giovedì 30 ottobre 2014

PAScolando - Step 4


C'è qualcosa di inquietante nella trasformazione a cui ho assistito (e di cui ho preso parte) da professoressa a studentessa in vista dell'esame.
Professionisti la cui età media sia aggira sui quarant'anni alle prese con ansie che erano state dimenticate da lustri. L'incertezza dovuta al non conoscere quale domanda sarebbe uscita, l'abitudine ormai perduta all'esame scritto, la mole di informazioni raccontate in un gergo estraneo a quello di noi letterati ha creato un mix micidiale per l'esplosione della paranoia.
C'è anche da dire che il prof di lettere è geneticamente programmato per essere il primo della classe e la consapevolezza di non aver potuto portare a termine una preparazione ottimale, vuoi per il poco tempo a disposizione, vuoi per il lavoro o la famiglia, è stata quasi letale.
Io poi, in quanto strano esemplare di docente di lettere dislessica, avevo tutta la mia quota di paranoie personali, dovute all'atto pratico di scrivere. Che detto da una fresca di pubblicazione del proprio secondo romanzo ha del surreale, ma tant'è. Io a mano non so scrivere. Almeno non in una calligrafia leggibile e priva di scarabocchi.
La cosa ancora più surreale è stata che ero molto più calma di molte colleghe. E no, non ero calma per niente.
Bene o male ancora non lo so, ma anche questo nuovo battesimo del fuoco è andato.
Primo scritto, esame di docimologia. Che non è, come mi ha suggerito qualcuno, una materia studiata da Harry Potter (anche se docimologia, babbanologia e rune magiche sembrano fatti apposta per stare in uno stesso piano di studi). 
Tutti lì, noi docenti sulla quarantina con alle spalle anni di servizio, a implorare uno sguardo di approvazione dalla prof, un cenno che il nostro temino andasse bene. 
E poi tutti a lamentarci, noi docenti d'italiano, che abitualmente assegnamo temi a casa e a scuola, di quanto faccia male una mano dopo tre ore di scrittura con foglio e penna.
Tutto, del resto, è sempre e solo una questione di punti di vista.

E intanto, mentre lo scantinato del mio palazzo mentale viene liberato dagli scatoloni di docimologia, per lasciare lo spazio a quelli di Tecnologie dell'Istruzione, è finito anche ottobre. 
Ormai temo le nebbie manco fossi a Ravenloft e nessun prof, credo, mi intimidirà mai come fanno i tir, quand'è buio, sull'autostrada.

E perché alcune cose non possono cambiare, domani si parte per LuccaComics, sia pure con i libri di testo da studiare in auto e il budget (e il tempo) per i fumetti ridotto all'osso. PAS o non PAS, tuttavia, non posso rinunciare ad essere me stessa e a vivere.
Pronta per studiare Docimologia, Babbanologia e Cura delle Creature Magiche...

martedì 28 ottobre 2014

La gavetta letteraria – Praticamente


Torna Praticamente, la rubrica dedicata a chi si affaccia nel mondo dell'editoria, per affrontare un argomento a me molto caro, la gavetta.
La prima premessa necessaria è che io non sono una secchiona, ma una sgobbona. Credo profondamente nel duro lavoro e nell'esperienza. Nessuno nasce imparato neppure in scrittura, figuriamoci nel rapportarci agli editori. Di sicuro esiste il fattore C, c'è il ragazzo che invia il proprio manoscritto a Mondadori (o a un altro big) e viene pubblicato subito, ne conosco almeno un esemplare. Ancora di più esiste il fattore R (raccomandazione). Tuttavia io voglio credere con quella fede tanto salda da smuovere le montagne che quando ci si impegna si ottiene un risultato.
Quindi credo nella gavetta. Se avessi pubblicato a vent'anni con un big dell'editoria, forse sarebbe stata una disgrazia per me, perché allora la mia scrittura non era matura e il sistema editoriale mi avrebbe spolpata viva.

A cosa serve la gavetta?
– A te che scrivi serve a fare esperienza, a imparare un poco per volta sia le basi della narrativa, sia le dure regole del mercato editoriale
– A chi ti dovrà selezionare a conoscerti, a far suonare il tuo nome come noto. Questo non ti aprirà alcuna porta, ma farà sì che il tuo testo venga letto con più attenzione.

Vi ho convinti che la gavetta serve? E allora via, vediamo da quali strade può passare

Corsi di scrittura
Nessuno nasce imparato, si diceva. E quindi un buon corso di base, male non può fare, a patto che sia ben organizzato.
Se posso essere sincera, meglio un corso che la sola lettura del migliore dei manuali, perché il corso genera confronto. Troverete altre persone con le vostra passione, con più o meno attitudine di voi. Vi leggerete a vicenda e imparerete a subire critiche.
Esistono dei buoni corsi gratuiti o a prezzi accessibili.
E non capisco perché nessuno si vergogna a dire che va a seguire un corso di pasticceria, piuttosto che di fotografia, e invece di quello di scrittura ci si debba vergognare, in nome di un talento letterario innato.
Tanto per essere chiara, del talento letterario innato io penso quel che Da Ponte scriveva per l'araba fenice "che vi sia ciascun lo dice /dove sia nessun lo sa"

Scrittura di racconti
Lo so che sognate il romanzo. Credete che non sia stata impavida aspirante anch'io? Il grande romanzo della vita. Come suona bene.
Se c'è una cosa che la pratica della corsa di resistenza mi ha dato (e dieci anni di agonismo qualcosa insegnano) è che non ci si improvvisa maratoneti. Magari una volta va bene, ma poi ci si infortuna. Perché polmoni, tendini e muscoli non sono allenati a una così grande fatica. Si parte da distanze minori.
In scrittura vuol dire racconti. Iniziate a scrivere un racconto compiuto sui personaggi del vostro grande romanzo. Poi, magari ne utilizzerete pagine e pagine pari pari. E intanto avrete fatto esperienza.
Per ulteriori ragioni, vi lascio a un mio vecchio post: perché scrivere racconti

Forum letterari e siti specializzati
Lo ammetto anch'io. Ho scritto fanfiction. Ho potuto pubblicare gratis i miei racconti, avere centinaia di lettori e qualche commento. 
Fatelo.
Magari non fanfiction, se non avete l'età o la forma mentis giusta (ma io continuo, ogni tanto, a leggerne di degnissime). Ci sono altri forum e altri siti.
È il primo passo per uscire dal guscio.
Che il blog serva come gavetta letteraria sono meno sicura. Io adoro avere il blog e mi ha dato tantissimo, tuttavia un blog è casa propria, chi vi stroncherà mai un racconto in un commento? E la scrittura di post non narrativi aiuta fino a un certo punto nella stesura di racconti e romanzi.
Apritelo lo stesso un blog, per il confronto, ma non usatelo come unica palestra.

