wa56NAjaV618klk6rRqgS2EbnDLsiA8abEIeMk2EcyvzpL2yyLofFDM__jwiSIoxulZN-8cbzYPSLLf4wuUgZDF-C6REbTNiW7BElzBlW8SFfdA/s4000/IMG_20220926_115805.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD3NI_lmv4qvY6y0dONkrId_JaISh1QBAPNRXxIrNUEM8Qn6BjNZgZNrpKvrPYgsQLJPbRgfxRmp4wa56NAjaV618klk6rRqgS2EbnDLsiA8abEIeMk2EcyvzpL2yyLofFDM__jwiSIoxulZN-8cbzYPSLLf4wuUgZDF-C6REbTNiW7BElzBlW8SFfdA/s320/IMG_20220926_115805.jpg" width="180" /></a></div><br /><p></p><p style="text-align: justify;">Cara Giorgia,</p><p style="text-align: justify;">non scrivo mai di politica, e neppure adesso intendo farlo. Questa, in fondo, è un'inutile chiacchierata, un soliloquio inconcludente che vorrei fosse invece un dialogo, da donna a donna.</p><p style="text-align: justify;">Non ti ho votato, sono sempre stata molto lontana dalle idee del tuo partito, ma troppo rispetto per la democrazia per dispiacermi prima di averti visto all'opera. In fondo non mi dispiace l'idea di una donna premier e i tempi difficili sono il vero banco di prova per le persone di valore. Non ti ho scelta, non penso che tu sia il meglio per l'Italia, ma sarò felice di ricredermi.</p><p style="text-align: justify;">Dal momento che si è parlato molto di te ho scoperto che abbiamo molto in comune. Le nostre figlie hanno una manciata di giorni di differenza. Da ragazze abbiamo amato gli stessi libri, sei cresciuta a pane e Tolkien, come me. Quindi, penso che alla fine i nostri desideri non possano essere tanto diversi: un'Italia giusta e sicura per le nostre figlie. E l'Italia oggi, non è il paese sicuro che vorrei. Non sto parlando di criminalità. La mia conoscenza in merito si ferma alla letteratura gialla, vivo in un paese, di quelli in cui tutti conoscono tutti e la vita per i delinquenti è complicata. Parlo del fatto che ad ogni pioggia qui frana qualcosa. Crollano i ponti, vengono già massi dalle scarpate. Voglio bene all'Italia e sono sicura che ne vuoi anche tu e a ciò che si vuole bene si dedica cura. Quindi, per il bene delle nostre figlie, mi piacerebbe davvero vedere una vera politica ambientale e di cura del territorio. Una lotta seria all'abusivismo. Non parlo di massimi sistemi. Lo so che il cambiamento climatico da sola l'Italia non lo può fermare. Possiamo partire da ciò che ci è vicino, dalla pulizia dei torrenti, dalla messa in sicurezza delle strade, dal controllo degli edifici pubblici. Il rischio di finire sotto una frana, su un ponte che crolla, in una scuola in cui cede il soffitto anche in assenza di una scossa sismica è, purtroppo, concreto tanto quanto quello di trovarsi a tu per tu con un rapinatore.</p><p style="text-align: justify;">Mia figlia sta bene, spero anche la tua. Ma lo sai come sono le bambine di sei anni, corrono, giocano, saltano dall'altalena. Il rischio che si facciano male esiste, purtroppo. E allora io voglio contare su un sistema sanitario pubblico capillare e funzionante. Voglio ambulanze che arrivino in fretta, cure mediche all'avanguardia e gratuite. Davanti alla prospettiva di un intervento chirurgico ci sono già molte preoccupazioni: non mettiamoci anche quella economica! E poi, il medico che si occupa di mia figlia, io lo vorrei al meglio delle proprie potenzialità. Non reduce da turni massacranti, ad esempio. Ma neppure a disagio. Se ho bisogno di un medico lo voglio capace, non mi importa il suo credo religioso, il suo sesso, il colore della sua pelle o il suo orientamento sessuale. E perché dia il meglio (a mia figlia, ma anche alla tua) deve essersi formato al meglio, a proprio agio, in un ambiente accogliente. Perché io tutta la questione dei diritti la vedo in modo molto egoista: domani potrei aver bisogno del talento di non si sa bene chi. Magari di un trangender nero buddista. Quindi è mio interesse che chiunque (compreso l'ipotetico transenger nero buddista) viva a proprio agio, sentendosi tutelato, in modo da poter sviluppare al massimo il proprio potenziale. Questo vuol dire non essere bollati per il proprio aspetto o la propria appartenenza a un gruppo, poter seguire il proprio credo, poter amare chi si voglia con tutte le tutele anche legali del caso. E per tutele legali intendo anche quelle legate alla cittadinanza. Sai, io sono insegnante. Per come va il mondo forse non mi capiterà mai più di proporre una gita di terza media all'estero. Ma l'ho fatto in passato. Ed è stato il momento in cui X, Y e Z alunni o alunne proprio come gli altri, nati in Italia, magari con ottimi voti, hanno dovuto rinunciare alla gita o sottoporsi a una piccola odissea burocratica, svelandosi come stranieri, nonostante la lingua e le abitudini. Il momento, ti assicuro bruttissimo, della presa di coscienza della propria intrinseca diversità. Di contro non capisco l'ossessione per l'inizio e il fine vita. Nessuno vorrebbe mai vedere una persona cara alle prese con una gravidanza indesiderata o peggio con una malattia terminale e dolorosa. Però succede. A volte anche alle persone a cui vogliamo bene. E proprio per il bene che voglio loro le vorrei libere di scegliere ciò che ritengono meglio per tutelare la propria salute, la propria psiche o la propria dignità. Anche se quella scelta a me non piace e per me non la farei mai.</p><p style="text-align: justify;">Ecco qua. Ci sono molte altre cose che vorrei per l'Italia di mia figlia. Tutte però sintetizzabili in una parola "cura". Come te sono una donna e sono una mamma. Non ritengo che questo mi renda intrinsecamente diversa da un uomo. Ritengo solo che l'esperienza della genitorialità mi abbia fatto apprezzare appieno il concetto di cura. Prendersi cura di qualcosa significa trattarla con gentilezza e rispetto. Saper fare un passo indietro, quando necessario, imparare a lasciar andare. Vorrei un governo, non mi importa di quale colore, partito o orientamento che si prenda cura dell'Italia. Del suo territorio e della sua gente. Con una politica improntata alla gentilezza, che non divide le persone per categorie, ma le fa sentire tutte a proprio agio.</p><p style="text-align: justify;">E se anche questa non è davvero una lettera, perché non la leggerai mai, io intanto l'ho scritta. L'Italia che voglio è abitata da persone che si prendono cura l'una dell'altra e del proprio territorio. Io, da parte mia, cercherò di essere cittadina del paese che voglio.</p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-24155724183091215402022-09-14T21:56:00.000+02:002022-09-14T21:56:45.810+02:00Ripartenza con dita incrociate<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7SOwUGREb8xbtNPOG0yHQgmiw_SYLN4MTp_WXnqFfHbsQZHyNrqw6ZZI17bIYC8av4OsCWLZ0MgHixYuf7uK-kHcCU-gcWnQ8c27gp_FJViwMy7SFhDI6pTeFJH3SXd97Gz3oCQonKCkBMW5NGtVl8XHAMlRldkoiWgsNm2wXfF4ayjrE506EfpJSGQ/s4000/IMG_20220831_125103.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7SOwUGREb8xbtNPOG0yHQgmiw_SYLN4MTp_WXnqFfHbsQZHyNrqw6ZZI17bIYC8av4OsCWLZ0MgHixYuf7uK-kHcCU-gcWnQ8c27gp_FJViwMy7SFhDI6pTeFJH3SXd97Gz3oCQonKCkBMW5NGtVl8XHAMlRldkoiWgsNm2wXfF4ayjrE506EfpJSGQ/s320/IMG_20220831_125103.jpg" width="180" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Settembre è arrivato, con il suo carico di impegni, ansie e nuovi progetti. Una valanga di informazioni, appuntamenti, volti e incastri di tempi e persone che rischia di travolgermi e di trascinarmi in una non ben indefinita oscura valle. Come sempre è tutto vagamente surreale. Tra un gatto da far vaccinare, un corso sportivo a cui portare la figlia e una visita da prenotare per i genitori devo andare ad esplorare delle antiche cave di granito e organizzare una visita a un'antica dimora dove vi sono (tra le altre) opere d'arte composte solo di numeri. Devo verificare la possibilità di far volare il drone della scuola sopra il lago e ho scasato di poco l'esperienza "bombardamento su Roma" con il visore 3D. Evito discussioni sulla serra scolastica e cerco di capire come funzioni la stazione meteorologica. Sì, la nostra scuola ha vinto un bando. Sono arrivate le nuove apparecchiature scientifiche e non abbiamo paura (fino a un certo punto) di usarle.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E la scrittura?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In questi ultimi anni ho pensato spesso che no, il tempo della scrittura era passato. Almeno di quella volta alla pubblicazione, almeno di quella lunga. Ho una vita piena, che non va semplificandosi, anzi. La scrittura può rimanere un gradevole hobby, con qualche racconto pubblicato bene e qualcosa di scritto per gli amici, giusto? Non solo è perfettamente lecito, ma è anche l'unica via percorribile, date le circostante, no?</div><div style="text-align: justify;">Eppure ho continuato a scrivere.</div><div style="text-align: justify;">Ho provato cose nuove, generi nuovi. Da una parte dicendomi che era un hobby, dall'altro cercando di creare qualcosa di buono.</div><div style="text-align: justify;">Ho spedito in giro poco. Nel senso che ho spedito poche cose tra quelle che scritto e quelle poche le sto mandando via pochissimo. Una delle cose che ritengo migliori, ad esempio, l'ho mandata a un singolo bando (che non ha superato) e poi a una singola casa editrice. Perché comunque non penso che abbia senso pubblicare con una casa editrice che poi non ha la forza per mettere in campo una promozione ad hoc. Perché alla fine sono così, un'ariete testarda che si incaponisce ad avere le cose alle proprie condizioni. Oppure niente. Probabilmente quello che otterrò sarà niente. </div><div style="text-align: justify;">Tuttavia, nonostante questo, nonostante in miei invii asfittici, sto aspettando una risposta. Che quasi sicuramente sarà un altro "ritenta, sarai più fortunata". Intanto una promessa di risposta con una data stabilita per riceverla è già qualcosa. Abbastanza se non altro per continuare con ostinazione per la mia strada. Che a novembre mi porta al bando del Premio Urania. Prima o poi, forse, una porta si aprirà. Chissà. Per ora aspetto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per leggere un capitoletto senza impegno, invece, guardate <a href="http://qui.">qui.</a></div><a href="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4031952"> </a><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-51208572710170341162022-08-30T20:58:00.003+02:002022-08-31T15:14:16.569+02:00Volta la carta<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg85PMOyT7qMClLuvD97NVK2nQIttkpJOAP55ShzYZ8u9rTT7wfV75r1pwmzJEIUu9piNsqHL_QFKEKkctrFLo0BInrqBqZLxmMkM-N7d7huukRfNChrX8L2kZOMnN1U-tazx2tnevJ-jH28Xq9uuROFAyS13_JcIc1NWQjaez0CDxH_kC6N1-609SvKw/s4000/IMG_20220805_170139.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2248" data-original-width="4000" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg85PMOyT7qMClLuvD97NVK2nQIttkpJOAP55ShzYZ8u9rTT7wfV75r1pwmzJEIUu9piNsqHL_QFKEKkctrFLo0BInrqBqZLxmMkM-N7d7huukRfNChrX8L2kZOMnN1U-tazx2tnevJ-jH28Xq9uuROFAyS13_JcIc1NWQjaez0CDxH_kC6N1-609SvKw/w400-h225/IMG_20220805_170139.jpg" width="400" /></a></div><br /> <p></p><p style="text-align: justify;">Il post scorso l'ho dedicato a Sandman. In questo morire dell'estate sto leggendo le ultime storie a fumetti dedicate al personaggio, che ancora mi mancavano. In una delle introduzioni l'autore tenta una sinossi in due frasi: "Il signore dei Sogni si rende conto che o si cambia o si muore. Compie la sua scelta"</p><p style="text-align: justify;">Suppongo che sia vero per tutti, non solo per il signore dei sogni e qui è tempo di cambiamenti.</p><p style="text-align: justify;">Quando sono diventata mamma ascoltavo con una certa diffidenza le frasi tipo "goditela ora, poi cresce in un baleno", "ti giri un attimo ed è già diventata grande". Ecco. E ora sono puntualmente qui con la lacrimuccia agli occhi a preparare la festa per i suoi sei anni, lo zaino per la scuola, i grembiulini neri che mi fanno tanto tristezza. Mi chiedo dove siano finiti tutti questi anni. Però in realtà lo so, perché, come Tolkien insegna, i periodi che passano in fretta e sono solo poche righe nei racconti sono i tempi felici.</p><p style="text-align: justify;">Negli ultimi cinque anni siamo andati avanti e indietro dal Nido Scuola Giacomini.</p><p style="text-align: justify;">Ci siamo arrivati, come capita nelle storie migliori, per caso, perché era un nido che aveva posti disponibili, era vicino alla scuola dove insegno e aveva anche orari compatibili con i miei. E le maestre all'open day ci parlavano del metodo educativo, della particolarità degli ambienti, ma io guardavo solo la tabella oraria, quindi tutta la spiegazione sulla matrice montessoriana del "Reggio Children" me lo sono persa. Mi ero resa conto che a disposizione dei bambini c'erano tubi di varie dimensioni, una ruota di bicicletta, delle cose semifuse credo in plastica, ma alla fine era una struttura aziendale e l'azienda faceva, fa ancora, valvole e tubature. Ovvio che con valvole e tubature facessero giocare i bambini.</p><p style="text-align: justify;">Il primo giorno di inserimento ho incontrato la flemma granitica della maestra Anna. Ci ha fatto fare un giro, mostrandoci gli armadietti che i bambini avrebbero imparato a usare in autonomia. "Ma le antine sono pesanti, non si schiacciano le manine?" ha chiesto una mamma. "Sì, ma una volta sola" ha risposto la maestra. Da quel momento nella mia testa lei è diventata una sorta di divinità preistorica cretese incarnata, signora di bambini e serpenti, capace di placare entrambi con lo sguardo, di trasportarne tre alla volta e di rendere possibile l'impensabile. Una volta a un incontro con i genitori ha proiettato le foto dei lavori che stava facendo con i bambini con l'acqua e la luce. I bambini (del nido) osservavano l'acqua contenuta in un grosso vaso di vetro che veniva via via colorata da luci diverse. I bimbi nel filmato toccavano, indicavano, maneggiavano il vaso in svariati modi. "Ma è di vetro!" ha osservato una mamma. "Certo, glielo ho detto e per questo sono stati attenti" ha risposto la maestra. Quando quest'anno, all'ultimo anno di asilo, ogni bambino ha portato a scuola un vaso di vetro "di forma strana", ormai l'unica preoccupazione dei genitori è stata che la forma fosse abbastanza strana.</p><p style="text-align: justify;">Questi cinque anni sono trascorsi così. Tra le restituzioni difficili di nostra figlia: "Abbiamo fatto un albero che non era un albero con tante cose che poi facevano ombra e poi abbiamo colorato le ombre con le conchiglie" (era una meridiana prodotta da loro, con le strisce a terra tracciate dai bambini con delle conchiglie allineate). Richieste complicate: "Devo portare a scuola una cosa che assomiglia a un'altra perché devo costruire una città di grattacieli". Racconti avventurosi: "È entrato un pipistrello a scuola e la maestra è riuscita a fotografarlo, poi l'ha fatto uscire prima che arrivasse su noi bimbi e poi abbiamo visto dei video sui pipistrelli.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhh8J2Lmqs2w-MMbQy_hEN3ZXnPjyJNBN-JCbAiGN8CQhBh0cS-Rj9I2w8TT4ny_u6_h-A91gW0MRl7B0HCp7C7TZ6kOfSbwuZmXGTDs0DYG9eKl41IQNt7p-0h0ljMbE_QAD83JxLM6bnCtVYHvXv3ZerdxKSisYgexOr6hoNkmTiXPenSE3UG193oiw/s2513/IMG_20210518_184809.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2513" data-original-width="1831" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhh8J2Lmqs2w-MMbQy_hEN3ZXnPjyJNBN-JCbAiGN8CQhBh0cS-Rj9I2w8TT4ny_u6_h-A91gW0MRl7B0HCp7C7TZ6kOfSbwuZmXGTDs0DYG9eKl41IQNt7p-0h0ljMbE_QAD83JxLM6bnCtVYHvXv3ZerdxKSisYgexOr6hoNkmTiXPenSE3UG193oiw/w291-h400/IMG_20210518_184809.jpg" width="291" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'albero meridiana, molto difficile da raccontare!