lunedì 20 novembre 2017

Il difficile equilibrio della leggerezza


Scrivevo qualche post fa, prima che il cervello si ibernasse, che da un libro cerco intrattenimento o ragionamento. Meglio entrambe le cose, ma almeno una delle due.
Ma è così facile scrivere un buon intrattenimento, un libro leggero, da leggere tutto d'un fiato?

L'altra sera un'amica diceva che un buon libro non può essere solo "godibile" e sul momento le ho dato ragione. 
Però adesso, a mente fredda, non so. 
C'è un tempo per le storie impegnate, un tempo per le storie emozionanti e un tempo per le storie godibili.
E una storia godibile facile da fruire non è affatto detto che sia una storia facile da realizzare. Non per niente le belle commedie che non scadono nel volgare, nella noia e nel già detto sono così rare.

Vi è mai capitato di guardare una gara di ginnastica artistica o ritmica, alle olimpiadi? 
Le ginnaste completano l'esercizio in pochi secondi, sorridendo. Sembrano svolgere gli esercizi con  naturalezza, come se fosse la cosa più facile del mondo. Le loro esibizioni sono gradevoli, tanto che molta gente, come me, guarda volentieri le gare senza in realtà capirci molto. 
Dietro c'è un lavoro ossessivo, perché non dico un piede in una posizione spagliata, ma un dito che manca una presa alle parallele ed è il disastro.
Eppure tutto risulta spontaneo, quasi gioioso.
Credo che le buone commedie siano così.
 Qualche settimana fa ho rivisto Come sposare un milionario.
 È un film che io continuo a riguardare ogni volta che Sky me lo elargisce. È del 1953 e, a ben vedere, la sua età la mostra. Le protagoniste non hanno altra aspirazione a parte il buon matrimonio. Sono astute e infingarde ma, in quanto donne, alla fine vengono tradite dai sentimenti. Dovrebbe cozzare con tutte le mie professioni di femminismo. E invece niente, lo guardo estasiata ogni volta. Perché i tempi comici sono perfetti, l'ironia è graffiante e non salva nessuno e l'eleganza della messa in scena è impeccabile.
Tra i film più importanti di sempre quasi nessuno lo cita perché, insomma, è solo una commedia, non ha neppure pretese di critica sociale. Non ha altro scopo che farci passare del tempo in modo piacevole. Non apre chissà quali riflessioni, non ci rivela verità nascoste. Persino la recitazione sovraffina passa in secondo piano, perché è a servizio della storia e non serve a far pavoneggiare gli attori. Ha oggettivamente meno ambizioni di A qualcuno piace caldo. Al contrario di quest'ultimo non è un capolavoro, è solo piacevole. Però viene trasmesso in modo regolare dal 1953 e si continua a guardarlo.
Questo perché non c'è nulla che sia fuori posto. E una tale precisione che dia come risultato una tale impressione di leggerezza è difficilissima da ottenere.


Per una volta, con la storia che ho appena terminato di revisionare, anch'io ho provato il cammino della leggerezza. E l'ho trovato difficilissimo.
Se non si cerca la risata sguaiata né il melodramma, bisogna camminare sulle punte, rischiando di scivolare a ogni passo.

Se mai dovesse essere edito, questo libro sarà di quelli che si leggono in due sere.
Non ha alcuna ambizione di cambiare la vita ai lettori. 
Vuole intrattenerli, farli sorridere, sorprenderli, magari, con qualche svolta imprevista.
E sembrerà quasi assurdo dire che, al netto delle pause obbligate, ho faticato un sacco a definire la trama, a tenere le redini della vicenda e a gestire lo stile di una storia in apparenza così facile.

Del resto, però, in certi pasticcini che si mangiano in un boccone c'è più lavoro che in un sontuoso arrosto.
Non ho alcuna idea, ancora, sull'effettiva riuscita dell'opera, ma vorrei tanto che fosse un buon pasticcino, da gustare in un attimo di godimento, a dispetto di tutto il lavoro di preparazione.

Voi cosa ne pensate? Qual è la vostra "lettura pasticcino"? Ne avete scritte?

23 commenti:

  1. Sull'aver scritto letture pasticcino (ottima definizione, e pure il paragone con l'arrosto) preferisco lasciar giudicare/parlare i miei lettori. Da lettrice invece tantissime letture pasticcino, che quando sei stanca sono decisamente le migliori. Al volo 2 libri letti quest'anno:
    Tutto il tempo che vuoi e Quando sarai grande capirai. Commedie molto molto godibili.

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    1. Il mio libro pasticcino è stato "Negli occhi di chi guarda" di Malvaldi, che si veste di giallo, ma è una commedia

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  2. Mi vengono in mente molto più film e spettacoli teatrali, che non libri. E comunque non ci provo, a scriverla: serve molto più mestiere di quello che posso mettere in campo io.

