domenica 30 novembre 2014

A tu per tu con l'uomo meccanico di Manzetti


Ho già avuto modo di raccontarlo, Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico non si intitola così per caso. L'uomo meccanico del titolo non è un uomo meccanico a caso, è questo uomo meccanico:

Ha un nome preciso, Il flautista, un papà, Innocenzo Manzetti e un indirizzo preciso, ad Aosta, e ieri sono andata a trovarlo.
Se ho potuto farlo è perché ci sono ancora oggi persone come Sherlock Holmes, che indagano, indizio dopo indizio, fino a risolvere il caso. Ad Aosta hanno i volti gentili di Mauro Caniggia Nicolotti e Luca Poggianti
Loro mi hanno raccontato come hanno seguito passo a passo la storia dell'automa di Manzetti fino al 1929, momento in cui se ne perdono le tracce e questo incredibile macchinario, in grado di alzarsi in piedi, salutare, suonare il flauto e parlare sparisce dalla storia. Proprio come a dei veri investigatori è giunta a quel punto in soccorso un'intuizione: l'idea di un luogo dove l'automa poteva essere stato ritirato.
Ha emozionato me ascoltare, non oso immaginare cosa sia stato per loro andare a cercare in questo magazzino e trovare di colpo un occhio di porcellana. Poi un altro. Poi la struttura accartocciata della testa, Le braccia. Una gamba. L'armonium con cui l'automa era controllato.
Mi hanno raccontato che ci sono voluti anni nelle mani di un esperto, in Germania, per riassemblarlo. Oggi è di nuovo in piedi, nella sala museale dedicata a Innocenzo Manzetti. 
Non suona più. In parte il complesso sistema di funzionamento (meccanico, elettrico e ad aria compressa) non è stato compreso fino in fondo. E poi sono scomparsi gli innumerevoli cavi che lo percorrevano come vene, attraverso cui passava l'aria che permetteva alle dita di muoversi con la precisione necessaria a suonare uno strumento delicato come il flauto. Però è esposto, uno dei pochissimi automi ottocenteschi ad essere giunto fino a noi.

Negli ultimi due anni ho letto quasi tutto quello che si poteva leggere sugli automi e il flautista è vissuto in un angolo della mia mente, accompagnandomi costantemente. Non ero tuttavia preparata all'emozione di vederlo dal vivo, alto come un uomo, inquietante e gentile insieme. 
Mi è sembrata ancora più incredibile la storia di Innocenzo Manzetti che nella sua casa, senza strumenti particolari, senza chissà quali bagagli teorici, ha costruito un uomo meccanico con un vero e proprio apparato fonatorio, in grado di soffiare e modulare l'aria dentro un flauto, con occhi che si muovevano per simulare la lettura di uno spartito. 
Ho guardato ipnotizzata l'armonium tramite cui l'automa era controllato. Serviva a mandare l'aria ai tubi che determinavano i movimenti. Con una mano Manzetti poteva suonare l'armonium stesso, con l'altra, a seconda del tasto che schiacciava, faceva compiere alla macchina un movimento. In questo modo il flautista poteva eseguire qualsiasi brano che il suo controllore fosse in grado di eseguire.

Come autrice, mentre gli storici mi spiegavano come l'automa venisse vestito e mascherato per farlo sembrare più simile possibile a una persona vera, non ho potuto che ringraziare la straordinaria fortuna di aver potuto raccontare per prima in forma narrativa la sua storia. Come autrice non ho potuto che domandarmi come mai non siano arrivati altri prima di me.
Ultimamente, grazia a film come Hugo Cabret si è parlato parecchio degli automi ottocenteschi. Ma il flautista di Manzetti è di un livello del tutto diverso. Meriterebbe quanto meno un film tutto suo.

Questo pensiero mi ha seguito fino alla presentazione del romanzo, nella sala dell'Hotel des Etats, proprio nella piazza principale di Aosta.

Dovendo parlare del mio romanzo ad Aosta mi ero preparata a dare per scontata la figura storica di Manzetti e dover giustificare Sherlock Holmes. Così, quando è arrivata una gentilissima giornalista a chiedermi cosa volessi far sapere del romanzo io sono partita alla velocità con cui Sherlock della BBC fa le sue spiegazioni a raccontare come Sherlock Holmes e Manzetti fossero caratterialmente simili e come mi sia venuto spontaneo associarli. Dopo un bel po' che stavo parlando mi sono resa conto dei punti interrogativi sui volti di alcuni dei presenti.
Anche ad Aosta non potevo dare per scontato Manzetti. Perché noi italiani siamo così, ci innamoriamo di ciò che sta altrove e non ci accorgiamo dei tesori che stanno sotto casa nostra. Apriamo magari la bocca stupefatti alla vista del semplice uomo meccanico di Hugo Cabret e non sappiamo che dietro casa ce n'è uno infinitamente più affascinante.

Altre cose mi hanno colpito, parlando ad Aosta del mio romanzo, dov'è in parte ambientato.
Molte delle mie storie si ambientato nella mia zona, sul mio lago. Dove devo contendere con le unghie e con i denti le ambientazioni ad altri scrittori. Qui gira gente come Polillo, la Pariani e vi sono molti altri scrittori di talento. Devo andarmi sempre a cercare l'angolo che nessuno abbia mai raccontato. 
L'Aosta dell'ottocento, a quanto pare, è stata molto meno saccheggiata dai narratori. Se sul lago d'Orta gli abitanti sono abituati a leggere dei loro paesi nei romanzi, ad Aosta questo accade molto meno.
Con mio infinito sollievo si sono riconosciuti, orgogliosi di aver ospitato Sherlock Holmes (qualcuno ha anche proposto di individuare l'albergo dove l'investigatore ha pernottato per mettere una targa!).

