venerdì 15 giugno 2018

Mettere in scena i propri personaggi


Dopo la parentesi seria del post precedente, torniamo alle sciocchezze scrittoree.
La scrittura privata prosegue.
In foto vedete la stampa dei primi due volumi, quello sopra è mio, quello sotto di un tandem di amiche.
Ho detto con molta serietà i primi due volumi, perché la produzione è ancora in corso.
Per me significa addentrarmi in storie inesplorate, senza la rigida struttura del giallo o i forti eventi esterni del fantastico (per quanto nei miei fantasy di solito capitino poche cose, qualcosa capita comunque). Quella che sto scrivendo in questo momento è una storia esclusivamente psicologica, l'unica di questa lunghezza in cui mi sia mai buttata. Esca come esca, è comunque un'esperienza formativa.

La cosa buffa è che siamo in tre a scrivere usando gli stessi personaggi di partenza, con una quarta amica molto informata dei fatti e mio marito che sopporta (e legge, santo uomo). 
E i nostri personaggi hanno iniziato a parlare tra loro. 
Non all'interno di una storia.
Tra storie diverse.

Immaginiamo che ciascuna di noi stia raccontando un universo parallelo, simile ma non uguale a quello delle altre, in cui ci sono gli stessi personaggi, ma con delle variazioni. E ci sono delle finestre per cui i personaggi qualcosa sanno di cosa accade nell'altro universo.
E commentano.

Quindi, ad esempio, io leggo un pezzo non mio e ho un'opinione su quello che vi accade. Ma anche i miei personaggi hanno un'opinione. Spesso non concorde tra loro. Che comunicano.

Ora questa cosa è una follia, ma è anche estremamente divertente e narrativamente interessante.
Perché mi porta a conoscere aspetti dei miei personaggi che non hanno a che fare strettamente con gli eventi narrati, ma li arricchisce.

In nessuno dei corsi di scrittura che mi è capitato di fare o nei manuali che ho letto si propone un esercizio del genere, eppure credo che sia interessante da fare.
Cercate qualcuno che scrive e che stimate. Inventate insieme uno o più personaggi o prendetene di già esistenti. Datevi qualche giorno per studiarli in autonomia e poi fateli parlare, fate raccontare loro delle loro scelte e delle loro vite, di come e del perché divergano pur essendo partiti da una base comune.
Vi assicuro che possono uscire cose davvero interessanti.

Certo, quando ti trovi a scrivere un messaggio per conto di un tuo personaggio che ha qualcosa da dire alla sua controparte di un'altra storia, senti di essere ancora più matta di quanto già sapessi di essere. Ma, insomma, uno proprio sano sano di mente non si mette a fare lo scrittore.

Se provate l'esercizio proposto ditemi poi com'è andata.
Ah, dimenticavo, effetti collaterali. Trovarsi a scrivere 300 pagine in meno di due mesi.

6 commenti:

  1. Grazie per il suggerimento, mi sembra davvero un esperimento interessante.

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  2. Bello, caspita, mi piacerebbe, anche in virtù di uno sganciarsi dalla follia di pubblicare, e rimpossessarsi della narrazione più pura.

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    1. Reimpossessarsi di una narrazione più pura era proprio la cosa di cui più avevo bisogno. Giocare, scrivere perché va di farlo, perché si sente il bisogno di farlo, senza alcun traguardo editoriale a cui aspirare. Ti assicuro che è liberatorio.

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  3. Sembra un esercizio interessante e divertente, sicuramente liberatorio.

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