venerdì 28 agosto 2015

Più di qualche goccia del mio sangue – scribacchiando


Il mio romanzo è arrivato al capitolo 35. Ne mancano 4/5 al finale, quindi è plausibile che non riesca ad attenermi all'indicazione di King di terminare la prima stesura in 3 mesi, ma mi adagerò, senza troppi sensi di colpa, anche sulla prima settimana di settembre.
Adesso che il finale è in vista e ben delineato posso iniziare a dare un primo sguardo d'insieme e a preoccuparmi per il futuro. Perché questo è il primo dato che emerge. C'è più di una goccia del mio sangue, qui. Chi mi conosce e sta leggendo le bozze se ne è accorto subito, ma ci sono parti di me anche negli angoli più nascosti della trama, nelle righe di passaggio, nei chiaroscuri dei personaggi. Posso aver scritto rapidamente la prima bozza del romanzo, ideato a maggio e iniziato a giugno, ma non è una storia che possa accantonare in un cassetto, a cui fare ciao con la manina e passar oltre, perché c'è davvero più di una goccia del mio sangue, lì dentro.

Sin dall'inizio della stesura, mi sono proposta di condividere con voi ansie e riflessioni sull'impresa. Ecco quindi cos'è capitato ad agosto al mio romanzo in stesura e qualche considerazione sparsa.

Alberi che spuntano in una notte e personaggi che cambiano sesso
Quella che arriverà alla parola "fine" in realtà sarà già una versione 1.5.
Non riesco a separare fino in fondo la stesura dalla revisione. Scrivo, rileggo, scrivo, ricontrollo, modifico. Mi interrogo sulla coerenza del tutto. Leggo i commenti dei lettori di prima stesura. Mi interrogo, scrivo, cancello, torno indietro, riscrivo.
Questo romanzo, se mai vedrà la luce, sarà un giallo che colpirà per personaggi e atmosfera, più che per l'intreccio a orologeria. Questo non vuol dire che la parte puramente gialla, la meccanica dello svelamento del colpevole, non debba funzionare, anzi. È la parte che sin dall'inizio mi ha dato più da pensare, su cui più ho chiesto consigli. A un certo punto ho avuto bisogno di più indiziati. Quindi c'è un albero che è stato aggiunto a posteriori e ripiantato nei capitoli precedenti, cosa che un po' mi scoccia, perché l'ambientazione è un luogo reale e nella realtà quella pianta non c'è.
Appurato poi che l'assassino doveva essere, al 95%, un uomo, mi sono resa conto di aver troppi pochi uomini sospettabili. Nell'impossibilità di aggiungere un ulteriore personaggio (per il tipo di romanzo che sto scrivendo sono già pure troppi) non restava che costringere uno dei secondari a un brusco cambio di sesso. Ne è nato un surreale scambio di messaggi e mail. Perché mi sentivo un mostro. Come se stessi davvero imprigionando la povera Annarita per portarla a sottoporsi contro la sua volontà a una turpe operazione che l'avrebbe trasformata in Giulio. Alla fine un'amica mi ha suggerito che, magari, nel cambio ci poteva guadagnare. Così la zitella Annarita si è trasformata in un marito soddisfatto con un bel figlioletto. Mi sento comunque un po' in imbarazzo e in colpa... È pure passato da testimone a indiziato...
A voi è mai capitata una cosa del genere? Siete soliti modificare in corsa alcuni elementi della storia? Vi sentite in colpa per come trattate i personaggi?

