mercoledì 18 settembre 2019

Di scritture in corso


Sono sopravvissuta al rientro a scuola, cosa tutt'altro che scontata, dato che già al primo fine settimana ero raffreddatissima.
Ci mancano ancora un collega di matematica e due di sostegno e siamo ormai alla soglia della disperazione. La nostra così bella scuola a due passi dal lago è geograficamente una scuola di frontiera, dato che è quella più a nord della provincia e dunque la più lontana dall'Ufficio Scolastico competente. Inoltre le università più vicino non hanno facoltà che formino laureati per alcune classi di concorso e quindi siamo alla disperazione. Il nuovo collega di italiano è arrivato da Palermo dopo tre giorni che aveva inviato una messa a disposizione. La prima domanda che gli abbiamo fatto è se abbia un amico che possa/voglia insegnare matematica o sostegno e disposto, come lui, a trasferirsi qui per l'anno scolastico. Il passo successivo, credo, sia all'annuncio sul giornale...

In tutto questo sto riprendendo contatto con la me stessa scribacchina.
Ammetto che trovarsi in edicola con Giallo Mondadori sia un bel balsamo per l'autostima.
L'altro giorno raccontava a un collega che un racconto non fa certo di me un'autrice con la A maiuscola e è intervenuta un'altra che ha detto "Ma come, io il Giallo l'ho preso alla Coop, certo che sei un'Autrice". E, va beh, l'ego ne ha beneficiato, mi sono sentita un gatto a cui viene fatto un grattino.
Ancora più balsamo per l'autostima è la notizia che anche un altro racconto si sta involando. Di questo vi darò notizie a breve. La cosa importante è che, a differenza di quello uscito con Giallo Mondadori Sherlock, questo è un racconto scritto quest'estate. E quindi la proposta di pubblicazione è stata una sorta di conferma che sì, sono ancora capace.
Agli alunni ogni anno dedico una canzone per augurare loro buon inizio. Quest'anno ho scelto "Una chiave" di Caparezza, perché alcuni di loro avevano bisogno di sentirsi dire "non è vero che non sei capace, che non c'è una chiave". Probabilmente ne ho bisogno anch'io.

E ho bisogno di ripetermelo per la storia che sto scrivendo, di cui ormai ho perso il controllo.
Era nata come un YA, ma l'intento YA, intesa come storia non troppo impegnata per adolescenti è andato a farsi benedire abbastanza in fretta.

Il titolo di lavoro al momento è "Crisalide" e va inteso come "il dolore che si prova quando ti stanno spuntando le ali che ti permetteranno di volare".
È, più di quasi tutto ciò che ho scritto, una storia di dolore.

È una storia di adolescenti, certo, quello è rimasto. Con anche la storia d'amore caruccina (o magari è caruccina solo ai miei occhi), senza neppure il solito tritissimo triangolo adolescenziale. C'è il riscatto attraverso l'arte e lo sport (almeno in parte), ma c'è anche davvero un sacco di dolore.

Siccome la protagonista suona il piano, l'altro giorno ho cercato di catturare la collega di musica, che insegna anche pianoforte al conservatorio di Novara, come consulente. Nel tentativo di spiegarle cosa stavo scrivendo mi sono accorta che ognuno dei personaggi è fortemente ispirato a una persona reale che ho frequentato, per lo più in adolescenza. La cosa è così poco voluta che in un caso è rimasto uguale persino il nome.

Per la prima volta mi trovo con una materia che controllo davvero poco e anche se ho superato i tre quarti della prima stesura non lo so se sono capace di arrivare in fondo a questa storia con un minimo di dignità scrittorea.
È anche una continua sfida a sperimentare, a dominare la materia, a trovare nuove forme per farlo.
Per la prima volta scrivo alla prima persona presente, immergendomi nella testa di una sedicenne. La storia che non è divisa a capitoli, ma con scansioni temporali mensili, quasi fosse una presa diretta. Ogni mese, però, è anche una sorta di racconto a se stante, con una parola chiave più o meno esibita.

Considerato come sono messa, suppongo che dedicherò altri post a questo progetto. Così, per farmi coraggio, vi regalo l'inizio e la fine di Ottobre, la cui parola, abbastanza ovvia, è felicità.