Sono tornata a casa stanca, con i libri da studiare che mi attendevano minacciosi, ma infinitamente felice.
È stato davvero un privilegio raro, da narratrice, incontrare gli storici su cui si è basata gran parte della documentazione.
Ma a quanti autori può capitare, ambientando un romanzo nell'ottocento, di andare a trovare uno dei protagonisti?
Anche se nessuno l'ha visto, ieri ad Aosta c'era anche Sherlock Holmes. 
E adesso, da qualche parte, sta mettendo in musica sul suo violino quelle sensazioni che io, più maldestramente, ho cercato di raccontare.

mercoledì 26 novembre 2014

Un pomeriggio con Sherlock Holmes e Innocenzo Manzetti



Sabato 29 novembre – Aosta

16.30 - 17.30 via Festaz
Visita guidata alla Sala Museale Manzetti

18.00 – Salone Hotel des Etats
Piazza Chanoux
Presentazione del romanzo

Avete mai sognato di passare un pomeriggio con i personaggi del vostro romanzo?
Ebbene, a me sta per succedere!
Non posso andare fino a Londra (almeno, non prima di aver terminato il corso abilitante), ma posso andare ad Aosta, dove si svolge la parte finale del mio romanzo.
Una città che, lo ammetto, ho descritto sulla base di una visita di molti anni fa e di foto d'epoca recuperate qua e là. Una città che mi mette a disposizione una sala prestigiosa per parlare del mio romanzo.
Prima di prendere la parola, però, andrò a casa di uno dei miei protagonisti, proprio quell'uomo meccanico che figura nel titolo. Non l'ho inventato io, l'automa del flautista, costruito da Innocenzo Manzetti. Quello che ne è rimasto, oltre che tutte le ricostruzioni, si trovano nella Sala Museale Innocenzo Manzetti, che potrò visitare accompagnata dai padroni di casa.
Mentirei se dicessi di non essere emozionata. 
Quando si scrive un romanzo basato su fatti reale c'è un gioco sottile e delicato con le fonti. Vanno accarezzate, rispettate e tuttavia messe da parte quando entrano in conflitto con la Trama, questa entità impersonale e più o meno onnipotente a cui tutti, in narrativa, devono obbedire. Il rapporto con gli storici, con gli autori delle fonti, quindi, si fa complicato.
Gli autori delle mie fonti mi hanno praticamente adottato. Mi hanno messo a disposizione un mare magnum di informazioni, hanno letto il romanzo in anteprima e mi hanno invitato a parlarne.
Forse perché quest'uomo meccanico ci ha stregato tutti, me, gli storici e anche Sherlock Holmes.

Fonte: Sala Museale Manzetti
Non viene voglia anche a voi di venire a conoscerlo?

Vi segnalo inoltre l'articolo della SherlockMagazine in cui si parla dell'incontro e un bel post di approfondimento di Alfa dei Misteri

lunedì 24 novembre 2014

Gli occhi delle ragazze innamorate – racconto breve


GLI OCCHI DELLE RAGAZZE INNAMORATE 


Che belli gli occhi delle ragazze innamorate in cui si riflettono le luci natalizie dei negozi!
Si muovono a gruppetti da una vetrina all’altra alla ricerca di un regalo per un uomo amato, per un ragazzo da conquistare.
Non si fanno spaventare dalla notte che ha già rubato il pomeriggio o dal freddo che compatta in bianchi sbuffi di vapore le chiacchiere eccitare. Seguono con coraggio i dettami della moda, strette in abiti troppo leggeri le loro curve ancora acerbe, rette su tacchi troppo alti quelle gambe da bambine. Sfilano come regine tra i signori infreddoliti alla ricerca di uno sguardo che le ammiri. Fanno voltare con le loro risate un po’ sguaiate le cinquantenni impellicciate, che le guardano disapprovandole, sicure di essere state così diverse, loro, in quella primavera quasi dimenticata.
Ma sono così belli gli occhi di ragazze innamorate, mentre sciamano dentro i negozi alla ricerca di un dono da lasciare in un pacchetto a forma di cuore. Cercano sciarpe che abbraccino colli e spalle al posto loro, cappellini e guanti che proteggano i corpi amati, portafogli e portachiavi per contenere ciò che è prezioso.

Gloria corre avanti e indietro per il negozio a impacchettare doni e a dispensar consigli. 
È così facile vendere alle ragazze innamorate, che vedono tutto bello, anche quello che non lo è. 
Mentre si sposta indaffarata, cattura refoli di discorsi fuggitivi, frammenti di frasi sussurrate a orecchie amiche. Fanno allegria quei loro dubbi se il colore della lana si intoni per davvero a quello dei suoi occhi, se stia bene quel berretto, se non scompigli la sua perfetta acconciatura. E poi il vantarsi tra amiche che lui è speciale, che le ama come nessun uomo al mondo mai.
 – E poi quello che mi ha guardato così insistente e lui gli ha messo le mani addosso e gli ha detto “Se lo fai ancora io ti meno”. E si è girato verso di me “Se gli dai filo, guarda che meno pure te”.
 – È geloso perché gli piaci.
Gloria si è fermata, con le mani piene di pacchetti e non sorride più. Si sente un poco in colpa, mentre si ferma ad ascoltare.
 – E mi ha detto: “Sei così bella che ti violenterei”.
Gloria posa tutto dietro il bancone.
Si passa le mani che quasi tremano lungo le cosce, sopra lividi ormai guariti di dolori mai dimenticati. 
Vede che lei ha preso un maglione azzurro di lana grossa per tenerlo al caldo. E lui forse è solo un ragazzo un po’ insicuro che usa le parole per mascherare un coraggio che non ha. E Forse…
Gloria sa che gli occhi di una ragazza innamorata si aprono al mondo come margherite sui prati di marzo. Vedono tutto bello. Si prende tutto come un dono, nell’ansia di sentirsi un po’ speciali, si rischia di non dire mai di no. Di entrare passo a passo in un sogno che si sfuma piano piano nei contorni e si fa scuro.
Gloria rialza il viso, indecisa se parlare o se tacere. 
Ma la ragazza che ha comprato il maglione azzurro ha già preso il suo pacchetto e salutando con la mano se ne è andata sorridendo.

