domenica 29 giugno 2014

Ultimo saluto alla scuola col pontile


Un'ultima foto e un ultimo saluto.
Domani riunione plenaria di fine esami, collegio docenti e poi tutti di nuovo liberi o, se si vuole vederla così, prigionieri della lotteria delle cattedre, che chissà dove ci spedirà.
Ieri abbiamo finito gli esami alla Scuola col Pontile. Usciamo dall'aula dopo aver terminato gli scrutini e li troviamo tutti lì, di sabato, nell'atrio della scuola.
– Adesso non siete liberi. – dice una collega.
– Proprio perché siamo liberi, decidiamo liberamente di stare qui. – rispondono.

E infine, un momento di vita che si è ripetuto più volte nel corso di questi ultimi venti giorni, ma si gusta al meglio se ambientato di sabato.
– Le lezioni sono finite. Adesso sei in vacanza, no?
– Certo. Però, secondo lei, perché sto bevendo un caffè al bar alle 7.15 con a fianco una borsa piena di libri e quaderni?


giovedì 26 giugno 2014

Scrittevolezze - Ci vorrebbe un amico

L'IMPORTANZA DEI PERSONAGGI DI SPALLA
Che cosa sarebbe Sandokan senza Yanez? Sherlock Holmes senza Watson? Adamsberg senza Danglant? E come potrebbe cavarsela Harry Potter senza Ron o Hermione?
Tutti questi personaggi perderebbero la loro forza senza le loro spalle. Ma non è facile per niente costruire un buon personaggio di spalla!

Che cos'è un personaggio di spalla?
Un personaggio di spalla è allo stesso tempo di più e di meno rispetto a un co protagonista. Un co protagonista è un personaggio con una linea narrativa propria, in grado di agire in autonomia e di tenere da solo la scena. Un personaggio di spalla, invece, può esistere solo in funzione del protagonista, allo stesso tempo, però è per la vicenda un pilastro fondamentale, tanto che la storia non potrebbe procedere senza di lui.

Quando è necessario un personaggio di spalla?
Avete mai provato a reggere una narrazione per capitoli e capitoli con in scena un solo personaggio senza che la storia diventi di una noia abissale? Se ci siete riusciti, vi faccio i miei più sentiti complimenti. Nella storia della letteratura ci sono riusciti solo i grandissimi. I personaggi abbiamo bisogno di farli interagire, definirli per contrasto e confronto con altri.

– Il primo motivo per cui possiamo aver bisogno di un comprimario è, semplicemente, far interagire il protagonista con qualcuno ed esplicitarne motivazioni e ragionamenti. Come si fa a spiegare come l'investigatore ha capito chi è l'assassino senza che la cosa diventi troppo noiosa? Semplice, l'investigatore spiega le sue deduzioni alla spalla di turno.

Far emergere per contrasto le caratteristiche del protagonista. Spesso le coppie protagonista/spalla sono opposte e complementari. Tanto Adamsberg è caotico e intuitivo, tanto Dangland è razionale e affidabile. Tanto Watson è l'emblema dell'uomo comune, tanto Sherlock Holmes è genio e sregolatezza.  Una spalla con caratteristiche opposte e complementari permette di mettere in luce quelle del protagonista, ma anche di far procedere la storia quando le risorse del protagonista non sarebbero sufficienti. Nella serie Sherlock della BBC il contrasto tra John e Sherlock è spesso buon senso/genialità e il buon senso spesso e volentieri serve quanto la genialità. Allo stesso modo Hermione e Dangland, personaggi istruiti, forniscono spesso informazioni che i protagonisti non possiedono.

Essere l'occhio con cui si guarda la storia e un ponte tra protagonista e lettore. Ci sentiamo più simili a Sandokan, principe malese finito a fare il pirata, o a Yanez, un europeo libero pensatore e amante dell'avventura? Siamo più simili a Watson o a Sherlock Holmes?
Tanto più un personaggio è estremo e tanto più è difficile far scattare l'empatia tra lui e il lettore. Se è il protagonista a essere un personaggio molto lontano dai suoi lettori, il rischio è che le sue vicende non emozionino o che non venga capito nelle sue motivazioni. Allora può essere il caso di mettergli a fianco un personaggio in cui il lettore può identificarsi con più facilità e far magari in modo che sia attraverso il suo sguardo che le vicende vengano seguite. Nel fumetto Magico Vento il protagonista ha perso memoria del proprio passato ed è diventato in tutto e per tutto un siux, addirittura uno sciamano tormentato dalle visioni. La sua spalla non può che essere Poe, giornalista non privo di debolezze, affascinato dalla cultura dei nativi americani. La sorpresa di Poe nello scoprire la vita nelle grandi pianure è la nostra, così come è la nostra la sua ignoranza. Attraverso i suoi occhi osserviamo la vita del protagonista, Ned, e veniamo affascinati da un personaggio al limite di cui, però, non capiamo fino in fondo la sofferenza dovuta a visioni che non controlla e ai ricordi mancanti. 
La stessa cosa avviene con Watson e Sherlock Holmes.

Ci sono generi in cui i personaggi di spalla sono più utili?
Non so rispondere in senso assoluto a questa domanda, ma posso dire che statisticamente sono più diffusi nei gialli e nelle storie d'avventura, per motivi probabilmente diversi.
Nel giallo il personaggio di spalla permette di dare in modo più naturale le informazioni al lettore. Il lettore, infatti, acquisisce le informazioni via via che queste vengono esplicitate al personaggio di spalla.
Nelle storie d'avventura, evita di avere il protagonista da solo per lunghi periodi, rendendo la narrazione più varia e fruibile.