</td></tr></tbody></table><br /><p></p><p style="text-align: justify;">In mezzo a tutto questo c'è stata una pandemia mondiale, c'è stato la chiusura, ci sono state le zone rosse, arancioni, gialle, arcobaleno. Il sistema asilo ha retto con insperata facilità. Norme molto severe sui genitori. Guai a fermarsi! Guai a toccare! Vietato anche un passo dentro la struttura! Norme sensate per i bambini, che in pratica venivano disinfettanti all'ingresso, lasciavano scarpe e giacca e si buttavano nella "bolla" dove la vita proseguiva come sempre. Al termine della giornata tutte le cose usate (cioè tubi, vasi di vetro, strani paletti, oggetti vari di forma indefinita) venivano disinfettate. Sarà stato il caso, la buona sorte o chissà cos'altro, ma non abbiamo avuto neppure una quarantena da scontare.</p><p style="text-align: justify;">Fosse stato per me avrei lasciato alla maestra Anna (e alla maestra Cristina e alla maestra Michela e a tutte le altre) mia figlia fino all'università. Ma il cambiamento fa parte della vita, è l'unica alternativa alla distruzione e è giunto il tempo per andare.</p><p style="text-align: justify;">Ci sono tante cose che non ho imparato come mamma in questi cinque anni. Non ho imparato a gestire i capricci per non andare a scuola. Se arrivavano mal di pancia improvvisi ho sempre e solo sentito la pediatra paventando virus intestinali. Non ho imparato a discutere con le maestre, solo a chiedere consiglio. Non ho imparato a gestirmi in una chat genitori, dove al massimo arrivano messaggi del tipo "il vaso di vetro che è tornato a casa non è il nostro". Non ho imparato a gestire dinamiche in cui bambini venivano esclusi o presi in giro. Non ho imparato a gestire la competitività. Non ho imparato a temere i colloqui con le maestre.</p><p style="text-align: justify;">Vorrei continuare a non imparare queste cose. La scuola elementare che alla fine abbiamo scelto non ha un particolare metodo educativo, è una banale scuola elementare statale. Però ha un dolce azzurro pastello alle pareti. La possiamo raggiungere anche in bicicletta. Dentro è un tripudio di cartelloni e la maestra ha un sorriso gentile.</p><p style="text-align: justify;">Spero che il cambiamento, seppur inevitabile, possa essere dolce.</p><p style="text-align: justify;">Spero di continuare a ricevere richieste improbabili.</p><p style="text-align: justify;">Spero di sentire ancora un sacco di informazioni sui pipistrelli, apprese perché uno di loro era entrato in aula.</p><p style="text-align: justify;">Spero di continuare a sentire domande e curiosità negli occhi.</p><p style="text-align: justify;">Spero di continuare a vedere bambini che giocano con gentilezza reciproca.</p><p style="text-align: justify;">Voliamo verso nuovi orizzonti, andiamo incontro al cambiamento</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOY4N2SU91jCL8UIflpAKvLqsxERNkiKjqkqkfdNaIjzDGASJ219UrnGk_XfHfAKiHjbAJFY8-xRmV9NuQSB9vMOduxgNikWoFs-DsnoDNR6f6WBdQmGsl4kEPJFhrYQ-YKt-60f0Mxx6MrGiIM7Wef4ev3sN6K0aOoBXsXm530U9xwDUR8y9XG0KQqQ/s2160/IMG_0108.PNG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1620" data-original-width="2160" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOY4N2SU91jCL8UIflpAKvLqsxERNkiKjqkqkfdNaIjzDGASJ219UrnGk_XfHfAKiHjbAJFY8-xRmV9NuQSB9vMOduxgNikWoFs-DsnoDNR6f6WBdQmGsl4kEPJFhrYQ-YKt-60f0Mxx6MrGiIM7Wef4ev3sN6K0aOoBXsXm530U9xwDUR8y9XG0KQqQ/s320/IMG_0108.PNG" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mi mancherà questa vista ogni mattina</td></tr></tbody></table><br /><p style="text-align: justify;">Se qualcuno volesse leggere un nuovo capitolo della mia storia, lo trova <a href="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4030299" target="_blank">qui</a></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-51548370457819180932022-08-12T15:21:00.002+02:002022-08-12T15:21:48.772+02:00Di Sandman, del potere del Sogno, di strane polemiche su Morte<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgltJtOlzzkimtiGLvZN4criU8HYtym7nokjQ4X89IOTOl4KSzNIxEwXc-WgQvP6CJHf7Sc324bp5Vdi94CysF3_8zj5fJgKGi-fKFAJ5A_2HUgVUmYXslpNM_ttp_Ylq02sr2xSlVjdufkybSb3zooOAs-DT5tXz6lbSyVydiQkDydgSzyt_aRnUoKiw/s4000/IMG_20220719_181641.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgltJtOlzzkimtiGLvZN4criU8HYtym7nokjQ4X89IOTOl4KSzNIxEwXc-WgQvP6CJHf7Sc324bp5Vdi94CysF3_8zj5fJgKGi-fKFAJ5A_2HUgVUmYXslpNM_ttp_Ylq02sr2xSlVjdufkybSb3zooOAs-DT5tXz6lbSyVydiQkDydgSzyt_aRnUoKiw/s320/IMG_20220719_181641.jpg" width="180" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> Per noi che cerchiamo nelle storie un riflesso di noi stessi e che pensiamo da sempre che nulla possa realizzarsi nel mondo reale senza prima essere stato sognato, Sandman è un mito da sempre. Un fumetto di nicchia, che appena si legge si fa amare. Lo sanno bene gli editori che lo propongono in pratici volumetti al costo di un medio organo interno l'uno. Ma la lettura di Sandman è, per noi, semplicemente imprescindibile. Ora, con l'adattamento di Netflix, Sandman si appresta a diventare di tutti, senza neppure snaturarsi del tutto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://media-assets.wired.it/photos/62ebccd35b69261d47a10245/2:3/w_1480,h_2220,c_limit/EN-GB_Sandman_Main_Gilbert_Vertical_27x40_RGB_PRE.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="533" height="320" src="https://media-assets.wired.it/photos/62ebccd35b69261d47a10245/2:3/w_1480,h_2220,c_limit/EN-GB_Sandman_Main_Gilbert_Vertical_27x40_RGB_PRE.jpg" width="213" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><b>Sandman – l'adattamento</b></div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;">Chiunque abbia letto il fumetto, anche solo di sfuggita, ha pensato che non fosse possibile adattarlo per lo schermo, grande o piccolo che fosse. Il problema non era (solo) visivo. Il problema è una struttura atipica, con un personaggio principale, Morfeo o Sogno degli Eterni, il signore dei sogni, non solo a tratti respingente, ma anche spesso assente. Molte storie o digressioni, infatti relegano la presenza di Sogno a mero osservatore o deus ex machina finale o semplice comprimario. Le storie in Sandman si intrecciano, si sfiorano e si sfilacciano senza molto rispetto per le aspettative dei lettori. Cambiano continuamente di tono. Un attimo prima si sorride, poi si scivola nel grottesco e poi di colpo tutto si fa lirico. Questo senza perdere mai di vista il fatto che il tutto è una meditazione, a tratti profonda, sul potere dell'immaginario e gli effetti che il sogno ha sulla vita reale. Infine, per quanto assurdo possa sembrare, Sandman era una creatura di Vertigo, una costola di DC Comics. Cioè Sandman si muoveva nello stesso universo di Superman e Batman e con le sue più varie diramazioni, interagendoci direttamente.</div><div style="text-align: justify;">Al netto di quest'ultima parte (per meri motivi di diritto d'autore), l'adattamento Netfix riesce a rendere tutto questo.</div><div style="text-align: justify;">Il merito va senza dubbio alla supervisione di Neil Gaiman, il papà di Sandman, ma anche a un approccio insolitamente rispettoso verso il materiale di partenza.</div><div style="text-align: justify;">Certo, non tutto funziona a dovere, a un certo punto il Signore dei Sogni sfida Lucifero a un duello magico che fa terribilmente Merlino vs Maga Magò (distruggendo con un solo pensiero l'intensità del momento), ma l'essenziale è rimasto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sogno degli Eterni è rimasto Sogno. Una creatura inumana, a tratti infantile e capricciosa, crudele, con inaspettati lampi di dolcezza. Mai avrei pensato che un attore avrebbe davvero potuto dare vita a Sogno, ma tutto, dalle sue movenze ai suoi sguardi rimanda al fumetto. L'attore ha fatto uno straordinario lavoro col proprio corpo cosicché basta un movimento ed ecco entrare in scena il Signore dei Sogni. In generale, l'impressione è che nessun attore sia fuori parte e questo, da solo, è un enorme risultato.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sandman è rimasto Sandman. Semplificato, addolcito, ma non snaturato. Le storie hanno le stesse caratteristiche di quelle del fumetto (di cui rispettano per altro la sequenza e i titoli dei singoli episodi). Sono è un protagonista spesso assente, il tono varia di momento in momento. Si sorride di Caino e Abele, si scivola nel grottesco alla ritrovo per Serial Killer, si hanno momenti genuinamente horror (da cui il giustificato divieto ai minori di anni 18) per poi sciogliersi nella dolcezza o aprirsi a riflessioni non banali. Dopo un certo disorientamento iniziale in tutto risulta ipnotico. Sandman rimane un'esperienza intellettuale che non permette una fruizione passiva.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non so dire se piacerà al grande pubblico. Le trame sono state semplificate al punto che possono essere seguite senza perdercisi e l'impianto visivo è tale da catturare. Rimane una narrazione atipica. So che vale comunque sempre la pena di inoltrarsi delle terre del Sogno.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Improbabili polemiche</b></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://images.everyeye.it/img-notizie/the-sandman-neil-gaiman-casting-morte-chi-dubbi-cambiera-idea-v3-594903-1280x720.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="225" src="https://images.everyeye.it/img-notizie/the-sandman-neil-gaiman-casting-morte-chi-dubbi-cambiera-idea-v3-594903-1280x720.webp" width="400" /></a></div><br />Sogno appartiene alla "simpatica" famiglia degli Eterni di cui fa parte anche sua sorella Morte. Morte è, senza se e senza ma, il personaggio più amato della serie. Una ragazzetta dall'abbigliamento gotico, ma dal carattere solare, che compie con dolcezza il suo dovere: offrire un sorriso che faciliti il momento del trapasso. Tra tutti gli Eterni, Morte è quella che maggiormente ha in simpatia l'umanità, di cui conosce grandezze e meschinità. E tutti noi lettori vorremmo trovare lei al termine del nostro cammino. Ora, per la serie è stata scelta un'attrice di colore e questo ha scatenato un putiferio.</div><div style="text-align: justify;">È politica di Netflix quella di aumentare i personaggi di colore all'interno delle storie (anche i personaggi GLBT, ma già di base questi non mancavano in Sandman). Fatto in maniera acritica ha portato dei risultati quanto meno discutibili. Da poco è disponibile sulla piattaforma anche un adattamento di Persuasione di Jane Austen dove alcuni elementi sono "stati resi più moderni" quindi abbiamo prima del 1820 capitani che salvano balene in difficoltà e una ricca fetta della nobiltà terriera di colore. L'effetto, purtroppo, è quello della parodia involontaria. Non funziona perché forzato e posticcio. Qui abbiamo la personificazione della Morte che, con la benedizione del suo creatore, viene affidata a un'attrice di colore. A una brava attrice di colore, che riesce a restituire tutto il calore della sua pallida controparte cartacea. Quindi trovo assurdo che un sacco di gente si sia sentita tradita dalla scelta. "Non è questione di razzismo, ma di immaginario" dicono, ma no, non mi convince.</div><div style="text-align: justify;">Innanzi tutto è importante offrire una varietà di etnie, orientamenti sessuali, credi religiosi e condizioni fisiche e psichiche. Come dice Sandman l'immaginario plasma la realtà. Un immaginario in cui personaggi "fighi" siano di diverse appartenenze, vivano diverse peculiarità plasma l'idea che il tuo vicino di banco di colore/buddista/gay/disabile possa non essere solo "quello di colore/buddista/gay/disabile" ma una persona interessante a prescindere. È importante per chiunque sia minoranza vedere la rappresentazione in veste positiva di chi è simile a lui. Ci sono casi in cui questa sovraesposizione delle minoranze non è opportuna (vedasi contesti storici) oppure in cui un cambio di etnia/orientamento sessuale sarebbe un palese tradimento dell'idea originale dell'autore. Per dire Galadriel nera e lesbica no, perché il buon Tolkien non ha la possibilità di dire la sua su un personaggi che ha creato, immaginato in un determinato modo e molto amato. Ma se l'autore stesso approva, l'attrice scelta è brava, che problema c'è?</div><div style="text-align: justify;">Sono rimasta molto sorpresa da queste polemiche, espresse anche da persone di cui ho stima e l'unico pensiero che ho avuto in merito è che per molti il colore della pelle è ancora importante. Se si sono innamorati di un personaggi bianco non lo possono amare allo stesso modo nero. E questo mi ha messo molta tristezza.</div><div style="text-align: justify;">Voi che ne pensate?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se invece volete qualcosa di mio, ecco qui un <a href="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4029191" target="_blank">nuovo capitolo</a></div><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-22120351501242193582022-07-28T23:27:00.002+02:002022-07-28T23:27:39.646+02:00Le rose di Versailles vs Lady Oscar <p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlSeaO23R_0Lu2Uw-JS1b4uZh8wxb0FdZkrjN_9RDiwoNi2IVvmxlnnfQigeV9YksqwDRp9juMUp7PPSi-Y2s6IJId4VWVxNK74NhJhyfGv80KvpQxtlbs9atqpw5kfVXVMqaXkNbAB-wo1OiUJTJxZUQbVAuinlhUQaDf1Hh4mB3B6HTzdPDRoCRTIQ/s4000/IMG_20220705_083507.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlSeaO23R_0Lu2Uw-JS1b4uZh8wxb0FdZkrjN_9RDiwoNi2IVvmxlnnfQigeV9YksqwDRp9juMUp7PPSi-Y2s6IJId4VWVxNK74NhJhyfGv80KvpQxtlbs9atqpw5kfVXVMqaXkNbAB-wo1OiUJTJxZUQbVAuinlhUQaDf1Hh4mB3B6HTzdPDRoCRTIQ/s320/IMG_20220705_083507.jpg" width="180" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> In questo torrido luglio ho iniziato e cancellato un certo numero di post. I motivi sono molteplici, ma uno è stato centrale. Un fatto che non potevo ignorare e per cui mi sono resa conto di non avere parole.</div><div style="text-align: justify;">È mancata una mia alunna. Ex alunna a essere precisi, ma dopo tre anni a incontrarla tutti i giorni i due anni trascorsi dall'ultimo giorno di scuola media per me non contano. Come prof non avevo mai affrontato il lutto diretto e mi sono trovata impreparata, del tutto incapace di usare le parole con cui ogni giorno lavoro.</div><div style="text-align: justify;">Non posso, semplicemente non posso, parlare di lei e dello strazio di vedere una vita spegnersi per malattia a sedici anni.</div><div style="text-align: justify;">Posso tornare a usare le parole ora, per scrivere qualcosa che lei, sempre interessata durante le ore di storia e appassionata frequentatrice del mio laboratorio di fumetto, potrebbe apprezzare.</div><div style="text-align: justify;">Per quel poco che può valere, Angelica, questo post è scritto pensando a te.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Le rose di Versailles</b></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.animeclick.it/prove/img_tmp/202012/Volumi%20box.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="625" data-original-width="800" height="250" src="https://www.animeclick.it/prove/img_tmp/202012/Volumi%20box.jpg" width="320" /></a></div><br />Giunta quasi al termine della monumentale opera di Riyoko Ikeda, <i>La finestra di Orfeo,</i> mi sono detta che era arrivato il momento di affrontare la lettura del suo manga più famoso, quel <i>Le rose di Versailles </i>del 1973 da cui è tratta la famosissima serie animata <i>Lady Oscar</i>.