Racconto scritto in occasione della Giornata Contro la Violenza sulle Donne



PS estemporaneo: alcuni maestri deludono, alcuni punti di riferimento smettono col tempo di essere tali. Altri no, e si può continuare, anno dopo anno, a contare sulla loro coerenza e sulla loro lucidità. Vi segnalo quindi quanto afferma la mia amata Ursula K. Le Guin, classe 1929. Servono scrittori liberi

sabato 22 novembre 2014

Letture autunnali

In questo momento in cui il tempo mi sfugge dalle dita, la lettura, intesa anche nella sua forma più leggera, di semplice evasione, mi è quanto mai necessaria. Una sorta di respiro indispensabile alla mente, per proiettarsi in un altrove da cui guardare la realtà con distacco e occhio critico.
Mi è venuta in aiuto LuccaComics, la più importante manifestazione italiana riguardante il mondo del fumetto, che ha portato con sé tutta una serie di nuove uscite e la possibilità di recuperare vecchie opere. 

Saga vol 2-3


Dai 16 anni
Cosa sarebbe successo a Romeo e Giulietta se fossero stati dotati di un fortissimo istinto di autoconservazione?
Questo è, più o meno, lo spunto narrativo da cui parte Saga. In un altrove fantascientifico in guerra, due membri delle opposte fazioni, lui con i cornini, lei con le alucce, si innamorano e mettono su famiglia, dando alla luce una neonata con alucce e cornini che le autorità di entrambi i gruppi in guerra considerano un abominio che deve essere eliminato.
Dopo che nel volume 1 era stato messo in luce il nucleo narrativo originale, col proseguire delle vicende, la storia si fa più articolata, ma rimane centrale il concetto di famiglia.
È una famiglia quella dei protagonisti in perenne fuga, ma entrano in gioco anche le famiglie di origine, costrette a confrontarsi con l'idea che il loro rampollo abbia sposato il nemico. Sono famiglie anche quelle dei cacciatori di taglie lanciati sulle loro tracce. Famiglie complicate, impossibili, solo sognate, o costruite con volontà e tenacia che cercano il loro luogo nell'universo.
L'universo di Saga, poi è un piacere per gli occhi. Space-opera allo stato puro, dove i fantasmi possono essere ottime bambinaie e i pianeti stessi possono rivelarsi forme di vita.
Nota personale, ho apprezzato particolarmente scoprire come i due protagonisti si sono innamorati. Per colpa di un libro i cui effetti sono andati oltre all'intenzione dell'autore. Perché è a questo che serve leggere: cambiare il proprio modo di vedere il mondo, fino a scoprire che sotto il nemico c'è una persona che vale la pena di conoscere.

Zerocalcare: Ogni maledetto lunedì su due

Dai 18 anni
Non si può vivere in Italia ed essere appassionati di fumetti e non leggere Zerocalcare, col quale, però, ho sempre avuto una frequentazione saltuaria, leggendo qualche striscia qua e là, spesso rimbalzata fino a me attraverso le condivisioni fb. Era il momento di rimediare e di trovare conferma a un sospetto che covavo da tempo:
Zerocalcare è forse il migliore aedo della mia generazione.
Che la generazione dei miei genitori abbia avuto come aedi grandi cantautori e che la mia abbia invece un tizio che gira con un armadillo immaginario temo sia un segno dei tempi.
In ogni caso, pur venendo da una realtà sociale e da un substrato culturale diverso da quello di Zerocalcare è impossibile non riconoscermi nelle sue tavole. La precarietà e la disillusione dei trentenni italiani è raccontata con rara acutezza.
 Si ride molto con le tavole, apertamente quando si parla di piccole epopee domestiche (come non trovarsi solidale nella sua guerra al piumone, per non parlare dell'insonnia che, d'ora in poi, avrà per me la forma di un vecchietto che sussurra frasi palindrome), con molta più amarezza quando lo sguardo si allarga. 

Dai 12 anni
Ho acquistato il primo numero di questa nuova serie Bonelli con più di una perplessità. Non sentivo la necessità di una nuova serie "classica" con avventure autoconclusive e disimpegnate. D'altro canto l'autore è Gianfranco Manfredi, il creatore di Magico Vento, che considero uno dei più bei fumetti italiani di sempre (da non perdere la ristampa a colori attualmente in edicola).
Letti i primi due numeri, il mio giudizio è ancora sospeso.
Da un lato abbiamo effettivamente uno schema molto classico, un eroe senza troppi problemi che lotta per i propri ideali, dall'altro un'ambientazione inusitata (l'Africa sub sahariana di fine ottocento) e la capacità di scrittura di Manfredi.
Nella sua semplicità la storia scorre con piacere, senza annoiare, e a fianco del protagonista iniziano a delinearsi personaggi tutt'altro che banali, come la principessa Bantu Amina.
Si rimane quindi vigili in attesa di vedere come proseguirà la serie. Per ora vale l'acquisto.

Non si vive di soli fumetti, quindi segnalo anche:


Dai 14 anni
Giallo Mondadori ha inaugurato una nuova collana dedicata interamente agli apocrifi sherlockiani, per me e per le mie finanze una manna dal cielo.
Tra le prime uscite mi è piaciuto particolarmente questo Sherlock Holmes e la casa della seta in cui Sherlock Holmes umanissimo si trova a fronteggiare il peggio dell'umanità in una lotta che diventa subito una questione personale. 

giovedì 20 novembre 2014

PAScolando – step 5


Diciamo le cose come stanno: l'accoppiata alluvione/esami non è stata tra le più felici.
L'avvicinarsi delle prove, per altro inerenti a materie molto lontane dal sentire di noi umanisti, unito al tempo pessimo non ha giovato all'umore di nessuno e molte giornate sono state all'insegna della tensione e del nervosismo.
Per quanto mi riguarda, tuttavia, il bilancio è meno negativo del previsto.
Guidare sotto al diluvio schivando le inondazioni non è proprio l'attività che più mi piaccia al mondo. Ci sono state sere in cui dire che sono collassata sul divano non è usare una metafora, ma un tecnicismo. Non sono mai svenuta, ma al rientro da un viaggio in solitaria col buio, la pioggia battente e nessuno che si degnasse di abbassare gli abbaglianti quando incrociava un'altra auto ci sono andata vicina.
Ma sono ancora qua.
La stanchezza fisica, poi, ha anche i suoi lati positivi. Nessuna insonnia da esame, mia vecchia amica dell'università. Tocco il letto e finisco diretta da Morfeo. Una mattina non ho neppure sentito la sveglia ed è venuto il Persiano a svegliarmi (da solo non sa trovare la ciotola...). 
Inoltre mi dico che se sono riuscita a fare tutto quello che dovevo mercoledì scorso nessun prof o esame può farmi davvero paura. 