Quali sono le caratteristiche di un buon personaggio di spalla?
Un buon personaggio di spalla deve creare subito empatia con il lettore. Per assurdo, un protagonista può permettersi di essere antipatico, un personaggio di spalla no.
Deve essere percepito dal lettore come il suo migliore amico, la sua guida attraverso la vicenda. È necessario dedicargli molta attenzione, almeno pari a quella del protagonista, deve essere profondo e credibile, ma anche, per le sue caratteristiche non può essere percepito come troppo strano o eccentrico. La prima donna è il protagonista, la spalla, almeno all'inizio deve incarnare l'uomo comune, essere l'alter ego del lettore. Nel corso della vicenda, però, può prendere più spazio, possono esserne meglio definiti i chiaroscuri, le zone d'ombra e può col tempo acquisire autonomia, fino a diventare a tutti gli effetti un co protagonista.

Tenar e i personaggi di spalla.
Come lettrice amo molto i personaggi di spalla. Il mio preferito penso sia Poe di Magico Vento di cui apprezzo molto il percorso di crescita. Alla fine, regge molto meglio la scena lui che lo stesso Ned.
Yanez è un altro personaggio di spalla che apprezzo più del protagonista, lo trovo più divertente, ma anche più comprensibile nelle sue motivazioni, di Sandokan.
Quello con Watson è, ovviamente, un rapporto particolare, essendo io anche una scrittrice di apocrifi Sherlockiani. In questa veste, a ben vedere, cerco di rendere il dottore un protagonista alla pari, anche se lui, in effetti, è la spalla perfetta, dato che, anche per carattere, non ha mai la tentazione di rubare la scena.
Come autrice di storie originali, preferisco utilizzare il meno possibile personaggi di spalla, tuttavia, se non riesco ad avere un vero gruppo di co protagonisti, meglio una spalla che un eroe solitario. Alla lunga gli eroi solitari li trovo insopportabili!

Voi cosa ne pensate? Da lettori amate i personaggi di spalla? Come scrittori li usate?

martedì 24 giugno 2014

Ripartire

Eccoci di nuovo qua dopo un nuovo "rifiuto di qualità superiore".
Questa volta il risveglio è stato un po' brusco, proporzionale alla bellezza e alla durata del sogno.
Si sa, fa meno male perdersi nel mucchio che fermarsi proprio davanti all'ultima porta. E questa volta di porte se ne erano aperte parecchie, con tanto di visita alla casa editrice e colloquio con un'editor che sembrava conoscere il mio romanzo meglio di me. 
Si deve invece ripartire da capo, un momento in cui la malinconia non è evitabile. Mi trovo a quasi trentacinque anni senza un lavoro stabile, un bellissimo anno scolastico proprio agli sgoccioli e nessuna certezza lavorativa per il futuro, un romanzo edito che da molte soddisfazioni, un altro in arrivo (speriamo che non ci siano intoppi dell'ultimo minuto...) ma due inediti che continuano a ricevere tanti complimenti, ma non trovano una casa.
La strada percorsa, anche solo dall'apertura di questo blog è comunque tanta, così come sono tante le persone che mi hanno incoraggiato e sostenuto. E quindi, a parte inevitabile momento d'incertezza (ha senso che finisca il romanzo che ho iniziato per poi trovarmi magari con tre inediti che non riesco a pubblicare?), si va avanti. 

Mi tengo stretta le mie storie che, a quanto pare, hanno solo il problema di essere, appunto, mie storie. Sono di genere, ma anche no, hanno un tono, ma anche un altro, piacciono proprio per questo, ma proprio per questo non c'è modo di sapere come reagirebbe il mercato.
Mi tengo la paura che questo anno scolastico (da prof mi viene più spontaneo ragionare così che non per anno solare) rimanga quello del "poteva essere e non è stato", un assaggio di un modo diverso di intendere l'insegnamento, con le mille sperimentazioni della Scuola col Pontile, un assaggio di quello che avrebbe potuto essere a livello editoriale. 
Mi tengo la consapevolezza di essere qui, sulla soglia, con dei lavori di cui poter essere fiera.

Torno alla storia che sto scrivendo. Alla fine, nonostante il momento d'incertezza, non posso smettere di scrivere, come non posso smettere di respirare. Mi è stata data in sorte una mente che continua a intessere storie, storie che, se provo a ignorarle, vengono a bussare con prepotenza sempre maggiore.
Si riparte, con tutta la fatica del caso, verso una vetta che è nascosta dalla nebbia.
Questo non vuol dire che non esista.
L'unica certezza, in fin dei conti, è che chi si è fermato non l'ha mai raggiunta.

sabato 21 giugno 2014

Visioni - Il Trono di Spade, stagioni 1-4


Mi sembra incredibile non aver dedicato neppure un misero post ai libri e a alla serie del Trono di Spade, e, se la cronologia del blog non mente, è giunto il momento di rimediare.

Ormai anni fa, quando per la prima volta sentii dire che si voleva fare un adattamento televisivo della serie di Martin Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco (n libri di cui non si vedeva e non si vede la fine) pensai che fosse una follia. Nel migliore dei casi ne sarebbe uscito un serial imbarazzante. 
Ieri, tutta la serata era giocata a incastro per riuscire a vedere l'ultima puntata della quarta stagione.

Eppure non ero certo solo io a sentenziare l'impossibilità di trasporre per in immagini un fantasy violento e duro la cui caratteristica principale sta nell'estrema frammentarietà della storia e nel moltiplicarsi (a volte eccessivo) dei punti di vista. Martin ha abituato il lettore a saltare da un personaggio all'altro, su e giù per il suo articolato mondo, affondando nei pensieri ora dell'uno e ora dell'altro per andare a raccontare una storia grondante di intrighi e sangue dove, è chiaro fin da subito, tutti possono morire.

