sabato 9 dicembre 2017

La mia esperienza di prof "capovolta"


Quest'anno ho deciso di modificare, almeno in parte il mio metodo di insegnamento e di sperimentare in modo un po' più scientifico per storia e un po' più a macchia di leopardo per italiano e geografia la metodologia della "classe capovolta".
Essendo all'inizio di un nuovo ciclo (quest'anno ho due prime medie) devo dire che l'esigenze era principalmente mia. In particolare volevo:

– programmare meglio le attività, in modo da arrivare in classe con uno schema pre impostato da seguire, prevedendo la possibilità di arrivare a scuola dopo notti in bianco senza sapere neppure se ho indosso abiti oppure ancora il pigiama.

– snellire le parti di lezione frontale, che spesso sono noiose sia per me che per i ragazzi

– avere delle griglie di valutazione il più possibile oggettive per evitare contestazioni nei voti, ma anche per snellire la parte di correzione

Devo dire di aver scelto la classe capovolta invece di altre metodologie perché ho avuto la possibilità, più casuale che cercata, di seguire un percorso di formazione e, effettivamente, dopo il primo impatto un po' straniante, l'impostazione mi è piaciuta.

Un po' di teoria

Nel mondo dell'insegnamento in questi anni, in realtà c'è parecchio fermento e si stanno provando diverse nuove metodologie. Il rischio è di saperne poco di tutte e di finire a confondere un po' tutto. Nel corpo docenti, la "classe capovolta" è conosciuta come "quella dei video", il che è vero solo in parte o, comunque, non è l'uso dei video l'essenza della classe capovolta.

L'idea base è quella di spostare a casa l'apprendimento teorico e di dedicare se non tutto, almeno in larga parte il tempo scuola ad attività pratiche/di approfondimento. Queste attività vengono sempre valutate secondo delle griglie di correzione che vengono a priori condivise con i ragazzi. La valutazione di queste attività punta molto sul processo di apprendimento e meno sulle conoscenze (si prendono punti non solo se si sanno le cose, ma anche se si è ragionato bene sul come impararle). A fine di unità di apprendimento c'è comunque la classica verifica sommativa/interrogazione per valutare le conoscenze apprese.
Non è necessario, in linea teorica, un supporto informatico o la presenza di video lezioni, ma a livello pratico è più comodo creare un sito/blog su cui i ragazzi possano trovare di volta in volta le informazioni e i video sono effettivamente più comodi. Permettono, infatti, di essere creati o scelti ad hoc e, sopratutto, possono essere guardati dai ragazzi più volte, anche dal cellulare, in momenti in cui non potrebbero studiare. In particolare i video aiutano quella fascia di ragazzi che per vari motivi hanno difficoltà nello studio, ma sono motivati a migliorare, perché permettono più visioni o di rivedere solo la parte più difficile da memorizzare/capire.



Un po' di miti da sfatare

La classe capovolta viene usata anche nella metodologia "senza zaino", ma di base non lo è. I libri di testo si usano eccome, sia per studiare a casa le parti teoriche, sia per le esercitazioni in classe.

La classe capovolta non è una metodologia a "zero compiti a casa", al contrario, ogni volta a casa i ragazzi devono studiare e rispondere a delle domande di comprensione del testo/del video.

Non è una metodologia "adatta solo alle elementari", anzi nasce in ambienti di scuola superiore. Se devo proprio trovare un difetto, necessita un'autonomia che i miei ragazzi in prima media spesso non hanno ancora

Non è una metodologia in cui si lavora solo in gruppo e "sono sempre i soliti a lavorare", innanzi tutto le esercitazioni sono le più diverse, si alternano esercitazioni in solitaria, a coppia e a piccoli gruppi (solitamente 3 o massimo 4 membri). Nel caso delle esercitazioni a gruppi nelle griglie di valutazioni ci sono sempre voci del tipo "tutti hanno contribuito al lavoro", "tutti hanno apportato idee costruttive". I ragazzi quindi sanno che per prendere un bel voto tutti devono lavorare e il prof, ovviamente, è lì per vigilare che la cosa avvenga davvero. Per questo è importante che i famigerati "lavori di gruppo" avvengano sempre e solo in classe, dato che il docente deve valutare non solo il prodotto finito, ma anche il processo.

