sabato 10 ottobre 2020

Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe – letture


 Ecco, è iniziata la scuola, non riuscirò più a leggere... È il primo ottobre, il sedici c'è l'incontro del Gruppo di Lettura, in cui sceglieremo il nuovo libro. Non c'è tempo per iniziarne uno nuovo... Questo lo dicevo prima di iniziare Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe, 445 pagine fa. Perché quando un libro si vuol far leggere, in qualche modo si fa leggere.
Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe mi ha rapito nel momento in cui ho capito che non solo le protagoniste fanno parte di un gruppo letterario, ma che ogni parte in cui romanzo è diviso prende il nome dal libro in lettura in quel periodo. Perché sono i libri che queste donne leggono che le plasmano, le portano a vedere il mondo in modo differente e le mettono in grado di opporsi a un autentico vampiro. Al di là del sangue che appare in copertina (e che scorre a fiumi del finale), questa è una storia di donne, di uomini assenti e di libri che cambiano le vite.

Le donne e i libri
Tutte le recensioni che ho letto di questo libro mettono l'accento su come siano meravigliosamente descritte le protagoniste. È vero. Entriamo dentro le case della borghesia del sud degli USA di fine anni '90 e scopriamo cosa davvero regge quel genere di società: la solida praticità di donne intelligenti che per la famiglia hanno rinunciato a sogni e carriera. Donne che in qualsiasi altra narrazione in cui mi sono imbattuta sarebbero le antagoniste o, nella migliore delle ipotesi, delle comparse negative. 
Patricia, la protagonista, è la classica moglie incolore, così scialba che tutti danno per scontato che venga tradita. Silck (forse quella che più mi ha colpita) è una donna che vive la religione fino al bigottismo e che tutti, suo marito in primis, considerano soltanto un beghina, vecchia dentro ancor prima che fuori. Grace è la classica moglie perfetta e giudicante, razzista senza neppure nascondere troppo di esserlo, che ti può bollare a vita per un piattino fuori posto. Donne chiuse nel loro piccolo mondo, che parlano degli hippie come si potrebbe parlare dei dinosauri pur avendo vissuto gli anni settanta. Eppure, scavando, ecco che queste donne si mostrano dei pilastri incrollabili. Patricia si prende cura di tutti, compreso un marito narcisista di rara infantilità. Silck ha salvato la famiglia dalla rovina e, al di là degli aspetti più folckoristici, la sua fede è sincera ed è disposta davvero a tutto per combattere il male. Grace nasconde dietro la propria perfezione la violenza del marito e quando si tratta di sporcarsi le mani lo fa per davvero, accettando che una colf di colore ne sappia più di lei. E tutte queste donne leggono e, leggendo, ragionano.
La vicenda inizia quando le protagoniste si staccano dal precedente gruppo letterario per fondarne un altro, che alterni grandi classici a reportage di cronaca nera. Entrambe le loro letture filtrano il loro modo di vedere il mondo. Permettono loro di vederne le crepe, essere consapevoli della prigione in cui loro stesse si sono infilate. È una presa di coscienza amara, la loro. Perché significa prendere atto che il male esiste, anche in quelle vite che a detta di tutti sono perfette. Ammettere di essere tradite, di essere picchiate, di aver sposato un imbecille. Di non essere migliori della vicina comunità afroamericana. Ammettere che riprendersi quello che resta della propria vita si può fare, anche se costerà immane dolore e fatica. La lettura mostra a queste donne come immaginare altre realtà. Questa è una cosa che, mi sto rendendo conto, è fondamentale. Si può scegliere ciò che non si conosce, ma non si può scegliere qualcosa che non si è mai neppure immaginato. A volte cresciamo in determinate situazioni. Le abbiamo viste nella nostra infanzia, le riviviamo da adulti, le vediamo tra le nostre conoscenze e quindi un'alternativa non è pensabile, è al di là della sfera dell'esistente. Leggendo, aumentano le realtà possibile e, con esse le nostre possibilità di scelta.