Ebbene, contrariamente a quanto spesso avviene in televisione, la serie ha deciso di esasperare, invece che ridurre proprio gli elementi in apparenza più problematici. Le scene forti, di violenza, ma anche di sesso, sono diventate quasi un marchio di fabbrica in uno spettacolo che però ha tre pilastri portanti: un enorme sforzo produttivo, un solido lavoro di adattamento e grandi interpretazioni.

Sullo sforzo produttivo c'è poco da dire. Anche se non tutto è perfetto (penso agli scheletri di ieri sera) non si lesina in draghi e non morti, ma sopratutto ha imparato la vera lezione de Il Signore degli Anelli: una buona location vale mille effetti speciali. 

La sceneggiatura era chiaramente il punto nodale di tutta l'operazione. Gli stessi romanzi di Martin peccano a mio avviso di prolissità. Negli ultimi libri in particolare c'è una sovrabbondanza di punti di vista che, anziché interessante, risulta dispersiva. Il telefilm rischiava di essere un miscuglio di nomi e di facce incomprensibile per chi già non conoscesse la storia. 
A mio avviso, ad eccezione che nella prima serie (più solida e lineare già nella forma scritta e quindi più fedele anche sullo schermo) il telefilm funziona meglio quando osa. Parole e immagini sono strumenti diversi che pertanto vanno usati in modo diverso anche per veicolare gli stessi messaggi. I puristi storceranno il naso ma a me sono quasi sempre piaciute le scelte operate dagli sceneggiatori che si riassumono in: meno personaggi secondari, ma più approfonditi, semplificazione delle linee narrative "di passaggio" (leggasi: gli interminabili spostamenti) chiusure più esplicite delle sottotrame. 

Il vero valore aggiunto di questa serie sono però le interpretazioni il cui peso è palpabile: le linee narrative che hanno come protagonista un attore non all'altezza risultano subito soporifere. Chiunque abbia letto i romanzi o abbia un anche minima sensibilità narratologica si rende conto di come Jon e Dany siano personaggi chiave. Gli attori, però, non sempre sono riusciti a dare adeguata forza nelle loro interpretazioni e il risultato è che, spesso, le loro linee narrative appaiono più deboli.
Per contro c'è tutta una serie di attori che sembra aver trovato in questa serie il ruolo della vita. I personaggi di Tyrion, Arya, Jamie, Cersei, ma anche Brienne, Ditocorto e Oberin si stanno imprimendo nello spettatore come icone immortali. Su Tyrion è già stato detto molto, ma è evidente che il ruolo migliore è finito non solo all'attore migliore, ma anche a un attore consapevole che con ogni probabilità si tratta per lui di un'occasione irripetibile. Il Folletto, quindi, è un personaggio che nessuno spettatore dimenticherà mai e che da solo giustifica la visione.

Il risultato è una serie imperfetta, che si porta dietro alcuni problemi insormontabili dovuti al materiale originario (personaggi che si spostano da un posto all'altro per centinaia di pagine/decine di puntate senza che accada niente) e altri del tutto nuovi (io non amo, ad esempio, i nudi e le scene di sesso gratuite), ma che non assomiglia a nulla visto in precedenza in televisione.
Un fantasy sporco e cattivo proprio come deve essere stato il nostro medioevo che riesce a alternare momenti intimi ed epici e ogni tanto (non sempre, ma quando accade ne vale la pena) riesce a regalare attimi di rara forza emotiva.
Questa quarta stagione è partita piano, con episodi troppo simili a una telenovela in costume e altri non del tutto riusciti (Jon e Daeneris davvero sotto il potenziale dei loro personaggi). Quando Tyrion ha parlato al processo, quando la Vipera ha sfidato la Montagna o quando altri personaggi hanno svelato la loro vera natura, anche Il Trono di Spade ha mostrato il suo vero volto: una serie che non si può non vedere.

mercoledì 18 giugno 2014

Scrittevolezze - La fantasia dalla documentazione


La fantasia dalla documentazione. 
Potrebbe essere il mio motto, potrei persino rispolverare il mio malmesso latino per scriverlo come si deve. Perché sì, scrivere è una questione di fantasia, ma anche di studio. Tanto studio. Sempre. Anche se si scrive del popolo immaginario che vive sul proprio divano. Rimbocchiamoci le maniche, quindi, e vediamo di fare una lista della documentazione che ci è necessaria.

Documentarsi sul genere di cui si vuole scrivere
Anche se non si scrive di genere. In ogni caso vorremo toccare nel nostro romanzo/racconto tematiche, ambientazioni, atmosfere già trattate da altri poiché nel 2014 l'assoluta originalità è un'illusione. Quindi dobbiamo conoscere ciò che gli altri hanno scritto prima di noi.
Non possiamo scrivere un fantasy avendo letto solo Il signore degli anelli o un giallo se conosciamo solo Dieci piccoli indiani. Dobbiamo avere un'idea il più possibile completa del mondo letterario che ci circonda e nel quale vogliamo inserirci. Scopriremo autori che ci piacciono da impazzire e altri che detestiamo, ma anche di quelli che detestiamo dobbiamo avere quanto meno un'infarinatura e capire perché a noi non piacciono (anche se magari hanno venduto moltissimo)