</div><div style="text-align: justify;">Non lo avevo mai fatto per paura. Per me <i>lady Oscar</i> è stata un'opera fondamentale. Come credo tutta la mia generazione è stato il primo approccio con tutta una serie di tematiche "adulte". Non solo Lady Oscar ha contribuito al mio amore per la storia, è stata la prima narrazione da me incontrata che ragionasse sui ruoli di genere, che parlasse di pedofilia e violenza sessuale. Chi della mia generazione non è stato traumatizzato da André che strappa la maglietta a Oscar, dalla morte di Charlotte, data in sposa a undici anni, dalla stessa tragica fine dei protagonisti? </div><div style="text-align: justify;">Sapevo per altro che l'autrice del manga non era soddisfatta della resa della serie animata. Com'era possibile? Insomma, per me Lady Oscar non si poteva toccare e il manga non lo volevo leggere temendo chissà quali delusioni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Invece nessuna delusione.</div><div style="text-align: justify;">Il manga è datato. La ricostruzione storica è impeccabile negli eventi, ma approssimativa nei disegni (le divise con i pantaloni a zampa di elefante!). I personaggi sono spesso eccessivi nei loro drammi. Tutto vero. Però! È una lettura molto scorrevole che in poche vignette riesce a trascinarti nella narrazione, restituire la sensazione di un'epoca. L'immersione nello spirito del tempo, poi è molto più raffinata di quanto avvenga in molte altre narrazioni storiche. I personaggi ascoltano musica del loro tempo, leggono la letteratura del loro tempo, ci si immedesimano e, più o meno inconsciamente modellano il loro comportamento in base a quelle influenze culturali. Nonostante io non sia più la ragazzina che piangeva disperatamente per la morte di André e di Oscar ho dovuto tenere un pacchetto di fazzoletti a portata di mano. Personaggi eccessivi oppure no, i momenti lacrimuccia non sono affatto mancati!</div><div style="text-align: justify;">Ma perché l'autrice è scontenta della trasposizione animata?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Le rose di Versailles vs Lady Oscar</b></div><div style="text-align: justify;">La differenza macroscopica tra manga e serie animata è di impostazione ed è evidente già dai rispettivi titoli. Chi è la protagonista di Lady Oscar? Oscar, è evidente, la bambina su cui il padre "mise un fioretto e un fiocco blu", cresciuta come un maschio per diventare un membro delle guardie reali. Ne Le rose di Versailles le protagoniste sono, ovviamente, Le Rose. Non solo Oscar, quindi, ma anche Maria Antonietta, Rosalie e Jeanne. Tutti personaggi presenti anche nell'anime, ma che nel manga sono protagoniste alla pari, quattro figure femminili diversissime che in modo diversissimo reagiscono agli eventi che porteranno alla Rivoluzione. Ma non è questo, ovviamente, ad aver indispettito la mangaka. </div><div style="text-align: justify;">Le differenze, quelle serie, riguardano la resa dei personaggi, a partire da Oscar.</div><div style="text-align: justify;"><u>Oscar</u></div><div style="text-align: justify;">La sorpresa più grande della lettura è stato scoprire che la Oscar del manga è un personaggio diverso.</div><div style="text-align: justify;">Ricordate la donna che vive come un uomo, che vuole essere indipendente come un uomo, che reprime i propri sentimenti femminili perché femminili e che arriva ad allontanare il fido André perché "voglio dimostrare di valere quanto un uomo senza il tuo aiuto"? Non c'è.</div><div style="text-align: justify;">Oscar nel manga cresce come un uomo, viene instradata alla carriera militare, ma è molto più consapevole di se stessa. Sa di non poter compete con gli uomini su un piano prettamente fisico e, pertanto, sa quanto André l'aiuti e non smette mai di ringraziarlo per questo. Sopratutto è consapevole di una femminilità che non rinnega mai, se non di sfuggita, solo di fronte all'amore di altre donne che non può ricambiare (ancora di più che nella serie, Oscar non ha alcun problema di identità di genere, non è confusa per l'educazione maschile ricevuta, è solo più colta delle sue coetanee). E l'amore? Quello è un affare assai più complicato, per motivi più sottili. Sposarsi vorrebbe dire rinunciare a una vita che a Oscar piace, al privilegio di agire con libertà e quindi si sottrae al gioco dei matrimoni e delle seduzioni che la renderebbero vulnerabile. Ha paura di lasciarsi andare, in parte per educazione, in parte per carattere. Ma, semplicemente, l'uomo di cui si innamora, Fersen, ama un'altra, la regina. Oscar non vivrebbe mai un compromesso. Oscar è un'illuminista fino al midollo, crede nella ragione in grado di dominare le passioni, la storia dimostra che questo è impossibile, ma Oscar vive con coerenza fino alla fine. Sopratutto, l'Oscar del manga è un personaggio profondamente intellettuale, che si avvicina agli ideali della rivoluzione e li persegue senza tentennamenti. Due passaggi in particolare dell'anime devono aver fatto infuriare l'autrice.</div><div style="text-align: justify;">Nella serie animata Oscar lascia la guida della guardia della regina per prendere il comando della guardia francese per dimostrare a se stessa di valere come un uomo. Nel manga lo fa perché non vuole più essere "una bambola della nobiltà", vuole servire il popolo francese e non la famiglia reale insieme a soldati di estrazione popolare. Una bella differenza.</div><div style="text-align: justify;">Nella serie animata il 13 luglio 1789, quando la guardia francese deciderà di schierarsi con il popolo, Oscar lascia la scelta ad André, finalmente ha acconsentito di amarlo e quindi lega il suo destino a lui. Tutto molto romantico, certo, ma insomma... Nel manga è evidente a tutti quanti la conoscono da che parte sta Oscar, che convince i suoi soldati a disertare con un discorso meraviglioso sulla necessità di schierarsi per la rivoluzione. L'aspetto sentimentale della vicenda è centrale anche nel manga, ma Oscar è un'eroina illuminista, non romantica. Persino il suo avvicinarsi ad André è dettato dal suo rendersi conto che la gentilezza vale più della prestanza (eh sì, è evidente nel manga che il povero André da un punto di vista prettamente fisico ad Oscar non piaccia un gran che...).</div><div style="text-align: justify;">Anche la famosa scena della camicetta è diversa da quella che ha segnato la mia adolescente e, ragionando, probabilmente, scritta negli anni '70 in Giappone, per l'autrice era essenziale nel suo significato originale.</div><div style="text-align: justify;">Nell'anime la scena è più o meno questa. André è da sempre innamorato di Oscar, che lo ignora. Lei dice che lascerà la scorta della regina per dimostrare di valere davvero come un uomo e di non volerlo più al suo fianco. Lui va fuori di testa, le forza un bacio, la trascina in camera, le strappa i vestiti e solo quando vede il terrore nei suoi occhi si ferma. Se ne va lasciandola in lacrime e mormorando "una rosa è sempre una rosa". È una scena molto violenta, uno stupro mancato, che chiunque abbia visto ricorda per sempre. La situazione è diversa nel manga, per certi versi molto meno forte. Oscar si è incontrata con Fersen, ma non è riuscita a districare il groviglio dei propri sentimenti. André ne approfitta per dichiararsi, la abbraccia e la bacia. Lei è troppo stupita per reagire e lui, convinto che le cose vadano come desidera, la porta in camera, inizia a svestirsi e quando Oscar dice no si ferma. La scena è tesa, André sta per perdere il controllo, Oscar è troppo frastornata per essere lucida, ma tutto si ferma al netto rifiuto di lei. Credo che questo fosse fondamentale per l'autrice, perché nella cultura popolare giapponese la donna che dice no e invece intende sì era (in parte lo è ancora) molto comune. Leggendo manga ci si imbatte abbastanza facilmente in baci estorti con quella che a occhi occidentali è una violenza inaccettabile e che sono considerati invece una prova d'amore. Insomma, una radicata cultura della prepotenza maschile, estremamente pericolosa. La Ikeda, femminista degli anni '70, mostra con André un personaggio diverso che sa che un no è un no e con Oscar una donna consapevole. Non importa quanto lui sia innamorato e carino, quanto avanti sia andata la cosa ("ma lei era consenziente, si era lasciata baciare" vi ricorda qualcosa?), una donna ha sempre il diritto dire no. Un messaggio importante (non solo in Giappone, non solo negli anni '70) che immagino l'autrice non abbia avuto piacere a vedere trasformata in quel modo, per quanto riuscita a livello narrativo risulti la scena in questione.</div><div style="text-align: justify;"><u>Altri personaggi travisati</u></div><div style="text-align: justify;">Anche altri personaggi risultano diversi nel manga. Tra tutti il padre di Oscar. Nel manga risulta un personaggio estremamente sfaccettato e interessante. Nobile fino al midollo, si sente superiore a qualsiasi regola, vuole che la figlia sia trattata da maschio, anche solo per far valere il proprio capriccio. Ma Oscar crescendo diventa davvero quel figlio mancato, la persona con cui può avere un dialogo, uno scontro intellettuale. La vede avvicinarsi alle idee rivoluzionarie e, per rimanendo fino alla fine fedele alla corona, non può non ammirare la coerenza della figlia. È quasi commuovente il suo desiderio finale di trovarle marito, motivato proprio dal comprendere la strada che Oscar sta prendendo, un estremo tentativo di sottrarla alla propria sorte. Ovviamente non può permettere ad André di proporsi come marito, ma non fa molto per ostacolare un'eventuale relazione discreta tra i due. Anche in questo caso risulta meno iconico del padre padrone della serie animata, ma molto più interessante.</div><div style="text-align: justify;"><u>Una maggiore aderenza storica</u></div><div style="text-align: justify;">La serie animata si prende parecchie libertà. Inserisce episodi romanzeschi e scene d'azione che, per loro dinamica, sono incompatibili con le regole dell'epoca. Attenzione, anche la serie animata rispetta tutte le date, tutte le svolte storiche, ma ci sono tentativi di rapimento di Maria Antonietta e duelli mai avvenuti, personaggi che trascendono il loro ruolo storico. Tutti peccatucci facilmente perdonabili (con l'unica eccezione, ai miei occhi, dei fondali delle ultime puntate in cui si vede una Parigi moderna, con monumenti che all'epoca ancora non c'erano). Il manga non transige sugli eventi, calca molto la mano sugli aspetti romantici, esaspera situazioni, ma non le inventa. La nuova edizione in cofanetto è ricca di note che spiegano come molti elementi della trama siano presi pari pari dalle cronache del tempo.</div><div style="text-align: justify;">Insomma, come spesso accade l'opera originale e la sua trasposizione divergono in aspetti non secondari. Io sono cresciuta con la serie animata e non la posso certo rinnegare ora. Per altro in molte sue scelte acquisisce una forza nell'imprimersi nell'immaginario maggiore di quella del manga. Tuttavia comprendo ora perché l'autrice non sia stata soddisfatta e se devo scegliere tra le due Oscar, preferisco quella più intellettuale e consapevole del manga.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>L'angolo della curiosità. Ma una Oscar poteva davvero esistere?</b></div><div style="text-align: justify;">Oscar è un personaggio d'invenzione, ma già da ragazzina mi sono chiesta se un personaggio del genere in quell'epoca avrebbe potuto esistere. Ebbene, la risposta che mi sono data è sì.</div><div style="text-align: justify;">Tecnicamente il padre di Oscar sfrutta una serie di vuoti legislativi. Innanzi tutto è un nobile di altissimo lignaggio, imparentato con la famiglia reale e quindi può fare un po' quel che vuole. Ma, attenzione, una norma specifica che vieta alle donne di arruolarsi fu promulgata in Francia proprio negli anni della rivoluzione. Quindi, a logica, prima nessuno lo vietava. Non solo, pochi anni dopo la morte di Oscar una donna combatté nelle guerre napoleoniche, ma contro la Francia! Si tratta di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Nade%C5%BEda_Andreevna_Durova" target="_blank">Nadezda Andreevna Durova</a>, ufficiale dell'esercito russo. Autrice delle proprie memorie, credo sia stata la fonte d'ispirazione diretta di Oscar che si rivela così un personaggio molto meno inverosimile di quanto si possa pensare!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Le rose di Versailles vs La finestra di Orfeo</b></div><div style="text-align: justify;">Sto completando in questi giorno la lettura dell'altra grande opera della Ikeda, La finestra di Orfeo che affronta, nella sua parte finale la rivoluzione russa. Si tratta di un'opera che richiede una lettura molto più attenta, corale, ricchissima di personaggi, minuziosa nella ricostruzione storica. Nonostante tra le due opere gli anni intercorsi non siano moltissimi alla lettura saltano subito agli occhi delle differenze notevoli che meriterebbero un post a sé. Qualcuno però vale la pena di sottolinearla. La Ikeda ha molta più pietà e comprensione per i nobili francesi che per quelli russi. Nella Francia di fine '700 i nobili erano vittime di un sistema e non avevano gli strumenti per rendersi conto di quanto sta accadendo, degli effetti dei loro comportamenti sulla popolazione. In Russia a inizio novecento non ci sono alibi. Per Maria Antonietta e Luigi simpatizziamo, per i Romanov non c'è alcuna pietà.</div><div style="text-align: justify;">È molto più facile vivere da uomo nel '700 che nel 1900. La protagonista de La finestra di Orfeo è Julius, che la madre cresce come un maschio per ingannare il marito e fargli ereditare la di lui fortuna. Come Oscar, Julius non ha scelto questa strada, ma al contrario di Oscar la subisce e non ha vie di fuga. Non può rivelarsi come donna a nessuno(finirebbe in prigione come truffatrice), subisce un destino che la schiaccia. In generale la società borghese dei primi del '900 sembra quasi peggio di quella francese del novecento. L'unico valore è il denaro, tutti indossano una maschera e nessun personaggio si salva dall'ipocrisia. Sotto questo peso le personalità cedono e si sfaldano. Quasi nessuno ha l'integrità morale dei personaggi de Le rose di Versailles, ognuno deve venire a patti (o impazzire) con le proprie meschinità.</div><div style="text-align: justify;">Insomma, non lasciatevi ingannare dal fatto che entrambe le opere raccontano una rivoluzione e hanno una protagonista bionda in abiti maschili. Sono molto diverse. Entrambi imprescindibili, ma non si può proprio dire che la Ikeda racconti sempre la stessa storia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Infine, se volete leggere qualcosa di mio, cliccate <a href="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4027577" target="_blank">qui</a></div><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-47559413114665137562022-07-02T16:44:00.000+02:002022-07-02T16:44:22.835+02:00Letture per l'estate<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgphbpuPrDcDpjMjvGQmVkO-c1iZBGtAXxduE6EZx2uSAgH2YNIFBvHQR1_OD7BxvG40AvFo2IkDNSPd-hxknToM5dz8zuVmzk267TM1cOKPJFWPUSEw6NQzEkCdyElUVOnkSUTgwZN6AGRjoPc1pwmpvtOQHCigSb4sZB5Vm6sDXEbQ6GR1V-JPV80ow/s4000/IMG_20220612_200215.