Partecipate a dei concorsi seri
Innanzi tutto vi rimando al mio vecchio post come sopravvivere a un concorso letterario
Per servire come gavetta un concorso letterario deve essere organizzato da qualcuno addentro al mondo editoriale e deve avere un ritorno in termini di visibilità.
Un buon concorso può mettervi in contatto con agenti letterari e case editrici e far circolare i vostri scritti. 
E, no, un concorso basato sui "mi piace" messi su Fb non lo considero serio.

Pubblicare con case editrici stimate
Che sia per un racconto o per un romanzo, anche a seguito di un concorso, cercate di pubblicare con case editrici serie e stimate, fosse pure solo per un racconto di 2000 battute.
Un curriculum letterario pieno di pubblicazione EAP ha un valore, temo, di poco superiore alla proverbiale carta igienica.
Gli editori tra loro si conoscono, comunicano e si leggono. Se l'editore Tizio pubblica molte schifezze, aver pubblicato con Tizio non vi aiuterà molto. Se Caio è un editore molto piccolo, ma è risaputo che punta sulla qualità, allora anche solo un racconto pubblicato con Caio può essere una nota positiva.

Armatevi di pazienza
Tanta. 
Quello editoriale è un mondo duro, dove farsi strada è difficile e, spesso, non lineare. La fortuna comunque influisce, che ci piaccia o no.

La via che vi ho indicato, quella della gavetta, è lunga e snervante. Non ha alcuna garanzia di successo. Io, però, continuo a crederci e l'ho scelta per me.

Voi cosa ne pensate?

sabato 25 ottobre 2014

Trilogia del cornetto – Visioni


Bando alle tristezze.
State seguendo un corso che vi prosciuga tanto da fare invidia ai vampiri? State ragionando sui massimi sistemi, pronti a prendere irreversibili decisioni di vita?
Per il fine settimana ho il film che fa per voi.
Uno a caso dei titoli della Trilogia del Cornetto vi farà capire una profonda verità: alla fine sarà l'idiozia a salvare il mondo.

Ma cos'è la Trilogia del Cornetto?
Come ogni trilogia che si rispetti, è l'insieme di tre film:
E come in ogni trilogia che si rispetti (anche se nella pratica non succede poi così spesso), l'insieme vale più della somma delle parti.
Ogni pellicola è dedicata proprio a un gusto di cornetto, che fa capolino, in modo più o meno nascosto, in qualche fotogramma e quindi a un colore e a un genere, che viene rivoltato come un calzino.
Il primo film è rosso amarena, quindi rosso sangue e quindi horror, più specificatamente i protagonisti devono fronteggiare un'invasione zombi. 
Nel secondo siamo al blu, non so a quale gusto di cornetto inglese possa corrispondere (il Nik mi fa notare che il cornetto tradizionale ha la carta blu, in effetti), ma il blu è anche il colore della polizia e quindi abbiamo l'action puro, quello con sparatorie ed esplosioni a pioggia. 
Finiamo poi con il verde (pistacchio?), il colore della fantascienza di stampo classico, quella con gli alieni che vogliono conquistare il mondo.

Una cosa che va subito sottolineata, volendosi approcciare a quello che è forse il progetto cinematografico europeo più folle degli ultimi anni: non si tratta di parodie.
Tutti e tre i film appartengono in toto al genere che vogliono rappresentare, ne rispettano la scansione narrativa e le caratteristiche tecniche. Anzi, le scene d'azione, ad esempio, di Hot Fuzz sono girate meglio di quelle di moltissimi film action seriosissimi.
A far scattare il meccanismo comico è l'improbabilità dell'eroe in lotta, prima che con gli zombi, le confraternite o gli alieni, con un'idea di società omologata e omologante.
E quindi abbiamo l'eterno adolescente che ha il pub come centro del proprio mondo e non sa portare la propria relazione affettiva a un livello più maturo che si trova leader di un gruppo di sopravvissuti in mezzo all'apocalisse zombi e, con coerenza, sceglie il pub come proprio fortino.
In Hot Fuzz sono un poliziotto che vive come se fosse un eroe di film americano e il suo imbranato partner cicciottello a scoprire che dietro la perfezione di un villaggio c'è una pericolosa confraternita pronta a uccidere chiunque si opponga ai propri ideali di perfezione.
Infine è un alcolizzato, ex drogato, disadattato e del tutto ubriaco il campione dell'umanità che affronta l'entità aliena al pub La Fine del Mondo.
Un meccanismo semplicissimo, idiota vs entità omologante, e per lo più ripetuto tre volte pari pari e che tuttavia funziona e funziona proprio nella continuità.
La forza, del resto è anche il contrasto serietà/idiozia. Scene con personaggi di rara idiozia girate con assoluta serietà tecnica (le scene di azione di Hot Fuzz che non hanno nulla da invidiare a un medio 007) e attori credibilissimi. Lo stesso protagonista è di volta in volta l'eterno adolescente timido, il poliziotto tutto d'un pezzo e il drogato ubriaco e si cala in ogni parte con assoluta naturalezza e credibilità.
Ovviamente ognuno dei tre film è un mondo a parte.

L'alba dei morti dementi alterna sequenze di pura genialità (la lotta agli zombi sulle note dei Queen) a dei cali di ritmo.
Hot Fuzz ha una prima parte un poco troppo lenta, in una costruzione del disagio fin eccessiva.
La fine del Mondo mostra tutta la crescente sicurezza degli autori in una trama più coesa e senza cali di ritmo, ma, proprio il suo essere il capitolo finale porta lo spettatore ad anticipare alcune svolte di trama (ma, credo, non il finale).