Documentarsi sullo spazio in cui si muovono i nostri personaggi
Stiamo scrivendo del popolo immaginario che vive sul nostro divano? Bene. Quanto è grande e com'è fatto il loro villaggio nascosto dietro al bracciolo? Quanto ci mette il nostro eroe a salire fino in cima allo schienale?
Un buono scrittore, dice U. Eco nelle sempre preziose Postille al Nome della Rosa è anche un cartografo. Dovremo quanto meno fissare su carta la mappa del Villaggio dietro al Bracciolo per stabilire dove vivono i singoli personaggi e quanto ci mettono per andare da un posto A a un posto B. Se poi il Villaggio dietro al Bracciolo ha necessità di difenderci dobbiamo comunque documentarci sulle strategie di difesa e attacco, presumibilmente studiando la struttura di villaggi realmente esistiti.
Tutto questo se non vogliamo allontanarci dal nostro divano.
Se vogliamo farlo, le cose si complicano.
Se la nostra ambientazione è immaginaria dobbiamo essere geologi/botanici/storici per creare un tutto coerente che risulti plausibile al lettore. Anche qui possiamo ottenere l'effetto solo attingendo dal mondo reale. Ricordiamo tutti che lo straordinario realismo magico della Terra di Mezzo è dovuto alla minuzia con cui l'autore ne ha cesellato i particolari, dalla grammatica delle varie lingue, alla storia, fino alla botanica.
Se i personaggi si muovo nel mondo reale, dobbiamo documentarci sul luogo e il tempo in cui si muovono.
Anche in questo caso spesso e volentieri dovremo improvvisarci cartografi o almeno architetti. Com'è fatto l'appartamento del protagonista? Suona il campanello mentre lui è ancora a letto, quando tempo ci mette ad arrivare alla porta? In questo tragitto cosa c'è e cosa non c'è nel suo campo visivo? Rispondere a queste domande, ad esempio, può essere vitale per coreografare una scena d'azione.

Documentarsi su ciò che non sappiamo
Il popolo del nostro divano... Ha la pelle come suolo (il mio divano è di pelle bianca). Bene. Com'è stata lavorata questa pelle? Da cosa è costituita l'imbottitura? Quali sono le tecniche di costruzione adoperate? Sono tutte cose che io ignoro del mio divano, ma che potrebbero essere indispensabili per la narrazione. Non so neppure dov'è stato fatto! Da dove viene il popolo che lo abita? Per scrivere l'epopea del Villaggio dietro al Bracciolo devo sapere tutto del mio divano. Sicuramente ci sono libri e siti internet che possono aiutarmi. Di certo devo studiare.
Questo sempre per una storia che non esce dal mio salotto.
Figuriamoci quante cose non so del vasto mondo crudele che estende fuori da casa mia o di tempi e luoghi diversi da questo.
In ogni caso ricordiamo che ciò che è abituale non sempre è conosciuto. Immaginiamo di dover scrivere una scena d'azione in un aeroporto (può anche essere una cosa non drammatica, che so, lo smarrimento di una borsa). Siamo stati tutti in un aeroporto. Ma sappiamo davvero tutto delle procedure di chi ci lavora, di cosa succede in caso di emergenza? Ecco quindi che ci serviranno parecchie cose per la nostra scena che possiamo ottenere solo grazie a una buona documentazione.

ADESSO PARLIAMO DI FONTI
Dove possiamo trovare la nostra amata/odiata documentazione? Per come la vedo io, le fonti a nostra disposizione sono essenzialmente tre

Testi specialistici
C'è poco da dire in merito. La vecchia, cara biblioteca è ancora la base. Sicuramente troverò qualcosa sulla lavorazione della pelle e dei divani e l'epopea del Villaggio dietro al Bracciolo ne trarrà grande beneficio. I libri si consultano con calma, si possono riempire di segnalibri, annotare, portare con sé, ricontrollare alla bisogna. È impossibile scrivere un libro senza altri libri.

Internet
Per mia esperienza Internet è utilissimo per controllare qualcosa che già si sa.
Mi spiego. Il problema di internet è la dispersività e, spesso, lo scarso controllo delle fonti. Quando apro un sito c'è sempre la possibilità di trovare un post o un articolo scritto da un incompetente che nessuno ha mai controllato. Quindi come fonte primaria internet è quanto meno pericolosa.
Se invece ho già le idee chiare, ma non ricordo un dato preciso è perfetto. Ieri, ad esempio mi serviva un'informazione precisa su una fossa comune di Milano risalente al periodo della peste manzoniana, cioè se i morti fossero stati divisi per sesso oppure no (lo so, sono macabra, ma che ci posso fare, scrivo gialli...). Sapendo già che la fossa comune era stata rinvenuta a Milano etc. etc. ho trovato in pochi secondi l'estratto dello studio paleopatologico degli scheletri rinvenuti, con l'informazione necessaria. Se avessi iniziato a documentarmi on-line sullo studio degli scheletri non me la sarei mai cavata.

Fonti orali
Queste sono una sorpresa. È straordinario quante cose le persone possano sapere. Io sono appassionata di determinati argomenti, mio marito di altri, mia cognata è docente di letteratura russa, mio cognato è un esperto ingegnere, mio suocero sa tutto di pesce e di funghi, c'è l'amica che fa danza, quella che studia teologia... Insieme siamo già un'enciclopedia! 
Ho scoperto che chiedere a una persona di parlare della propria passione al 90% significa farla felice. Se si spiega che è la documentazione per un racconto/romanzo al 90% si otterrà massima collaborazione. Parlando con le persone si ottengono informazioni straordinarie. Non c'è nulla di meglio che sentire la viva voce di qualcuno che maneggia ogni giorno un particolare argomento per capirlo davvero.
Io abito in un paesino di 3000 abitanti eppure ho scoperto che la figlia di una mia collega ha fatto un master in criminologia. Insomma, a volte davvero basta chiedere e sarà dato.

