mercoledì 7 luglio 2021

Letture inaspettate

 È da un po' che non scrivevo più di libri, qui, preferendo le mini recensioni su Instagram o Facebook. Ogni tanto, però, capitano dei libri su cui vale la pena soffermarsi. E l'estate è il momento migliore per consigliare libri, sopratutto quelli meno conosciuti

Ecco dunque tre libri sorprendenti, molto diversi tra loro, che mi sento di consigliare per la vostra estate. Sono accumunati, però, da due caratteristiche, la brevità e, sopratutto, lo sguardo femminile delle protagoniste, donne ai margini della storia, che la sanno guardare e raccontare in modo differente

Timandra – Thodoros Kallifatidis, Crocetti Editore
Questo è stato proprio un libro a sorpresa. Acquistato mentre stavo già uscendo da una libreria, scritto da un autore di cui non sapevo niente, di un editore di cui non ho mai letto alcun libro.
Ora so che Thodoros Kallifatidis è un greco immigrato in Svezia, dove ha studiato filosofia e scrive in svedese narrativa e poesia. Una persona che non deve avere una mente semplice e che non ci regala un'opera semplice.
Timandra è un'etera nell'Atene del suo massimo splendore. Nell'antica Atene il matrimonio era una faccenda di famiglia che nulla aveva a che fare con l'amore. Del resto le brave ragazze di Atene erano semi analfabete spose bambine che non lasciavano la casa se non in occasione di festività religiose. Nella patria della filosofia e della scienza l'amore era un estetismo intellettuale che andava ricercato altrove. Nei bei ragazzi o nelle etere, donne istruite ai piaceri del corpo e della mente. Ma le etere, loro, cosa cercavano?
Timandra è una di loro. Viene istruita fin da bambina alla filosofia, alle scienze e alla politica, oltre che a come incantare gli uomini. E il mondo degli uomini lo guarda da fuori, con distacco. Al contrario delle altre donne può muoversi liberamente ad Atene, ma non fa davvero parte della Polis, non ha alcun potere decisionale, se finirà nei libri di storia sarà in modo incidentale, come nota a pié di pagina, fatto non secondario in una società ossessionata dall'immortalità. I grandi uomini ai suoi occhi sono solo uomini, fallibili, meschini persino quelli destinati a giganteggiare nei millenni. E tuttavia anche Timandra finisce per innamorarsi, dell'uomo più controverso di Atene, Alcibiade. Condottiero cresciuto come un predestinato al punto da credersi al di sopra di ogni regola. L'uomo che forse, più di ogni altro, ha decretato la fine di Atene.
Timandra è un romanzo di estremo fascino, ma non è semplice.
Non è semplice Timandra, donna libera, fiera, in grado di discutere di filosofia con Socrate, ma pronta a lasciare tutto solo per rimanere a fianco all'uomo che si è scelta nel momento della sconfitta.
Non è semplice il contesto in cui la vicenda è calata, una sorta di ubriacatura intellettuale, simile per certi versi ad alcuni momenti del nostro rinascimento, in cui sembra che a un certo punto gli stessi pensatori perdano il contatto con la realtà, portando di fatto la città e tutto il loro mondo alla rovina. Qualcosa che affascina e spaventa, perché rimane il dubbio, non so quanto voluto dall'autore, che l'estrema libertà di pensiero non possa che condurre all'autodistruzione. 
Non è semplice, per nulla, la figura di Alcibiade, personaggio che nonostante tutto non si riesce a odiare, che non si capisce se sia troppo semplice o troppo complicato, in grado di far perdere la testa persino a Socrate. Un uomo che tutti desiderano (anche e sopratutto carnalmente) e a cui tutti addebitano ogni colpa, appena la sua fortuna gira.
Questo è quindi un romanzo meditativo, a cui avvicinarsi con la giusta predisposizione d'animo, ma che offre moltissimi spunti di riflessione.
Raccomandatissimo un bel ripasso di storia e filosofia greca, perché Timandra non si perde in spiegoni e dà per scontato che il lettore abbia presente i fatti e i personaggi (anche minori) a cui si riferisce.