Ho anche imparato qualcosa. 
Tutti noi abilitanti abbiamo vissuto il PAS come qualcosa di imposto e, ahimè, molto costoso in termini di denaro, tempo e di energia.
Didatticamente parlando non mi cambierà certo la vita. Però qualche spunto qua e là lo sto raccogliendo. È partito il blog didattico, LIBERamente librum, con una forma, quella del gemellaggio, che è figlia del PAS.
Sono e continuerò ad essere una capra per quanto riguarda la metrica, ma la docente di didattica della letteratura, che ci fa produrre sonetti e ballate in ottonari, ha dato una bella spolverata a vecchie nozioni che stavano sepolte in un sottoscala del mio palazzo della memoria.

Lo stesso corso ha anche dato il là a un momento di rara surrealtà:
Arrivo a casa e racconto al Nik un aneddoto su cui si era parlato a lezione in cui il poeta Simonide viene salvato dal crollo di una casa dai Dioscuri. Al che il Nik, serissimo, prende il cellulare e manda a un'amica il seguente messaggio: 
– Secondo te i Dioscuri sono allevati a terra?
Poco dopo arriva la risposta che non contiene né un insulto né una comprensibilissima domanda di spiegazione, ma un serafico:
– Sono nati da un uovo, quindi sì.
Allevamento a terra di Dioscuri
Fonte: Wikipedia.org

Sono anche riuscita a fare delle cose.

Ho letto, più che altro dei fumetti, dato che novembre si è aperto con LuccaComics. L'essermi allontanata da una dieta letteraria di soli manuali universitari è stata una liberazione, credetemi.

Sto scrivendo. A dei ritmi da lumaca zoppa, certo, ma sto scrivendo.
Per qualche strana ragione Baker Street e Sherlock Holmes hanno un effetto rilassante su di me. Per sapere se sono stressata basta chiedermi se sto scrivendo un apocrifo sherlockiano. Il racconto diventa una sorta di isola di quiete nella tempesta. Sta di fatto che quello che sto scrivendo è oggettivamente uno dei racconti più inquietanti in cui mi sia cimentata. Si parla di dipendenza e di creature raccapriccianti. Eppure l'effetto calmante permane.
Sì, per rilassarmi uccido le persone (sulla carta).

Sto presentando il romanzo. Mercoledì scorso, tra una frana e un allagamento, ne ho parlato al Liceo Fermi di Arona ed è stata davvero un'esperienza che è valsa l'aver quasi rischiato la macchina per arrivarci (oltre alla salute psicofisica).

Domani venerdì 21 novembre - ore 21.00
Presentazione del romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico
in compagnia di Rossana Girotto che presenterà Effetti Personali
Biblioteca di Gravellona Toce – Corso Roma 15



lunedì 17 novembre 2014

l'ideazione della trama – scrittevolezze


Chiacchierando sul web, ma anche dal vivo con amici autori, si finisce sempre per confrontarsi sull'ideazione della trama.

Da quanto vedo ci sono due scuole di pensiero di base, entrambe possono funzionare bene, con i loro pro e i loro contro e io, tanto per cambiare, non sento di appartenere a nessuna delle due.

Il Burattinaio
I burattinai hanno di solito un bagaglio tecnico di prim'ordine, ragionano per funzioni narrative, archi di crescita dei personaggi e strutture in tre atti. La trama per loro è un'insieme di punti da studiare a tavolino, i cui ingredienti vengono dosati come per la preparazione di un complicato composto chimico. Sanno come e dove aggiungere tensione narrativa, quando e perché far accadere un determinato evento.
Il vantaggio dei burattinai è la forza della pianificazione. Le loro trame sono spesso delle architetture perfette, simili ad ardite cattedrali che siano, in più, anche antisismiche. Nelle loro storie tutto avviene per una ragione narrativa.
Il rischio è quello della freddezza. L'avere una storia che funziona alla perfezione, ma è priva di un cuore pulsante.
Libro archetipo: Il nome della rosa, in cui tutto è presente per uno scopo preciso, narrativo e metanarrativo, e i cui diversi livelli di lettura possibili sono stati soppesati e dosati alla virgola.

Il romantico istintivo
Il romantico istintivo si innamora di di una storia e di alcuni personaggi e inizia a scrivere. Il romantico istintivo non sa neppure chi dei suoi personaggi vivrà e chi morirà. Si fida di loro, vive con loro, soffre con loro. Piange mentre scrive la loro morte.
Il vantaggio lo scrittore tiene davvero ai suoi personaggi, ce li fa sentire vivi. Per lui sono figli, non certo funzioni narrative!
Il rischio è il non arrivare alla fine della storia. Ci si ingarbuglia al punto tale che non si riesce a dare una forma narrativa definita alla propria opera. 
Libri archetipo: It una narrazione fiume piena di digressioni, che affascina e ipnotizza.