Gli uomini e i vampiri
A fare da contraltare a questi meravigliosi personaggi femminili ci sono gli uomini. Ecco, se c'è una critica che mi sento di muovere a questo libro è non è statisticamente possibile che gli uomini di questa storia siano tutti davvero così pessimi. Ora, ci sono donne che hanno una pessima opinione degli uomini, molto spesso questo di basa su tante pessime esperienze, ma perfino loro riconoscono qualche meritevole eccezione. Qui no, non se ne salva uno.
Il vampiro è un narcisista immaturo e pedofilo ed è l'uomo migliore del romanzo. Almeno è di buone letture, ci si può parlare per cinque minuti senza annoiarsi a morte. Se non altro il morso provoca un'estasi di piacere. L'unica cosa sensata che puoi fare con lui è cercare come ucciderlo. Ma è comunque l'uomo migliore.
I mariti delle protagoniste sono uno peggio dell'altro. Carter, il marito di Patricia è il migliore. Non è un inetto e non è un violento. Non è neppure alcolizzato. È un narcisista infantile che non fa che svalutare la propria moglie (e i propri figli) in ogni occasione utile. Sarebbe uno psichiatra, ma è capace solo di calare sensi di colpa pensanti come macigni. Persino quando Patricia tenta il suicidio non gli passa neppure per la testa (allo psichiatra) che forse farla sentire in colpa appena riprende conoscenza potrebbe non essere il massimo del tatto. 
Gli altri sono Carter, ma in più si ubriacano, o picchiano la moglie, o dilapidano i soldi al gioco, o frequentano prostitute minorenni, o tutte queste cose insieme.
Penso che chiunque di noi abbia una cara amica sposata o sistemata con un uomo che giudichiamo pessimo e che tuttavia l'amica continua a giustificare. Ma qui c'è un'intera società che si basa sul fatto che lasciare il proprio marito sia un'onta tale che l'unica soluzione è chinare il capo e andare avanti. Tutta una società in cui gli uomini si sentono giustificati a trattare le mogli peggio che gli animali domestici solo perché offrono loro rispettabilità sociale.
Questa cosa mi raccapriccia. Perché temo che ci siano sacche di società che funzionano ancor oggi così. Eppure non riesco a pensare a una società in cui tutti gli uomini siano Carter. Non voglio neppure arrendermi al fatto che siano maggioranza.
Di certo la nullità degli uomini di questa vicenda (scritta da un uomo) è qualcosa che colpisce.


PS: per chi volesse, procedere la lettura, qui trovate Racconto di Fiorile – Capitolo secondo


8 commenti:

  1. Non conoscevo questo libro, ma mi hai incuriosita. Tratta una tematica che m'interessa molto. Lo prenderò di sicuro in prestito in biblioteca.
    Grazie!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me è piaciuto. Non è un capolavoro epocale, sia chiaro, ma si fa leggere con piacere.

      Elimina
  2. Sembra un libro interessante da leggere, prendo nota. Hai ragione ci sono dei libri che si fanno leggere con estrema velocità, perché la storia ti cattura fin dalle prime pagine. A me capita con i libri di Gianrico Carofiglio e ultimamente anche con un nuovo autore scoperto da poco Riccardo Bruni di cui ho già letto due romanzi...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io invece da Carofiglio sono rimasta un po' delusa. O, meglio, mi aspettavo qualcosa di straordinario, invece ho trovato solo dei romanzi piacevoli, ma nulla più.

      Elimina
  3. Questo libro mi ispira, credo che lo leggerò.

    RispondiElimina
  4. Mi attira questo romanzo al femminile, e da come lo descrivi l'intreccio mi sembra anche molto originale. Devo ammettere che, essendomi sposata negli anni '90, ho molto interesse per il periodo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me è piaciuto, un'ottima lettura distensiva per questo periodo

      Elimina