Quindi se siete stressati, depressi o sotto pressione, questo fine settimana rilassatevi con un cornetto. Divertitevi a resistere agli zombi, ai malefici vecchietti o agli alieni, secondo il gusto che vi va di più.
Per farlo non dovrete neppure abdicare alla vostra intelligenza o al buon gusto cinematografico.

mercoledì 22 ottobre 2014

Di cadute, precarietà e perfezioni impossibili


Domenica pomeriggio a un certo punto ho deciso che c'era un limite alle nozioni che potevo stipare nella mia mente. Ho deciso quindi di andare a fare una corsa, complice la giornata quasi estiva e di ripassare in silenzio quando avevo imparato.
Risultato, non ho visto una buca nascosta dalle foglie e sono caduta.
Mi sono rialzata, sono tornata zoppicando a casa, mi sono medicata e, costato che i danni si riducevano a una (vasta) abrasione e a una botta sono uscita di nuovo.
Perché io sono così, cado, mi rialzo e persevero. È il mio modo di affrontare la vita, l'unico che mi abbia dato dei risultati.
Ieri sera sono rientrata dopo quasi tredici ore fuori casa. Il Persiano si sentiva trascurato. Come l'ho scoperto? Scivolando nella pozza di pipì che aveva lasciato in mezzo al pavimento. Va da sé che a impattare col granito sia stato proprio il ginocchio già abraso.
E io mi sono ritrovata per terra sul pavimento sporco a piangere come una bimba.

Più tardi, dopo essermi di nuovo medicata, aver pulito ed essermi finalmente nutrita mi sono domandata se semplicemente non stia chiedendo troppo a me stessa, in una ricerca di perfezione che è impossibile da realizzare.
La risposta che ho ottenuto è che questa richiesta di perfezione è esterna e non coinvolge solo me, ma gran parte della mia generazione precaria.
Per noi tra i trenta e i trentacinque il precariato è una realtà in gran parte prevalente e spesso passa l'idea che o sei perfetto oppure la porta è lì, tanto fuori c'è la fila pronta a prendere il tuo posto. Non importa quanto tu sia qualificato, sei comunque sostituibile, in un dentro o fuori che impone degli standard spesso insostenibili.
Sabato sera, nel piccolo gruppo di amici ognuno portava la sua storia. Dal lavoro non retribuito, fatto come investimento verso non si sa quale futuro al dirigente privo della minima elasticità mentale fino alla cosa più odiosa: il precario meno precario che, arrogandosi un piccolo privilegio, di fatto scaccia chi è sotto di lui nella scala dell'incertezza.
In quest'ottica la mia condizione è del tutto normale. Non mi posso ammalare, il corso ha un monte ore di assenza ammissibili che nega questa possibilità. Una collega incinta in pratica deve decidere la data del cesareo in base al calendario degli appelli dell'esame. Il fatto che qualcuno abbia dieci minuti di strada da fare e qualcun altro due ore è una variabile di nessun interesse. In base a un gran pasticcio nelle domande per i permessi allo studio, non possiamo usufruire di tali permessi e ci troviamo in una condizione di necessaria ubiquità che possiamo risolvere solo grazie all'eventuale buon cuore del nostro dirigente.
Io lo ribadisco, sono una privilegiata, grazie sopratutto a chi è venuto prima di me, ho un conto in banca che mi permette di lavorare per un anno part time, non ho figli piccoli che vengono trascurati (solo il gatto), un marito, suoceri e genitori collaborativi che mi permettono di ritagliarmi del tempo per lo studio. E nonostante questo le mie prestazioni sono ben lontane da quella perfezione che viene richiesta. Sono imprecisa al lavoro, perché stanca, priva del tempo necessario a fermarmi cinque minuti di più o per pianificare con cura le lezioni e nello studio, con una memoria ballerina che non riconosco come mia.
In quest'ottica di dentro o fuori quello che più mi disturba è la frammentazione della precarietà. Ognuno è precario a modo suo e, invece di fare fronte comune, ci si becchetta tra gruppi. Nella scuola, l'ambiente che io meglio conosco, ci sono i precari di prima fascia, abilitati e con diritto ad essere assunti a tempo indeterminato per scorrimento delle graduatorie, i precari di seconda fascia, abilitati, ma senza il diritto ad essere assunti a tempo indeterminato se non nel caso di vincita di concorso e i precari di terza fascia che non si sa se e a cosa abbiano diritto. Parte dei docenti al corso per docenti precari sono a loro volta precari, in un circolo vizioso che ha dell'assurdo.
Non mi sembra, però, che in altri ambienti vada meglio.
In ogni caso ogni gruppo ha le sue rimostranze nei confronti degli altri gruppi.

Il mio istinto, il linea generale, è, dopo uno sfogo, rialzarmi e ripartire eppure questa logica del dentro o fuori e del "c'è sempre qualcuno più precario di te pronto a prendere il tuo posto" inizia a starmi stretta. Non tanto per la mia condizione personale, ma per l'assurdo spreco di energie umane che comporta.
Sabato sera eravamo tutti sui trentacinque anni, tutti con almeno una laurea, quasi tutti con altri titoli (o altre lauree) e tutti con una grande passione per il proprio specifico campo. Tutti con le facce stanche e una demotivazione palpabile dovuta non tanto a un retribuzione insufficiente (anche su questo ci sarebbe da dire), quanto alla sensazione di inseguire degli insensati standard di perfezione.

Scusate la lunga riflessione. 
Sento tuttavia il bisogno di reclamare un diritto all'imperfezione che non è peccato mortale, ma presa coscienza della propria umanità.

Ci sono mattine in cui ti accolgono scorci come quello della foto e allora ci si rialza e si riparte. 
Ma ho l'impressione che farà ben poca strada chi è convinto che pausa o l'errore non facciano perte integrante del cammino.

domenica 19 ottobre 2014

Undici risposte sulla scrittura – Liebster Award 2014


Non sono una grande amante delle catene on-line, ma il gioco che mi propone il blog Aspirante Scrittore mi sembra simpatico e poi, ammettiamolo, ogni scusa è buona per parlare di scrittura.
Veniamo alla regole del gioco.
Il Liebster Award è un premio realizzato su misura per i piccoli blog, quelli con meno di 200 followers.
Per proseguire dovrei a questo punto nominare a mia volta 11 piccoli blog. 
Io a questo sono sempre in imbarazzo, perché, appunto, la catena non mi fa simpatia, ma mi piacerebbe porre le undici domande a cui ho diritto ad alcune amiche blogger. E quindi, senza ansia o la necessità di sentirsi obbligati, passo la palla a
(Immaginate che siano undici)

Passo quindi alle domande che mi vengono poste da Aspirante Scrittore:

1– A che età hai iniziato a scrivere?
Tardi. In quanto dislessica e disortografica sono arrivata in ritardo già sulla scrittura canonica, ho iniziato a superare il blocco iniziale solo verso la fine della seconda elementare, convinta, però, che se pure scrivere si doveva, io l'avrei fatto il meno possibile.
A scrivere per il piacere, come possibilità di dare vita alle mie storie sono arrivata molto, molto più tardi,  al primo anno di università, verso i 19 anni, quindi.