La mia esperienza

È all'inizio, quindi mi riservo a fine anno di dare un giudizio più motivato, per il momento, però, ne sono molto contenta.

La difficoltà principale che trovo è che i manuali scolastici non sono ottimizzati per questa metodologia. In generale prevedono che il prof passi la maggior parte del suo tempo a spiegare quello che c'è scritto, il che è un controsenso, perché un testo scolastico dovrebbe essere comprensibile dai ragazzi, invece il lessico usato non è alla portata della maggior parte dei miei studenti. Quindi non posso dire loro solo di leggere quelle pagine, perché molti di loro le trovano troppo complicate. Inoltre i libri non forniscono molte idee per le esercitazioni, cosa di cui io sono sempre a caccia.

Per ovviare a queste problematiche ho deciso, avendo comunque molte ore per classe, di raggruppare le materie, in modo da avere sempre almeno due moduli orari nello stesso giorno da dedicare a quella disciplina (facciamo storia due ore consecutive, geografia una sola volta alla settimana ma due ore consecutive e così vie). In questo modo riesco a fornire quel surplus di spiegazione all'inizio o alla fine delle due ore e mi rimane comunque il tempo per le esercitazioni.

Non uso in modo esclusivo i video e, comunque, salvo rare eccezioni, non li creo io, sia per una questione di tempistica (ci vogliono parecchie ore per realizzare un buon video didattico da 5 minuti), sia perché la mia voce, registrata, risulta molto acuta (ancora più che all'ascolto dal vivo). Fortunatamente, almeno per storia, ci sono ottimi video, come quelli curati dalla Treccani o quelli di Rai Storia.
(PS: ho scoperto inoltre che, anche sulle ragazzine delle nuove generazioni il buon Alberto Angela ha il suo fascino)

Cerco di mettere molta attenzione nella creazione delle esercitazione, cercando di avere ben in mente cosa voglio che loro imparino, sia a livello di contenuti che di metodo di studio. Io lavoro alle medie, quindi ritengo che il mio dovere principale sia insegnare a studiare, non posso pretendere che sappiano già fare collegamenti e reperire informazioni in rete, devo essere io a guidarli.


Non voglio essere ipocrita, la mia scelta è stata all'80% egoistica e al 20% didattica.
A giugno, non avendo esami, ho preparato la maggior parte delle esercitazione e dei compiti di realtà, che è il grosso del lavoro del docente capovolto.  Quindi adesso vivo un po' di rendita e gestisco meglio le mie scarse energie.
Esperienze pregresse mi hanno fatto un po' temere le contestazioni dei voti da parte dei genitori. Il fatto che venga condivisa una griglia di correzione, nota ai ragazzi ben prima dell'esecuzione della prova è per me un sollievo tale che sto usando lo stesso metodo anche per altre prove. Bisogna stare ben attenti a calibrarla bene e sopratutto di attenercisi. Da un lato mi manca un po' quella parte di "valutare le condizioni del momento del ragazzo", dall'altro, avendo più valutazioni, anche una prova andata storta per una giornata no pesa meno.
Ho più prove da correggere, ma meno elaborati (spesso realizzati a gruppi o a coppie) e, con le griglie, sono più rapidi da correggere. Ritengo comunque che la mia sopravvivenza su questo piano (a settembre già mi vedevo svenire sui temi alle due di notte, cosa che per fortuna non sta accadendo) sia dovuta al fatto che ho classi poco numerose. Inoltre, essendo in una scuola a tempo prolungato, ho italiano solo in una classe.
C'è una parte di creatività, sia da parte mia nel progettare le esercitazioni/compiti di realtà, sia da parte dei ragazzi nel realizzarli, cosa che per me è importante.
I docenti che stanno usando questa metodologia sono molto attivi in rete, in un'ottica di condivisione dei materiali e delle idee. Io sento il bisogno sia di questo scambio di idee sia del loro entusiasmo.