La via di Tenar
Io cerco di essere entrambe le tipologie di autori insieme.
Quando mi innamoro di una storia, sono una romantica istintiva. Appunto, me ne innamoro, sono completamente e del tutto affascinata dai miei personaggi. Faccio, però, violenza a me stessa e non inizio a scrivere.
Coccolo la mia storia, o come dico io "la covo", come farebbe un drago con i suoi tesori. Cerco di visualizzarla con dettagli sempre maggiori.
Spesso mi è già capitato di raccontare questo momento.
La mia impressione è che le storie già esistano in un qualche altrove indefinito che io chiamo, dopo una costruttiva discussione con Jamila, Il paradiso delle storie possibili. La storia già c'è, tutta intera e priva di contraddizioni. Più la "covo", più ci penso e più i tratti ne diventano definiti.
Per fare un esempio dal romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico, fin dall'inizio mi era chiaro che Watson, che è il mio protagonista, appariva in scena portando al parco il suo cane. Il cane di Watson, mi era chiaro, aveva un ruolo importante nelle pagine di apertura. E tuttavia, fin dall'inizio, se pensavo alla conclusione del romanzo, non vedevo più il cane. In un primo momento non me ne sono preoccupata. Visualizzavo la scena finale, il cane non c'era, ma, per quello che ne sapevo allora, poteva essere in un'altra stanza a dormire. Poi, covando la storia, mi sono resa conto che il povero cane avrebbe fatto una pessima fine. Non per cattiveria o per applicare una tecnica o una funzione narrativa, ma per necessità. Il mio cane di taglia medio/piccola si sarebbe trovato a casa da solo mentre vi facevano irruzione dei malintenzionati. 
Sin dall'inizio, quindi, sapevo che il mio protagonista sarebbe apparso in scena con un cane e che alla fine del romanzo il cane non sarebbe apparso. Solo dopo ho capito che questo accadeva perché la bestiola sarebbe morta.
Come questo accada in qualche meandro inconscio della mente per me rimane un mistero. Mi è abbastanza chiaro, però, che in questa fase non applico alcuna tecnica narrativa. La trama si sviluppa in modo autonomo e io rimango a guardare.

Poi, quando sento di "vedere" tutta la trama, la parte Burattinaio entra in azione. A quel punto mi metto alla scrivania e preparo una scaletta o una sinossi (in realtà nel caso dei racconti la scaletta rimane puramente mentale). In questa fase entrano in gioco anche le così dette tecniche di narrazione. Non vado a modificare la sequenza degli eventi (come potrei? La trama esiste in un determinato modo nel paradiso delle storie possibili!) ma mi preoccupo di come raccontarla. Come direbbero i miei alunni, stabilita la fabula, lavoro sull'intreccio, su cosa narrare prima e cosa dopo, sul punto di vista da utilizzare, sull'importanza relativa da dare ai singoli personaggi.

Alla fine, quando mi trovo a scrivere, il più è fatto e posso preoccuparmi solo del piacere della narrazione.

Deve essere chiaro che questo mio modo di procedere non è una ricetta universalmente applicabile e non è privo di svantaggi. Il fatto che la fase di "cova" sia totalmente svincolata da un'ottica legata alle tecniche di narrazione genera queste mie storie in bilico tra i generi letterari che poi nessun editore sa collocare. Se fossi più burattinaia sin dall'inizio, forse, i miei gialli sarebbero più pienamente gialli e non un guazzabuglio di mille altre cose che poi gli editori non sanno come trattare. Sarebbero, io credo, un po' meno "miei", per quanto più perfetti.
Il vantaggio maggiore, invece, è quello di poter lavorare a diverse storie a diverso grado di ideazione contemporaneamente. Posso covare una storia futura mentre ne scaletto un'altra. La fase di scrittura, poi, diventa solo una questione di tempo da dedicare, perché tutti gli altri fattori sono stati decisi. Una volta arrivata alla scaletta posso dire con uno scarto minimo quando il racconto o il romanzo sarà terminato. 

E come procede la vostra ideazione della trama? Siete più burattinai o più romantici istintivi? Anche per voi esiste il paradiso delle storie possibili?

PS: la foto mostra la piazza di Orta com'era domenica mattina.

sabato 15 novembre 2014

LIBERamente Librum – esperimento di blog didattico

Si può fare scuola in modo interattivo, annullando le distanze, ma non la profondità dei contenuti, rendendo gli alunni protagonisti della didattica?
Questa è la sfida che io e una collega ci siamo lanciate e da cui è nato un nuovo blog:


LIBERamente Librum è un blog gestito da due prof di lettere, ma che ha come autori anche gli studenti, perché, secondo noi, a dodici o a tredici anni si può e si deve iniziare ad esprimere le proprie idee. Ci si può consigliare libri e film e ci si possono raccontare le proprie esperienze. Inoltre troppo spesso gli alunni alle prese con un compito di scrittura mi hanno chiesto: "ma per chi sto scrivendo?", ben sapendo che solo il professore avrebbe letto il loro lavoro. In questo modo hanno la possibilità di scrivere davvero per tutti e quindi di confrontarsi con il mondo della comunicazione globale.

LIBERamente Librum è anche un progetto di gemellaggio. Le due classi autrici non sono vicine, stanno i due zone opposte del Piemonte. Non solo, una classe (la mia) viene da una scuola pubblica, l'altra da un istituto paritario. Sono due mondi che spesso non si parlano e si guardano con diffidenza. Sarà interessante vedere a cosa porterà il confronto, se ci sono contenuti o valori che vengono veicolati diversamente e cosa ne pensano i ragazzi di questo.
Già adesso i miei alunni invidiano la struttura dei loro compagni gemellati, con super aula computer e piscina. Gli altri ci invidiano la location (che adesso ci ha regalato anche la piscina).

Inevitabilmente l'attualità è già entrata nel blog, dato che la prima foto postata è stata questa:

Foto scattata da Laura

I leoni del pontile, infatti, negli ultimi giorni si sono trovati a mollo (e chissà cosa ci aspetta lunedì)!
L'invito, quindi, è quello di fare una visita al nuovo blog e di non trattarlo con condiscendenza (del tipo "tanto sono ragazzi"), ma di leggerlo se vi piace e se i contenuti sono interessanti.


