In questi giorni c'è, quasi, aria di primavera. Bellissimo? Come il solito dipende dai punti di vista. I queste giornate insolitamente calde insieme ai bucaneve sono fioriti i noccioli e le betulle. Ottima cosa, non fosse che sono allergica.
Quindi allergia, scarsa capacità respiratoria, più mascherina ffp2. Uguale mal di testa cosmico. Questa settimana, dunque mi si poteva trovare in due condizioni. Totalmente rimbambita dall'allergia e dal mal di testa oppure totalmente rimbambita dalla combo antistaminici + antinfiammatori. Almeno, però, nel secondo caso ero di buon umore, del tutto andata, intenta a contare unicorni immaginari sul soffitto, ma di buon umore.
In queste condizioni non ho scritto né letto molto.
Da un punto di vista intellettuale questa è stata una settimana in cui ho fissato il vuoto contando gli unicorni.
Prima, tuttavia, ho provato a scrivere fantascienza.
Con l’arrivo della pandemia mi sono trovata a constatare come la vita sia troppo incasinata per investire ulteriore stress e aspettative nella scrittura. Sto rifinendo un romanzo a cui tengo, che mi piacerebbe, ovviamente, veder pubblicato e pubblicato bene. Ma in questi tempi incerti almeno la scrittura deve darmi gioia. O, se non gioia, quello stimolo intellettuale che mi è necessario (ci sarà un motivo per cui sono così attratta da Sherlock Holmes, suppongo. E non sono disposta a provare la “soluzione al 7%” per risolvere il problema).Quindi mi sono provata con generi nuovi, cercando nuove vie per la mia storia. Ho provato con una certa soddisfazione l’horror e adesso è il turno della fantascienza.
Il problema è che la fantascienza è difficile.
È un luogo comune che alcuni generi siano più facili di altri. O, meglio, scrivere bene è difficile sempre. Ma è oggettivo che alcuni generi hanno difficoltà che altri non hanno.
La fantascienza ha questa brutta abitudine di chiamarsi così fanta-scienza. E bisogna farci i conti. Con la parte “fanta” che deve costruire una vicenda credibile in un altrove temporale, ma, sopratutto con la parte “scienza”.
Si può imbrogliare molto meno di quanto si creda. Non posso scrivere “sparò un raggio di plasma" senza sapere esattamente cosa sia il plasma, se possa essere un raggio.
O, meglio, si può, ma si imbroglia. Tutti noi abbiamo in mente la spada laser di Star Wars e pensiamo che Star Wars sia fantascienza, perché ci sono le astronavi. In realtà Star Wars è fantasy. È ambientato "in una galassia lontana lontana" che vale esattamente come la Terra di Mezzo. Un altrove che non ha rapporti diretti con la nostra realtà.
Questo non per aprire l'eterna diatriba su un presunto primato della fantascienza sul fantasy. Sono solo due cose diverse. Come calcio e pallavolo. Hanno entrambi la palla, sono sport di squadra, ma le regole sono diverse.
E, ho scoperto, giocare con le regole della fantascienza non è affatto semplice.
Quello che ho scoperto è che la fantascienza non deve necessariamente essere ambientata in un futuro riconoscibile, ma deve avere le nostre stesse basi scientifiche. Non ci può essere la magia "perché sì" o "perché hai il talento". Se c'è la magia deve esserci un perché plausibile (ad esempio una selezione eugenetica che abbia portato a selezionare persone con particolari capacità mentali). Se c'è una tecnologia, deve partire da una qualche tecnologia oggi esistente di cui si immagina l'evoluzione.
Quindi non si scappa. Per la fantascienza tocca studiare.
La cosa divertente è che ci sono teorie scientifiche in apparenza abbastanza strampalate da avere basi quasi per tutto (Universi paralleli? Qualcuno li teorizza, ma qualcuno teorizza anche un mondo stile Matrix, in cui in realtà stiamo vivendo una vita che qualcuno ci sta proiettando...)
Rimane il fatto che bisogna conoscere, almeno a livello spannometrico ciò di cui si sta parlando. Non posso scrivere, per dire, sui viaggi nel tempo, senza aver letto qualcosa sulle teorie sui viaggi nel tempo (sì, non preoccupatevi, ci sono in teoria almeno due modi per viaggiare nel tempo...).
Il problema è che queste cose vanno poi spiegate senza spiegarle. O, meglio, vanno introdotte senza troppi spiegoni. L'autore deve studiare, ma non può pretendere che anche il lettore si faccia una laurea breve in astrofisica né può mettersi in cattedra. Deve narrare, non certo insegnare! Quindi in qualche modo si deve creare un universo coerente in cui il lettore comune non si senta sperso, possa seguire la vicenda senza troppi problemi, ma in cui anche l'eventuale laureato in astrofisica non trovi pecche. Il tutto senza pagine e pagine di "ecco come funziona" o di note a piè di pagina. Un equilibrio, in realtà, che spesso è difficile anche per gli autori più navigati. Ma, si sa, un errore che si perdona a un maestro è pena capitale per un dilettante.
Quindi bisogna studiare per inventare una tecnologia plausibile per il mondo che vogliamo creare e allo stesso modo evitare di annoiare con le spiegazioni. Un equilibrio niente affatto facile e in cui sento di districarmi con molta difficoltà.
Al momento ho scritto un racconto di fantascienza che potremmo definire "classica", con le astronavi e i paradossi temporali. Ho fatto una fatica terribile e non sono sicura del risultato. Nel terrore di annoiare (e nel tentativo di non sforare la lunghezza prevista) probabilmente ho dato molto per scontato, risultando incomprensibile ai più. Il racconto è stato inviato a un concorso. Quindi altri decideranno per me se abbia o meno approcciato in modo interessante il genere.