Quindi, ecco, essere una prof capovolta senza dubbio aiuta me. Spero che aiuti un po' anche i miei studenti.

Maggiori informazioni, se ancora ne desiderate dopo questo post fiume, le trovate sul mio blog didattico

9 commenti:

  1. Grazie tante. Io ero una di quelle persone curiose sul tema del metodo dell'insegnamento capovolto. Veramente innovativo. Se ti ha semplificato la gestione in classe e non solo, è solo che positivo. Mi sono andata a vedere l'altro blog: carinissimo. Mi servirà visto che mio figlio, a settembre, farà la prima media. Mi fa un po' impressione dirlo: come cresce.

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    1. Crescono, già...
      Alla fine non è poi un metodo così innovativo, bisogna entrare un po' nell'ottica, ma spesso si tratta di riadattare cose che si sono sempre fatte

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  2. In un corso per il biennio la casa editrice ha inserito questa novità con l'uso di video (con etichetta appunto: "The Flipped Classroom"), ma non capivo bene come funzionava non avendo seguito io questo inserimento direttamente. E' stato molto interessante leggere della tua esperienza sul campo.

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    1. In realtà i video sono la cosa meno utile per noi che un a casa editrice può inserire. Ci servirebbero idee per esercitazioni/compiti di realtà da realizzare in massimo due ore (io provo a esprimere il mio desiderio, chissà...)

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  3. Devo ammettere che sono un po' perplessa. Quindi, al di là del fattore video in senso stretto (che in ultima analisi potrebbe essere anche il libro anche se hai detto che è difficile), i ragazzi devono studiare "da soli"? Ma perché non dovrebbe essere l'insegnante stesso a spiegare? Alla fine è una questione di tempi?

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    1. Devono fare in classe, con l'aiuto dell'insegnante, delle esercitazioni che li aiutino a sviluppare un loro metodo di studio. Il fine ultimo è proprio l'imparare a studiare da soli, ma a quello si arriva più tardi. Alle medie l'idea è che si impara più facendo qualcosa di pratico che ascoltando passivi un insegnante che per tutto il suo tempo dice le stesse cose del libro. La spiegazione ovviamente rimane, ma è ridotta nelle tempistiche e i ragazzi devono applicare quanto imparato. Oggi ad esempio abbiamo fatto il proemio dell'Iliade. Dopo la classica spiegazione e parafrasi della traduzione di Monti, hanno fatto da soli la comprensione del testo. La sorpresa è che, anche se era il loro primo impatto con l'Iliade, tutti sono riusciti a rispondere a tutte le domande.

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    2. Sono sicuramente d'accordo col fatto che fare pratica sia altamente istruttivo e anche che i ragazzi abbiano bisogno di essere aiutati a sviluppare un metodo di studio.
      Però rimane comunque la fase dell'ascolto "passivo" anche se la spiegazione non la fa l'insegnante. Penso che forse l'ideale (anche se mi rendo conto che una cosa sono i discorsi teorici e un'altra cosa è la realtà) sarebbe che la spiegazione dell'insegnante non fosse uguale a quello che dice il libro, dovrebbe essere forse più semplificata allo scopo di far capire poi quella del libro e magari gli studenti, nella spiegazione, dovrebbero avere parte più attiva. Comunque mi rendo conto che non è facile e che ogni situazione è diversa.

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    3. Di fatto si fa come dici tu. Però ritengo che i libri di testo dovrebbero essere comprensibili dagli studenti e aumentare le difficoltà lessicali via via.
      Nella mia pratica io ai ragazzi a casa chiedo di farsi un'idea dell'argomento, con i video o le letture, in modo che a scuola non siano dei baccalà, ma possano già interagire, dicendomi cosa è risultato loro più chiaro, cosa meno e cosa hanno trovato interessante. Scopro ad esempio che non sempre quello che a noi sembra pesante lo è anche per loro e viceversa.
      (Poi, certo, una percentuale di baccalà mi rimane)

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    4. Sì sono d'accordo, i libri di testo non sono chiari. Complicano troppo le cose, eppure è ben possibile spiegare i concetti in modo chiaro ma non per questo povero dal punto di vista linguistico.

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