2– Come ti vedi tra trent'anni?
Ancora viva, spero. Con i capelli bianchi, che probabilmente non tingerò, tanti gatti, magari dei figli e persino, perché no, dei nipoti e ancora con delle storie da raccontare.

3– Il libro che ti è rimasto nel cuore?
Il mio cuore di lettrice è grande e c'è spazio per molti libri. Se devo sceglierne uno, quello il cui incipit accompagna questo blog La mano sinistra delle tenebre – U. K. Le Guin

4– Il libro peggiore che hai letto?
Difficile definire un peggiore che prescinda dai gusti personali e dal momento. Però ecco, il secondo tomo della saga di Twilight si piazza piuttosto in alto in una mia personale classifica di pessimi libri.

5– Parlami del tuo rapporto con gli avverbi che finiscono in –mente
Li amo. Non riesco a capire tutta la cattiveria che c'è nei loro confronti, manco avessero ucciso qualcuno. Potrei anche fondare un comitato per la loro riabilitazione.

6– Casa editrice o autore indipendente?
Mai dire mai, sia chiaro, però per il momento casa editrice. Non ho il tempo, le energie e le competenze per darmi al self.

7– I tuoi libri: gratis e letti da tanti oppure poche copie vendute a pagamento?
Tante copie vendute non si può?
Non vorrei fare la snob cattiva, ma la scrittura, l'editing e il lavoro editoriale hanno un loro valore in termini di tempo ed energie e pertanto andrebbero retribuiti. Posso regalare una storia, un racconto, ma non tutte le storie e tutti i racconti, proprio come un panettiere non potrebbe regalare tutte i suoi filoncini.

8– Quanto tempo dedichi alla settimana a blog e social?
Mai quantificato, al blog un'oretta ogni due giorni ci va, quindi 3/4 ore settimanali, se c'è tempo anche di più.

9– Twitter, Fb o Instagram: quale ti rappresenta di più?
Non vado matta per nessuno dei tre. Uso Fb per comodità, ma con scarso entusiasmo.

10– Ricevi una pessima recensione: come ti comporti?
Mi deprimo.

11– Hai mai letto un manuale di scrittura o frequentato corsi?
Ho frequentato il Master in Tecniche di Narrazione della Scuola Holden, dove mi sono diplomata nel 2007 e ho letto svariati manuali prima, dopo e durante il corso.

Le mie domande, invece, sono improntate sulla lettura.

1– Quale libro secondo te dovrebbe essere letto nelle scuole?
2– Quale libro sarebbe da togliere dai programmi scolastici?
3– Quale libro ha segnato la fine della tua infanzia o comunque ti ha accompagnato in quel passaggio?
4– Nomina 4 ingredienti che speri di trovare quando inizi una lettura
5– Nomina 5 cose che speri di NON trovare quando inizi una lettura
6– Non se ne può più di libri che parlano di...
7– Non ci sono abbastanza libri che parlano di...
8– Quale adattamento cinematografico di un libro che hai letto ti è piaciuto di più?
9– Quale adattamento cinematografico di un libro che hai letto di ha fatto venir voglia di uccidere il regista?
10— Quale finale ti ha fatto venir voglia di torturare l'autore?
11– Quale personaggio letterario vorresti essere

Il mio vuole essere un gioco libero. Se qualcuno ha piacere a rispondere alle mie domande, io ne sarò felice. Alla fine, come si diceva, ogni occasione è buona per parlare di libri e di scrittura

venerdì 17 ottobre 2014

Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico in tour



NOVEMBRE

Giovedì 6 novembre – ore 21.00
Biblioteca di Briga Novarese
Presentazione del romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico
Libreria partner E.P.Books Borgomanero

Venerdì 7 novembre – ore 21.00
Biblioteca di Invorio
Presentazione del romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico
all'interno del "Mese del Giallo"
Sergio Cova presenterà il romanzo Una via d'uscita
Libreria partner E.P. Books Borgomanero

Venerdì 21 novembre – ore 21.00
Biblioteca di Gravellona Toce
Presentazione del romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico
L'autrice Rossana Girotto presenterà le proprie opere
Presentazione a cura della libreria Evolvo Libri

Sabato 29 novembre – ore 18.00
Aosta – Hotel des Etats (P. Chanoux 8)
Presentazione del romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico
Presentazione inserita all'interno delle manifestazioni per il 150° dell'invenzione del prototipo telefonico e della macchina a vapore di Innocenzo Manzetti
Con la collaborazione della libreria À la page

Il calendario delle presentazioni è in aggiornamento, ma potete iniziare a prendere nota di queste date.


Oggi sono passata dalla mia libreria di riferimento per definire i particolari delle prime due presentazioni. Erano arrivati i libri.
È un effetto stranissimo vedere la propria opera, che è stata per mesi (a volte anni) un file nel computer in volumi ordinati esposta in vetrina in libreria. Anche quando sono arrivate le copie a casa l'effetto non è stato lo stesso. È come il definitivo staccarsi di un cordone ombelicale. Adesso il libro è altro da me, qualcosa di autonomo, che dovrà fare la sua strada.
La riprova di ciò l'ho avuta dalle parole della libraia che mi diceva che i volumi sono arrivati ieri e alcuni oggi sono già stati venduti. 
Amici e parenti sanno già che riceveranno il volume per Natale. Quindi, a parte mio padre, da cui ho ereditato la pazienza e che non ha resistito, non ho idea di chi possa aver acquistato il libro. Lettori, nella loro forma astratta, di persone che non hanno un legame diretto con me, che non sono venuti a riferirmi dell'acquisto e che si incontreranno con la storia da sconosciuti.