Tenar e il suo attuale lavoro di documentazione:

lunedì 16 giugno 2014

In finale a Giallo Stresa 2014


Ho un rapporto di profonda stima e gratitudine con i concorsi letterari di Giallo Mondadori e in particolare con Giallo Stresa. È quindi con gioia che ieri pomeriggio pomeriggio all'interno della manifestazione Stresa, un aperitivo con... ho scoperto di essere in finale per questa edizione 2014 e che quindi il mio racconto potrebbe essere pubblicato su Giallo Mondadori.
Ho un rapporto particolare, dicevo, con questo concorso che è ormai alla terza edizione (anche se l'anno scorso si era temporaneamente staccato da Giallo Mondadori) per molti motivi.
Un po' per la location. Tra i concorsi di GialloMondadori a cui ho partecipato è quello che può vantare una delle cornici più belle. Anche ieri ho scoperto un'angolo della città che non conoscevo, la Palazzina Liberty, un piccolo gioiello che si concedeva al pubblico.
Un po' perché è stato uno dei concorsi del magico autunno 2012, questo, il premio MENSA (sempre GialloMondadori) e il premio Rill mi hanno scelto per la pubblicazione quasi in contemporanea, facendomi d'un balzo uscire dal mio stato di aspirazione pura, per aprirmi a un mondo (editoriale) più vasto.
Molto dell'affetto che ho per questo concorso è legato agli incontri e alle persone. Perfetta padrona di casa è Ambretta Sampietro, organizzatrice eccellente e sempre disposta a spendere una parola di incoraggiamento e di sostegno per gli autori in cui crede.
Sempre sul versante organizzativo, ho conosciuto grazie a questo concorso Luigi Pachì, direttore della Sherlock Magazine, che ha dato voce alla sherlockiana che è in me e Barbara Bottazzi (riconoscibile in foto per il bel taglio corto) che mercoledì ospiterà me e LA ROCCIA NEL CUORE presso l'associane Gli amanti dei libri.
E poi ci sono stati gli autori. La particolarità delle scorse edizioni è stata l'antologia. Due volumi (Delitti d'acqua dolce, Lampi di stampa, e il più recente Giallo Lago edito da Eclissi, bellissima casa editrice) a cui hanno partecipato grandi penne, ma anche autori come me alle prime esperienze, con tanta voglia di fare gruppo. Se mi metto a nominarli tutti sicuramente ne dimentico qualcuno, però, ad esempio Sergio Cova ogni tanto bazzica da queste parti (il link al suo blog è a lato) e sono stata felicissima di essere stata chiamata proprio dopo Rossana (la vedere in foto con i suoi splendidi ricci), compagna d'avventura sin dalla prima antologia.
Infine è stato davvero bello ascoltare e incontrare ancora una volta Franco Forte. Il direttore di Giallo Mondadori è uno di quei rari autori affermati che ricorda cosa significa essere esordiente e ha sempre una parola gentile per noi che "infestiamo" la sua scrivania in occasione dei concorsi. Inoltre è un uomo dalla cultura immensa. Ieri mi ha stregato parlando di Gengis Khan e delle sue tecniche di assedio (bruttissima storia per i gatti) e appena arriveranno le vacanze (arriveranno?) divorerò il suo libro.
Buon ultimo, due parole sul racconto.
Come mi disse a suo tempo la sempre preziosa Alessandra, in questi concorsi è importante arrivare in finale (e arrivarci spesso). Per me sono diventati dei test per capire se personaggi/ambientazioni/situazioni funzionano oppure no. Direi quindi che è stato promosso Jo Museni, rifugiato ugandese con una laurea in botanica, un lavoro da cameriere e il vizio della ricerca della verità.
Jo in passato se l'è vista davvero brutta, ha perso qualcuno di importante e questo gli ha lasciato un tocco di cinismo e disillusione, anche se in fondo il suo eroe rimane Corto Maltese e come lui rimane "un gentiluomo di fortuna".
Spero proprio che in un futuro non troppo remoto possiate leggere di lui!

giovedì 12 giugno 2014

All'autore non domandare...


Prendo spunto dal simpaticissimo post di Grazia per raccontare anch'io di quelle frasi che proprio a noi autori non vanno giù. Eh, sì, siamo una categoria un po' spinosa e per questo oggi va ancora il fiore del cactus (anche perché in famiglia siamo molto fieri di questa fioritura eccezionale – 13 fiori durati un solo giorno!).

Io sono un'esordiente fortunata, il mio romanzo (di cui esiste solo il cartaceo) è ben distribuito e presente in libreria (se non ne hanno una copia basta ordinarlo) e quindi vince tra le frasi più irritanti:

Dove lo compro il tuo libro? 
Dal salumiere? Provato in profumeria?

Ne seguono poi altre:

Mi vendi una copia del tuo libro?
Ti sembro una libraria? O direttamente una libreria?

Mi regali una copia del tuo libro?
Se sei un amico o un parente stretto l'hai già ricevuta (scrivere risolve alla grande i regali di Natale). Se non appartieni a nessuna delle due categorie e non è per un'iniziativa benefica/l'organizzazione di una presentazione perché dovrei farlo? 

Hai pubblicato, quindi conoscevi per forza qualcuno (chi conoscevi?/me lo presenti?)
Perché se dico che ho seguito le indicazioni del sito dell'editore/del concorso letterario non mi crede nessuno?

Quanto hai pagato per pubblicare?
Interessante è anche il grande fraintendimento
– Com'era il contratto per il romanzo?
– 500€ d'anticipo e 20 copie più i diritti.
– beh, è andata bene, ho sentito di gente che ha speso molto di più.
– No, questo lo dà l'editore a me, non il contrario.
– ...

Poi ci sono le affermazioni:

Però non hai fatto l'e-book? il digitale è il futuro!
A cui segue la mia domanda:
– Tu leggi e-book?
– Non ancora (oppure: solo gratuiti, oppure: non mi piace leggere)
NdA: per il prossimo comunque ci attrezziamo.

Quindi adesso sei ricca!
Certo! Non hai visto la villa invisibile che mi sono comprata?

