mercoledì 5 agosto 2015

Lasciarsi sorprendere dai propri personaggi – scribacchiando


Tornata dalle vacanze, con il marito di nuovo in ufficio e il nipotino al mare, è tempo di tornare a tuffarmi nel romanzo in stesura.
Anche se durante il viaggio non ho scritto una sola parola, credo che ormai manchino una decina di capitoli alla conclusione, quindici al massimo (ho iniziato il 26).
Si possono iniziare a fare i bilanci e a confrontare la sinossi preparata prima con la stesura per constatare che ho iniziato a tradirla intorno al capitolo due...
Le sorprese maggiori, come sempre, me le hanno riservate i personaggi.
Ligia al dovere ho pianificato. Non ho preparato schede, ma ho iniziato a scrivere solo quando ormai sentivo di conoscere a fondo la protagonista e, trattandosi di un giallo, la vittima e l'assassino. Loro, del resto, erano i miei tre punti fermi su cui tutto si sarebbe andato a costruire. Gli altri personaggi, lo ammetto, erano delle figure nella nebbia. Ho iniziato a scrivere sapendo di non conoscerli a fondo, sperando che si sarebbero messi in luce nel corso della storia e con la consapevolezza, quindi, che avrei dovuto poi limare a posteriori almeno i primi capitoli, scritti sulla base di una conoscenza ancora superficiale.

LUCE SULLE SECONDE LINEE
Questa è stata per molti capitoli la mia preoccupazione maggiore. Ad affiancare la protagonista ci sono due personaggi maschili che vanno a costituire con lei un team informale di indagine.
Due personaggi maschili, quindi, entrambi positivi, affini per età (li separano otto anni) e per formazione professionale (sono o sono stati membri delle forze dell'ordine) e amici tra loro. Il rischio che risultassero uguali mi ha dato più di una preoccupazione. Di sicuro nei primi capitoli si differenziano principalmente per i problemi contingenti che devono affrontare, piuttosto che per la psicologia.
Pian pano, però, si sono da soli messi in luce, spiegandomi con calma, come si fa con un'amica un po' tonta cosa li rendesse diversi e complementari.
RD, il più anziano, fin da ragazzo ha dovuto assumersi delle responsabilità. La morte del padre lo ha reso precocemente consapevole dei propri doveri. Lasciato a se stesso avrebbe condotto studi classici, ma ha scelto di entrare nelle forze dell'ordine sia per rendersi al più presto economicamente indipendente, sia per carattere, tanto che tende a identificarsi al 100% con la sua professione. È duro con gli altri come con se stesso e tende a dividere le cose in bianco e nero e le regole sono un valore in sé. Fossimo in D&D sarebbe di sicuro un paladino, legale buono. 
Ovviamente è mio compito di autrice minare alla radice tutte le sue sicurezze...
RS, il più giovane. Da ragazzo è stato vittima di bullismo, proprio per questo ha deciso di entrare nelle forze dell'ordine, per difendere le vittime. Ha un istintivo senza di giustizia che lo rende insofferente verso l'ipocrisia di tanti suoi colleghi. Al contrario di RD (che pure vede come un punto di riferimento), crede che ci siano casi in cui il risultato valga l'utilizzo di metodi non ortodossi.
Per lungo tempo ha continuato a pensare a se stesso come al ragazzo che era, ma sta acquistando sempre più sicurezza in se stesso. Ha sempre privilegiato la carriera rispetto alla vita privata, ma le cose potrebbero cambiare.
Dovendo semplificare al massimo, la parola d'ordine di RD è "responsabilità", quella di RS "proteggere". Si tratta forse di una sfumatura, ma è stata la comprensione di questa differenza basilare a permettermi di entrare in intimità con loro e permettermi di capire davvero le rispettive psicologie, senza più accontentarmi di differenziarli sulla base di eventi esterni che capitano all'uno o all'altro.

SORPRESE DALLE TERZE LINEE
Le sorprese maggiori, i personaggi che davvero mi hanno stupito, sono stati, però, quelli di "terza linea". Non protagonisti, non parte della squadra, personaggi "secondari", ma dall'impatto forte sulla vicenda, di volta in volta aiutanti, ostacoli o sospettati.
Ce ne sono due che nello svolgimento hanno del tutto stravolto il ruolo che avevo stabilito per loro in sinossi, diventando da elementi necessari per la trama, ma che cui non provavo particolare amore, ai personaggi più interessanti del romanzo. Si sono anche invertiti i ruoli, quello che avrebbe dovuto essere un aiutante positivo senza troppo pepe è diventato un viscido bastardo manipolatore. Un personaggio femminile nato per essere l'antitesi della protagonista e quindi un ostacolo è diventato una donna complessa, dura, antipatica ma coerente per la quale sia io che la protagonista non possiamo, alla fine, che provare ammirazione. Alla fine da ostacolo è diventata addirittura l'elemento risolutivo per la scena d'azione finale (dalla quale, per come stavano le cose in sinossi, la protagonista non avrebbe mai potuto uscirne viva...). Tutto avrei pensato, ma non di innamorarmi di un personaggio nato per rappresentare ciò che odiavo. Rimane, sia chiaro, una persona dura, che non si cura molto della sofferenza di chi ha attorno, ma quando ho capito quanta solitudine e malinconia nascondesse, non ho potuto evitare di empatizzare con lei...