Questo significa anche che il romanzo è reperibile e/o ordinabile in tutte le librerie d'Italia
La mia libreria di fiducia non ha avuto alcun problema e che è arrivato in tempi ragionevolissimi. 
Chi volesse acquistarlo direttamente dal sito dell'editore può cliccare sulla copertina del libro che trovate a lato del post.
La versione e-book sarà disponibile a brevissimo su tutti gli store on-line

martedì 14 ottobre 2014

PAScolando - step 3


Pubblico romanzi, mi piazzo nei concorsi letterari, ma rimango pur sempre una docente di terza fascia in cerca di abilitazione.
Sono arrivata viva al primo mese di PAS - Percorso Abilitante Speciale e già questo è un risultato.
Nel mentre è iniziato l'autunno, siamo stati lambiti dall'alluvione che ha danneggiato la Liguria, ci sono stati i corsi e i ricorsi per l'assegnazione definitiva delle cattedre (salda nella scuola col pontile!) e molto altro.
Il decadimento fisico è iniziato. Impossibile continuare a fare moto quando si sta via dodici ore al giorno e comunque nelle restanti piove. Impossibile, del resto, negarsi del cibo di conforto, quando si è stati via dodici ore al giorno e si è rimasti bagnati per undici. Finché entro nei pantaloni ho deciso che va tutto bene.
La prova di guida su asfalto bagnato l'ho superata ampiamente, mentre temo molto quella con la nebbia. I 140 km al giorno che mi sparo iniziano a pesare. Credo che sia principalmente colpa loro se poi alla sera mi spiaggio come una balenottera arenata, senza più la forza mentale di scrivere due righe a computer o di leggere. Sono passata dai romanzi abituali ai YA ai soli fumetti a niente, anche perché i manuali dei corsi non sono proprio leggerini.
In questo mese ho scritto mezza pagina di un racconto che mi piacerebbe finire per Natale, ma mezza pagina al mese posso fare per il Natale del 2016... 
In compenso continuo a immaginare racconti, anche se poi non riesco a svilupparli. Comunque sappiate che Cavour aveva preso lezione di vudù. Questo ha profonde implicazioni storiche su cui un giorno scriverò. Forse, se sopravvivo.
E poi sento un sacco di radio. Mi trovo nella surreale situazione di essere sempre di fretta, di dover dire di no a un sacco di gente, che magari mi chiede cose più che sensate e poi di uscirmene con l'ultima notizia di gossip, dando l'impressione di sprecare il mio tempo dietro ai peggio programmi televisivi. Anche la mia cultura musicale sta migliorando, grazie a queste due ore e mezza giornaliere di ascolto, ma dubito che alla mia prof di docimologia, la prima ad esaminarci, faccia molto piacere sapere come mi oriento bene, adesso, nelle varie correnti rock.
Per il momento, comunque, complici anche delle ottime colleghe di progetto, sopravvive anche l'autoironia, l'unica vera risorsa a mia disposizione per arrivare in fondo al PAS

domenica 12 ottobre 2014

Ascoltare musica con i propri personaggi: Sherlock Holmes – Scrittevolezze


Se c'è un esercizio che mi sento di consigliare a chiunque voglia scrivere è proprio questo: scrivete un apocrifo.
Non necessariamente un apocrifico Sherlockiano, ovviamente. 
Cercate un personaggio che amate e scrivete un'altra storia che lo veda protagonista, cercando di rispettare atmosfera e spirito della storia originale. Se poi siete temerari, potrete sottoporre il risultato ad altri appassionati per vedere se riconoscono il personaggio.
Scoprirete che non conoscete davvero quel personaggio che avete sempre amato, la vostra era una frequentazione superficiale, di amici occasionali, di quelli con cui si beve volentieri qualcosa il sabato sera, ma nulla più. Per poter muovere un personaggio dovete diventare intimi con lui, seguirlo a casa, aprirgli il vostro salotto, fargli domande imbarazzanti e permettere che lui ve ne ponga altrettante. Vi renderete conto che avete bisogni di sapere di lui molte più cose di quante il testo originale vi dica esplicitamente e dovrete andarvi a cercare le risposte pagina per pagina, nei silenzi e nelle mezze frasi.
Così facendo, però, avrete imparato quanto dovete sapere su un personaggio.
Quando poi penserete a un personaggio vostro, saprete esattamente quante e quali domande dovrete fargli prima di poterlo muovere. L'unica differenza sarà che con l'apocrifo le risposte le dovete cercare all'interno di un testo che già esiste, mentre con il personaggio originale dovete trovarle voi. In entrambi i casi il risultato finale dovrà essere un tutto coerente.
In entrambi i casi, il 99% di quanto avrete scoperto sul personaggio rimarrà fuori dal testo finale. Ma il fatto che sia ben chiaro nella vostra mente permetterà al personaggio di muoversi con coerenza nella vostra storia. 
L'esempio di Sherlock Holmes risulta particolarmente didattico non solo perché ho lavorato su di lui, ma anche perché bene o male tutti abbiamo un'idea del personaggio e delle sue ultime re interpretazioni.
Partiamo da un piccolo particolare. 
Tutti sappiamo che Sherlock Holmes suona il violino. Ma qual è il suo musicista preferito? 
È una domanda che da lettori possiamo tranquillamente non porci, ma se è un nostro personaggio a suonare il violino, ad andare ai concerti prima di buttarsi in azioni pericolose, allora diventa vitale sapere quale musica è la sua preferita. Se ammira più di qualsiasi altra cosa le armoniose costruzioni matematiche di Bach avremo un personaggio. Ma se è invece un amante di quelle avanguardie che porteranno alla dodecafonia abbiamo un personaggio molto diverso. E se invece preferisse il melodramma?
Io non conosco e non pretendo di conoscere tutti i racconti e i romanzi di Sherlock Holmes a memoria, ma mi pare che ci sia un solo musicista esplicitamente nominato tra quelli di cui Holmes eseguiva i brani: Mendelssohn. Cosa che è coerente col fatto che Holmes di tanto in tanto citi Goethe. Insomma, dietro il volto impassibile del nostro consulente investigatore c'è un conoscitore del romanticismo tedesco. Un fatto che si può anche ignorare come lettori, ma che in fase di scrittura val la pena di tenere presente, anche se magari influirà sull'1% delle azioni e delle parole del personaggio.
Le cose cambierebbero ben poco se invece di Holmes avessi a che fare con un Mario Rossi qualsiasi inventato da me. Se Mario Rossi suona il violino, al lettore può anche non interessare chi siano i suoi musicisti preferiti, ma io dovrò conoscerli, perché un Mario Rossi che suona Mendelssohn solo in casa propria è diverso da un Mario Rossi che suona il violino in un gruppo bluegrass.
Quando abbiamo questo grado di confidenza con un personaggio, quando sappiamo che musica ascolta e perché, cosa gli piace mangiare, quali sono i suoi libri preferiti, quando insomma conosciamo bene il suo mondo mentale, possiamo andare con lui più o meno ovunque. Possiamo metterlo in situazioni molto diverse tra loro, coglierlo in stati emotivi differente e il lettore lo riconoscerà sempre.

