Quest'estate non è stata molto dedicata al riposo. Tra la maratona burocratica (da cui pensavo di essere definitivamente fuori, invece continua ad avere strascichi, con documenti imprevisti in lingue improbabili che spuntano qua e là sul mio cammino) e il concorso scuola praticamente tutto il mio tempo era preso. Adesso ancora non sto lavorando, perché in tutto questo coloro che si occupano del funzionamento delle scuole sembrano essersi dimenticati che lunedì gli studenti saranno in classe, ma devo fare tutto quello che ho tralasciato ne mesi scorsi. Tutta una marea di piccole incombenze che prese da sole sarebbero niente mi sta cadendo addosso, insieme a una prevedibile stanchezza che fa sì che l'unica cosa di cui ho davvero voglia è starmene sul divano a leggere.
Eppure sto scrivendo.
Non quello che dovrei, probabilmente.
L'idea era che avrei lavorato sulla storia delle streghe scritta l'estate scorsa. La verità è che quella è una storia importante e intensa a cui non si possono dedicare i ritagli di tempo.
La nuova cartella mi segnala che sono arrivata al capitolo 21 di una storia che non avevo nessuna intenzione di scrivere.
Ricordate? Era iniziato da un post sul blog di Michele e un titolo di cui ci invitava a inventare la trama. Piccole nonne.
Da lì è venuta un'idea, talmente folle che non valeva la pena di soffermarcisi. Talmente semplice e folle che probabilmente avrebbe funzionato.
E così ho iniziato a scrivere senza pensarci. Senza programmare, progettare e coccolare la storia. Con un'unica regola. Ogni volta che mi ci metto devo scrivere un intero capitolo.
E così, senza pensarci davvero sono al capitolo 21.
Della mia prima storia che non è un fantasy e non è un giallo.
Se vogliamo trovarle un genere, una storia di truffa, diciamo che ha una trama che potrebbe sembrare un episodio di Lupin III. Con una leggere differenza. La banda è formata da tre signore oltre i settanta. Tutta qui l'idea, in fondo.
Sinceramente non pensavo che sarei arrivata al capitolo 21. Pensavo che mi sarei incagliata prima per mancanza di pianificazione. Il che era già assurdo di per se, raccontare senza pianificazione una storia che ruota intorno a un piano.
Invece tutto sommato, sono arrivata a un punto in cui fiuto con abbastanza sicurezza la fine. Non so ancora con sicurezza come inserire due personaggi, ma so a grandi linee cosa succederà. Senza aver fatto alcuno sforza a riguardo.
Senza aver fatto alcuno sforzo in generale. Le mie scarse energie scrittoree sono andate tutte nella preparazione della sorpresa autunnale. Per questa storia non mi sono documentata, non mi sono preparata, non ho dedicato energie, non mi sono stressata. Hanno fatto tutte le mie protagoniste. Hanno definito i loro caratteri, direzionato la trama e dato un titolo alla storia che non è quello che mi aspettavo. Non avevo mai creduto, prima, alla "storia che si scrive da sé". Sbagliavo. Questa storia si sta scrivendo da sola. Spero che poi decida anche da sola che cosa vuole fare nella vita, perché io non ho assolutamente idea di dove potrei proporla.
Non che sia perfetta, intendiamoci. Immagino che prima o poi dovrò accendere il cervello e appianare tutte le piccole incongruenze, cambiare qualche nome ai personaggi, aggiungere parti descrittive e cose così. Però, ecco, intanto le mie vecchine tramano da sole.
Immagino di non essere l'unica a cui sia capitato una cosa del genere. Quale delle vostre storie, se c'è, si è scritta da sola? E come vi ci siete rapportati?
PS: volevo cambiare i colori del blog. Il problema è che c'è un certo scarto tra l'anteprima e la visualizzazione reale... Vado per tentativi, abbiate pazienza.
RispondiEliminaA me questo violetto piace! :-)
RispondiEliminaRicordo un racconto che si è scritto da solo, circa 8, forse 10 anni fa. Era 7 o 8 pagine word, non ricordo il numero di parole. E parlava di reincarnazione. Non l'ho mai pubblicato, e probabilmente lo stile non mi rispecchia più, ma ci sono molto affezionata.
Nemmeno il mio romanzo dovrebbe essere confinato ai ritagli di tempo. Me ne rendo conto adesso perché ho davvero tante, tante difficoltà per portarlo avanti in modo sereno. Però purtroppo la mia vita è questa. Spero cambi.
Le storie importanti hanno bisogno di tempo e attenzione. Io, per me, ho deciso che se questo tempo e questa attenzione non ce l'ho, preferisco far aspettare la storia. Lei non merita un'autrice non al 100% e io non merito in alcuni momenti ulteriori rogne. Le storie più leggere non sono un male, credo. Però ovviamente questo vale per me, credo che per te sia altrettanto importante portare a termine questo progetto che ti sta così tanto a cuore.
EliminaSì. Io a questo romanzo ho lavorato e lavoro tutt'ora tantissimo. Non sono capace di prendere NULLA alla leggera, nemmeno quando lo vorrei. Tuttavia, si tratta di una storia così impegnativa che avrei veramente bisogno di potermici dedicare full-time anche solo per un mese, perché quell'oretta di stesura alla sera, la progettazione e la documentazione nei tempi morti al lavoro, e una giornata intera nel weekend al momento non bastano più.