Tornando invece a questioni più personali, vi segnalo sul blog Libri con Sherlock Holmes, la bella recensione che Luca Martinelli ha fatto al mio romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico. Pare che il mio Holmes abbia superato l'esame degli esperti!

giovedì 13 novembre 2014

Se la barca va (sul tetto della scuola)


Nell'occhio del ciclone, tra una perturbazione e l'altra, l'esondazione rivela scorci di grande bellezza, pagati, purtroppo, a un prezzo troppo alto.
Ma cosa ci faccio io di mattina, in mezzo all'alluvione, a scattare foto?
Semplice, andavo al lavoro.

Ecco la Scuola col Pontile oggi.


Ve lo state chiedendo, vero?
Le lezioni si sono svolte regolarmente, anche se all'intervallo abbiamo dovuto andare a ripescare qualcuno che stava giocando nell'acqua...

Se la situazione non dovesse migliorare, chissà se ci forniranno almeno un mezzo adatto...


mercoledì 12 novembre 2014

Acqua sotto e sopra i ponti

Il cielo non vuole che insegni.
Con cielo non intendo alcuna entità superiore.
Da quando ho iniziato a insegnare ha ripreso a nevicare seriamente come non accadeva da trent'anni. Potevo immaginare cosa sarebbe accaduto con il corso abilitante.


Suona la sveglia e la luce non si accendere. Perché il buon giorno si vede dal mattino.
Si litiga col salvavita e si parte.
Dai versanti delle colline scendono torrenti a cascata e la strada sembra pronta per farci rafting. Il lago non lo vedo, è ancora buio ed è meglio così. Poi però lui si offende e arriva direttamente sull'asfalto. Ma la mia auto, a quanto pare, sa nuotare.
Alla scuola col pontile mi attendono tre papere. Poverette, non hanno altro posto dove stare, anche il lago voleva far lezione e ci era entrato in cortile.
Il collega di matematica verifica che il nuovo alunno umido possa far lezione senza metterci troppo in pericolo e si comincia.

Io finisco alla seconda ora.
Mi rimane tutt'ora il dubbio che alunni e colleghi siano ancora lì adesso...
Io non ho tempo, devo andare sull'altro lago, al liceo, a presentare il romanzo.
Intanto il primo, per gli amici Cusius, è salito ancora. Mi butto in un guado da film di avventura, mentre, appena dopo di me, chiudono la strada.
Schivo delle frane, ma questo lo scoprirò molte ore dopo.

L'altro lago non è ancora entrato a far lezione e mi cede il passo. 
Avevo pensato a lungo a come presentarmi a tre classi di adolescenti, la platea più difficile che si possa avere. Tutta bagnata non era una delle opzioni prese in considerazioni.
È andata bene lo stesso.

Poi veloce verso il PAS. Praticamente solo il tempo di arrivare e prendere posto e ci avvisano che sta esondando il fiume e stanno chiudendo i ponti.
E quindi di nuovo via, in mezzo a un paesaggio acquatico in stile Re della terra selvaggia.

A casa, infine, si fa l'appello degli amici. Tutti, pare salvi. Qualcuno è isolato dalle frane, ma tutti sembrano essere al sicuro.

Il problema è che domani si deve ripartire.
Ad ora mi danno la scuola aperta e operativa.
Chissà se domani le papere le troverò sulla cattedra?

lunedì 10 novembre 2014

Il patto col lettore e i rischi dell'imprecisione – Scrittevolezze


Tanto è un romanzo!
Tanto è un'opera di fantasia: è tutto inventato.

Io sono ferocemente contraria a questa visione della scrittura.
Tento di spiegarmi, addolcendo un po' la vis polemica che l'argomento già di per sé mi suscita e che è stata esacerbata da un pomeriggio particolarmente irritante.

Il patto col lettore
Quando si scrive si costruisce un patto con i lettore, si presenta loro un mondo altro dai tratti definiti, all'interno dei quali alcuni elementi non sono reali, ma frutto della nostra fantasia. Tali elementi sono, a seconda della storia pochissimo o moltissimi, non importa, in ogni caso il lettore, accettando di leggerci,  crederà, fintanto che il patto sussiste, che tutto sia reale. È la famosa sospensione dell'incredulità
Che i nostri elementi d'invenzione siano molti o pochissimi, essi saranno comunque circoscritti e definiti. Come diceva U. Eco ne Le postille al Nome della Rosa dovremo comunque definire le regole che governano i nostro mondo letterario e rispettarle e stabilire quali e quante coincidono con quello reale.
Nel nostro mondo inventato gli asini volano? Bene. Ma tutti gli asini? Secondo quali regole? Solo gli asini e non i cavalli? E i muli?
E, ancora, più importante, asini, cavalli e muli saranno o non saranno quelli del nostro mondo reale? Se la risposta è sì, non importa se l'asino vola o non vola, in ogni caso dovrà ragliare. Se nitrisce è un errore.
Insomma, posso stipulare un patto con il lettore per cui gli asini in quel mondo sono come quelli del mondo reale, ma volano. Se però nel ben mezzo della narrazione il mio asino volante si mette a nitrire violo il patto che io stesso ho stipulato. Come scrittore sbaglio e il lettore, se se ne accorge, si arrabbia. Peggio ancora, smette di credere a tutto ciò che gli ho raccontato.

La precisione nella narrativa fantastica
La storia dell'asino che vola e si mette a nitrire è esemplificativo di molta fantasy amatoriale.
È errore comune (mio come di qualsiasi altro) degli autori alle prime armi pensare che, siccome siamo in un mondo fantasy, allora tutto sia lecito e tutto si possa inventare.
Tutto si può inventare, beninteso, ma secondo delle regole chiare che funzionino sempre all'interno della storia. Non devono per forza essere esplicitata. Il lettore si accorgerà da solo che qualcosa funziona funziona sempre in uno stesso modo che è diverso da quello del mondo reale (es: la magia in un mondo fantasy).
Ciò che, però, viene presentato come uguale al mondo che conosciamo deve essere uguale, pena la rottura della sospensione dell'incredulità.
Gli asini, fino a che non ci viene detto il contrario (presentandoci come normale un asino che parla, ad esempio), ragliano. I combattimenti con le spade si svolgono in un determinato modo e gli archi hanno un loro funzionamento. Le armature pesano. 
Non so quanti fantasy amatoriali ho idealmente gettato dalla finestra perché i combattimenti erano inverosimili, fanciulle esili in due giorni imparavano a usare spadoni a due mani e saltellavano allegre nelle loro armature complete di piastre.