La madre – Grazia Deledda (diverse edizioni disponibili)
Grazie agli audiolibri ho recuperato alcuni classici imperdibili che invece mi ero persa. Ho ascoltato Canne al vento, che mi era piaciuto, sì, ma fino a un certo punto. Con quello credevo chiusa la pratica Deledda, avevo messo la spunta all'unica donna italiana premio nobel per la letteratura con quello che pensavo un a mai più rivederci. Poi il gruppo di lettura mi ha portato a sbattere contro a La madre come a un treno in corsa. 
Ecco, questo, ho pensato ad ascolto concluso, è un capovolavoro da premio nobel.

La madre del titolo è una donna che giganteggia per tutto il romanzo, aleggia sugli altri personaggi, si impone nell'immaginario del lettore. È una donna di origini umilissime, di fatto violentata da un vecchio parente che si è trovata a sposare. Subito vedova ha iniziato a vivere per il figlio, Paulo, che riesce a far entrare nel seminario in cui lavora come serva. Attraverso Paulo, ottiene il suo riscatto sociale. Tornare nel suo paese natale, nella Sardegna profonda di inizio secolo come la madre del parroco. Ma qui succede qualcosa di inimmaginabile per la donna. Paulo si innamora dell'unica donna nubile di buona famiglia del paese. E qui la madre entra in crisi. Perché la cosa più razionale da fare è riportare Paulo sulla retta via, perché uno scandalo in quel contesto sociale è inimmaginabile. Ma si insinua il dubbio. Non è forse degno di amare, il suo Paulo, degno di essere amato da una donna a cui non riesce a muovere davvero una critica? Ecco che nel profondo della Sardegna di inizio secolo nel cuore di una donna che non ha mai messo in dubbio le regole di una società che nei suoi confronti è sempre stata durissima, si insinua il dubbio. E il dubbio (il vento?) è l'altro grande protagonista del libro. Il dubbio che la via seguita non sia l'unica giusta, che ci sia altro, pulsioni antiche e profonde, quelle del cuore, ma anche quelle del passato, i fantasmi, a cui non ci si possa sottrarre. Un mondo che si fa di colpo più sfumato e complicato. Il tutto è raccontato in una stile estremamente cinematografico, come se fosse un enorme piano sequenza. Scopriamo così i tentennamenti di Paulo, prete per professione, senza vera fede persino quando tutti asseriscono che abbia compiuto un miracolo, l'improvviso arrogarsi di un ruolo da protagonista della donna da lui amata, i sogni ancora inconsapevoli delle conseguenze di un ragazzetto che vuole farsi prete.

Ho trovato questo romanzo estremamente moderno, sia nello stile che nei personaggi. Un dramma, alla fine, quello di Paulo, ancora attuale e quello dell'autrice uno sguardo sulla società di grande lucidità. Se non avete ancora letto questo libro, fatelo. Se non avete ancora letto Grazia Deledda scegliete questo romanzo.


Venivamo tutte per mare – Julie Otsuka, Bollati Bordighieri editore

Libro esile, ma assai particolare, questo, che regala un significato tutto nuovo alla definizione di "romanzo corale".