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgphbpuPrDcDpjMjvGQmVkO-c1iZBGtAXxduE6EZx2uSAgH2YNIFBvHQR1_OD7BxvG40AvFo2IkDNSPd-hxknToM5dz8zuVmzk267TM1cOKPJFWPUSEw6NQzEkCdyElUVOnkSUTgwZN6AGRjoPc1pwmpvtOQHCigSb4sZB5Vm6sDXEbQ6GR1V-JPV80ow/s320/IMG_20220612_200215.jpg" width="180" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> Giugno è volto al termine, i capperi sono in fiore e la temperatura, beh, quella è da deserto pieno (qui tra colline e laghi, non oso immaginare in città). È decisamente tempo di pensare alle letture estive.</div><div style="text-align: justify;">Negli ultimi tempi il mio metodo di lettura si può definire sono "casuale". Consiste nello sbattere contro libri inaspettati che non era mia intenzione comprare e finirli prima di quelli iniziati da settimane. Grazie alla mia metodica applicazione ho collezionato un certo numero di letture (e ascolti) che nella mia classifica a gattini valgono quattro o cinque gatti. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.salani.it/libri/nato-fuori-legge-9788831007085/image_preview" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="400" height="320" src="https://www.salani.it/libri/nato-fuori-legge-9788831007085/image_preview" width="320" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><b>Trevor Noah</b></div><div style="text-align: justify;"><b><i>Nato fuori legge</i></b></div><div style="text-align: justify;">🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lettura/ascolto subito finita tra i consigliati per i miei alunni.</div><div style="text-align: justify;">Trevor Noah oggi è un comico abbastanza noto negli USA (mi fido della quarta di copertina per questo), ma è nato in Sud Africa negli anni '80 da madre nera e padre bianco. E non avrebbe dovuto nascere, perché all'epoca frequentarsi tra "razze" diverse era reato. Il semplice fatto di essere nato lo poneva fuori legge. Non poteva avvicinare il padre il pubblico, né tanto meno chiamarlo "papà", ma anche la mamma spesso lo portava fuori fingendo di essere la domestica. Le cose migliorano con la fine dell'apartheid, ma Trevor rimane comunque un fuoricasta. Le divisioni sociali, infatti, non spariscono per magia, i vecchi modi di vivere, di pensare, i problemi sociali ed economici perdurano e in alcuni casi peggiorano. Trevor cresce nella cultura di sua madre, ma non viene percepito come un suo legittimo appartenente. Inoltre la donna pone termine alla relazione con il padre svizzero di Noah e sposa un uomo violento, i cui scoppi d'ira condizioneranno la vita di tutti i membri della famiglia. Raccontata così sembra una storia molto pesante, ma Trevor è un comico e racconta le vicende senza addolcirle, ma mettendo in risalto il lato divertente di alcune situazioni. Il suo sguardo è quello del bimbo e poi del ragazzino che vive in una normalità che per noi è folle, ma in cui lui ha imparato a vivere e di cui, spesso, sa scardinare le regole. Ci si indigna durante la lettura, ma si sorride, a volte si ride anche. Sopratutto si viene in contatto con una realtà davvero vicina nel tempo, un orrore tangibile di cui i miei coetanei hanno ancora viva memoria. Il tutto con una prosa leggera, accessibilissima dai dodici anni in poi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4l6qk_dS09zT0SUWEU36n6-xgGTXHgi0lpMdx7SWx-0i-xO6Ld4K50KIUNZzBeAW7uaLjnSa4oeVsaROyktVW9gcMaaqOoWBn_f49yogjb07aKVkltF6Or5J8czl8K6dvl7pV8uvL0V8F0j_W6bc3kdea2AnR1lFFHeVaH_hX8SN5OgjZLE1JC01pOg/s4000/IMG_20220617_192651.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4l6qk_dS09zT0SUWEU36n6-xgGTXHgi0lpMdx7SWx-0i-xO6Ld4K50KIUNZzBeAW7uaLjnSa4oeVsaROyktVW9gcMaaqOoWBn_f49yogjb07aKVkltF6Or5J8czl8K6dvl7pV8uvL0V8F0j_W6bc3kdea2AnR1lFFHeVaH_hX8SN5OgjZLE1JC01pOg/s320/IMG_20220617_192651.jpg" width="180" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><b>Trung Le Nguyen</b></div><div style="text-align: justify;"><b><i>Magic Fish - Le storie del pesce magico</i></b></div><div style="text-align: justify;">🐈🐈🐈🐈🐈</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Altra lettura consigliata dai dodici anni (ma come la precedente consigliatissima a tutti).</div><div style="text-align: justify;">Mi sono trovata un po' per caso alla presentazione di questa grapich novel e sono stata colpita subito dall'autore, che raccontava quanto autobiografica sia la sua opera. Lui è di origine vietnamita ed è nato in un campo profughi filippino. Solo quando aveva due anni la famiglia è riuscita a migrare negli USA con lo status di rifugiati. Ovviamente nessuno sapeva la lingua e i titoli di studio dei genitori erano inutili. Trung è quindi cresciuto con la consapevolezza che i suoi genitori facevano il triplo della fatica di quelli dei suoi compagni per permettergli di studiare. Per questo non voleva avere segreti per loro, neppure quello di essere gay.</div><div style="text-align: justify;">Presentata così (come per il romanzo precedente) c'erano tutti gli elementi per il drammone pesantissimo. E invece no. Magic Fish è una storia di sensibilità che fa bene al cuore. Il protagonista prende la decisione di fare coming out con i suoi genitori quando ha tredici anni, ma non sa come fare. I genitori parlano poco del proprio passato e dei propri sentimenti e oltre tutto in quei giorni muore la nonna e la mamma, per la prima volta da più di dieci anni, torna in Vietnam. Per fortuna ci sono le storie che creano legami. La narrazione del protagonista, infatti, si interseca con tre fiabe, la prima narrata da lui alla famiglia, la seconda dalla zia alla mamma e la terza dalla mamma al ragazzo. In tutti e tre i casi le storie parlano più che altro di chi le racconta. La difficoltà di crescere e cambiare, le sofferenze da attraversare nella vita e la difficoltà di cambiare paese, simboleggiata dalla storia della sirenetta, che rappresenta la mamma. Come la sirenetta, anche la mamma del protagonista è andata in un altrove dove si è trovata senza voce, circondata da persone con cui non riusciva a parlare. Il bello delle fiabe, però, è che si possono modificare, cambiarle secondo le necessità, persino trovare un finale più giusto e più dolce per la sirenetta.</div><div style="text-align: justify;">Ho detto che è un libro adatto ai ragazzini, ma è, ancor di più, un libro per genitori e educatori. L'intento dell'autore, infatti, era quello di dare un esempio positivo raccontando un coming out felice che racconti sì la paura di aprirsi, ma sopratutto la gioia per essere accettati come si è. </div><div style="text-align: justify;">Attenzione, qualche lacrimuccia alla fine scappa.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.mondadori.it/content/uploads/2021/01/978880472228HIG.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="590" height="320" src="https://www.mondadori.it/content/uploads/2021/01/978880472228HIG.JPG" width="237" /></a></div><br /><p><b>Giorgio Bastonini</b></p><p><b><i>Uno strano pubblico ministero</i></b></p><p>🐈🐈🐈🐈</p><p style="text-align: justify;">Il giallo da ombrellone che stavo aspettando. Un'indagine in un'Italia brutta, ma piena di belle persone. L'Italia brutta è quella di Latina. Un posto dove le mafie si scontrano con l'emarginazione e il fanatismo religioso. In cui ad indagare, però, c'è un pubblico ministero che sembra un po' un eterno adolescente. Come ogni adolescente è imbranato con le donne, non è proprio un esempio di affidabilità, ma crede ancora nelle persone. E poi ci sono gli adolescenti veri, quelli che finiscono facilmente nei guai, possono essere usati, ricattati, manipolati, plagiati. Ma sono anche in grado di generosità spontanea, piccoli grandi gesti in grado di cambiare almeno un po' di mondo.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.ibs.it/images/9788869056383_0_536_0_75.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="533" height="320" src="https://www.ibs.it/images/9788869056383_0_536_0_75.jpg" width="213" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><b>Tony Hillerman</b></p><p style="text-align: justify;"><b><i>Il canto del nemico</i></b></p><p style="text-align: justify;">🐈🐈🐈🐈</p><p style="text-align: justify;">Altro buon giallo da ombrellone. Questo romanzo dei primi anni '70 ci porta negli USA e più precisamente in una riserva Navajo. È un momento particolare, in cui i vecchi ancora ricordano in modo vivo la cultura tribale e i giovani vivono sospesi tra tradizione e modernità. Sopratutto, c'è chi cerca un proprio cammino da percorrere, che non rinneghi le proprie origini, ma non si chiuda al cambiamento. A indagare su un omicidio che apparentemente ha poco da raccontare ci sono un poliziotto navajo e un antropologo cicciottello. Due sono i pregi principali del romanzo. La descrizione dall'interno della riserva Navajo, fatta senza pietismi e luoghi comuni. I Navajo non sono né vittime né eroi. Semplicemente portatori di una civiltà diversa, con valori non coincidenti con quelli dominanti. Persone consapevoli di essere minoranza che hanno deciso di non guardare al passato con eccessiva nostalgia, ma che non rinnegano il proprio essere. Divertente è invece la scelta dell'autore di regalare il principale ruolo d'azione, quello dell'eroe alla Indiana Jones, all'antropologo ciccio, ipocondriaco e imbranato. Il romanzo parte piano, ma poi cattura e fa venir voglia di leggere ancora. Onore al merito ad HarperCollins per aver recuperato questi romanzi, ma leggerli prima di scrivere la quarta di copertina era forse una buona idea. La quarta, infatti, presenta come co protagonista non l'antropologo, ma un giovane navajo che sogna di diventare sciamano. Peccato che questo personaggio non compaia mai. È infatti il protagonista di alcuni romanzi successivi scritti dallo stesso autore...</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Se invece volete leggere qualcosa di mio, ecco un <a href="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4026392" target="_blank">capitoletto.</a></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-54182116192204749022022-06-20T22:09:00.005+02:002022-06-20T22:10:59.338+02:00Mystfest 2022 - Al Gran Giallo Città di Cattolica<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzwo-Pir4jqxzwUUBPfv0BaiLj0jSZRadM70H-47hVebPn5Xly3Us8wqxF7JdDSP99ncCMXeJSfjTfEMZghJ7vAJzoxV6rLg6EH6mXJ9bzlYL0Eu81Hdj0ITwGoxNSApEgAwgEncly-ygBdpF_ZzAlLqgT-xUZN5XfgPWtU6t2B57RT1gBLiheL6nTCQ/s1080/Mysfest2022.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzwo-Pir4jqxzwUUBPfv0BaiLj0jSZRadM70H-47hVebPn5Xly3Us8wqxF7JdDSP99ncCMXeJSfjTfEMZghJ7vAJzoxV6rLg6EH6mXJ9bzlYL0Eu81Hdj0ITwGoxNSApEgAwgEncly-ygBdpF_ZzAlLqgT-xUZN5XfgPWtU6t2B57RT1gBLiheL6nTCQ/s320/Mysfest2022.jpeg" width="320" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Anche quest'anno il Mystfest, il festival del giallo e del mistero della città di Cattolica è stato un turbine di incontri, stimoli, incontri, libri, sorrisi, fotografie e ancora libri, racconti, illustrazioni. Si vedono sogni che diventano realtà e non si può impedirsi di sognare. Ripaga delle ore in colonna per rientrare, dei mille problemi logistici e pratici che già c'erano e che la trasferta ha acuito, ripaga della fatica di aver letto in un mese e mezzo 181 racconti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La mia veste, anche quest'anno, era infatti quella di membro della pre giuria del Gran Giallo Città di Cattolica, uno dei più importanti, se non il più importante concorso per racconti gialli. Insieme ai miei eroici compagni di avventura abbiamo letto in forma anonima tutti i racconti e stilato delle rapide schede. Incrociando i dati delle schede sono emersi i dieci finalisti, letti, in forma altrettanto anonima dalla super giuria di qualità composta da Franco Forte, Simonetta Salvetti, Barbara Baraldi, Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo, Maurizio de Giovanni, Carlo Lucarelli, Valerio Massimo Manfredi e Ilaria Tuti. Un meccanismo che tutela al massimo il concorrente e che permette davvero al talento di emergere. </div><div style="text-align: justify;">Anche l'esperienza di lettura immersiva di racconti anonimi è estremamente interessante, ad ogni file aperto potrebbe esserci il nuovo Camilleri oppure un ragazzino delle medie che scrive un racconto per la prima volta. Non è una battuta. Alcuni racconti mi avevano dato proprio l'impressione di essere stati scritti da ragazzini, non per la prosa, che era corretta e scorrevole, quanto per l'impaginazione che era uguale a quella di tanti lavori che ricevo in veste di prof. E infatti sul palco è stato assegnato un premio speciale alla più giovane concorrente: una ragazzina di quinta elementare, autrice per altro di un racconto pregevole. Forse sarà lei la nuova Camilleri, tra qualche anno.</div><div style="text-align: justify;">Ogni edizione, poi, i racconti sono un piccolo specchio dell'Italia. Questo è il terzo anno che lavoro in pre giuria. L'anno scorso i racconti erano per lo più tristi. Pochi raccontavano direttamente il covid, ma quasi tutti parlavano di morte e di perdite. Un 10% o forse più del racconti aveva un protagonista alle prese con elaborazione del lutto per la morte del figlio. Quest'anno, con questo difficile tentare di uscire dall'emergenza solo per trovarci al cospetto con una guerra, c'è stato un ripiegamento verso temi più leggeri. Pochissime (magari pregevoli, ma pochissime in termini numerici sul totale) storie di criminalità organizzata, quasi tutte storie intime, storie di tradimenti. Un 10% dei racconti aveva all'incirca questa trama: lei tradisce lui, rimane incinta, l'amante lo viene a sapere, va in panico e la uccide. La cosa curiosa è che non ricordo un singolo racconto su oltre 200 dell'anno scorso con una trama simile. Ci devono essere correnti sotterranee, un sentire comune che in qualche modo emerge. Inconsciamente, forse, vorremmo una storia di corna come maggior problema da affrontare.</div><div style="text-align: justify;">Su 181 racconti, poi, è un privilegio trovare quelli che ti rimangono dentro quelli che sei stato onorato di leggere. Non tutti destinati a vincere, a volte per delle concause di motivi, troppo eccentrici rispetto al genere, non abbastanza articolati, ma tutti in grado di regalare emozioni.</div><div style="text-align: justify;">Vorrei quindi ringraziare tutti gli autori finalisti (più qualcun altro che però per me rimarrà sempre anonimo) per i racconti e le emozioni:</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHg2TpL2N1hIhKUP7_mxn9g1RWsvmzUAPyjCEdyxgXS_ibQw-MDcO4CiDjXWMqO1w8F-fKKos9rFllfgv8CvL-1xFmY_bT3XG7ckNdmUK9RIgS0M2L-hTtyKJ1XHbk5K4ytuoLzrJY0exW4gr3nkRoY8Ndz_Zd1VzxwWcQuiuWq6Ni_uBsu8mDS8TDNA/s1080/finalisti%20mystfest%202022.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHg2TpL2N1hIhKUP7_mxn9g1RWsvmzUAPyjCEdyxgXS_ibQw-MDcO4CiDjXWMqO1w8F-fKKos9rFllfgv8CvL-1xFmY_bT3XG7ckNdmUK9RIgS0M2L-hTtyKJ1XHbk5K4ytuoLzrJY0exW4gr3nkRoY8Ndz_Zd1VzxwWcQuiuWq6Ni_uBsu8mDS8TDNA/s320/finalisti%20mystfest%202022.jpeg" width="320" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Per fortuna non toccava a me scegliere il vincitore. Quest'anno, esattamente come i precedenti, sarei stata in difficoltà. Se un racconto arriva in finale a un concorso così vuol dire che è piaciuto e anche tanto. Infatti la cosa più bella è andare a dire agli autori quanto mi sia piaciuto il racconto. L'unico problema è che io sono davvero poco fisionomista, se non ho mai incontrato quella persona, l'ho vista in alto sul palco e poi la incontro nella penombra della sera non è detto che la riconosca!