La precisione nella narrativa non fantastica
A maggior ragione la precisione non può essere un optional in tutte le narrazioni di ambientazione non fantastica.
Anche qui si devono e si possono definire i confini.
Si può fare un romanzo in cui l'avversario odioso è il cardinale Richelieu e la massima preoccupazione dei moschettieri è la salvaguardia dell'onore di una regina un po' farfallona. C'è da credere, fonti alla mano, che il cardinale Richelieu avesse altro da pensare se non a mettere i bastoni tra le ruote ai moschettieri del re e che questi, in fin dei conti, non fossero gli eroi che ci sono stati raccontati.
Tuttavia i moschetti sono moschetti, i fioretti sono fioretti e per andare da Parigi a Londra bisogna necessariamente fare un determinato percorso senza poter prendere l'autostrada.
Se un moschettiere a un certo punto tira fuori un revolver la mia sospensione dell'incredulità va a farsi friggere.
Non cambiano le cose se ambiento una storia ai nostri giorni. Se ho un personaggio che deve spostarsi in auto da Milano a Roma e ci mette due ore guidando con prudenza, la sospensione dell'incredulità va comunque a farsi friggere.

Ovvio, starà pensando ora il mio narratario, nessuno fa errori così banali. 
Il diavolo, però, sta nei dettagli e di dettagli in un romanzo ce ne sono a migliaia. E sì, tutto ciò che non sta all'interno dei confini che noi abbiamo tracciato, i confini del "non reale condiviso" su cui il lettore sospende la propria incredulità, deve essere accurato.

Ma chi vuoi che se ne accorga!
Quando noi affidiamo una storia ai lettori, che sia tramite pubblicazione tradizionale, autopubblicazione o semplicemente postandola in rete, la storia acquisisce vita propria. Non sappiamo a chi andrà in mano, per cosa sarà utilizzata o con che occhi sarà letta.

Lo raccontavo l'altra sera alle presentazioni, io rispetto sempre il detto della "sfiga che ci vede benissimo". Se scrivo un racconto storico posso stare certa che finirà in mano a uno storico e che magari sarà costui a giudicarmelo. Se ambiento una storia in un luogo, non importa quanto improbabile, state pur certi che il primo lettore ci sarà vissuto per anni.
Quando inviai il racconto Come foglie d'autunno a un concorso di Giallo Mondadori non avevo idea di stare di fatto inviando un racconto ambientato nell'Antica Roma a uno dei massimi esperti dell'argomento che si trovava a presiedere la giuria.

Una questione di etica
Alla fine è questo.
Stabilire un patto con il lettore, definire i confini della nostra immaginazione e attenercisi è una questione di etica.
Nella scrittura possiamo fare tutto, possiamo far volare gli asini e pure farli parlare.
Se decidiamo, però, che "asino" corrisponde a "equino tale e quale a quello che nel mondo reale viene definito asino" allora deve ragliare.
Se nitrisce stiamo ingannando un lettore. Che magari è un bambino che il giorno dopo andrà a scuola, dirà che l'asino nitrisce e verrà preso in giro dai compagni (per colpa nostra?)

sabato 8 novembre 2014

Presentando con Sherlock Holmes


Reduce da due serate consecutive di presentazione di Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico sono ancora un po' frastornata, con quell'eccitazione incredula che rimane addosso quando si riesce a fare qualcosa che si è sempre sognato di fare.

La prima ansia dello scrittore che si appresta ad andare a una presentazione è la sala vuota. Perché siamo a novembre, è sera, siamo tutti stanchi e la fatica di uscire di casa è palpabili e quindi chi mai avrà il coraggio di uscire per venire a sentir parlare dei mio libro?
E invece le sale non era vuote. Anzi.
E quindi un GRAZIE enorme e di cuore agli organizzatori, la Biblioteca di Briga Novarese e la Biblioteca di Invorio. Le biblioteche sono gli ultimi baluardi della cultura, fortini assediati che a forza di passione e di volontariato vanno ripetendo questa verità che nel mondo di oggi sembra obsoleta: fermasi a leggere un libro non è una perdita di tempo.
E un altrettanto enorme GRAZIE alle persone che sono venute. Grazie ai conoscenti e agli amici, ai miei alunni (cosa può sperare di meglio una prof!), ma un grazie infinito alle persone che proprio non conoscevo e che sono arrivate già con il libro letto in mano.
È il momento in cui l'autore capisce che il suo libro non è più suo, è diventato adulto, ha incontrato un lettore, che coglierà sfumature e significati che magari non erano neppure nella mente di chi l'ha scritto. Perché un libro parla a ciascun lettore con una voce differente.

Parlare di questo libro, poi, è stata una gioia. È stata una gioia farlo lì, proprio nella biblioteca di Briga e  in quella di Invorio.
Perché un libro, di solito, non si sa dove nasca. Sono idee che si raggrumano e un giorno vengono a bussare alla mente dell'autore con una forma che non si sa bene quando abbiano assunto. Ma questo romanzo è diverso da tutti gli altri.
È nato in una sera d'inverno, quando io da utente sono andata nella biblioteca di Briga Novarese ad assistere a un incontro. E in quell'incontro è stata mostrata una fotografia d'epoca.
Questa:

E io ho capito che di questa foto, dell'uomo meccanico che vi era ritratto volevo raccontare la storia. Anzi, che l'uomo meccanico doveva essere personaggio e protagonista della storia. Non un uomo meccanico a caso. Questo uomo meccanico, unico e speciale, come spero sia intuibile anche ai profani al solo guardare la fotografia.
E dato che io non sapevo nulla di uomini meccanici della seconda metà dell'ottocento potevo farmi aiutare da una sola persona. Potevo affidarmi solo a Sherlock Holmes.