Il secondo progetto è invece costituito dal proseguo dei miei racconti steampunk.
L'idea era nata da un articolo de Le Scienze, in cui si parlava di steampunk quantistico. Da qui si è sviluppata un'ambientazione apparentemente primo novecento, in cui però siano inserite alcune delle conclusioni più estreme della fisica quantistica (come gli universi multipli). In questo caso alle difficoltà che ho raccontato sopra se ne aggiunge un'altra. Non sembra fantascienza. Nell'ideare l'ambientazione mi sono letta alcuni testi piuttosto importanti di fisica e il risultato? Sembra un'ambientazione fantasy, con gente che salta da un'universo all'altro!
Non me la prendo per questi risultati non ancora ottimali. Se alla sera riesco a staccare un'ora o due con la testa e immergermi in un mondo differente, in questo momento, è una gran cosa. Se ne escono delle storie leggibili, meglio. Se dovessi riuscire a farle leggere al di fuori dalla cerchia degli amici, ancora meglio. Ma, per questi esperimenti, non è l'obiettivo primario.
E voi, avete mai scritto fantascienza?
No, e non penso che ci proverò mai, dopo aver letto quanto è difficile :-D
RispondiEliminaIn compenso, dopo due anni di rinite infiammatoria, mi sento discretamente esperta della trafila boccheggio-risvegli in apnea-paradiso artificiale dell'antistaminico+cortisone! Massima solidarietà
Grazie per la solidarietà, è proprio un periodaccio quello dell'allergia, anche se coincide con giornate oggettivamente bellissime.
EliminaIn effetti quella di cui parli è la fantascienza hard. Esiste però anche la fantascienza soft, in cui non vengono messi in campo contenuti scientifici. Per esempio "1984" di Orwell.
RispondiEliminaMa richiede basi di sociologia altrettanto forti, temo
EliminaQuindi tu che scrivi gialli hai delle forti basi di criminologia?
EliminaComunque no, dipende sempre dagli autori, e dalla loro capacità di tradurre il sentire quotidiano in finzione narrativa.
Ho seguito dei seminari, ho dei manuali sulle procedure della polizia e a seconda del lavoro mi documento. Per Sherlock Holmes nello specifico ha anche gli orari dei treni dell'Inghilterra di quegli anni. Senza documentazione non scriverei una riga.
EliminaAspetta, però. Documentarsi è una cosa, ma la discussione del post verteva su un altro discorso. Non direi che documentarsi sia come quel "l'autore deve studiare" di cui dicevi.
EliminaChe poi, appunto, non sono d'accordo. Ray Bradbury è uno stimatissimo autore di sf, eppure non ha alle spalle studi specifici, nè di scienze nè in sociologia (credo non fosse nemmeno laureato).
Non ho mai pensato di scrivere fantascienza ma la teoria degli universi paralleli mi affascina moltissimo. In bocca al lupo per il racconto inviato al concorso.
RispondiEliminaCrepi!
EliminaCerrrrto! Finora 5 romanzi (ma dovresti già saperlo). D'accordo su tutto, soprattutto sul fatto che ci sono autori anche famosi che spacciano il fantasy per fantascienza.
RispondiEliminaTantissimi! A me il fantasy piace, sia chiaro, ma le regole da seguire sono altre.
EliminaNo, niente fantascienza, ma anche niente fantasy, niente gialli... sono una scrittrice monocorde. 😅 Si dice sempre che uno scrive ciò che vorrebbe leggere e, nonostante negli ultimi tempi mi sia data a letture impensabili per me, continuo a non sentirmi in sintonia con certe storie. Inventarne una sarebbe impossibile: non saprei da dove cominciare e mi spaventerebbe lo studio che tu annunci essere giustamente fondamentale.
RispondiEliminaTi auguro buon lavoro: dove c’è entusiasmo, c’è già una piccola vittoria.
Infatti, che almeno la scrittura ci riservi entusiasmo
EliminaNon ho mai scritto di fantascienza proprio perché non mi sento all'altezza: non oso immaginare quante castronate potrei inanellare. :D Bisogna avere una buona, se non un'ottima base scientifica proprio perché la credibilità della storia deve reggersi su questa conoscenza. Io che sono ignorantissima in materia non mi accorgerei mai delle pecche, ma un esperto sì. Se ci pensi, funziona nello stesso modo per i romanzi "di genere" come quello storico: se l'autore non ha alle spalle ore e ore di lettura di saggi, studi, conferenze e appunti, il lettore se ne accorgerà al primo sguardo. E non sarà uno sguardo compiaciuto. ;)
RispondiEliminaI miei romanzi del ciclo medievale hanno un tratto fantasy, anche se a me piace pensare che sia più spirituale. Anni fa avevo in mente un ciclo fantasy, invece... chissà, dopo che mi sarò sbarazzata del ciclo medievale e del ciclo rivoluzionario... ammesso che sia ancora sana di mente. :D
Aspetto il tuo fantasy, allora!
EliminaHo scritto due racconti di fantascienza in vita mia, ma pensandoci erano dei fantasy simil-fantascienza. Mi sono divertita molto a scriverli e sono andati entrambi bene ai concorsi cui hanno partecipato, ma non mi è venuta voglia di tentare la fantascienza vera. Come dici tu, servono basi scientifiche reali. Se dici una stupidaggine, c'è caso che ti vedi arrivare la mail di un lettore indignato... ;)
RispondiEliminaRicorderò sempre al presentazione di "Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico" ad Aosta. Una parte del libro è ambientata lì. Mappe storiche alla mano ho fatto finire i nostri eroi contro un abete. No. Lì c'era un faggio. Un faggio famoso, detto "di Napoleone". Se c'è un errore, anche minimo, stati sicura che un lettore lo trova.
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