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    1. Come scrivevo sopra, alcuni Malvaldi sono letture pasticcino, ma le trasposizioni televisive scivolano quasi nel cinepanettone (alcune davvero terribili, senza, appunto, la leggerezza dei romanzi)

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  3. Io non mi vergogno di ammettere che in estate, sotto l'ombrellone virtuale del cervello in vacanza, ho letto romanzi di Sophie Kinsella. Più pasticcino di lei non ne conosco :-D
    Riguardo lo scriverli, beh, sicuramente il personaggio si offenderebbe molto sentendoselo dire, però i miei due ebook con protagonista il catastrofico detective Andrea Arcani sono in fondo un tentativo di leggerezza dove l'umorismo gioca un ruolo centrale nella narrazione. A giudicare dai commenti che ho ricevuto sembrerebbe che anche chi lo ha letto ha gradito.

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  4. La leggerezza è terribilmente (e spocchiosamente) sottovalutata...

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  5. Mano mano passano gli anni e più amo leggere a cuor leggero. Sto facendo un percorso inverso: dai mattoni alle piume.
    sinforosa

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  6. È difficile eccome, essere leggeri senza diventare banali. E quel film non so quante volte l’abbia visto anch’io.
    Devo dire che non ho questa predisposizione: pur amando il buon umore e scherzare nella vita di tutti i giorni, quando scrivo vado a finire sempre nel complesso. Un’amica in comune virtuale (leggi Chiara) dice che dovrei sfruttare la mia vena spiritosa pure nella scrittura, ma proprio non mi vengono fuori trame in cui esercitare questo stile. A dirla tutta, non le vado a cercare nemmeno quando leggo.

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    1. Sono d'accordo con Chiara, devi lavorare su questa tua vena spiritosa!

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  7. Devo dire che, come Michele, mi vengono in mente film, ad esempio Harry ti presento sally. Fantastico, leggero, intelligente. La leggerezza è un dono, leggerezza intesa come Calvino la intende. Nulla a che vedere con la superficialità.
    Più generalmente, penso che la leggerezza sia ciò che caratterizza le persone dabbene e intelligenti, coloro che guardano al mondo con occhio disincantato e tenero, nonostante tutto.

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    1. A volte (non sempre) Calvino ha la leggerezza che intende Calvino

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  8. Credo che il mio equilibrio personale si situi a metà tra la pesantezza e la leggerezza, sia nello scrivere che nel leggere. Se non è un pasticcino, magari un sorbetto da metà pranzo? ;)

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  9. Io ho rivisto mille volte "Vacanze Romane", e ancora lo riguarderei, mi fa sempre pensare a mia nonna, anche se non so se si possa considerare un film pasticcino....! I pasticcini sono più complessi 😅 forse lo è "lo chiamavano Trinità", altro film della nonna. Come letture, non saprei, da parecchio non leggo se non dietro garanzia di arrosto top quality.

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    1. È che a mangiare sempre arrosto viene la gotta e io non riesco a leggere (sopratutto ora) solo libri arrosto. Ogni tanto mi ci vuole il libro pasticcino.

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  10. Non ho mai pensato che una storia debba cambiare le persone (tra l'altro Marco Freccero nell'ultimo post ha scritto la stessa cosa), ma appunto soltanto intrattenerle e per intrattenimento intendo sia una piacevole lettura, sia una lettura impegnata. Comunque sia, il lettore si intrattiene leggendo.
    Detto questo, non so se abbia scritto storie pasticcino, a me piace semplicemente scrivere le storie che mi vengono in mente, non perdo tempo a pensare al loro significato, alla loro portata, ecc.
    Da lettore amo anche leggere storie leggere, anzi, dopo letture estenuanti, difficili, lunghe, ne vado proprio in cerca.

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    1. A volte capita che un libro apra orizzonti nuovi e ci sono libri dolorosi che non si leggono per "intrattenersi" ma per andare a fondo in tematiche e vicende (se qualcuno mi dice che legge "Se questo è un uomo" per intrattenersi non ne ho una grande impressione...).
      Quanto al tipo di storie che si scrive, credo che a un certo punto sia necessaria anche la metariflessione su quanto si fa, sul perché lo si fa, dato che comunque nessuno ci obbliga e si potrebbe dedicare tempo ad altro.

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  11. Sono d'accordo, penso che far ridere ancora più difficile che far piangere.
    I libri che mi hanno fatto ridere non sono mai quelli venduti come commedie, piuttosto ho trovato in alcuni romanzi di tutt'altro genere quel dialogo divertente, quella trovata assurda che strappavano una risata inaspettata.
    Una storia leggera deve essere molto ben scritta per non risultare banale o noiosa. Ora che ci penso, le commedie e i libri per bambini penso siano il genere più complesso per un autore!

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    1. Difficile davvero! I libri per bambini lo sono anche di più perché hanno anche delle restrizioni linguistiche, bisogna usare un linguaggio e una sintassi adeguata all'età dei lettori e non è affatto facile.

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