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Mystfest non è solo questo, ovviamente.</div><div style="text-align: justify;">Quest'anno c'era un sacco di fantascienza, genere che io amo molto e uno degli incontri più emozionanti è stato quello con Franco Brambilla, il copertinista di Urania. Che tu sia un mostro sacro o un esordiente, lui farà sempre la copertina centrata su quello che hai scritto, spesso, per i mostri sacri, più belle e più coerenti di quelle delle blasonate edizioni in lingua originale.</div><div style="text-align: justify;">Mi ha grandemente affascinato il gruppo di autori della collana Segretissimo, una collana di romanzi di spionaggio che non ho mai letto e che non so se mai leggerò, che nasconde un gruppo di autori super appassionati in grado di disquisire di giubbotti antiproiettili, calibri di armi in dotazione alle forze speciali e inquietanti scenari geopolitici. E non immaginateveli tutti come ex agenti segreti appena tornati dal fronte, possono essere ragazze, giovani autori timidi, oppure scrittori ben scafati anche in un sacco di altri generi. Certo che contro di loro in una rissa non mi mettetevi mai, neanche contro chi ha un aspetto davvero inoffensivo. Sono tra i massimi esperti italiani di esplosivi!</div><div style="text-align: justify;">Come sempre mi sono innamorata dell'inaspettato. Sono partita per comprare dei libri e ne ho acquistati (anche) degli altri. Ecco quindi una grapich novel. L'autore vietnamita, nato in un campo profughi tailandese, si è trasferito con la famiglia negli USA, con tutte le difficoltà del caso, ma non fa una triste storia su una difficile integrazione bensì racconta un comig out felice. Perché, dice, bisogna passare l'idea che quando riveli qualcosa di te alle persone che ami, quello deve essere un bel momento.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/91oUCCCqswL.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="558" height="320" src="https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/91oUCCCqswL.jpg" width="223" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Succede poi che vai a una presentazione di due autori che conosci e stimi (Andrea Franco e Diego di Dio, ciao, siete nella lista di letture), ne incontri un terzo mai sentito. Pensi che il suo libro sia perfetto per un amico che fa il compleanno. Solo che poi nel rientro ti trovi in coda in autostrada, non stai guidando e quel libro di cui ignoravi l'esistenza è il più in alto nello zaino. E niente, arrivi a casa e lo hai finito e non vedi l'ora di leggerne il seguito.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.mondadori.it/content/uploads/2021/01/978880472228HIG.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="590" height="320" src="https://www.mondadori.it/content/uploads/2021/01/978880472228HIG.JPG" width="236" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se invece qualcuno vuole leggere qualcosa di mio, ecco un <a href="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4025643" target="_blank">nuovo capitolo</a>.</div><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-37999387249615834032022-06-10T22:10:00.000+02:002022-06-10T22:10:12.616+02:00Quello che ritroveremo tra dieci anni<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGim-6TxV29o149HhaiyFYGlBhIFG2BYYThwZ0vyc7KSoU6702Kx4HMhEkwu19qTVIdqI4j-HI8L1bCOcD39-2PcYzrhftmkeBt-nnojui78uIBz3Tv6RE1Bfdbz80gZO46jp536LymntzL_H_ku4pIaqmD0p4e4fRdrKH3p5eOyjvh_SvIzS6m_87mQ/s1080/capsula%20del%20tempo.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGim-6TxV29o149HhaiyFYGlBhIFG2BYYThwZ0vyc7KSoU6702Kx4HMhEkwu19qTVIdqI4j-HI8L1bCOcD39-2PcYzrhftmkeBt-nnojui78uIBz3Tv6RE1Bfdbz80gZO46jp536LymntzL_H_ku4pIaqmD0p4e4fRdrKH3p5eOyjvh_SvIzS6m_87mQ/w320-h320/capsula%20del%20tempo.jpeg" width="320" /></a></div>Ogni anno scolastico è un'epopea a se stante.<p></p><p style="text-align: justify;">Quello 2020/2021 è stato un poema eroico di stampo omerico, con sempre nuovi pericoli da superare, difficoltà imprevista, ostacoli all'apparenza insormontabili. Un anno fa siamo arrivati a giugno esausti, ma con una sorta di euforia interiore la sensazione di avercela fatta, di aver raggiunto una qualche Itaca interiore.</p><p style="text-align: justify;">Il problema di tornare a Itaca è che si scopre, sempre, che nel frattempo Itaca è cambiata, le persone che la abitavano sono invecchiate, Argo si regge in piedi il tempo di salutarti prima di spirare e tu stesso non sei più quello che è partito.</p><p style="text-align: justify;">Non siamo più, tutti quanti, quelli che sono partiti a inizio pandemia. Questo è stato l'anno scolastico in cui abbiamo dovuto fare i conti con noi stessi, con le voragini createsi negli animi, con la diffidenza verso il futuro. Un anno in cui i ragazzi si sono trovati troppo da vicino a fare i conti non solo con i lutti, ma con la loro stessa mortalità, in cui, nel momento in sembrava ci si potesse riaffacciare alla vita abbiamo dovuto invece affacciarci alla guerra. Una guerra che ha per noi la faccia dei profughi arrivati per alcuni giorni nella nostra scuola. Sguardi spersi, difficoltà a comunicare, nostalgie che non siamo in grado di consolare.</p><p style="text-align: justify;">Quest'anno è stato, in gran parte, il viaggio eroico dei ragazzi attraverso la terra desolata del loro animo. Non ho messo neppure una nota sul registro, non ho alzato la voce, ma per la prima volta nella mia carriera da prof mi sono trovata a gestire degli attacchi di panico (trovandomi grandemente impreparata), dei pianti scoppiati senza apparente motivo. Ho dovuto fare i conti più con gli sguardi spenti che con la vivacità da arginare.</p><p style="text-align: justify;">Per lasciare una traccia di tutto questo, probabilmente nella speranza di seppellirlo, l'ultimo giorno di scuola abbiamo interrato una capsula del tempo. Una scatola che sarà aperta tra dieci anni, nel 2032, piena di materiali che possano permettere ai ragazzi del futuro di capire questo nostro tempo.</p><p style="text-align: justify;">I miei alunni hanno scritto ai ragazzi del futuro e io, grazie a quelle lettere, ho finalmente capito, almeno un po', la terra desolata in cui si stanno muovendo.</p><p style="text-align: justify;">Nella nostra zona il covid ha colpito duro. Molti di loro hanno avuto l'esperienza di essere in casa con i genitori malati, che non riuscivano ad alzarsi dal letto. Spesso dovevano badare ai fratelli più piccoli. Alcuni di loro hanno perso i nonni, ma non mi ero reso conto che molti hanno temuto di perdere i genitori, che stavano male nella stanza accanto alla loro. Si sono trovati di colpo investiti della responsabilità degli adulti e sopratutto hanno toccato la fragilità degli adulti a cui ora, spesso, nascondono il proprio malessere per non aggravare il loro. Perché quando finalmente sono usciti dall'isolamento si sono accorti di essere passati senza accorgersene dall'infanzia all'adolescenza. I miei alunni sono entrati in lockdown a 10/11 anni, hanno frequentato la prima media a singhiozzo, in pratica hanno ripreso a vivere a quasi 13 anni. I loro corpi e le loro menti sono cambiati in questo tempo sospeso. Ora si sentono in parte derubati di un momento che non potrà più tornare, in parte inadatti al loro nuovo presente. Gli sport e le attività lasciate a 11 anni non si possono riprendere a 13 come se niente fosse. C'è chi non si sente più capace, chi tradito dal proprio corpo, chi non riconosce più se stesso e gli amici di prima. Percepiscono come iper giudicante il mondo virtuale in cui avevano trovato rifugio eppure faticano a muoversi in quello reale.</p><p style="text-align: justify;">E noi, gli adulti, invece di accoglierli con un abbraccio, critichiamo la loro mancanza di entusiasmo, ci stupiamo per la loro apatia e intanto apparecchiamo per loro un mondo che si preannuncia sempre peggiore. Rimproveriamo loro la mancanza di ottimismo mentre risuonano le notizie di bombardamenti vicino alle centrali nucleari.</p><p style="text-align: justify;">Se la caveranno. Lo so che se la caveranno. Una delle cose che nonostante tutto siamo riusciti a fare, l'anno scorso, è stato ascoltare in diretta l'ultima testimonianza di Liliana Segre. Lei ci ha ricordato che a tredici anni si è fortissimi, si può resistere quasi a tutto. Ma non è detto che sia facile.</p><p style="text-align: justify;">Non so come sarà il mondo tra dieci anni, anch'io fatico a guardare il futuro con ottimismo. Spero di esserci quando la cassetta sarà dissotterrata. Spero di avere contatti con qualcuno di quei ragazzi che allora avrà 22/23 anni. Spero di riuscire a contattare almeno qualcuno per dire loro che abbiamo aperto quelle buste. E ci siamo ricordati di quanto loro siano stati coraggiosi nell'attraversare quella terra desolata in cui si era trasformata la loro Itaca.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Se qualcuno volesse inoltrarsi in un futuro alternativo (ma non per questo ottimista) ecco un nuovo capitolo de <a href="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4024632" target="_blank">L'assedio degli Angeli</a></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-12189609621571316732022-06-01T15:50:00.001+02:002022-06-01T15:55:58.799+02:00Il mio racconto "La nave di Hilde" su Urania "L'ultimo cerchio del paradiso"<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh96mTRbUJo7sFgKArK0XPKIOKVTDtS3Om8nl9wtgc4nnCJFBwtccPy9kozz9eT23h4oB0Ccv6OwsJ2AnVY-8_vyfKke8lxBKgWSOtxBqVmHc-Uw4RYVzdR9kLEyo9ZE3ggnhfILN5siLqLXZlqzdWeoYWQ5wjWT7CMMED-HwumbHKPGUsmCYsAZQh7EQ/s2048/URANIA%202022.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1321" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh96mTRbUJo7sFgKArK0XPKIOKVTDtS3Om8nl9wtgc4nnCJFBwtccPy9kozz9eT23h4oB0Ccv6OwsJ2AnVY-8_vyfKke8lxBKgWSOtxBqVmHc-Uw4RYVzdR9kLEyo9ZE3ggnhfILN5siLqLXZlqzdWeoYWQ5wjWT7CMMED-HwumbHKPGUsmCYsAZQh7EQ/w258-h400/URANIA%202022.jpeg" width="258" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> Sono ancora qui!</div><p></p><p style="text-align: justify;">Chi lo avrebbe mai detto? Io, ad esempio, ad un certo punto ne ho dubito. Perché Maggio è, sempre, "il mese che uccide tutti i prof". È una corsa a ostacoli tra i documenti da compilare, tutti in ordine e tutti bene (alcuni hanno dei non trascurabili valori legali nel remoto caso in cui qualche famiglia facesse ricorso). Quest'anno poi ho anche pescato un paio di non trascurabili carte imprevisti tipo "mio papà si rompe un ginocchio e si prende, di nuovo, il covid" o "arrivo in classe di alunni ucraini con evidenti tracce di stress post traumatico e non parlanti alcuna lingua a me nota", questa da leggersi anche come "chi lo avrebbe mai detto, ti trovi a spiegare Napoleone con il traduttore di Google!". Maggio quindi è stato incasinato e surreale, come ormai è tipico della mia vita, ma un po' più del solito. Però sono ancora qui. E, lo posso scrivere nero su bianco, su Urania.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Su Urania di giugno, infatti, in coda al romanzo "L'ultimo cerchio del Paradiso" c'è un mio racconto, <i>La nave di Hilde</i>.</p><p style="text-align: justify;">Non farò finta di non esserne super felice e orgogliosa. Io pubblico poco, pochissimo. Pubblico poco per vari motivi che dipendono principalmente da me. Come autrice voglio fare l'autrice, non l'ufficio stampa, l'addetta alle pubbliche relazioni, la promoter. Non propongo i miei scritti ad editori che non si occupino di questi aspetti. Peggio. Non propongo i miei scritti per pubblicazioni che non stimo. Io, nel mio piccolo, quel poco che faccio, voglio che stia là dove sono i miei miti. E i miei miti in fatto di fantascienza oggi si chiamano Le Guin, McMaster Bujold, Jemisin, McDonald, solo per citare i primi che mi vengono in mente. Di ciascuno di questi autori ho almeno un volume appartenente a una collana di Urania. Quindi che uno dei miei racconti stia su Urania è, né più né meno, uno dei sogni della mia vita che si realizza. Poi, sia chiaro, mi crea anche tantissima ansia da prestazione. Perché il racconto non è in coda a un romanzo qualsiasi, ma uno inedito in Italia, per cui c'è non poca attesa, come testimoniano i commenti al <a href="http://blog.librimondadori.it/blogs/urania/2022/05/31/urania-1703-arkadij-e-boris-strugackij-lultimo-cerchio-del-paradiso/#more-12107" target="_blank">Blog di Urania</a>. Il che giustifica il mio entusiasmo e la mia paura. Non prego che il mio racconto sia letto. So già che verrà letto. Devo "solo" sperare che piaccia.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><b><i>La nave di Hilde</i></b></p><p style="text-align: justify;">Da dove nascono i racconti? Dall'inconscio, ovviamente, dallo scantinato della mente, dove le idee fermentano e poi risalgono con la loro forma già concreta fino alla mente cosciente. Ma a volte c'è qualcosa, un fatto concreto che permette di aprire la porta che conduce in cantina e permette al racconto di uscire con più facilità. In molti casi per me è un'arrabbiatura. Un'arrabbiatura specifica, quando ho a che fare con una storia di cui secondo me è stato buttato il potenziale. Quando si risveglia prepotente la parte meno trattabile del mio carattere che urla a gran voce "io però l'avrei fatta meglio". "Ah sì?" ribatte la Beghina, l'organizzatrice della mia mente, "Allora fallo".</p><p style="text-align: justify;">Nel caso specifico questo racconto viene da un film <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/La_nave_sepolta" style="font-style: italic;" target="_blank">La nave sepolta </a>. L'idea di base mi sembrava bellissima, sopratutto per me che ho studiato archeologia. C'è una nave sepolta nel tuo giardino. Qualcuno deve tirarla fuori. Non si sa cosa c'è dentro. Non si sa cosa c'è dentro di te, cosa verrà fuori da te mentre scavi la nave. Bellissimo. Il film l'ho lasciato a metà. Una noia abissale. Lunghissimo, come sono lunghissime e prolisse le storie oggi che vanno sulle piattaforme e sembra che il montaggio se lo siano tutti dimenticati.</p><p style="text-align: justify;">Facciamo una cosa più breve, quindi. Però che bella la nave che emerge pian piano. Aliena col suo provenire da un altro tempo. Aliena, con il suo provenire da un altro tempo. A forma di manta, non di nave. Non è bellissimo un relitto a forma di manta che fluttua nello spazio? Cosa dare per poterci salire, per essere la prima salirci? Che cosa ci scoprirei di me stesa? Quanto è pericoloso? Ed eccola emergere dal mio inconscio, già completa, la bellissima nave che viene da un altro tempo che fluttua nello spazio e la piccola storia che ci gira intorno.</p><p style="text-align: justify;">Un amico mi ha chiesto quanto questo racconto sia ispirato alla canzone <i>La casa di Hilde</i> di de Gregori. Non lo so. Ma ovviamente conoscevo anche la canzone e una parte nella fermentazione dell'idea deve pur averla avuta.</p><p style="text-align: justify;">So invece da dove viene un personaggio, l'unico personaggio che io abbia preso (quasi) pari pari dalla realtà. Il gatto Calibano è il gatto di mio marito (Orlando Calibano Nerone, Primo del Suo Nome):</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkg6D2vkwmph3U5e2bTkfiBq5js4QPBHa5ROLMAL7Z9xWreh2qeBj1Y5OYh1TVvcUsmRXGpNwlnkz5odWYydeoNqL5LuxpvXcvJEBYJolnWzi041VxG1sXaYKIOxrojFgpYl45i8AfUm3-KIwKImkVscZkpxX6aqNI_JiTmjKcAazBBybPR38x3OT2Eg/s4000/IMG_20220530_225017.