Si tratta dell'unico romanzo che io abbia mai letto scritto alla prima persona plurale. "Noi" sono le immigrate giapponesi negli USA tra le due guerre. La Otsuka prova a costruire una sorta di narrazione collettiva, come se le voci di tutte le donne arrivate per mare, spose per procura si mescolassero e si uniscono. Ogni tanto ne emerge una. Una di noi... inizia un paragrafo. Un'altra di noi... Le storie si intrecciano, si mescolano, si confondono. Destini diversi, alcuni tragici, altri felici, accomunati dalla nostalgia per la terra natale, il lento, ma inesorabile perdere contatto con le proprie radici, il tentativo, a volte riuscito e a volte no, di costruirsi una vita diversa, forse migliore. E poi figli che sono in parte figli di una nuova terra, che hanno per lingua madre un'altra lingua, che non conoscono, non capiscono e spesso rifiutano le tradizioni materne. Storie di immigrazioni così diverse e così simili a quelle di tutte le altre immigrate, di ogni tempo in ogni luogo. Salvo poi mutare di colpo. Perché con l'entrata in guerra degli USA tutti i giapponesi vengono segregati. Spariscono. Vengono portanti via nella notte. Rimangono banchi vuoti nelle aule scolastiche, serrande di negozi chiusi, animali domestici abbandonati di cui, forse, qualcun altro si prenderà cura. E la sorpresa dei vicini che diventa pian piano indifferenza, come se quelle vite, in fondo, non ci fossero mai state. Mentre al lettore non resta che constatare quanto sia facile, in ogni tempo e in ogni luogo, far sparire un'intera minoranza senza che quasi nessuno protesti.

Una lettura (o un ascolto) breve ma intenso, che a distanza di mesi ancora mi rimane dentro

10 commenti:

  1. Qualcuno ha un gatto con manie di protagonismo? :D

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    1. Due gatti con manie di pratagonismo. Prima si prestava solo quello più chiaro, Oberon, ma ultimamente quello nero, Calibano, ci ha proprio preso gusto a posare con i libri.

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  2. Belle letture di cui prendere nota, quella che mi attrae di più è La madre di Grazia Deledda (di cui ho già letto Canne al vento e Il paese del vento, il vento è sempre un grande protagonista nei romanzi della Deledda). Meravigliosi i tuoi gatti!

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    1. Hai ragione! Il vento è sempre protagonista delle storie della Deledda. Qui me l'ha fatto notare una cara amica: è proprio un personaggio a sé, che accarezza i protagonisti, ne scompiglia le vesti e i pensieri in molti passaggi cruciali.

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  3. Gatti bellissimi, capaci di ingentilire qualsiasi lettura!
    Credo che farò un tentativo con Timandra. Di "Venivamo tutte per mare" ho sentito parlare parecchio, di solito molto bene - ma è già da tempo su una di quelle vaghe liste mentali di lettura - immagino tu abbia presente, sette anni dopo all'improvviso dici "Oh, non posso più vivere senza leggere ciò" dopo essertene fregata alla grande.

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    1. Conosco perfettamente quella sensazione! Dopo tutto ogni libro ha il suo tempo. Devo dire che mi sono piaciuti molto tutti e tre. Timandra vale di sicuro la lettura.

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  4. Il primo romanzo mi attrae moltissimo, ma non so quasi nulla di storia greca per cui aspetto che arrivino tempi migliori. Pensa che l'alternativa all'esame di Storia Romana era Storia Greca! Sono alla disperata ricerca di un romanzo storico che mi conquisti e mi faccia allontanare dalle mie solite letture universitarie.
    Grazia Deledda è una scrittrice immensa secondo me, ne ho letti diversi suoi, ma non questo. Lo metto senz'altro in nota!

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    1. Io preferisco di gran lunga l'antica Grecia all'antica Roma e devo ammettere che non avrei avuto dubbi sulla tua scelta. A parte tutto, gli eventi salienti della storia greca sono concentrati in un tempo più breve. Se vuoi cimentarti, Timandra ha in fondo un piccolo compendio storico che aiuta ad orientarsi (e eventualmente a preparare nuovi esami). Quando a La Madre, quello lo devi leggere assolutamente.

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  5. Insomma, tre letture che riguardano donne oltre lo straordinario. Come ho scritto di là, credo che leggerò Timandra, questa tua recensione lo conferma. Oltretutto sono curiosissima perché l'etera non è stata mai narrata nei miti (almeno credo) e si riserva una parte marginale. Poi gli altri due romanzi, vibrano di significati molto belli legati al mondo femminile. Grazie per questi tuoi preziosi consigli.

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    1. Sì, ho voluto consigliare tre libri al femminile. Mi sono piaciuti tutti molto, ma Timandra ha un fascino molto particolare, dovuto anche al fatto che l'autore è per formazione un filosofo.

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