Ovviamente, non so quanto bene sia uscito questo lavoro con il mio Sherlock Holmes.
Tra le pagine de Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico quello che trovate potrebbe essere descritto come "uno studente fuori corso sui 27/28 anni dal carattere difficile che fatica ad essere preso sul serio come Consulente Investigatore". Un uomo giovane con una sua idea piuttosto cinica del mondo, con cui non è facile andare d'accordo, che ha la necessità, più che il desiderio, di vedere riconosciuto il proprio valore intellettuale.
Se però a un certo punto il lettore dirà "ma sì, è proprio Sherlock Holmes", vorrà dire che ho fatto bene il mio lavoro.

Voi quanto conoscete i vostri personaggi? Andate ad ascoltare musica con loro? Avete mai provato a lavorare a ritroso su un personaggio esistente?

mercoledì 8 ottobre 2014

Cercando il mio Watson


Sul sito della Sherlock Magazine è uscito l'articolo di presentazione ufficiale del romanzo
È arrivato il momento, quindi, di dare uno sguardo al "dietro le quinte" per raccontare il viaggio che mi ha portato a conoscere il mio protagonista.
Canonico, ma troppo vecchio!

Appena ho capito che la mia storia si sarebbe svolta nel 1881, a ridosso degli eventi narrati ne uno studio in rosso, cioè quando Sherlock Holmes aveva da pochi mesi trovato un nuovo coinquilino, ho scoperto che il vero protagonista della vicenda non poteva che essere lui, il dottor J.H.Watson.
La cosa sorprendere è stata rendersi conto che conoscevo Watson assai meno di Sherlock Holmes. 
Chi era dunque il mio protagonista?
Troppo vecchio e troppo tonto


Il problema sorge dal fatto che tutto il nostro immaginario Sherlockiano, che lo vogliamo o no, è contaminato dalle innumerevoli trasposizioni cinematografiche e televisive del personaggio. E per decenni a fianco di Sherlock Holmes abbiamo trovato un signore di mezza età con in baffi e un accenno di pancetta, spesso e volentieri non troppo sveglio. Nel 1881, però, Watson dovrebbe avere 29/30 anni. 
È bastato questo dato per farmi capire che dovevo andarmi a cercare il mio protagonista tra le pagine di Doyle dando per scontato che di lui non sapevo nulla!
Ho riaperto Uno studio in rosso cercando di rileggerlo con occhi nuovi.
Troppo in salute
Watson si presenta nella prima pagina e una cosa subito mi colpisce come una fucilata. Nella prima pagina de Uno studio in rosso il buon dottor Watson, l'incarnazione stessa della correttezza, mente o quanto meno omette!
Ci racconta di essere tornato in patria dopo essere stato ferito in guerra, quand'era assistente chirurgo militare e di non aver nessun parente in Inghilterra. Parole ben peculiari da parte di chi, anni dopo, ci racconterà di un fratello alcolizzato.
Ecco che le mie antenne di autrice hanno iniziato a rizzarsi. Abbiamo un uomo che, dopo essersi laureato in medicina, si arruola e parte per l'oriente, mentre il fratello si dà all'alcol... Qualcosa deve essere andato veramente male nella famiglia Watson!

Troppo moderno
Nella mia mente inizia a delinearsi l'idea che la partenza per la guerra sia stata per il giovane Watson un piano B. C'è qualche altro indizio qua e là. Per tutti i 56 racconti e i 4 romanzi non c'è una volta che il dottore dia prova di essere attaccato al denaro, eppure è sempre dolorosamente consapevole di non essere ricco, al punto uscirsene con un'esclamazione infelicissima con la futura moglie (meno male che non sei diventata ricca! Se no, non avrei mai osato corteggiarti!). Se Holmes ha la noncuranza del denaro di chi non ne è mai stato davvero a corto, Watson ha una consapevolezza della propria debolezza economica che sa di brutte esperienze passate. Eppure ha condotto buoni studi, che all'epoca erano costosi.
Preferisco non commentare...
Non c'è una vera prova nel testo, ma ci sono indizi per pensare che qualcosa abbia lasciato soli e senza mezzi i fratelli Watson e uno abbia reagito arruolandosi mentre l'altro cedeva alla bottiglia.
A questo punto ho considerato un nuovo elemento.
Watson ama le storie d'avventura, ne legge e ne scriverà, per certi versi, quindi, in nostro medico neo laureato è un aspirante scrittore. 
Nel volersi/doversi arruolare deve aver considerato anche questo: la ricerca di un'avventura da raccontare, forse anche di un eroe.
In guerra, però, le cose non vanno male, vanno peggio.
C'è amarezza nelle parole con cui Watson parla della sua esperienza bellica, anche se non è tipo da piangersi addosso e liquida la cosa con "sfortune e calamità".
Poi viene ferito.
Gli sherlockiani hanno discusso all'infinito sulla ferita di Watson che ne Uno studio in rosso dovrebbe essere alla spalla, anche se poi zoppica tutta la vita. A parte la geniale soluzione BBC (ferita alla spalla e zoppia psicosomatica) a me è venuta in mente un'altra cosa.

Incredibile: troppo giovane!
Watson si definisce assistente chirurgo. Operava. Ora, non so voi, ma io, fossi un chirurgo di neppure 30 anni mi preoccuperei molto di più di una lesione a un braccio che di una zoppia permanente. Magari in futuro sarà la gamba a darmi più fastidio, ma giocarmi la carriera di chirurgo a trent'anni sarebbe davvero molto, molto più duro. Questo, oltre tutto spiegherebbe lo scarso entusiasmo successivo di Watson per il proprio studio medico (che è sempre pronto ad affidare a un collega), già a fine ottocento c'era una bella differenza tra un chirurgo e un medico di famiglia. Watson, con i suoi nervi d'acciaio e la sua propensione all'avventura, sognava certo di operare in emergenza, non di curare raffreddori!
Troppo canino...

Eccoci dunque tornati a Londra, nella tarda primavera del 1881.
Un uomo di quasi trent'anni, età in cui si stilano i primi bilanci, che si trova a contemplare il fallimento del proprio piano B. 
È un assistente chirurgo in congedo per motivi di salute, zoppica e sa che probabilmente lo farà per tutta la vita, le sue finanze sono disastrose. È un aspirante scrittore che non ha trovato una storia da raccontare.
È ferito, demotivato, incerto sul cammino da prendere, eppure non è sconfitto.
Ha bisogno di dare un indirizzo alla propria vita, ma è ancora disposto a dare tutto per una causa in cui creda, a patto di trovarla.  
Cosa più importante, è disposto a guardare il mondo senza fermarsi alle apparenze e a dare delle seconde opportunità alle persone. Ha la dote rara e preziosa di non sentirsi sminuito dai successi altrui.