Gli elementi del giallo di successo: ne avessi azzeccato uno per sbaglio
Con un po' di polemica e molta lucidità la giovane libraria evidenzia in questo post le caratteristiche del giallo italiano di successo. Quando a suo tempo andai a parlare con Il Grande Editore per un progetto poi mai andato in porto, tornarono fuori proprio pari pari.
Ebbene, in questo romanzo ne ho centrato manco uno, neppure di striscio o per errore. Vediamo un po':
 Il commissario. Ho due protagonisti, nessun commissario. Che poi non è colpa mia se in zona ci sono solo i carabinieri, no? No, certo, non ho neppure un maresciallo in servizio attivo come protagonista...
L'omicidio splatter. Il mio omicidio è assolutamente, totalmente banale. Di quelli che succedono, purtroppo. Niente sangue a badilate. Anche perché della vittima vengono ritrovate solo le ossa. Niente sangue proprio.
Il paesello addormentato. Qui ci andiamo più vicini. Il fatto è che il paesello sembra addormentato, molto più di quanto non lo sia in realtà. Diciamo che su questo stereotipo di successo posso prendere 5/10. Comunque sotto la sufficienza.
L'investigatore problematico. Dice la regola che se non è un commissario per bene, il protagonista è un investigatore problematico dall'oscuro passato. La mia protagonista fa un mestiere insolito a cui è capitata per caso, per una serie di circostanze (per altro plausibili, dato che ho preso spunto da gente che esiste davvero). Nessun trauma infantile pervenuto. Il protagonista ha subito un trauma, se vogliamo, alla verde età di 37 anni, che non ha pertanto potuto influire sulla scelta professionale. E in ogni caso non è morto nessuno.
I personaggi di contorno. Come già dicevo nelle scorse puntate, non ho spalle comiche, né personaggi che alleggeriscono. Il personaggio che fa da spalla ai protagonisti ha i suoi seri e motivati problemi e un velo di malinconia spesso all'incirca un metro e mezzo si stende su tutti gli altri. Se poi volessimo sognare in grande e sognare in serie, sarebbe ipoteticamente possibile un secondo episodio, ma location e personaggi secondari non sarebbero riutilizzabili.
Poi aspettate, ci sono gli elementi di successo anche per gli assassini. Che almeno qui ci abbia preso?
L'assassino crudele e violento. Abbiamo detto che della vittima si trovano solo le ossa. Vi sembra che un assassino crudele e violento (possibilmente seriale) che vive in un paesello possa farla franca per anni? Magari se avesse dei superpoteri, ma io pensavo di voler scrivere un giallo, non un fantasy...
L'assassino col trauma infantile. A dire il vero non so molto della sua infanzia. Non me ne frega gran che. Magari potrei mandarlo da uno psicanalista per vedere se c'è qualcosa. In ogni caso non ha molto a che fare con la mia storia.
Insomma, niente da fare, sono bocciata su tutta la linea. Ci farei una bella risata sopra, se non mi tornasse in mente il colloquio col Grande Editore che cercava proprio questo tipo di giallo.
Voi su questo punto come ve la cavate? Il vostro romanzo aderisce al "canone" del genere a cui appartiene (ammesso che ne abbia uno)?

Sono, quindi, in una strana fase in cui alle preoccupazioni per la stesura si sovrappongono quelle del dopo. Tante preoccupazioni e un'unica certezza: nelle pagine scorre più di una goccia del mio sangue. Non sono "legata" a questa storia. È mia. E in qualche modo dovrò lottare per lei, anche se non so come o dove.

16 commenti:

  1. Bella la storia dell'albero. A me per la verità affascina proporre situazioni e ambienti che si attengono alla realtà dei fatti, ma con uno o più dettagli variati. E' un po' come dire che la storia non appartiene proprio a questo mondo quotidiano ma a quello letterario subito contiguo.
    Riguardo alla tua domanda, non credo abbia molto senso costruire una storia a partire dai canoni, quindi fai bene a andare avanti per la tua strada e dare la tua versione particolare di uno specifico genere. Se ciò che scrivi, è come dici, gocce del tuo sangue credo che funzionerà, una volta assodato che non ti mancano gli strumenti tecnici.
    Venendo a me, alla fine ho deciso che al di là della mega commistione di generi che le caratterizza, posso etichettare per comodità entrambe le opere, Blog novel e Trilogia, nella categoria "thriller soprannaturale". Mi hanno confortato in questo anche alcuni preziosi commenti dei lettori.
    In entrambi i casi, il mio protagonista principale è un investigatore suo malgrado costretto a investigare perché finito nel bel mezzo di un groviglio di circostanze inspiegabili. Credo che questo sia uno dei miei marchi di fabbrica... sono abbastanza sicuro che se scrivessi una terza opera il suo protagonista sarebbe un terzo investigatore suo malgrado.
    Nella BN è effettivamente apparso un maresciallo di recente, ma solo come comparsa, e ci ha pure rimesso le penne. Nelle mie pagine gli investigatori professionisti durano poco... ;D

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    1. Ma i tuoi investigatori loro malgrado ce l'hanno il trauma infantile?L'oscuro passato? Se sì, sei già a metà dell'opera...:)
      Stare nei canoni, almeno un po' in realtà credo che aiuti, sopratutto nella letteratura di genere, basta non sentirsene prigionieri. Certo a evitare tutti i cliché del genere, ma proprio tutti, ci vuole una buona dose di masochismo...

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    2. Diciamo che sono dei nevrotici insoddisfatti con l'esigenza di cambiare le loro vite. E l'esistenza gli va incontro facendoli ballare.

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    3. Insomma, un po' se lo cercano...

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  2. Secondo me la tua storia può funzionare anche così: dov'è scritto che debbano esserci per forza assassini seriali efferati, investigatori irrisolti e che altro? Se ti appartiene, la senti tua, se, come dici, c'è il tuo sangue dentro, allora occupati serenamente della revisione.
    Per il resto, io sono "fuori genere", così posso muovermi senza pensare ai canoni corretti!