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkg6D2vkwmph3U5e2bTkfiBq5js4QPBHa5ROLMAL7Z9xWreh2qeBj1Y5OYh1TVvcUsmRXGpNwlnkz5odWYydeoNqL5LuxpvXcvJEBYJolnWzi041VxG1sXaYKIOxrojFgpYl45i8AfUm3-KIwKImkVscZkpxX6aqNI_JiTmjKcAazBBybPR38x3OT2Eg/s320/IMG_20220530_225017.jpg" width="180" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;">E Calibano ci presenta una chicca che voglio condividere con voi, il libro che sto terminando: <i>I sogni si spiegano da soli</i> della mia amata Ursula K.Le Guin.</p><p style="text-align: justify;">Perché in qualche modo gli scritti della Le Guin arrivano a me sempre al momento giusto, né prima né dopo. Da bambina quelli per bambini, da adolescente quelli da adolescente e da adulta sempre quelli giusti. E così ora in questa raccolta di scritti è arrivato a me il piccolo saggio sulle madri scrittrici. Che mi ricorda, ci ricorda, che è un falso mito quello che i libri siano "figli" e come tali escludano la possibilità di altri figli. Che le donne possono essere madri, rimanere senza figli e dedicarsi alla carriera, anche intellettuali o possono essere madri <i>e</i> dedicarsi alla carriera intellettuale. Essere madri e scrittrici, buone o pessime, come madri e come scrittrici a seconda del proprio talento e del proprio impegno e non pessime per forza in una cosa, dato che si è anche l'altra.</p><p style="text-align: justify;">È stato bello, oggi, leggere queste frasi:</p><p style="text-align: justify;">"I bambini piccoli mangiano i libri. Ma poi sputano dei pezzetti che possono essere incollati (...) e quindi la cosa è sì, terribile, ma non così terribile".</p><p style="text-align: justify;">E quindi oggi, proprio oggi, esce nella collana che pubblica i miei miti letterari, un racconto confezionato secondo le indicazioni del mio Mito letterario: incollando i pezzettini (di vita, di idee) smangiucchiate da mia figlia nel bel mezzo di una pandemia mondiale.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Per chi volesse leggere qualcos'altro (sempre fatto a partire da pezzettini masticati e incollati), c'è il <a href="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4022657">nuovo capitolo de L'assedio degli angeli</a></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-6052127238403216422022-05-09T21:34:00.002+02:002022-05-09T21:34:47.963+02:00Trilogia "Cosa resta degli eroi" di Richard K. Morgan - letture<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwLl11AsuyH0_BrJkp_Ai8VMaN6IhPz-zo7osd9OyQI7mgRSPRPiH9Ky2q5bAB2GWMV_GjjRVIt_WXkfDcqGsCyRV0RiilPtZkhXznBn8_gPM21Gh7tnE7Sovp_LXQeoXnUjd4fF8BqSnmDn1IpMFAM0BgV2a43vGs1oJDgfIj08UU-G9-QLE_6TZ6Pw/s4000/IMG_20220325_161357.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwLl11AsuyH0_BrJkp_Ai8VMaN6IhPz-zo7osd9OyQI7mgRSPRPiH9Ky2q5bAB2GWMV_GjjRVIt_WXkfDcqGsCyRV0RiilPtZkhXznBn8_gPM21Gh7tnE7Sovp_LXQeoXnUjd4fF8BqSnmDn1IpMFAM0BgV2a43vGs1oJDgfIj08UU-G9-QLE_6TZ6Pw/s320/IMG_20220325_161357.jpg" width="180" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> La primavera è sempre un momento difficile per i prof. Lo è in particolare per me, poiché la natura mi è ostile e il mio amore per tutto ciò che è verde non è ricambiato se non con una profusione di fioriture a cui sono allergica. Da tre anni, poi questo periodo coincide con il mio impegno all'interno di un concorso per racconti, cosa che mi piace assai fare, ma che richiede tempo ed energia. Infine, questa primavera in particolare è gravida di problemi imprevisti. Per parafrasare il titolo del romanzo di cui sto per parlarvi, l'acciaio sopravvive, io forse no.</div><div style="text-align: justify;">In tempi come questi, l'ideale per me è trovare una storia che mi prenda e mi porti via, in un altrove. Sostituisca il mio immaginario con il suo al punto che qualcosa mi rimarrà per sempre dentro e di alcune idee e suggestioni non potrò mai più liberarmi.</div><div style="text-align: justify;">È intuibile che si tratta di un tipo di magia che non sempre, anzi raramente, si verifica. Ma qualche volta sì. A volte i libri chiamano, quelli giusti al momento giusto. Era capitato qualche anno fa con la <a href="https://inchiostrofusaedraghi.blogspot.com/2019/06/la-trilogia-della-luna-di-ian-mcdonald.html">Trilogia della Luna </a> e in parte con <a href="https://inchiostrofusaedraghi.blogspot.com/2020/07/letture-la-quinta-stagione.html">La quinta stagione</a>. È capitato di nuovo con la trilogia di Richard K. Morgan "Cosa resta degli eroi", composta dai romanzi <i>L'acciaio sopravvive</i>, <i>Il gelo comanda </i>e <i>L'oscurità profana.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSDWkYUvZSUfMBc7W0hdOHX0VvPT3GqBLr8UNOwbqCn7Z4CsgwreS5rItdSv3-O_7OgNZOJ-aPIkpM0YIzH9JC_0FwZux_7V8MmMbbeMK1_PiLpkr7kj1xm9gyHFmJvtELB-0myIaMcZq7AfDTLpabSdr2skQYk30dvudFiKriaV4chE-T2PQDZ1zykw/s4000/IMG_20220405_153043.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSDWkYUvZSUfMBc7W0hdOHX0VvPT3GqBLr8UNOwbqCn7Z4CsgwreS5rItdSv3-O_7OgNZOJ-aPIkpM0YIzH9JC_0FwZux_7V8MmMbbeMK1_PiLpkr7kj1xm9gyHFmJvtELB-0myIaMcZq7AfDTLpabSdr2skQYk30dvudFiKriaV4chE-T2PQDZ1zykw/s320/IMG_20220405_153043.jpg" width="180" /></a></div><br /><b>Cosa resta degli eroi?</b></div><div style="text-align: justify;">Per parlare di questa trilogia forse conviene partire dal titolo e volgerlo in domanda.</div><div style="text-align: justify;">Si apre il primo romanzo e l'impressione è di trovarsi a leggere un sequel di cui però sia stata gettata via la prima parte. Questo riguarda sia la trama che lo stile. Siamo infatti gettati in un mondo complicato e coerente in cui, però, nessuno si ferma a spiegarci qualcosa. Avete in mente quegli spiegoni che ammorbano il fantasy? Non ci sono. Neppure l'ombra. Avete in mente quelle note finali con il lessico, le liste di personaggi, le genealogie? Bruciate prima di approdare alla stampa. Se ti orienti bene, in caso contrario, beh, questo non era il libro che stavi cercando.</div><div style="text-align: justify;">Perché in letteratura la forma è contenuto.</div><div style="text-align: justify;">La buona notizia è che i protagonisti sono messi peggio del lettore. Quello che capiamo è che sono eroi, sì, ma di una guerra ormai finita. Una classica guerra da fantasy in cui è accaduto tutto quello che ci aspetta in un fantasy. Un nemico inumano è sorto per distruggere e banchettare con i cadaveri delle brave persone, le genti libere si sono unite, hanno sconfitto i nemici e poi una delle genti libere se ne è andata in un altrove indefinito lasciando il mondo all'umanità (ricorda qualcosa?). Peccato che l'umanità non faccia proprio un buon uso del suddetto mondo. Sono riesplosi i conflitti interni, il mercato degli schiavi va alla grande, il bigottismo pure (con spruzzate di fondamentalismo) e per chi non si conforma c'è l'esilio oppure l'impalamento (o le meduse carnivore dell'imperatore). Ringil, Egar e Archeth sono eroi decaduti della guerra ormai finita. Ringil, spadaccino che sa fare bene una sola cosa, uccidere, è ai ferri corti con la propria famiglia per questa sua abitudine di preferir gli uomini alle donne. Egar, il classico barbaro da fantasy, ha nostalgia della civiltà raffinata del sud conosciuta durante la guerra. Archeth, poi, è una mezzosangue, da parte di padre appartiene all'arcana stirpe non umana che ha abbandonato la terra. Lei è rimasta indietro insieme a strane creature meccaniche senzienti che sembrano sapere tutto, ma non volerlo dire.</div><div style="text-align: justify;">Fin qui nulla di nuovo. Le storie sono piene di eroi disillusi che vengono richiamati all'azione. È che qui degli eroi è rimasto ben poco. Se Egar tutto sommato non desidera che mettersi ancora una volta alla prova, per gli altri è più complicato. Nella violenza di Ringil, sempre più difficile da tenere a bada, c'è ben poco di eroico, è qualcosa di oscuro, pauroso con cui è sempre più difficile convivere. Archeth è una figura in bilico, sempre sul punto di diventare qualcosa. Qualcosa che forse non vogliamo diventi. Eppure loro sono gli eroi. Ringil in particolare è l'eroe prescelto da tutti quanti. Da un'oscura popolazione non umana che sembra voler approfittare della partenza del popolo di Archeth per riprendere il controllo del mondo. Dal popolo di Archeth stesso, atavico nemico del popolo di cui sopra, che gli ha donato una spada, chiamata in simpatia "L'amica dei corvi", ma che potrebbe essere un po' più di una semplice lama. Dagli dei, disposti a tutto, anche a truccare la sorte e a accordarsi tra loro per trame di cui gli uomini sono all'oscuro. Da potenze più antiche e spaventose degli dei, i cui piani risultano inintelligibili. Ognuno vuole qualcosa di diverso dal proprio eroe e di cosa voglia Ringil poco importa.</div><div style="text-align: justify;">Ne risulta una storia densa, pensata per lettori esperti, in grado di fiutare le false piste e a districarsi tra i cliché del fantasy, ma anche cupa come raramente se ne è viste. Per dare un'idea, al confronto <i>Il trono di spade</i> è la versione animata della Disney con gli animaletti canterini. Suppongo che siano libri che o disturbano al punto tale che li si abbandona o ci si abbandona a loro. E se ci si abbandona, tradiscono ben poco. Non c'è nulla di scontato nella trama o nelle ambientazioni e nulla è lasciato al caso. Il finale, poi, di rara compiutezza. Non sono tira le fila di tutto, ma da un paio di zampata finali che lascia quel retrogusto di tristezza dolce tipico delle grandi storie.</div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQl0s9sYQFy5znK05h_fnpGoUW2NZ0MriALbSyNjAbNyOR5rfHKiJzDbxQEfJNi8Hg47TSRJqChyAn2_XwNnKqIEHWVH9xl_bewPK4Oxv_0zx_BtB2lj7TTcU6UAzoiwrn88goXBETMPJ49wr11ows8nlPWBSGLORs4bVkcU0W1BcKxICW3T3TXL_ZPw/s2591/IMG_20220414_212827.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2591" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQl0s9sYQFy5znK05h_fnpGoUW2NZ0MriALbSyNjAbNyOR5rfHKiJzDbxQEfJNi8Hg47TSRJqChyAn2_XwNnKqIEHWVH9xl_bewPK4Oxv_0zx_BtB2lj7TTcU6UAzoiwrn88goXBETMPJ49wr11ows8nlPWBSGLORs4bVkcU0W1BcKxICW3T3TXL_ZPw/s320/IMG_20220414_212827.jpg" width="278" /></a></div><br /> <b>Di sesso e violenza - fammi ragionare senza dirmi che mi vuoi fare ragionare</b></div><div style="text-align: justify;">È inutile girarsi attorno. C'è molta violenza in questi libri. Una violenza che fa male per quanto è vera, per quanto è plausibile, al netto degli dei e dei salti dimensionali. Un paio di scene sono pugni nello stomaco difficili da sopportare. Anche perché non è detto che vedano i protagonisti come vittime o spettatori. Potrebbero ad esempio essere i carnefici. Potrebbero aver ucciso dei bambini. O autorizzato uno stupro di gruppo. Per dire.</div><div style="text-align: justify;">C'è anche molto sesso. Molto descritto. Molte di queste scene di sesso sono omosessuali. Probabilmente al termine della trilogia molti lettori saranno entrati in contatto con più scene di sesso gay in queste pagine che in tutta la loro vita.</div><div style="text-align: justify;">Ora, una volta avvisato il lettore di questo (chi vuole tenersene alla larga se ne tenga alla larga) forse è il caso di ragionarci un po'.</div><div style="text-align: justify;">Perché le scene sono sempre funzionali alla storia e rendono questa trilogia qualcosa di diverso dal mero intrattenimento.</div><div style="text-align: justify;">La violenza, dicevo, è sempre vera violenza. È qualcosa che in guerra succede, anche adesso, mentre scrivo queste righe. È esattamente ciò che fa gli uomini alla guerra. Ringil potrebbe essere una bella persona. Lo sappiamo, lo vediamo. Sappiamo esattamente come sarebbe senza la guerra (e i pregiudizi), un uomo malinconico, incline alla depressione, forse, con i suoi lati oscuri, ma in linea di massima gentile e protettivo. Purtroppo per lui c'è la guerra. Ci sono quegli scoppi di violenza incontrollabile che fanno parte di lui. Alla fine del primo libro ho pensato che ucciderlo sarebbe stato un atto di pietà. Nel secondo libro ho iniziato ad augurarmi che qualcuno lo uccidesse in fretta. Poi ho pensato che si meritava anche un po' di tortura. Eppure Ringil è un eroe di guerra. Fa quello che fanno gli eroi di guerra. Distoglie lo sguardo dagli stupri e dai saccheggi, ordina che le città vengano messe a ferro e fuoco. C'è davvero un grande disegno? Un piano per cui, attraverso una violenza inevitabile, si arriva alla pace? Cosa giustifica la guerra? Queste domande riecheggiano per tutta la trilogia senza che vengano mai poste. L'autore non è qui per farti la morale. L'autore è qui perché la tua morale si faccia delle domande. Quanti Ringil ci sono in giro adesso? Che cosa farebbe a te lettore la guerra? La domanda, purtroppo, è meno teorica del previsto...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Poi c'è il sesso. Tanto. Esplicito. Molto di questo è sesso gay. Ora, non so perché l'autore abbia calcato così la mano. Sono tutte scene funzionali e ben scritte, tutte portano qualcosa. Ringil e Archeth in particolare sono personaggi sempre rivestiti da maschere autoimposte che solo tra le lenzuola, a volte, si lasciano andare. Eppure è indubbio che tutto potrebbe essere meno esplicito. </div><div style="text-align: justify;">Questo è quello che ho notato io. Molte delle scene di sesso etero sono scene, se non di violenza, in cui i rapporti di forza non sono paritari. Ci sono (per fortuna) pochi stupri descritti, ma ci sono molti postumi di stupro e molti rapporti con prostitute (anche variamente costrette al loro ruolo). Sono cose che succedono, in guerra sopratutto. Ci sono molte scene di sesso gay. In alcune i rapporti di forza non sono per nulla limpidi, ma ce n'è una grande varietà. C'è violenza a stento repressa, frustrazione, ma anche dolcezza, tenerezza, amore. Il tutto mentre fuori dalle camere da letto "frocio" rimane l'insulto preferito, un delitto per cui essere puniti, magari anche messi a morte. Ecco, credo che non serva aggiungere altro.</div><div style="text-align: justify;">Morgan tutto vuole meno farci la morale. Ma da quello che scrive alcune domande sorgono. Il suo mondo assomiglia al nostro nelle sue parti peggiori e questo è bene tenerlo ben a mente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Due note di stile</b></div><div style="text-align: justify;">Questi libri sono scritti bene. Sono scritti talmente bene che un paio di cose vale la pena di sottolinearle. Sono tre volumi. Il primo appena sotto le 500 pagine, l'ultimo di 800. Sono tante pagine. Altri autori avrebbero fatto per questa storia 20 volumi da 500 pagine. Morgan non allunga il brodo. Non si dilunga. E non ha paura che il lettore si perda. Quando finisce un capitolo e ne inizia un altro il lettore non sa mai bene dove si troverà. Ci sono sempre delle cose che accadono tra un capitolo e l'altro e che semplicemente vengono saltate. Si racconta solo ciò che porta avanti la storia o porta un cambiamento nel personaggio. Il resto via. Morgan tratta in ogni modo il suo lettore come un adulto attento. Non edulcora niente, non lo prende per mano, non offre spiegoni, salta il superfluo. E la cosa funziona. Benissimo.</div><div style="text-align: justify;">Se avesse scritto lui <i>Il trono di spade</i> ce la saremmo cavata in tre libri.