E di nuovo domande:

Scrivi gialli perché ti piace il genere?
Certo che no! Ho scelto un genere che detesto per il solo gusto di dare fastidio al prossimo...
Scrivi gialli perché li leggi anche?
Certo che no! Infatti anche i miei spero che vengano comprati solo per aggiustare tavoli che traballano e accendere i falò...
Perché non scrivi romance, che adesso vende tanto?
Leggendo i miei gialli con tutti quei morti devi essere stato colpito dal mio romanticismo e già immagini che capolavoro uscirebbe se scrivessi un rosa...
(Che poi ogni tanto, declinato al fantastico, ci tento pure, di solito generando nei lettori/valutatori grandi discussioni...)

Quindi scrivere e pubblicare è facile!
Due anni di master e dieci di tentativi ti dicono niente? 

Devo ammettere che invece parlare di quello che ho scritto, sto scrivendo, vorrei scrivere mi piace al punto che temo le domande perché temo di stordire l'interlocutore con le risposte. Inoltre so di avere amiche che scrivono benissimo e mi tocca stalkerarle per leggere qualcosa di loro (sì, Elena, Lele, Manu, sto proprio parlando di voi).

C'è però una cosa che davvero detesto:
Visto che scrivi, la relazione/il verbale/il biglietto d'auguri/il contratto d'affitto (sì, papà, ti voglio bene, ma sto parlando di te)/la lettera per l'avvocato (sì, papà, sto parlando sempre di te)/la mail rognosa /qualsiasi altra cosa la scrivi tu, vero?
A tutti a questo punto vorrei ricordare una cosa:
Non sono una scrittrice, sono una che si diverte a scrivere (principalmente) gialli. Ammazzo la gente (su carta) a livello semi professionale.
Fate un po' voi.

martedì 10 giugno 2014

Come il fiore del cactus


La temperatura ha superato i 30° e, proprio come i cactus del mio giardino, rifiorisco.
Nonostante questo, e a smentire quelli che dicono "le scuole sono finite, quindi gli insegnanti non lavorano più",  per la prima volta nella mia vita ho tre terze da portare all'esame e questo si prende un bel po' del mio tempo.
Ho un romanzo da scrivere e questo prende un altro bel po' di tempo.
Infine ho il mio ruolo da zia da portare avanti e questo, pare, comporta anche rotolarsi nel prato, nonostante sia allergica. Al momento, quindi, sono sull'esausto andante, oltre che imbottita di antistaminaci.
I post quindi saranno per qualche tempo erratici e casuali, più propensi a parlare di fuffa autoreferenziale, che di serie questioni scrittoree e/o editoriali. Ho un po' di scrittevolezze in mente, ma non ho idea di quanto riuscirò a metterle giù, potrebbe essere domani o tra un mese.

Comunque a dimostrazione che non fioriscono in modo spontaneo e inaspettato solo i fiori dei cactus, LA ROCCIA NEL CUORE oggi si è guadagnata qualche riga in un bell'articolo su La Repubblica - Milano in cui si parlava di libri e di laghi!

domenica 8 giugno 2014

Festa di fine scuola


Certo, mancano ancora gli esami e le riunioni, ma la parte più importante dell'anno, quella che si passa con i ragazzi, è finita.
Mi mancherà quest'anno nella Scuola col Pontile, per motivi più sottili di quelli che si possono intuire guardando la foto scattata alla festa di fine anno.
Mi mancheranno i colleghi, quelli che mi hanno contagiato con la loro idea che "si può fare". Si può fare una scuola in cui gli alunni stiano bene tra loro e con gli insegnanti. Si può fare una scuola in sinergia con le risorse del territorio, in cui, ad esempio, per la festa si può offrire spiaggia, lezione di vela e di canoa, il tutto assolutamente gratuito, in una normale scuola pubblica, con tutti i problemi logistici e organizzativi del caso. Si può fare una scuola in cui siano coinvolti i ragazzi, capaci di organizzare pomeriggi alternativi, piuttosto che di scrivere un musical.
Mi mancheranno i ragazzi. Quest'anno ho provato una formula inedita per una prof di lettere come me. Una classe da coordinatrice (11 ore settimanali), più altre 6 con una manciata di ore in ciascuna. Un totale di circa 130 alunni. 130 alunni che, tutti quanti, mi hanno ridato la voglia di fare questo mestiere, che l'anno scorso si era un po' persa per strada, e fiducia in questa generazione a cui toccherà, probabilmente, tentare di ricostruire l'Italia.
Se anche dovessi tornare nella Scuola col Pontile, quest'anno, me ne rendo conto, rimarrà unico.
Perché è in questi mesi che sono diventata zia, esperienza che mi ha coinvolto ben più di quanto mi aspettassi.
Perché è in questi mesi che ho acquisito delle consapevolezze che, nel bene e nel male, faranno parte di me per sempre.
Perché è in questi mesi che ho iniziato seriamente a pensare a me stessa come autrice e non solo come a una che scrive per divertimento, con tutti i pro e contro che questo comporta.
Per tutti questi motivi è stato difficile negare a un poco di malinconia di affacciarsi, ieri mattina, mentre i ragazzi sguazzavano e ridevano.
E poi, giusto per sfatare chi pensa che i prof non lavorino mai (sopratutto quelli che hanno a disposizione una Scuola col Pontile), tutti a fare scrutini. Di sabato pomeriggio. Con un sorriso e nessuna lite tra colleghi (cosa, vi assicuro, tutt'altro che garantita).

giovedì 5 giugno 2014

Appuntamenti di giugno


Domani finiscono le lezioni!
Non so come siano messi gli altri insegnanti, ma io mi muovo con l'agilità di un bradipo...