Non so voi, ma io, arrivata a questo punto, morivo dalla voglia di conoscerlo meglio e di raccontare la sua storia!






lunedì 6 ottobre 2014

Seconda a Grado Giallo!


Al festival Grado Giallo e, di conseguenza, alla finale del premio letterario per racconto in collaborazione con Giallo Mondadori, quasi quasi non ci volevo andare.
Perché mi hanno detto che il primo esame del PAS è il 28 ottobre. Perché ogni settimana dobbiamo preparare un lavoro che a me impiega circa sei ore. Perché Morfeo vorrei frequentarlo di più. Insomma, per una serie di motivi che nulla avevano a che fare con il festival, che invece ha un programma ricchissimo e ogni anno raccoglie appassionati da tutta Italia.
Poi il Nik, come sempre, è stato decisivo e sabato mattina ci siamo messi in auto, io armata di libro di docimologia, sotto un cielo grigio che prometteva solo acqua.
Via via che procedevamo verso est, però, le nuvole lasciavano spazio a una giornata sempre più fulgida, finché alle rovine di Aquileia non ci ha avvolto una splendida luce radente autunnale e Grado ci attendeva su un mare cobalto che sembrava essersi messo a festa solo per noi.

E poi Grado. Ad ogni angolo, in pratica, c'era un cartellone, una location o un manifesto legato al festival. Per trovare l'albergo abbiamo in pratica seguito le persone con la cartellina gialla della manifestazione.
Alla reception, un'accoglienza calorosissima. Siamo attesi, c'è una cartellina anche per noi, per la prima volta in vita mia mi vene dato un badge con la definizione "scrittrice" (credo verrà conservato per sempre come un cimelio). Poi arriva Franco Forte e via via altri autori, i finalisti del concorso per racconto e la vincitrice del premio Tedeschi, Manuela Costantini.
Credo che questo sia il regalo più grande che mi ha fatto Grado, un ambiente che favoriva gli incontri e le amicizie. Lo stare nello stesso albergo, andare insieme agli eventi a permesso di trasformare quello  che avrebbe potuto essere una frettolosa stretta di mano in una chiacchierata arricchente.
Ritrovo Luca Romanello, conosciuto a Giallo Stresa, che credo abbia battuto ogni record arrivando in finale a 5 concorsi consecutivi di Giallo Mondadori (e vincendo Giallo Latino).

C'è anche il tempo per una passeggiata sul lungo mare.


E poi la premiazione!
Qui fa fatta una menzione speciale a Franco Forte per aver organizzato la premiazione di un racconto in uscita (il vincitore di Giallo Grado lo potete leggere in calce a Le immagini rubate, il romanzo vincitore del Premio Tedeschi, in questi giorni in edicola) facendo in modo che fosse impossibile avere delle anticipazioni in rete. Sul web si trovavano molte foto della copertina de Le immagini rubate, ma in tutte era stato tolto ogni accenno al racconto. Questo, credo, da la misura della cura con cui questi concorsi sono organizzati. Una realtà grande come la Mondadori che si occupa con tanta attenzione di rendere speciale il momento della premiazione per l'autore di un racconto.
Purtroppo per Franco Forte e per fortuna per i miei nervi, i distributori hanno portato il romanzo in edicola con un giorno d'anticipo e quindi alla premiazione sono arrivata sapendo già di non aver vinto (con un anticipo in realtà di un'oretta, perché il volume io l'ho comprato a Grado).
E quindi cosa potevo sperare di meglio di un secondo posto!


Eccoci qui, la bravissima vincitrice del premio Tedeschi e noi finalisti del concorso per racconti.

Che dire?
Il racconto che avevo presentato, Certe Mattine è in assoluto il più sofferto che abbia mai scritto. Mi sono addentrata nei territori del noir, prendendo per mano un personaggio che si stava perdendo e avviandomi con lui in una storia senza alcun lieto fine possibile. Quando l'ho scritto, ricordo che non riuscivo a terminarlo. Perché no, non avevo alcuna consolazione da offrire ai miei protagonisti e stavo male con loro e per loro.
Quindi sono davvero felice di questo piazzamento d'onore, che ha seguito di poco il secondo posto anche a Giallo Stresa con un racconto che aveva toni quasi opposti.

Poi la cena, le risate, la passeggiata con gli altri giallisti a raccontarsi la ricerca in rete più compromettente che si abbia mai fatto. È bello scoprire di non essere l'unica a vedere oggetti normalissimi come potenziali armi del delitto o sapere che c'è altra gente che si sveglia al mattino pensando alla tonalità esatta di un organo tolto dalla sua sede. E vedere che anche gli altri sono persone in apparenza normalissime, con una famiglia, un'attività lavorativa e, nonostante letture e scrittura, la fedina penale pulita.

La domenica ci ha colto a fare colazione sul lungomare, con pochissima voglia di rientrare a casa.
E alla fine il commento del Nik, lasciando la camera d'albergo, è stato:
"Tu a questo concorso devi partecipare ancora!"

sabato 4 ottobre 2014

Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico FAQ


Mentre fuggo verso Grado, per la finale del premio Giallo Grado di Giallo Mondadori, vi lascio le risposte a qualche domanda su Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico

Dove lo si può acquistare?
Per qualche giorno il romanzo è in vendita in anteprima sul sito di Delos Books
A brevissimo sarà disponibile in versione cartacea in tutte le librerie 
In versione digitale, nei diversi formati, su tutti gli store on-line

Un apocrifo sherlockiano! Quindi è pensato solo per i fanatici di Sherlock Holmes?
No.
È un giallo storico con protagonisti Sherlock Holmes e il dottor Watson. È ambientato quando i due si conoscevano da pochissimo e anche per questo può essere un ottimo romanzo per chi di Sherlock Holmes non sa niente o per chi conosce il personaggio solo attraverso le sue incarnazioni cinematografiche o televisive.
Gli appassionati, invece, troveranno un Sherlock Holmes all'inizio delle sue avventure, una figura aderente al Canone di Doyle, ma con la freschezza degli inizi.

