martedì 3 dicembre 2013

Lettere di rifiuto di qualità superiore

Più o meno in questo periodo, l'anno scorso, terminavo il thriller ambientato nell'antica Roma e avevo chiara la sensazione di avere per le mani un figlioletto problematico, un testo con delle potenzialità, ma di cui un'autrice con pochi racconti pubblicati al suo attivo non poteva farsi carico. Ho quindi deciso di "affidarlo alle acque", inviarlo a un concorso importante, su cui non avevo alcun controllo e vedere cosa sarebbe successo. Il romanzo ha viaggiato, onestamente più di quanto avrei ritenuto possibile al momento dell'invio, è stato "raccolto" più di una volta, più di una persona se n'è fatta carico,  cercando di portarlo verso una sponda accogliente. Io a dir la verità, sono stata a guardare la lontano, a volte senza neppure sapere verso dove stesse navigando. Purtroppo le ultime notizie mi sono arrivate ieri e sono queste:

Il libro non è affatto male. Il problema è che abbiamo in programmazione tanti libri storici su Roma, sia italiani che stranieri. E al momento sarebbe difficile per noi gestirne un altro.

La mail non è stata inviata direttamente a me, ma mi è stata girata e non ha importanza raccontarvi da quale scrivania sia partita, tanto le case editrici con in programmazione tanti libri storici su Roma si contano sulle dita di una mano di un monco e che sia l'una o l'altra ai fini del mio ragionamento non ha importanza.

È inutile dire che, pur cercando di farsi meno illusioni possibili, ricevere una mail così fa lo stesso piacere di un calcio sui denti. Poi però ho avuto tutto una sera per metabolizzare la cosa e sono arrivata a elaborare qualche pensiero che forse vale la pena condividere con quanti sono, sono stati o saranno nelle mie stesse condizioni.

Un romanzo di un esordiente è un'opera d'ingenio che parte dalla libera iniziativa di un autore. In altre parole, nessuno mi ha chiesto di scrivere. Quando ho terminato il romanzo avevo pubblicato qualche racconto quando ho iniziato il romanzo ero del tutto esterna al mondo dell'editoria. Quindi di mia iniziativa ho iniziato a costruire un prodotto (fa male parlare di un proprio libro come di un prodotto, ma lo è) senza sapere se ci fosse una domanda, se a qualcuno importasse qualcosa della mia storia ambientata nell'Antica Roma. Scrivere un romanzo non vuol dire avere diritto a pubblicarlo. È una verità semplice, ma che va accettata per com'è, fa parte del gioco. Se uno pensa di non poter sopravvivere a un rifiuto editoriale, forse è meglio che non parta neppure.
L'esordiente, poi, lavora alla cieca, magari basandosi su realtà editoriali vecchie di qualche anno. Ad esempio più di un addetto ai lavori mi ha fatto notare che il mio romanzo era troppo corto rispetto ai libri storici pubblicati adesso, problema non da poco e non aggirabile, dato che ogni buona storia ha un respiro e cambiarlo vuol dire snaturarla. Quindi anche un buon libro può non essere un buon prodotto commerciale in un dato momento.
Infine, io sono convinta che un capolavoro si faccia notare sempre e comunque, ma sono anche convinta che (ancora) un capolavoro io non l'ho scritto. Forse ho scritto dei buoni libri, ma non capolavori e quindi è giusto che un editore se ne prenda carico se e solo se per lui in quel dato momento è un buon investimento. Il mio per questo editore non lo è e con le mie nulle conoscenze di mercato non posso certo dirgli che si sta sbagliando.

E quindi adesso cosa mi resta da fare per questa storia? 
Continuare ad aspettare, sperando che giunga a lidi più accoglienti, credo, anche se il problema vero è che si tratta di un'opera di nicchia che solo poche case editrici potrebbero supportare. Non riesco a immaginare, ad esempio, il mio editore attuale alle prese con questo romanzo, che ci azzecca con la sua linea editoriale come il proverbiale cavolo a merenda. Quindi temo di dover accettare l'ipotesi non così remota che non veda mai la luce.
Di certo non lo autopubblicherò, per due principali motivi. 
Il primo è che se lo autopubblicassi non gli darei il massimo. Non avrebbe editing, non avrebbe un grafico, non avrebbe distribuzione. Per tanto così, sta comodo nei file del mio computer, agli amici l'ho già fatto leggere.
Il secondo è che questo libro non è morto. È un romanzo ambientato nell'antica Roma. Di sicuro non invecchia, tra x anni magari andrà bene così. L'ultimo romanzo storico che ho letto, Le ultime gocce di vino è degli anni '50 e ripubblicato ora (in effetti è lunghino). 
Non è detto che la mia storia non si trasformi in qualcos'altro. Questo romanzo nasce da alcuni racconti scritti quand'ero all'università, dieci anni fa. È evidente che alla base per me c'è un interesse profondo per il periodo e per alcune tematiche. Forse tra dieci anni riuscirò a rielaborarle in qualcosa di diverso, magari di migliore.