EliminaC'è un progetto nuovo, tra l'altro, che sta facendo capolino. E vorrei riuscirmi a dedicare anche a quello. Come dicevo ieri a Marina, però, si tratta di una storia più leggera di quella attuale. :)
Le copertine di "Biblioteca Scarparo" si stanno inaspettatamente riempiendo di libri veri. Qui davvero mi tocca saltare la barricata e fare il direttore editoriale a tempo pieno.
RispondiEliminaTra l'altro, pensandoci, immagino che quando sarà ora dovrò cominciare a mettere i link ai libri nei vari post della Biblioteca ;)
Già... Alla fine le mie vecchine sono piuttosto diverse da quelle della copertina e non sono neppure delle "piccole nonne", ma senza di te non sarebbero mai nate! Tanta gratitudine!
EliminaOh le adorabili nonnine. Molto molto molto bene. Allora, io vissuto la medesima identica cosa con Figlia dei fiordi, stremata da Le affinità appena concluse, con una storia capitata da uno spunto molto definito - la villa dove abbiamo soggiornato sul Trasimeno - e poi appunto una storia che va da sé, scrittura fluida, zero programmazione, una pacchia e sorpresa nelle pagine che s'impilano senza sforzi. La trama come ricorderai è arrivata terza al concorso Tramando e ora cerca casa (editrice). E le prime righe venivano scritte un anno fa. PS. hai lillato il blog?
RispondiEliminaInfatti mi risuonavano molto le cose che tu scrivevi allora e io (a dire il vero) leggevo un po' scettica, del tipo: può davvero accadere? Pare di sì.
EliminaPS: ho lillato, ma nell'anteprima è molto più chiaro e gradevole, poi invece viene visualizzato così... Uffi...
AAHAHH Tenar Tommaso :D Sì, poi ho visto il tuo commento sul colore, che poi lilla non è, è più un lavanda, non mi spiace per niente. Forse torno alla scrittura, è una sublime forma di difesa cerebrale che ci offre storie fluide quando siamo stravolte da altro, sarebbe bello fosse così, no? S.
EliminaProbabilmente lo è. Una storia ha bussato da te?
EliminaOra no, temo che il cervello sia troppo impantanato con la risoluzione (non in suo potere) del grande boh, sai dopo 7 mesi...
EliminaLe mie si scrivono più o meno tutte da sole: odio programmare. Non vado oltre un'idea e il dispositivo drammatico. Però mi documento, questo sì, e molto prima di iniziare a scrivere.
RispondiEliminaProbabilmente questa storia ce l'avevi già dentro. Un'idea forte, come quella che hai descritto, ha davvero bisogno di programmazione? Forse solo di una buona revisione. :)
La revisione sarà terribile, temo...
EliminaMa che bello! Ci sono storie che quasi si scrivono da sole perché i personaggi ci portano loro dove vogliono. A me è capitato con "La libertà ha un prezzo altissimo" mi mettevo al pc e scrivevo di getto interi capitoli. Però dopo ho dovuto fare più di una revisione. Ah il violetto mi piace, non è affatto male!
RispondiEliminaHo l'impressione che non vadano dove vogliono, ma nell'unico modo possibile in cui possono andare... Non so se mi sono spiegata, anche perché la sensazione è strana. Non sono personaggi dispotici o esigenti. È come essere al cinema. Devo solo restare in poltrona e scrivere.
EliminaA volte le storie crescono dentro la testa, proprio come se fossero delle piante in una serre. La differenza è che fanno tutto da sole, autonomamente. Sono quei piccoli miracoli che ogni tanto accadono! Aspettando solo che il giardiniere apra loro la porta.
RispondiEliminaEcco, poi però dovrebbero anche cercarsi da sole un editore... Vedremo che razza di bestia o di pianta uscirà dalla serra...
EliminaAhaha, le nonnine me le ricordo anch'io! Tutti a scuola di idee e progetti da Michele Scarparo! Hai fatto bene a cogliere la palla al balzo!
RispondiEliminaIo scrivo solo così, forse è per questo che tante volte mi areno. Ho tanti inizi spontanei e idee che si scrivono da sole. Le mie storie hanno tutte questo slancio naturale, poi però devo intervenire per imporre loro un po' di necessaria disciplina!
Ecco no, questa volta nessuna disciplina. Mi sembra che se la cavino benissimo da sole.
EliminaNon vedo l'ora di scrivere la storia delle nonnine, secondo me sarà il tuo romanzo più venduto.
RispondiEliminaÈ possibile che finalmente tu abbia raggiunto la fase in cui hai scritto abbastanza da lasciare da parte ogni schema e manuale e ti senta abbastanza sicura di te da permettere alla tua creatività di prendere il volante?
Sono in quella fase in cui sono troppo esausta per guidare e lascio fare ad altri. Va bene lo stesso?
Eliminahehe viva la sincerità! Certo che va bene, finché la barca va...
EliminaIo ho appena passato venti minuti a scrivere delle idee che non ho... :D