OTTOBRE

La prof di religione ha fatto un pippotto incredibile sul fatto che stiamo vivendo gli anni migliori della nostra vita. Che dobbiamo rendercene conto. Come se, per il solo fatto di essere giovani, avessimo una sorta di dovere alla felicità. Andrebbe arrestata per istigazione al suicidio, credo.
Perché se devo pensare che non c’è niente di meglio di questo adesso, è la volta che mi taglio le vene all’istante. L’anno scorso avrei alzato la mano e lo avrei fatto notare. Mi sarei fatta notare anch’io, e quindi adesso anche no. Invece la mano l’ha alzata Giada.
– Non posso sopportare l’idea di essere felice solo perché non mi manca niente e non mi è arrivata chissà quale disgrazia – ha detto. – Chi è felice non ha sogni da realizzare.
La prof ha ribadito le solite cose, che non ci rendiamo conto della nostra fortuna. So dove vuole arrivare, che se sentiamo qualcosa che ci manca dentro e ci divora le viscere è la Fede che ci manca. L’anno prossimo col cavolo che faccio religione. Però quell’uscita di Giada non me l’aspettavo. Lei è davvero il prototipo della ragazza felice. La più bella e ricca della classe. Corteggiata da uno di quarta che è innegabilmente bello. Però all’intervallo sta con Federica e con me e già questo, in effetti, è strano.

***
Alla fine la festa è scivolata via in modo quasi innocuo. Abbiamo scherzato un po’ con quei tipi, abbiamo fatto altri selfi scemi, sono stata schizzata. Ho chiamato Maria quando mi è sembrato ovvio che Giada fosse pronta ad approfondire la conoscenza con la lingua non del palestrato, ma del suo amico più intellettuale, carino comunque. Potrei far vedere questi scatti all’Ardenzi, come prova che le ho dato ascolto. Questi sono i nostri anni migliori. E siamo bravissimi a fingere la felicità.

10 commenti:

  1. Il pezzo mi è piaciuto davvero molto. E tu sei una vera scrittrice, certamente. Ottimo anche il secondo racconto quindi carenza di colleghi a parte direi alla grande.

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    1. Sì, tutto sommato è un settembre meno traumatico di altri da molti punti di vista.

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  2. Grazie per renderci partecipi.
    Personalmente io cerco molto il brainstorming nella fase creativa, specialmente per dare attenzione ai dettagli.

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    1. Io non so... Nel senso che la mia fase creativa avviene in gran parte a livello incoscio. A un certo punto c'è una storia e in qualche modo devo tirarla fuori dalle nebbie, ma esiste già, non ho mai la sensazione di decidere io di inventarne una.

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  3. Parto dalla scelta musicale: amo questa canzone di Caparezza.
    Complimenti per i tuoi successi, per la pubblicazione nei “gialli Mondadori”, per il racconto che marcia fiero verso l’entrata in scena ufficiale. Certo che sei brava, ma davvero hai dei dubbi?
    E finisci il romanzo al più presto: lo immagino bello, da quei brani che hai condiviso qua.

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    1. Ti ringrazio, l'autostima qui è sempre una questione altalenante tra bassa e inesistente e quindi sì, ho seriamente pensato di non essere più capace (se mai lo fossi stata) di scrivere.
      Quanto al romanzo non so se "bello" sia una giusta definizione, c'è un sacco di roba brutta dentro, ma cerco di scriverla al meglio che posso.

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  4. Non ti avevo fatto ancora i complimenti per il Giallo Mondadori Sherlock, te li faccio qua. Sono gratificazioni che ci incoraggiano ad andare avanti a scrivere. Mi è piaciuto leggere la parte del nuovo romanzo: penso che non sia per nulla facile mettersi nei panni di persone tanto più giovani (di me sicuramente!), specialmente usando la prima persona.

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    1. Beh, ma io con i ragazzi ci lavoro. C'è un pezzo in cui la mia protagonista soffre tantissimo l'ora di letteratura (che io da prof amo). Mi è bastato mettere su carta quello che vedo scritto negli occhi davanti a me mentre spiego! Insomma, non so quanto poi sembrerà artificiosa la cosa, ma vivere in mezzo a loro di certo aiuta.

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  5. Tu sei pubblicata fra i Gialli Mondadori, ergo SEI senza ombra di dubbio una scrittrice. E che tu sia una collega mi inorgoglisce un po'. :)
    Il brano è bello, godibilissimo. Trovo che non abbia nulla di meno rispetto ai libri candidati al premio Strega ragazzi, che mi capita di sfogliare quando ho una terza e uno degli alunni entra nella piccola giuria.
    Non so se conosci questa modalità di partecipazione delle "eccellenze" di un istituto tramite la Fondazione Bellonci.

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    1. Cavolo, no, non sapevo di questa opportunità! Mi informo, grazie mille

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