Infine questo romanzo ha già fatto un sacco di strada (e non è detto che abbia smesso di camminare) e un sacco di persone se ne sono fatte carico. Io da sola non l'avrei potuto portare fino alla scrivania di chi ha scritto la mail di ieri e quindi forse più che delusa dovrei essere grata, davvero, a tutti quelli che hanno letto, apprezzato, incoraggiato e valutato, a partire proprio da chi ha scritto quella mail. Quel "non è affatto male" è per me davvero prezioso.
Ultima nota: quanto ho speso in questo percorso?
Tantissimo tempo di scrittura, progettazione, documentazione. Pochi euro di copisteria per le due copie cartacee per il Premio Tedeschi (e una per me per ricordo) e il costo della spedizione, altri pochi euro.
Cosa ho guadagnato?
Enorme esperienza. 
A livello tecnico questo romanzo è la cosa più difficile che io abbia mai scritto. Credo che adesso nessun lavoro di documentazione (e anche nessun personaggio) possa spaventarmi davvero.
È la mia prima esperienza con la grande editoria e devo dire che non posso considerarla negativa, anche se non si dovesse arrivare a niente. Non mi sembra di aver incontrato squali, ma persone che fanno il loro lavoro con passione, anche se devono far quadrare i conti, come chiunque altro.

12 commenti:

  1. Credo che questa lettera contenga delusione e soddisfazione insieme, sentimenti ambivalenti che possono comunque coesistere. E' un momento orribile per l'editoria, in grande evoluzione, esperienza e consapevolezza non possono che far bene a te come persona, come scrittrice e anche al tuo romanzo nell'antica Roma, che, di sicuro, non finesce quì la sua corsa. Un abbraccio solidale

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  2. Capisco l'amarezza, ma come hai in qualche modo riassunto nel titolo del post, i rifiuti non sono tutti uguali. C'è molto di più in quelle righe, e di certo ne sei consapevole. E' solo una tappa del percorso e la tanta strada che il tuo romanzo ha fatto dimostra che c'è sicuramente una terra che lo aspetta.
    Per inciso anni fa ho ricevuto anche io una lettera simile per il mio primo romanzo, e c'è voluto tempo per me per capire che quelle righe significavano che dovevo insistere, perché se una CE mostra comunque attenzione, vuol dire che il libro merita di non essere abbandonato.
    Ciao e in bocca al lupo :)

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    1. Infatti il mio post non voleva essere triste o amaro, anzi. Essere scrittori non è facile, è una strada lunga e va presa com'è. A volte bisogna saper apprezzare anche il solo guardarsi indietro e vedere che un poco di percorso è stato compiuto. E ricordarsi che è per merito di tante persone e del loro sostegno diretto o indiretto che si può andare avanti

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  3. Abbiamo già il titolo del capolavoro: "il gatto ad energia solare"

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    1. Potrebbe essere un horror in cui un marito dai capelli lunghi viene divorato da tanti ferocissimi gatti a energia solare...

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  4. Commento e analisi molto interessante!

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    1. Ti ringrazio, sentivo proprio il desiderio di condividere questi miei ragionamenti, sono contenta che tu abbia apprezzato.

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  5. Il cuore del tuo post, a mio avviso, è quando dici che la tua esperienza è cresciuta: la consapevolezza di questo è la forza che ci fa andare avanti. Buona scrittura! Un abbraccio forte!

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  6. Hai descritto la vita dello scrittore, che non vive di sola arte ma deve pensare anche a pubblicare, e non può fare a meno di relazionarsi con le case editrici.
    È proprio questa la linea che separa lo scrittore professionista dall'esordiente.
    Il testo che hai scritto merita di essere pubblicato, il messaggio che hai ricevuto lo conferma, devi soltanto aspettare il momento giusto, sono sicura che riuscirà ad arrivare nelle librerie.

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    1. Oggettivamente non so quante speranze rimangano al mio libro, ma non importa. Il punto è proprio il relazionarsi con le case editrici che non sono enti di beneficenza, ma industrie che devono fare utili. Quindi se vogliamo entrare nel loro mondo dobbiamo averci a che fare, anche se a volte le loro scelte non ci piacciono. In generale per ora ho conosciuto tanta gente che lavora con onestà e passione, non gli squali senza cuore di cui si parla a volte. Anche questa lettera di rifiuto era garbata e motivata e non posso che essere grata a chi l'ha scritta per l'attenzione che ha comunque dato al mio testo

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