Finite le lezioni, gincanando tra un esame e l'altro, ci scappa però qualche presentazione:

18 GIUGNO - ORE 21.00
Besozzo - Associazione Gli Amanti dei Libri
Si parlerà di gialli, di donne che scrivono gialli e 
LA ROCCIA NEL CUORE
(particolari ancora in via di definizione)

22 GIUGNO - ORE 11
Omegna - La zattera
Si presenta l'antologia GIALLOLAGO
(Che contiene il mio racconto La bambina dalle mani grigie)

martedì 3 giugno 2014

Scrittevolezze - scrivere gialli storici


Negli ultimi decenni è nata una vera e propria sottocategoria del genere giallo: il giallo storico.
Si tratta di detective story ambientate nel passato, dall'antichità all'altro ieri, in cui a volte hanno ruoli importanti anche personaggi noti. In alcuni casi proprio a loro sono stati dati i panni del detective. Negli anni sono stati infatti visti indagare Aristotele, Cicerone e Dante, tanto per citare i primi tre che mi vengono in mente.
Da archeologa (in disarmo) appassionata di storia, il giallo storico mi è sempre stato congeniale, sia da lettrice che da autrice.
Come autrice ho scritto:
Il racconto La donna col liuto (di cui trovate il link nella pagina "liberi nella rete")
Il racconto Come foglie nel vento (pubblicato su Giallo Mondadori 3069, novembre 2012)
Apocrifi sherlockiani (tra cui "Avventura a Parigi", edito sulla Sherlock Magazine e presto in e-book)
Il romanzo con cui l'anno scorso sono stata finalista al Premio Tedeschi (ancora inedito, ma non si sa mai...)

Ma quali sono le peculiarità e le difficoltà di un giallo storico?

PERFETTO RITRATTO D'EPOCA, MA DESCRIZIONI NON PESANTI
Il giallo storico è sia un giallo che un romanzo storico. Non si può neanche lontanamente pensare di avvicinarsi al genere se non si conosce perfettamente l'epoca storica di cui si vuole parlare. Non basta aver letto qualcosa sull'argomento, bisogna vivere con la mente in quel periodo. Sapere cosa si mangiava, come si pensava, cosa si respirava. Bisogna essere ossessionati da quel periodo.
Poi però bisogna saper alleggerire.
Se in un romanzo storico "puro" la descrizione d'epoca può prendere un certo spazio in storie che di solito hanno un respiro piuttosto lungo, un giallo storico è anche un giallo. Il lettore vuole scoprire chi sia l'assassino, non perdersi nell'infinita descrizione di un infinito banchetto. Quindi bisogna saper mediare tra completezza e ritmo. Rendere in pochi tocchi il sapore di un'epoca.
L'indispensabile velocità del giallo non è e non può essere un'alibi per una scarsa precisione. Come già ricordato i lettori di gialli sono persone intelligenti e istruite. Non è affatto improbabile che un docente universitario specializzato proprio in quel periodo voglia rilassarsi col vostro giallo. E, da autori, non potete rischiare una brutta figura.

PERSONAGGI COME UOMINI DEL LORO TEMPO
Il mondo mentale e sopratutto le conoscenze scientifiche dei personaggi non possono essere che quelle del loro tempo. Se questo è già una difficoltà per qualsiasi romanzo storico, lo è di più nei gialli.
Noi siamo abituati a pensare la detective story per come si è sviluppata dall'ottocento in poi, figlia del positivismo e del metodo scientifico. Prove, deduzioni, teorie da provare anche per via sperimentale sono elementi abituali dei gialli. Ma nel passato le persone non pensavano in questi termini.
Nel passato nessuno escluderebbe a priori un intervento sovrannaturale, ad esempio.
Fino al settecento era normale e non messo in discussione il ricorso alla tortura.
Le conoscenze scientifiche erano quelle del tempo. Nel medioevo in caso di pestilenza, ad esempio, è normale cercare l'untore e le norme igieniche osservate sarebbero ben diverse da quelle di oggi.
La psicologia è fuori dai giochi fino agli inizi del novecento.
È davvero difficile avere un investigatore che segua i protocolli d'indagine d'epoca (almeno prima di metà ottocento) e non confligga col senso comune del lettore moderno.
Per risolvere il dilemma ci sono due strade: 
a) fare in modo che sia proprio il diverso modo di ragionare del protagonista uno degli elementi di fascino della narrazione
b) giustificare un personaggio che utilizzi categorie mentali non abituali per l'epoca o fargli re interpretare le categorie mentali dell'epoca per farlo arrivare a delle conclusioni inaspettate.
Nel romanzo inedito, ad esempio, ho messo in scena una caccia al serial killer in epoca romana quando certo non esistevano i profiler e la psicologia moderna. Un personaggio istruito dell'epoca, però, conosce la tragedia e il mito greco da cui può dedurre dei comportamenti patologici, precorrendo in modo del tutto autonomo la psicologia moderna.

ANCHE L'ASSASSINO È UN UOMO DEL SUO TEMPO
E così le sue motivazioni. 