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    1. Le mie perplessità derivano più che altro dalle passate brutte esperienze editoriali. Sono consapevole che gli editori preferiscono giocare sul sicuro, anche se poi, è inevitabile a colpire davvero sono quei libri che delle regole se ne fregano.
      Se voglio posso aderire pienamente a un canone, come quando scrivo apocrifi, ma questa storia non poteva essere imbrigliata troppo. Il problema è che si è già dimostrato che il fatto che piaccia a me non vuol dire che possa piacere anche a chi ha potere decisionale...

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    2. Ma questo, purtroppo, sarà sempre così! Intanto che ciò che scriviamo, alla fine, ci piaccia, è molto importante, forse persino più del gradimento di chi deciderà la sua sorte!

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  3. Come dici giustamente tu, rispondendo a Marina, poi vengono pubblicati romanzi che vanno contro ogni canone e apprezzati proprio per questo, come è anche lungo l'elenco di rifiuti diventati poi celebri (Harry Potter, Anna Frank per citarne due) purtroppo la saturazione del mercato e tutte le cose ben note dell'editoria giocano a sfavore non di questo preciso tuo testo, ma di qualsiasi. Insomma: non è il momento. C'è da aggiungere che, se avere diversi manoscritti nella cartella "in cerca di collocazione", sicuri che diversi non la troveranno mia, per alcuni è un'ipotesi ben più dura da accettare. Capisco perfettamente il discorso. Bacione Sandra
    ps. quante battute sono?

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    1. Rifo: se è normale avere testi non pubblicati, (mia al posto di mai, frase praticamente che non si chiude) per alcuni ecc. scusate. Sandra

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    2. Sì, per alcuni testi è più duro che per altri. Al momento ho 3 romanzi nel cassetto che rimarranno tali perché "non siamo sicuri di quale sia il pubblico di riferimento. Però belli, eh..." Stanno iniziando a diventare troppi. Per quei tre me ne sono fatta una ragione, per questo non è così facile.
      Per le battute, penso che finirò sulle 450000, ma al momento ogni capitolo è un file a sé, quindi non ho un conteggio se non spannometrico.

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  4. Capita che i miei personaggi prendano pieghe strane, mai decise, ma di solito non subiscono metamorfosi sostanziali come quella che descrivi. Ma capiterà anche quello, come no... dai tempo al tempo. ;)

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    1. Il fatto è che non è il personaggio che ha preso pieghe strane, perché finalmente io l'ho inquadrato. Questo è stato un diktat imposto dall'altro da un'autrice senza cuore...

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  5. Innanzi tutto, complimenti per la rapidità!
    Io sono in loop, con il romanzo di nuovo fermo e l'umore sotto le scarpe.
    In secondo luogo, ti consiglio di leggere "Indizio n.1" di Tami Hoag: è un giallo che non ha pochi degli elementi da te menzionati e, come il tuo romanzo, si basa soprattutto sui personaggi e sull'atmosfera. Eppure funziona molto bene. Magari può darti qualche idea o rincuorarti.
    "La ragazza n.9, che l'ha preceduto, è più vicino al giallo tradizionale: forse potrebbe esserti utile partire da questo per capire la storia, visto che la protagonista del romanzo che ti ho suggerito è una sopravvissuta al serial killer che lavora qui. :)

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    1. Grazie per i consigli di lettura: sono libri che non conoscevo!
      E mi spiace per l'umore sotto le scarpe! Io avevo fatto il pieno di energia proprio con il tuo post sul rientro!!!
      Comunque la mia rapidità è dovuta al fatto che sono in un limbo d'attesa. Con la riforma della scuola non si capisce cosa ne sarà di noi precari e in questi giorni si vive sempre attaccati al sito del provveditorato in attesa di notizie... Ovvio che nel mentre uno o fa pensieri suicidi, oppure scrive.

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    2. Io sono lunatica!
      L'entusiasmo c'è, e i principi di cui ho parlato nella bozza del post che non sono riuscita a pubblicare giovedì scorso e che forse pubblicherò oggi sono ancora validi. Purtroppo nel weekend ho ripreso in mano il romanzo e mi sono accorta di aver perso un po'il filo. Per questo sono giù di morale: ci sto lavorando da tantissimo tempo ma il mio stile di vita mi impedisce di essere costante. Per fortuna si tratta di un malumore passeggero, né sono sicura. :)

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    3. Essere morali temo che faccia parte del nostro essere scribacchini. Dopo un po' ci si impara a conviverci, almeno per quanto riguarda il rapporto con le nostre storie (aiuta anche avere intorno delle persone taaanto pazienti).

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