In brevissimo, di cosa parla la storia?
Per me, questa è principalmente la storia del dottor Watson e del perché un giovane medico militare appena tornato dalla guerra abbia deciso di dare la sua amicizia, il suo tempo e le sue energie a un bizzarro individuo di nome Sherlock Holmes.

Perché hai scritto questo libro?
Qui andiamo sul personale! 
Perché come Watson ho avuto il privilegio di incontrare persone dalla mente più che brillante e, proprio come Watson, mi sono resa conto che spesso (sempre) non sono persone facili, ma che lo star loro vicino può solo arricchire. Inoltre, un genio ha bisogno di qualcuno che lo spieghi al mondo o c'è il rischio concreto che non venga capito, sia sottovalutato, addirittura emarginato e non possa mai rivelare in pieno le proprie potenzialità.

A chi è dedicato questo libro?
A Innocenzo Manzetti.
Se il nome non vi dice nulla, è perché Innocenzo non ha avuto un Watson al suo fianco. Eppure avrebbe meritato che gli fosse dedicato ben più di un libro.
Se volete scoprire di più su di lui, non vi resta che leggere.

Quindi è basato su una storia vera.
Sì. 
Se l'indagine di Sherlock Holmes è dovuta alla mia immaginazione, tutti i dati storici e in particolare tutti i riferimenti alla vita e alle invenzioni di Innocenzo Manzetti sono reali.
Quella di Manzetti era semplicemente una storia troppo bella per non essere raccontata.

Due parole sull'editore e sulla collana.
Delos Books è, per gli appassionati di letteratura di genere, un riferimento.
Baker Street Colletion, in particolare, è una collana nata per pubblicare apocrifi sherlockiani di qualità. Ha portato in Italia testi stranieri letti dagli appassionati di tutto il mondo. Ha pubblicato Sherlock Holmes e il mistero del cadavere scomparso di Luca Martinelli, uno dei più bravi scrittori di apocrifi italiani.
Pubblicare in questa collana, quindi, è per me un onore e una responsabilità.
La collana, però, ha un curatore, parola quanto mai adeguata, che mi ha preso per mano e seguito dal momento in cui questo romanzo era sono una trama scritta di fretta in due cartelle.


Vi segnalo inoltre che oggi di Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico e de La roccia nel cuore si parla nel bel blog Il manoscritto del cavaliere

venerdì 3 ottobre 2014

Sherlock Holmes e mistero dell'uomo meccanico


Eccolo!
Già disponibile sul sito di Delos Books in anteprima Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico.

Vorrei scrivere tanto, forse riuscirò a farlo già questa sera.
Per ora una sola parola

GRAZIE

Un romanzo è un viaggio sulla fragile imbarcazione della propria fantasia, dove il naufragio può coglierti in ogni momento. Approdare a quella riva che è la pubblicazione è tutt'altro che scontato.
Se è stato possibile, è stato grazie a un'infinità di persone.

Grazie a Nik senza cui nulla sarebbe stato possibile
Grazie a Fabio, che in una sera d'inverno mi ha regalato questa storia.
Grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato con la documentazione.
Grazie a tutti quelli che hanno creduto in me come autrice e in primis l'editore.
Grazie a tutti quelli che vorranno leggermi.

giovedì 2 ottobre 2014

Conti alla rovescia

È arrivato ottobre, con il suo profumo di nebbia e caldarroste.
Mese impegnativo che attendevo con una sorta di trepidante terrore.

Iniziamo da un conto alla rovescia concluso.
Gli ultimi giorni sono stati all'insegna delle nomine definitive degli insegnanti precari, fatte non in modo ordinato in un luogo preciso, ma singolarmente da ogni scuola tramite chiamate per mail e telefono. Una sorta di corsa ad accaparrarsi gli insegnanti, come se noi prof fossimo un branco di mucche in corsa e le segreterie dei cow boy armati di lazo. Con tutta la calca, la polvere, la confusione e la possibilità di colpi bassi che potete immaginare.
In questi casi l'istinto di ogni prof è quello di accettare il primo posto disponibile, che magari non è quello più comodo e neppure quello su cui si è iniziato a lavorare a inizio anno.
Fortunatamente la segreteria della Scuola col Pontile alle ore 10.00 del giorno x mi aveva già catturato al lazo, riconfermandomi sul posto che già occupavo da una settimana.
Che la situazione altrove si sia fatta un po' troppo confusa l'ho capito dalle telefonate ricevute ieri da altre segreterie che iniziavano con "... Ma qui il contratto comprende anche i mesi estivi" o "... Le classi sono adorabili". Insomma, i precari secondo alcuni sono troppi e inutili, ma poi com'è che le scuole non riescono a completare l'organico?



Se il conto alla rovescia per l'assegnazione delle cattedre si è completato, è agli sgoccioli quello per sapere chi è il vincitore di GIALLO GRADO, concorso per racconti di GialloMondadori di cui sabato ci sarà la premiazione.
Quando ho deciso di partecipare pregustavo l'idea di godermi, eventualmente, il fine settimana fuori porta. Adesso che è iniziato il maledetto PAS ammetto che l'idea di partire con i compiti da fare in macchina, la prospettiva di non potermi fermare ad assistere alle altre manifestazioni del festival toglie un po' di allegria alla cosa. Però, gli organizzatori sono stati gentilissimi e penso che, in barba a tutto quanto, mi godrò proprio la serata.
Che si vinca oppure no, arrivare in finale a un concorso di GialloMondadori è una soddisfazione e gli eventi costruiti intorno alle premiazioni sono sempre stimolanti.
E poi c'è un surplus di soddisfazione: questo è l'ultimo concorso di GialloMondadori a cui ho partecipato (per ora). Ho vinto solo una volta, ma sono sempre arrivata in finale, selezionata da giurie sempre diverse. Ogni tanto, mentre corro come una criceto sotto anfetamine e mi convinco di non essere in grado di superare gli esami del PAS ho bisogno di ricordarmi di queste piccole gratificazioni.


E più importante tra i conti alla rovescia, si avvicina l'uscita del romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico.
Nei prossimi giorni inizierò a raccontarvi di quest'avventura a partire dalla ricerca dei miei protagonisti, cosa molto meno banale di quanto possa sembrare!

... Ed è già ora di andare, un boccone da ingurgitare veloce e poi via, verso Vercelli e il mio corso,
E incrociate le dita per me che non sia iniziato anche il conto alla rovescia per l'inizio della stagione delle nebbie!