LA STORIA PERÒ DEVE ESSERE ATTUALE
Perché oggi un lettore dovrebbe voler scoprire chi è l'assassino di un tizio morto da duemila anni o da due secoli?
Deve esserci nella trama o nelle motivazioni dei personaggi qualcosa di universale che ci faccia sentire attuale la vicenda, che ci coinvolga come lettori, portandoci a leggere una pagina dopo l'altra. Attenzione, non basta dire "è un giallo". Deve essere "un giallo che il lettore sente la necessità di risolvere"

La mia esperienza come autrice di gialli storici
I gialli storici, racconti o romanzi, sono le cose più impegnative che abbia mai scritto.
In particolare il romanzo finalista al Tedeschi è stato la cosa più ambiziosa, folle e difficile in cui io mi sia impegolata. In tutta sincerità, se devo considerare il tempo di documentazione, la difficoltà a reperire la stessa, la difficoltà nel rendere i testi storici qualcosa di vivo e interessante per il lettore e il fatto che tutto ciò ha portato a un romanzo tutt'ora inedito e che forse non vedrà mai la luce, mi viene da dire che non lo augurerei al mio peggior nemico.
È altrettanto vero che è stato un viaggio sorprendente. Anche se scrivevo di un'epoca che conoscevo già molto bene, la necessità di documentarmi per un romanzo non me l'ha fatta studiare. Me l'ha fatta vivere. Posso immaginarmi la sensazione tattile delle strade romane percepite attraverso i sandali e il sudore dato dalla toga senatoria in piena estate. Anche lasciando da parte le soddisfazioni e le opportunità che il romanzo comunque mi ha dato, si è trattato di un'esperienza unica e a tratti esaltante.
In definitiva non mi sento di consigliare a tutti la scrittura di un giallo storico. 
Bisogna innanzi tutto avere una formazione storica impeccabile. Bisogna essere consapevoli di stare per iniziare un lavoro snervante per il quale è necessaria una precisione di cui poi si accorgerà l'1% dei lettori. Sarà un lavoro lento, lungo e stancante.
Quasi sicuramente, però, ne varrà la pena.

Tre gialli storici che mi sento di consigliare:

L'ALBERO DEI GIANNIZZERI  di J. Goodwin, Enaudi

IL RESPIRO DI AMON di L. Robinson, Tea

ARISTOTELE DETECTIVE di M. Doody, Sellerio

lunedì 2 giugno 2014

Visioni - X men - giorni di un futuro passato


Ognuno ha le sue croci, a me è capitato un marito appassionato di super eroi e poteva andarmi peggio. Certo, nel giorno del suo compleanno non si poteva negargli l'ultimo film degli x-men.
Leo Ortolani sul suo blog ha ribattezzato questo film "giorni che era meglio stare a letto... Con Mystica" che io editerei in "giorni che era meglio stare a letto... Con Magneto (giovane)", insomma, almeno un motivo d'interesse l'ho trovato.

Finite le chiacchiere, partiamo con la recensione 

ATTENZIONE SPOILER.
Gli x-men sono digiuni di fantascienza e pensano ancora che tornare nel passato per aggiustare le cose crei più benefici che danni. Messi alle strette da super robottoni iper accessoriati decidono quindi di tornare indietro fino al 1973, anno in cui Mystica, uccidendo uno scienziato, ha di fatto dato il via al progetto-robottoni.
Non potendo mandare indietro nel tempo il più intelligente del gruppo, optano per il più resistente, Wolwerine, sorvolando sul fatto che sia anche il più idiota e il meno diplomatico.
In effetti non c'è bisogno né di acume né di diplomazia perché appena il nostro ghiottone (è stata un po' una delusione per me scoprire che wolverine è il ghiottone) si presenta da un giovane Xavier sotto farmaci che gli inibiscono i poteri e che quindi non può controllare la veridicità dell'assurda storia che gli viene propinata, questi gli crede all'istante. Lo stesso fa Magneto, dopo che i nostri lo hanno tirato fuori di prigione (e visto l'uso che nel film fa dei propri poteri mi chiedo chi possa avercelo messo). Capisco che il minutaggio era quello ma, non so voi, io mi sarei fatta qualche domanda in più.
Comunque, nessuno pensa anche solo per un istante che Wolwerine sia stato mandato da un qualche super cattivo e sulla base solo della sua parola Magneto è pronto ad uccidere Mystica, che pure sta solo mettendo in pratica i suoi insegnamenti (e se non sbaglio era pure la sua amante). Comprensibilmente lei ci rimane un po' male.
Seguono problemi post adolescenziali di Xavier, altre decisioni parimenti sensate di Magneto e crisi mistiche di Mystica. In effetti Wolwerine sembra il più saggio e questo è tutto dire.
Alla fine Magneto scappa con un campo da football (sulla cui presunta utilità non riesco nemmeno a formulare ipotesi), Wolwerine prova l'ebrezza dell'annegamento perché nella sua collezione di brutte esperienze gli mancava, Xavier viene mezzo schiacciato dalle macerie in modo che non possa neanche più sognare di utilizzare le gambe, Mystica non è ben chiaro che scelta faccia in termini di uomini (visto come sono messi gli altri due, fossi in lei andrei sul ghiottone, come il finale del resto lascia intuire) e il tempo si aggiusta.
L'effetto finale è quello di cancellare gli eventi di X-men3, film che era riuscito a scontentare tutti.

Considerazioni finali a ruota libera. 
Il film è tecnicamente fatto bene, c'è poco da dire. Le scene d'azione sono ben coreografate e per la prima volte si vedono gli x-men agire come squadra. 
Le fidanzate/mogli che seguono rassegnate i loro uomini al cinema sono gratificate dal nudo di wolwerine, cosa che però non può che far constatare che il personaggio sarà anche immortale, ma l'attore è invecchiato un sacco dal primo x-men.
Il quanto a carisma il vecchio Magneto si mangia tutti gli altri a colazione e risputa solo gli ossicini.
All'aumentare dei poteri, diminuisce il buon senso. Questo semplice assunto spiegherebbe molte delle cose viste nel film.
Alla fine, nell'ambito dei film della serie (a cui non sembra esserci fine), questo è infinitamente meglio di molti altri (X-men3 e i due Wolwerine, tanto per citare i più brutti). Se però cercate anche una sceneggiatura che preveda dei personaggi con un minimo (minimo, eh) si approfondimento, cambiante film.
Voto: 6/7