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I primi due libri hanno ciascuno un "momento di verità" fortissimo. Il "momento di verità" è qualcosa che in realtà trovo tanto nella teoria e meno nella pratica. È quel momento al centro della storia in cui si acquisiscono dei punti fermi sulla vicenda, in cui il protagonista raggiunge, appunto, la verità. Nei primi due libri coincidono a due epifanie, sia per il lettore che per il protagonista. Si arriva lì e la storia non è più la stessa. Da un punto di vista meramente stilistico è davvero qualcosa che colpisce e che dovrebbe essere citato in molti manuali di scrittura. Per i lettori. Beh, nel primo libro arriva un pugno allo stomaco molto forte, immagino che da lì in poi le carte siano in tavola, se si vuole proseguire con la lettura, che dire, Morgan ci aveva avvisato...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come concludere?</div><div style="text-align: justify;">Questi libri mi sono piaciuti. Oddio, piaciuti è forse una parola sbagliata, dato che lasciano un senso di serpeggiante malessere di cui è difficile liberarsi. Sono un'esperienza di lettura. Molto forti e per nulla gratuiti. Prima di prenderli in mano bisogna essere consapevoli di cosa si va a leggere. Però stanno al fantasy di consumo come Shining di Kubrick sta alla massa dei film horror. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se invece vi va di leggere qualcosa di mio (niente sesso, poca violenza, meno qualità di scrittura), c'è <a href="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4021178">il nuovo capitolo de L'assedio degli angeli.</a></div><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-69459292416714965912022-04-24T18:12:00.003+02:002022-04-24T18:12:57.374+02:00Le cose crollano - l'alba della letteratura africana moderna<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLfV8ED0dHCs9ByiV41RtLFKF0cSZHtJaynHD_RGp8W1it4njzumFe4MXGXTBf6ayxCGtBSOh5ihM-HwbChlyDKF0S9JwVcy9P5D74ygTPvZEZE6hLv0l7Z9peRJzjwnagJxU8dHckRso3ijYpMxJSvDlf3if8LvPoXQecLDyAiECmhgzQ72hbP_AsSQ/s2890/IMG_20220421_194830.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2890" data-original-width="2217" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLfV8ED0dHCs9ByiV41RtLFKF0cSZHtJaynHD_RGp8W1it4njzumFe4MXGXTBf6ayxCGtBSOh5ihM-HwbChlyDKF0S9JwVcy9P5D74ygTPvZEZE6hLv0l7Z9peRJzjwnagJxU8dHckRso3ijYpMxJSvDlf3if8LvPoXQecLDyAiECmhgzQ72hbP_AsSQ/s320/IMG_20220421_194830.jpg" width="245" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> Non finirò mai di ringraziare il gruppo di lettura che quasi ogni mese mi butta fuori dalla mia confort zone e mi porta a leggere libri che non solo io da sola non avrei mai scelto, ma di cui a volte ignoravo persino l'esistenza. A volte mi schianto contro queste letture come una canoa sugli scogli, a volte mi si aprono dei mondi. Questo è un libro del secondo gruppo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Chinua Achebe</b></div><div style="text-align: justify;"><b>Le cose crollano </b></div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;">Appare nel 1958 questo romanzo che, pur essendo scritto in lingua inglese, racconta per la prima volta al pubblico occidentale cosa sia stato per un villaggio del corso del Niger l'incontro con la cultura europea.</div><div style="text-align: justify;">Chinua Achebe scriveva, io credo, principalmente per la propria gente, per raccontare un mondo ancora vivo nella memoria dei più anziani, ma destinato a sparire per sempre, sostituito non solo dalla modernità, ma, sopratutto, da una narrazione eurocentrica. Quel tipo di narrazione che dice in primis agli africani stessi, che gli europei hanno portato la civiltà e la scienza facendoli uscire da uno stato di natura primitivo in cui vivevano come animali.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Achebe ci porta quindi in un villaggio igbo dove facciamo la conoscenza con Okonkwo, un personaggio sfaccettato e tutt'altro che primitivo. Figlio di un uomo debole e povero, Okonkwo vuole infatti diventare uno stimato capo villaggio, essere un emblema di successo e virilità. È ossessionato dall'idea di mostrarsi debole ed è quindi inflessibile con tutti, anche con se stesso. È violento con le mogli, ma allo stesso tempo ama teneramente la figlia più cagionevole, è incline a scoppi d'ira, ma si sottomette senza proteste alle leggi del clan. Seguendo l'ascesa di Okonkwo entriamo nel suo mondo. Si tratta di una società tribale perfettamente funzionante. Il mondo degli uomini e quello delle donne hanno sfere d'influenza diverse. Coltivazioni maschili e coltivazioni femminili, culti e leggi differenziate. Una società che non si può definire "primitiva", ma è stratificata e complessa. Ha durezze difficilmente comprensibili per noi, i gemelli che vengono abbandonati nella foresta, le dispute tra clan risolte con il sacrificio di un ragazzo. D'altro canto una donna maltrattata può ricorrere contro il marito o anche ripudiarlo. Il tocco del grande scrittore fa sì che tutta questa parte non sia per nulla noiosa. Il romanzo conta meno di duecento pagine, e l'autore riesce a prendere il lettore per mano e fargli percepire come assolutamente naturale il mondo di Okonkwo. I numerosi termini in lingua igbo sono ben contestualizzati e quasi non è necessario utilizzare il glossario finale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A causa di un omicidio involontario Okonkwo rimane in esilio sette anni. Al proprio ritorno scopre che i missionari bianchi sono giunti nel suo villaggio. E le cose crollano.</div><div style="text-align: justify;">I missionari, esattamente come gli abitanti del villaggio, sono sempre descritti come individui. C'è chi cerca di capire la cultura locale, chi si pone come autorità superiore, chi impone leggi che neppure vengono spiegate. Non è uno scontro violento, non è un'invasione. E tuttavia le cose crollano ugualmente. Tutta la società tradizionale si basava sul sacro, erano gli dei e gli oracoli ad amministrare la giustizia e a regolare i conflitti. Se la sfera del sacro viene messa in discussione anche la violenza non è più arginata. Crollano i tabù. Persino il serpente sacro può essere ucciso. Achebe è molto attento a non distribuire merito o colpe. I gemelli vengono salvati, i fuori casta vengono accolti nella chiesa, ma tutta la società tradizionale non può che soccombere, e Okonkwo con essa.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La lettura di questo romanzo mi ha profondamente affascinato e ne è evidente l'importanza storica. È stata la prima volta che nel panorama letterario in lingua inglese un africano raccontava la propria gente dal proprio punto di vista. I personaggi de <i>Le cose crollano</i> non sono eroi, non sono vittime e non sono selvaggi. Sono semplicemente persone, esponenti di una cultura altra che finirà schiacciata dal colonialismo. Il tutto è raccontato con una prosa estremamente scorrevole e moderna. Tutti noi del gruppo di lettura abbiamo approcciato il libro con un certo timore. L'età del testo e la distanza culturale ci faceva temere in classico "mattonazzo" e invece ce lo siamo bevuti tutti d'un fiato. Achebe è un grande scrittore, di quelli in grado di rendere accessibile qualsiasi narrazione. A tutto si aggiunge l'urgenza comunicativa. Abbiamo discusso sull'intento dell'autore. Probabilmente ne aveva più di uno. Achebe scrive negli anni '50 di eventi di sessant'anni prima, di un mondo già scomparso di cui stavano sparendo gli ultimi testimoni. C'è, per certi versi, la stessa urgenza delle testimonianze della seconda guerra mondiale, la consapevolezza che quello era l'ultimo momento utile per raccontare qualcosa di cui si rischiava di perdere la memoria per sempre. È un libro necessario. Lo era quando è stato scritto, ma lo è ancora.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Voi lo avete letto?</div><div style="text-align: justify;">Che rapporto avete con la letteratura africana?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se invece volete leggere qualcosa di decisamente più disimpegnato, ecco il <a href="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4020107" target="_blank">nuovo capitolo de L'assedio degli Angeli</a></div><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-45862991427407270422022-04-12T14:44:00.000+02:002022-04-12T14:44:07.292+02:00Caro scrittore che per la prima volta stai partecipando a un concorso letterario<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEin8MrDXWn3jwOV0wJo7uauXCwEjJ6H8FMwwZbOHU2ejVp1jvSRcHiFkaJ0IpkJf0r1GOXe6Nud0CIYwmTZGsshyKIIAPgHsmXx3IpafthQAayqo4legcR8uJFo304VpnDg6yWjQput82zl89o4zKY9IoIq8rVEZkJqUTWQaFqnafkhvxcx-boxJ5uPvA/s4000/IMG_20220328_175128.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEin8MrDXWn3jwOV0wJo7uauXCwEjJ6H8FMwwZbOHU2ejVp1jvSRcHiFkaJ0IpkJf0r1GOXe6Nud0CIYwmTZGsshyKIIAPgHsmXx3IpafthQAayqo4legcR8uJFo304VpnDg6yWjQput82zl89o4zKY9IoIq8rVEZkJqUTWQaFqnafkhvxcx-boxJ5uPvA/s320/IMG_20220328_175128.jpg" width="180" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> Caro scrittore che stai per mandare il tuo racconto per la prima volta a un concorso,</div><p></p><p style="text-align: justify;">Come vedi ti chiamo "scrittore" e non "aspirante scrittore", perché lo sei già. Lo so che lo sei già. Dobbiamo solo accorgercene noi. Con noi non intendo un noi generico "noi lettori" ma "noi pre giuria dei concorsi letterari". Chi siamo?</p><p style="text-align: justify;">Siamo il tuo primo ostacolo da superare, quelli che dobbiamo stabilire se il tuo racconto non sia l'uno su mille che ce la fa, ma l'uno su dieci/venti/trenta che ha la possibilità di farcela.</p><p style="text-align: justify;">Il concorso a cui stai per spedire il tuo racconto non ha una pre giuria? Cambia concorso.</p><p style="text-align: justify;">Devi sapere, dunque, che i concorsi seri sono conosciuti come tale e quindi la gente partecipa. A centinaia. A diverse centinaia. Serve quindi che qualcuno inizi a separare il grano dalla pula in modo da arrivare a una rosa di finalisti (cinque, dieci, venti, dipende dai casi e dai concorsi) tra i quali la giuria, quella vera e spesso titolata, sceglierà il prescelto. L'Eletto. Siamo, quindi, il livello 1 del videogioco, il mostro appena fuori dalla locanda, il primo ostacolo che il tuo racconto dovrà superare. Per quanto il goblin zoppo sia molto più trattabile di un drago, è comunque il primo mostro da superare. Non lo puoi eludere o ingannare. E anche la sua affettacani arrugginita (tipica arma in dotazione al goblin zoppo) i suoi danni li può fare. Quindi lascia che il goblin stesso ti dia qualche consiglio.</p><p style="text-align: justify;">La grammatica ti è amica. Hai la grande idea innovativa? Benissimo. Facciamo dal secondo racconto. Magari anche dal terzo. Tutti i pittori d'avanguardia sono partiti dall'accademia. Lo so, la colpa è nostra, non della tua geniale istanza di rinnovamento della lingua. Ma capiscici. Al centoquattresimo racconto ci parte l'embolo al terzo congiuntivo sbagliato. Di fronte alla punteggiatura atipica non riconosciamo il genio. I nostri vicini, però, potrebbero riconoscere la bestemmia.</p><p style="text-align: justify;">È questo il concorso che stai cercando? Cioè, è molto interessante la tua introspezione esistenziale che parte da quella volta che ti sei reso conto di essere andato al lavoro con i calzini spaiati. Ma se il concorso è sul giallo devi darci un giallo. Al centosessantesimo racconto il mistero del calzino scomparso e tutta la sua metafora dello smarrimento interiore ci prende poco. Siamo gente grezza. Se il racconto è horror dacci un horror, se è fantascienza, fantascienza. Siamo gente gretta, che predilige l'ovvio e il prevedibile. Certo. Ma comunque da noi dei passare.</p><p style="text-align: justify;">Qual è l'occhio che sta guardando? Chi racconta la storia? Tu? Il demiurgo onnisciente che sta sopra le pagine? Benissimo. Un narratore impersonale che segue i personaggi come un documentarista neutro che deve guardare il leone inseguire la gazzella senza tifare per l'uno o per l'altro e senza conoscere l'esito della caccia? Benissimo. Siamo dentro la testa di un personaggio e guardiamo il mondo con i suoi occhi nonostante la terza persona? Benissimo. Siamo il personaggio, è il suo sguardo che vediamo, la sua voce che sentiamo, in una sorta di estatica comunione mistica? Benissimo. Ma il minestrone no. Le montagne russe narrative in cui da dio onnisciente in tre righe ci incarniamo in uno sguardo per poi rifletterci in un altro e infine frammentarci in infinite identità? Grazie, no. Lo so, lo so, ci sono sperimentazioni, ci sono grandi scrittori. Facciamo al secondo racconto, dai. Questa volta no.</p><p style="text-align: justify;">Dacci un finale che sia un finale. Il finale aperto, apertissimo, in cui sta al lettore capire chi è l'assassino, fino magari a sospettare di essere lui stesso il carnefice? Bello, ma facciamo al prossimo. L'horror vago e inquietante, così vago e inquietante che forse c'è un mostro in cantina, forse in cantina c'è un cimitero indiano, forse la cantina esiste solo nella mente del personaggio, forse il personaggio è la cantina, forse il lettore alla fine deve capire di essere una cantina? Bello, ma facciamo al prossimo. Il super paradosso temporale in cui forse il figlio ha partorito il nonno, l'uomo del futuro è stato l'avo fondatore che ha inseminato un ominide per dare origine ai sapiens, ma magari è tutto un sogno dovuto alla peperonata? Bello, ma facciamo al prossimo. Non è un racconto, ma il primo capitolo della tua grande saga in dieci volumi in cui tutto sarà chiaro all'ultima pagina delle cinquecento tre del tomo conclusivo? Abbi pazienza. Un racconto è un racconto, una cosa piccola e finita in sé. Può avere tante chiavi di lettura, un finale moderatamente aperto, ma non può essere un antipasto di un banchetto che non mangeremo mai. Siamo gretti e limitati, dici? Beh, cosa ti aspetti da un globlin zoppo?</p><p style="text-align: justify;">Dacci una storia, uno sguardo o un personaggio. Possibilmente tutto di questo, ma almeno una cosa. Cosa ci rimane in testa a lettura finita? Cosa ci farà ricordare proprio il tuo racconto tra le centinaia? Basta un guizzo, un lampo d'emozione, un personaggio per cui tifare, un motivo per girare pagina. Perché ti dirò la verità. Al duecentosedicesimo racconto siamo stanchi. La tentazione di leggere solo le prime dieci righe è enorme. Siamo pigri, dici? Beh, siamo al duecentosedicesimo, direi che siamo stanchi. Siamo umani. Quindi se il tuo genio sta nel narrare la noia in modo noioso, beh, forse riuscirai ad annoiarci. Tieni desta la nostra attenzione e forse riuscirai a passare.</p><p style="text-align: justify;">Dopo tutto noi siamo goblin zoppi un po' particolari. Quello che desideriamo è essere sconfitti da un racconto degno. Che ci rimanga dentro anche mesi, anni, dopo la lettura. Qualcuno a cui inchinarci e da far passare. Qualcuno di degno di andare ad affrontare i draghi.</p><p style="text-align: justify;">Buona fortuna!</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Piccole note finali per i lettori abituali.</p><p style="text-align: justify;">Portate pazienza, ho poco tempo per tutto, compresa la web sfera. Vi penso, vi leggo anche se spesso non commento.