Questo, dopo tutto, è il bello dello scrivere. Immagini, pianifichi, ma poi ad ogni riga ti avventuri in un territorio inesplorato, dove tutto può ancora stupirti.
Mi piacciono i personaggi in grado di imporsi sul mio immaginario al punto di sopraffare la mia parte razionale e organizzatrice, che mi dicono "io sono così, non come mi hai pensato, ho ti adegui o smetti di parlare di noi".
Immagino che se ogni racconto, ogni romanzo uscisse tale e quale a come lo avevo progettato avrei già smesso di scrivere da un bel pezzo.

A voi è mai capitato di esservi lasciati sorprendere dai vostri personaggi? Lo ritenete un bene o un male per le vostre storie?

10 commenti:

  1. Non è un bene lasciarsi sorprendere, è un benissimo, è davvero uno degli aspetti più esaltanti secondo me. E quindi sì, al punto che un personaggio davvero minore del romanzo di Natallia ha preso piede, non poteva però diventare protagonista ma meritava un ruolo maggiore per cui lo sto usando nel romanzo che sto scrivendo ora. E ci sta alla grande. Stai andando come un treno con sto libro, che bello. Sandra

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    1. Bello leggere tutto il tuo entusiasmo per questa nuova storia! Si vede che ti sta prendendo un sacco!

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  2. Leggendo questo post ho tirato un sospiro di sollievo. Anche io ho dei personaggi che non sono stati schedati e che, nel corso della stesura, hanno modificato il loro ruolo e le loro caratteristiche. Inizialmente temevo che questo cambiamento fosse emblema della mia inesperienza, ma leggere il tuo post me l'ha fatto vedere come un fatto quasi naturale e, specialmente, gestibile.
    In particolare ho per le mani una ragazza che all'inizio non mi piaceva perché mi ricordava un genere di donna che, nel corso della vita, mi ha sempre creato grossi problemi. Man mano che la storia procede, però, sta mostrando lati un po' più umani. E sarà lei a mettere il protagonista sulla giusta strada per trovare ciò che sta cercando ... il senso di colpa, a volte, fa grandi cose! :-D
    Ho poi un altro personaggio che sarà molto probabilmente depennato e rimpiazzato da un altro, nello stesso ruolo ma con caratteristiche diverse: temo che per comodità mi ero seduta sugli allori del cliché. La sua presenza non mi stimola più.
    Insomma, non c'è mai niente di definitivo, forse nemmeno dopo la revisione! :-D

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    1. Che noia se tutto rimanesse in stesura proprio come l'avevamo progettato. A me piace quando i miei personaggi mi sorprendono, vuol dire che sono vivi, che mi affascinano e che voglio scoprire ancora di più su di loro.

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    2. Esatto! inoltre penso che i cambiamenti in corso d'opera riflettano la mia crescita. Lo sto proprio scrivendo nel post che pubblicherò più tardi. :)

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  3. Sì! Mi è capitato e la sensazione è quella di una richiesta, pressante, di essere raccontati esattamente come lo richiedono.
    Soprattutto se si racconta una storia "forte", fatta anche di sangue e tragedia, scelte, bivi, posizioni.

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    1. Allora non sono solo io ad avere per casa personaggi un po' impositivi...

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    2. Tipico di chi racconta storie di andamento non "lieve". :-)

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  4. Adoro quando accade!
    Anzi, penso che sia un modo semplice per capire se i personaggi sono veramente riusciti. Se rimangono come li abbiamo pianificati significa che non hanno una vera e propria personalità, se invece in stesura 'si ribellano' e ci rendiamo conto che certe scelte che avevamo fatto per loro in qualità di autore non rispecchiano il personaggio, allora significa che sono più reali, credibili e quindi dei personaggi riusciti!
    Personalmente non riesco a detestare i miei personaggi, anche quelli più brutti e cattivi, perché non riesco a dare loro unicamente connotazioni negative.
    A volte provo un po' di pena per ciò che gli faccio passare!

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    1. Devo dire che in questo romanzo io ne ho due che detesto al 100%. La cosa peggiore è che mi sembrano persone plausibili, come ne potrei incontrare ogni giorno uscendo di casa...
      Per i protagonisti, invece, è tutt'altro discorso. Poveretti loro, a volte li tratto davvero male...

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