Quindi aprire il tour di presentazioni a Briga Novarese non è stato un caso, né una questione di comodità (io abito a Briga Novarese), è stato un atto necessario.

Altrettanto necessaria la seconda tappa a Invorio.
Perché l'uomo meccanico ha un papà, ovviamente, che troppi pochi conoscono e che si chiama Innocenzo Manzetti. E la biblioteca di Invorio è a pochi passi da piazza Innocenzo Manzetti. E no, l'Italia, purtroppo, non è piena di piazze e strade dedicate al papà del "mio" automa (in caso contrario non avrei dovuto scomodare Sherlock Holmes per indagare su di lui). Il comune di Invorio è una delle pochissime istituzioni ad aver creduto nel genio di Manzetti e di aver dato un finanziamento per le sue invenzioni, tra cui, immagino, anche l'uomo meccanico.

Le presentazioni dovevano avere questi luoghi come prime tappe. Non era una possibilità, ma una necessità. Come altrettanto necessaria è la tappa del
29 novembre ore 18.00
Aosta - Hotel des Etats

Ogni storia, ogni romanzo, ha una sua particolare geografia ed è un piacere e un onore poterla ripercorrere ora, con il libro stretto in mano.

Grazie quindi davvero e di cuore a tutte le persone presenti, agli organizzatori, alla libreria E.P. Books di Borgomanero, al curatore della collana Baker Street Colletion e a Sergio Cova, il bravo autore che mi ha affiancato ieri sera.

Se siete curiosi, il prossimo appuntamento è 
21 novembre ore 21.00
Biblioteca Gravellona Toce

Il libro è reperibile in tutte le librerie d'Italia e in tutti gli store on-line.
La versione e-book sarà disponibile a partire dai primi di dicembre.
Qui, il bell'articolo sulle presentazioni uscito sul sito della SherlockMagazine

mercoledì 5 novembre 2014

Racconto breve.


In una vita precedente credevo in molte cose.

Mi hanno aperto la bocca e misurato i denti. Daranno un voto ai miei canini e ai miei incisivi.
Mi hanno misurato dal collo all’anca e hanno segnato il valore su un taccuino. 
Daranno un voto ai miei occhi e alle mie orecchie.

In una vita precedente ero io che prendevo le misure, cercando la regola aurea di una perfezione umana. Il canone da seguire, la formula matematica da applicare per un risultato di superiorità.

Mettono le mani tra le mie gambe, senza malevolenza, solo per afferrarmi. Non c’è bisogno di constatare una castrazione che è già dichiarata sui documenti.

Era facile, un tempo, affidarsi a una medesima procedura. Misurare, registrare, giudicare. Chi salvare. Chi bruciare. Bambini biondi e forti da separare ai loro genitori slavi, figli perfetti della genetica del caso a cui raddrizzar la sorte. E la prole sbagliata di genitori giusti da gettar via, come si fa a scuola, con i fogli su cui sono cadute gocce d’inchiostro.
È tutto più facile, quando si ha una regola da seguire.

Con sbrigativa gentilezza mi infilano nella gabbia, qui dove tutti si fermano a guardarmi, visitatori e giudici, ciascuno con la propria opinione in mano. Ognuno addita sorridendo quello che preferisce.

Credevo, nella mia vita precedente, alla purezza della razza. 
Per un bene superiore si può uccidere senza rimorso.
Questa è una festa priva di crudeltà.
Nella mia gabbia c'è cibo e acqua.

Sono morto guardando un tramonto sudamericano. Senza un pensiero di rimpianto, se non per una sconfitta che ancora ritenevo ingiusta.

Si avvicina un uomo che appende alla gabbia una coccarda. 
“Persiano. Adulto. Neutro. Campione di categoria.”
Sbatto la coda con un mugolio che viene scambiato per compiacimento.

Credevo a molte cose, nella mia vita precedente.
Credevo alla purezza della razza.
Ma non nel karma o nella reincarnazione.
Il nazista nel persiano
1800 battute

Era una vita che non scrivevo un racconto breve, sotto le 2000 battute, e mi rendo conto che sono parecchio arrugginita. Dato che il tempo è poco, però, ne ho approfittato per riprendere la mano.


domenica 2 novembre 2014

Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico in tour: si parte



Giovedì parte ufficialmente il tour di presentazione di Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico. Non mancate!


Giovedì 6 novembre – ore 21.00
Biblioteca di Briga Novarese
Presentazione del romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico
Libreria partner E.P.Books Borgomanero

Venerdì 7 novembre – ore 21.00
Biblioteca di Invorio
Presentazione del romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico
all'interno del "Mese del Giallo"
Sergio Cova presenterà il romanzo Una via d'uscita
Libreria partner E.P. Books Borgomanero

Venerdì 21 novembre – ore 21.00
Biblioteca di Gravellona Toce
Presentazione del romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico
L'autrice Rossana Girotto presenterà le proprie opere
Presentazione a cura della libreria Evolvo Libri

Sabato 29 novembre – ore 18.00
Aosta – Hotel des Etats (P. Chanoux 8)
Presentazione del romanzo Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico
Presentazione inserita all'interno delle manifestazioni per il 150° dell'invenzione del prototipo telefonico e della macchina a vapore di Innocenzo Manzetti
Con la collaborazione della libreria À la page


PS ESTEMPORANEO: sono tornata ora da Lucca Comics. A causa della folla non sono riuscita ad accedere al padiglione Games (ed editori). Non ho potuto passare neppure dallo stand di Delos e non ho potuto salutare tutte le persone che speravo di incontrare. Mi è davvero spiaciuto, ma chi era a Lucca ieri credo si renda conto delle motivazioni.