</p><p style="text-align: justify;">Per chi volesse, ecco un nuovo capitolo (ancora non passato al vaglio di nessun goblin zoppo) de <a href="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4018673&i=1" target="_blank">L'assedio degli angeli</a></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-46260916373024552582022-03-29T14:44:00.005+02:002022-03-29T14:44:34.991+02:00Da dove nascono le storie<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjk6SAw11r4uSeKnMkm7MhNWTc-8w5PTzTLIwvCMDRLj2-rlct-aS86vsejSXvjLm2ysnS21G-kknyrJoWX8js3OO0ineN__WT-wcMypg4t9BBO2pCi0PpEPrmKcjiV_PFmHcPLgW53QGpwBND5cticuTykGkXuCh8rdBajQx5GLdcm0RWNl3vXqddngw/s4000/IMG_20220319_173450.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjk6SAw11r4uSeKnMkm7MhNWTc-8w5PTzTLIwvCMDRLj2-rlct-aS86vsejSXvjLm2ysnS21G-kknyrJoWX8js3OO0ineN__WT-wcMypg4t9BBO2pCi0PpEPrmKcjiV_PFmHcPLgW53QGpwBND5cticuTykGkXuCh8rdBajQx5GLdcm0RWNl3vXqddngw/s320/IMG_20220319_173450.jpg" width="180" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"> Mia figlia mi ha appena ricordato che sto per compiere 42 anni e pertanto inizio ad avere un'età tale da poter fare archeologia personale. Scoprire oggetti dimenticati che portano a galla ricordi, echi di una vita ormai dimenticata.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ho quasi 42 anni e scrivo storie. A volte come una bambina, per me stessa, per consolarmi (lo ammetto, in questi giorni spengo i programmi di informazione e vado avanti con una storia del tutto inutile a livello editoriale, che sto scrivendo solo per consolarmi) a volte con la speranza di intrattenere altri, solo per il fatto di avere qualcosa da raccontare.</div><div style="text-align: justify;">Non so dove sia Il Mondo Da Cui Arrivano le Storie. Ho spesso la sensazione che ci sia, però, un posto, un universo parallelo, un luogo della mente da cui le storie filtrano, già finite e concluse in se stesse. Io devo dipanarle, osservarle e trovare la forma migliore con cui raccontarle.</div><div style="text-align: justify;">Alcune storie sono con me da così tanto tempo che mi sembra che ci siano sempre state. Ma non è così. C'è stato un momento preciso in cui ho deciso di dedicare del tempo a fermare in parole quelle storie intraviste (non è una metafora) dal finestrino di un treno.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Qualche mese fa a casa dei miei genitori mia figlia ha dato prova di quel talento tipico dei bambini di ritrovare cose che si ritenevano perdute. Nello specifico, la mia collezione di cartoline. Dagli anni delle medie in poi ogni volta che andavo da qualche parte portavo a casa delle cartoline, oggetto antico e ormai desueto, che poi usavo come segnalibri. Sull'onda del mio ritrovato entusiasmo per la lettura e alla ferma decisione di leggere di più, in barba agli impegni scolastici, genitoriali, alle pandemie e alle guerre globali, ho portato a casa la collezione per utilizzarla di nuovo allo scopo per cui era stata destinata. Per gli ultimi dieci libri, quindi, ho pescato a caso dalla pila, ho confrontato le immagini e ho scelto la cartolina migliore per quella lettura.</div><div style="text-align: justify;">Per l'ultimo libro iniziato (<i>L'acciaio sopravvive</i> di Richard Morgan, di cui suppongo riparlerò qui appena terminata tutta la trilogia) ho estratto questo:</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVt-6CsWiTediUHaKkEXMFNTv2wafIl-Xs5JWgHncALJ4w7iZ8yaYyYOiqtjtTQViuxBDQX0_4aZfgxDDnWZzVvfp1alr---UE45h-Jf13pOXP5sJnGed7FW53c355-14L_fj10PnOeRBpSwjuvUK-dpbfvZpCk3rmtn4XZ94I1oM6QxIVT9v4c7RuIQ/s4000/IMG_20220322_220558.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2248" data-original-width="4000" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVt-6CsWiTediUHaKkEXMFNTv2wafIl-Xs5JWgHncALJ4w7iZ8yaYyYOiqtjtTQViuxBDQX0_4aZfgxDDnWZzVvfp1alr---UE45h-Jf13pOXP5sJnGed7FW53c355-14L_fj10PnOeRBpSwjuvUK-dpbfvZpCk3rmtn4XZ94I1oM6QxIVT9v4c7RuIQ/w400-h225/IMG_20220322_220558.jpg" width="400" /></a></div><div style="text-align: justify;">La cartolina mi aiuta a stabilire una cronologia precisa. Rappresenta il castello di Edimburgo. Ero al primo anno di università quando ci sono stata. Il primo di una serie di viaggi in giro per l’Europa in compagnia della mia più vecchia amica. Viaggi piuttosto avventurosi, sui mezzi pubblici, con gli zaini a spalla, ancora senza cellulari davvero funzionanti, con le guide cartacee da consultare e l'elenco degli ostelli della gioventù su cui cercare un posto in cui dormire.</div><div style="text-align: justify;">A pensarci a mente fredda quel viaggio fu piuttosto disagevole. Lunghissime tratte in treno e in bus, orari dei traghetti non facilissimi da decifrare. Tre giorni bloccati in un porticciolo di un'isoletta perché nelle Ebridi vent'anni fa durante il fine settimana non si muoveva niente. Il clima scozzese non proprio solare. Un pernottamento a dir poco avventuroso a Edimburgo in un ostello ricavato in una chiesa sconsacrata, con la doccia nella cripta e i letti ammassati nella navata. Eppure entrambe lo ricordiamo come qualcosa di magico. E quei lunghi, lunghissimi spostamenti attraverso la Scozia, in cui pian piano un altro mondo si sovrapponeva a quello che stavo vedendo.</div><div style="text-align: justify;">Al castello di Edimburgo, ricordo, ho comprato un quaderno con lo scopo preciso di scriverci sopra una storia. Più o meno in contemporanea devo aver appuntato questa cartina sul retro di una cartolina. Chissà perché non ho usato il quaderno. Probabilmente l'ho fatto in treno, nella tratta di rientro da Edimburgo a Newcastle e la cartolina era più comoda. Chissà cosa pensavo di farci davvero.</div><div style="text-align: justify;">Quella storia, quella con protagonista quel Soren di cui avevo segnato il villaggio natale, non l'ho mai terminata. Ne ricordo a grandi linee l'idea centrale, un giovane eroe che per caso entra in contatto con un oggetto magico che gli dona l'immortalità. Tutti i suoi compagni muoiono e lui si trova a vagare come un fantasma per la sua stessa terra, fino a che una ragazza non se ne innamora. L'incantesimo, però, si spezza e lui non può che guardarlo invecchiare e morire sotto i suoi occhi.</div><div style="text-align: justify;">L'ottimismo di fondo e l'allegria tipica delle mie storie c'erano già tutte...</div><div style="text-align: justify;">Non l'ho scritta, quella. Ho tentato di scriverne un'altra, una complicata epopea che si svolgeva in gran parte ad Haymal, la città alla confluenza tra i due fiumi.</div><div style="text-align: justify;">Poi c'è stato un altro viaggio, ormai alla fine della mia carriera universitaria, con la stessa amica del primo, nei Paesi Baltici. Di nuovo improbabili spostamenti sui mezzi pubblici, piogge improvvise, zaini che pesano. Una bottiglietta d'acqua marca Hermise. E di colpo quella vecchia cartina dove la mia mente continuava a viaggiare si è allargata. Ho "visto" cosa c'era a est della linea di margine, sono entrata nel Leynlared. Dove sono ambientati i quattro ebook che trovate qui a lato, <i>La spada di Emarana, La luna delle foglie cadenti, Prima che venga il gelo</i> e <i>Nulla che non sia già mio</i>. Da soli formano una piccola epopea. La stessa che continua nei racconti finali de <i>La spada, il cuore e lo zaffiro. </i>L'antologia, per altro, è ora disponibile sia in formato cartaceo che digitale, sia in formato epub che kindle. Tutte le informazioni <a href="https://www.rill.it/spada-cuore-zaffiro" target="_blank">qui</a>.</div><div style="text-align: justify;">Chissà se me ne rendevo conto, mentre tracciavo rapidamente quegli appunti sul retro di una cartolina che da quei posti non me ne sarei mai andata?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Voi avete una data di nascita per le vostre storie?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se invece volete venire con me in un altrove differente, <a href="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4017266" target="_blank">qui un nuovo capitolo de L'assedio degli Angeli.</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><p></p>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-3046694770581777441.post-52770699903902690312022-03-18T17:01:00.003+01:002022-03-18T17:01:41.102+01:00Libri di donne per il mese delle donne<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUZ0aq6nZ5MLiIGByf0sihvFKsw4wwK0z4SQbw6Z7quZZqXhKCV3vXnAU-4u0ZOEIs1B2kd6Pae9EnJidjiDkvSSQFtSXeUcsIyTpar1zQlmNSxCrnHQWaeGVAOz-jc-ubExRgGNu45tRfq2_3c7qw2fRAty2nya6B0RKkxhFpCAr5CaL9gQE7H6nU6w/s4000/IMG_20210602_132740.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUZ0aq6nZ5MLiIGByf0sihvFKsw4wwK0z4SQbw6Z7quZZqXhKCV3vXnAU-4u0ZOEIs1B2kd6Pae9EnJidjiDkvSSQFtSXeUcsIyTpar1zQlmNSxCrnHQWaeGVAOz-jc-ubExRgGNu45tRfq2_3c7qw2fRAty2nya6B0RKkxhFpCAr5CaL9gQE7H6nU6w/s320/IMG_20210602_132740.jpg" width="180" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><p></p><p>Non è una scelta consapevole, ma negli ultimi tempi sto leggendo (o ascoltando) molti più libri scritti da donne, molto diversi tra loro. Ma marzo è il momento migliore per presentare tre tra le mie ultime letture.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/41v6ps2KrAL.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="331" height="320" src="https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/41v6ps2KrAL.jpg" width="212" /></a></div><b>Karoline Kan</b><div><b><i>Sotto cieli rossi</i></b></div><div><b><i><br /></i></b></div><div><div style="text-align: justify;">Questo è sicuramente uno dei libri più interessanti e attuali che mi sia capitano in mano ultimamente. Si tratta dell'autobiografia di una ragazza cinese del 1989. Nata in un piccolo villaggio è una "bambina illegale", una seconda figlia nata in piena politica del figlio unico. Anche se la sua nascita viene presto legalizzata, cresce con la consapevolezza che la propria nazione. Questo probabilmente incide nel suo essere sempre più scettica verso ciò che il regime le impone e attratta dall'occidente in un modo non sempre critico. Del resto la sua è una storia, un punto di vista, senza pretese di universalità. Nonostante i difetti è un libro che racconta benissimo la Cina d'oggi che in trent'anni è passata dalla realtà agricola tradizionale (i racconti dei primi anni '90 sembrano quelli di mio nonno) alle megalopoli. Ovviamente lo sguardo è quello di una ragazza, che come tale deve, più di ogni altra cosa compiacere la propria famiglia. Quindi farsi onore negli studi va bene, salvo poi sposarsi quando lo dicono mamma e papà. L'autrice e protagonista è divisa tra oriente e occidente, tra tradizioni che le appartengono, anche quando le trova antiquate e ingiuste e un occidente sognato e idealizzato. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigKsBlA98qZpF8uwZJrz6IGFz_mKx1-ji728mp4Pj5dBhDu4Lv79LREAwCZpOhxWjH4jiHJ2bVYXEkkgJ6igN3JnmLFD62c5WvnFFKQSWVPQNOM5HIfoME5DaorBXADjMsw3RMLz5tYAk_o47Rj5HzPQPYsyyaqa6wXrPV90wRjronlL2mSfkNrDCxZQ/s4000/IMG_20220214_160954.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="2248" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigKsBlA98qZpF8uwZJrz6IGFz_mKx1-ji728mp4Pj5dBhDu4Lv79LREAwCZpOhxWjH4jiHJ2bVYXEkkgJ6igN3JnmLFD62c5WvnFFKQSWVPQNOM5HIfoME5DaorBXADjMsw3RMLz5tYAk_o47Rj5HzPQPYsyyaqa6wXrPV90wRjronlL2mSfkNrDCxZQ/s320/IMG_20220214_160954.jpg" width="180" /></a></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Simone de Beauvoir</b></div><div style="text-align: justify;"><b><i>Memorie di una ragazza perbene</i></b></div><div style="text-align: justify;">Altra autobiografia, ma di altra epoca e altro spessore intellettuale. Questo, meglio dirlo subito, non è un libro facile. Non solo l'autrice, Simone de Beauvoir, famosa (chissà poi perché) per essere stata la compagna di Sartre (ma non fatevi ingannare, questa frase non la descrive), non è una persona facile, ma è una filosofa, che riflette sulla propria vita con gli occhi della filosofia. Per affrontare la lettura bisogna quindi prepararsi a pagine dense, fitte fitte di parole. Uno di quei libri su cui stai due ore e scopri che hai letto venti righe. Però che venti righe. Innanzi tutto è un bellissimo racconto d'epoca, il viaggio in una Francia che non c'è. E poi c'è la storia di Simone, analizzata da Simone stessa, una che non si crea un monumento addosso, ma che si esamina, si interroga, si sforza di capire i propri comportamenti. Lei era una figlia dell'alta borghesia parigina, impoveritasi con la prima guerra mondiale. Quella che per il padre è una disgrazia, per lei è la strada per la libertà. Perché il padre non può garantirle un buon matrimonio, quindi Simone deve studiare per prepararsi a una vita di lavoro. Simone nei libri trova se stessa, mette in discussione via via tutte le idee con cui era cresciuta, scopre un femminismo di cui prima persino ignorava l'esistenza. La sua migliore amica, al contrario, è apparentemente una privilegiata. È rimasta ricca e quindi destinata al matrimonio. Per lei lo studio è un capriccio che la famiglia sopporta mal volentieri. Specchiarsi continuamente negli occhi di un'amica che, sempre considerata un modello, diventa via via una prigioniera e poi una vittima, diventa per Simone un necessario e doloroso viaggio nella consapevolezza.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.edizionisur.it/wp-content/uploads/2020/09/BIGSUR51_Evaristo-RagazzaDonnaAltro_COVER.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="514" height="320" src="https://www.edizionisur.it/wp-content/uploads/2020/09/BIGSUR51_Evaristo-RagazzaDonnaAltro_COVER.jpg" width="206" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><b>Bernardine Evaristo</b></div><div style="text-align: justify;"><b><i>Ragazza, donna, altro</i></b></div><div style="text-align: justify;">Con questo libro siamo invece nel campo della pura narrazione. Dodici vite di donna si intersecano a Londra.</div><div style="text-align: justify;">Sono mamme, figlie, immigrate, donne d'affari, attiviste LGBT+, artiste. Sono tutte donne e tutte di colore. Dodici storie dolorose e dolci, figure a cui ci affeziona facilmente, anche quando sono molto diverse da noi e fanno scelte molto lontane dalle nostre. Nella loro diversità tutte queste figure sono raccontate con affetto e rispetto. Rispetto per le difficoltà, sempre presenti, anche quando sembra di avere davanti delle figure di successo. Perché per una donna, per di più nera, ci sarà sempre qualche difficoltà in più, qualche storia che non va di raccontare, qualche silenzio che non va di spiegare. Nonostante i molti temi dolorosi affrontati, la narrazione non rinuncia all'ironia (memorabile la descrizione delle discussioni nella casa occupata), al sorriso benevolo e a un pizzico d'ottimismo. Perché la vita è dolorosa e spesso non perdona, ma a volta porta doni inaspettati, serenità difficilmente raggiunte e sorrisi che valgono molte lacrime. Un libro da leggere e rileggere, non solo a marzo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Li conoscete, li avete letti? Quali libri di autrici consigliate? Quali sono i vostri preferiti?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se invece volete leggere qualcosa di mio. Beh, non perdetevi <i><a href="https://delos.digital/9788825419641/l-autunno-dei-cinghiali-assassini" target="_blank">L'autunno dei cinghiali assassini</a></i></div><div style="text-align: justify;">E c'è anche <a href="https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4015462">un nuovo capitolo de L'assedio degli angeli</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p></div>Tenarhttp://www.blogger.com/profile/14191851493647191190noreply@blogger.com8