lunedì 13 marzo 2023

È giusto leggere libri scritti da "brutte persone"?


 Mi piace il blog, nonostante tutto, perché mi permette la riflessione lenta, dilazionata nel tempo. Qualcosa di molto diverso dal frenetico botta e risposta dei social. Immediati, veloci, dove in un attimo ci si infiamma e, quasi sempre, ci si arrocca su posizioni che il confronto serve a radicalizzare piuttosto che a mutare.
Nell'ultimo post la riflessione sulla modifica ai testi di Dahl ha portato nei commenti tutta una serie di riflessioni e diramazioni di dibattito di cui vi sono estremamente grata. E da quel fluire di discussioni mi è sorta un'altra domanda: è giusto leggere libri di autori dalle opinioni discutibili, disturbanti o, peggio ancora, ai limiti del reato?

Io oggi fatico a immaginare una grande casa editrice che faccia in grande stile il lancio di un autore che sia apertamente antisemita, razzista fino a incitare all'odio razziale, sessista fino a teorizzare la totale sottomissione della donna. E, sinceramente mi va benissimo così. Sarei in imbarazzo ad acquistare il libro di un autore che inneggia al ritorno del nazismo e se per caso mi dovesse piacere proverei un po' di disgusto per me stessa.

Però... Però...

Ho appena terminato questo libro:

Mary Renault, per me, è la miglior scrittrice di romanzi storici ambientati nell'antica Grecia. Questo, Fuoco dal cielo, non è il suo più riuscito, a mio parere, ma Le ultime gocce di vino e La maschera di Apollo stanno nel mio olimpo personale. Non vedo l'ora di intaccare Il ragazzo persiano di cui ho sempre sentito un gran bene. Leggendo pigramente la quarta di copertina non posso non notare che l'autrice si è stabilita in sud Africa nel 1948 e vi è rimasta fino alla morte. Ci sono ragioni comprensibili per questa sua scelta, dato che voleva vivere in pace con la propria compagna in un momento in cui in Inghilterra non era ancora possibile. Ma è un fatto che lei abbia vissuto per decenni nel Sud Africa dell'apartheid. E su questo io (il mio approfondimento, lo ammetto, è molto superficiale) ho trovato solo una dichiarazione molto blanda in cui dice che l'apartheid ha avuto un impatto scarso nella sua vita e non ne ha mai tratto vantaggio. Ai miei occhi l'aver scelto di vivere proprio nel paese dell'apartheid avendo un sacco di altri posti dove andare mi fa sospettare che il razzismo non fosse poi un pensiero così lontano dal suo. E niente, comunque non vedo l'ora di iniziare Il ragazzo persiano.
Passiamo ora a ciò che sto ascoltando. L'abbonamento ad audible si è rivelata per me una scelta felice. Ha dato un altro fascino alle faccende di casa, sopratutto al continuo stendere, piegare, ritirare i panni. Audible mi permette di spaziare secondo l'estro dei miei gusti ondivaghi, la mia curiosità per tutto. Ci ho ascoltato classiconi (ho appena finito Grandi Speranze), libri per ragazzi, saggi di botanica e biografie di alpinisti. Se non mi piace posso cambiare in pochi rapidi click. Oggi ho iniziato un racconto lungo di Lovecraft. Basta un rapido giro su wikipedia per constatare che l'autore era razzista, antisemita e simpatizzante del fascismo. Troverei abbastanza difficile tollerare una discussione con il signor Lovecraft. Ma è un fatto che il suo racconto non mi dispiaccia affatto.

Vivo quindi questa idiosincrasia personale. Non acquisto e non leggo autori viventi il cui pensiero mi sia noto e mi risulti particolarmente disturbante e invece lo faccio senza troppi problemi con gli autori ormai morti. Non pretendo che ci sia un agire morale in questo, è solo una questione di disagio personale. E anche questa distinzione è molto sfumata e non trovo una bussola morale che mi guidi. Nella mia adolescente un'autrice di libri di consumo che mi ha affascinato è stata Marion Zimmer Bradley. Mi ha affascinato per l'evidente ambiguità morale di alcuni suoi personaggi e di alcune situazioni raccontate. Erano disturbanti e, pertanto, interessanti. Ricordo in particolare un ragazzino abusato da un adulto che per varie ragioni era intoccabile. Più avanti il ragazzino e l'adulto in questione si trovano per forza di cose a collaborare. Ne usciva il ritratto di un uomo contorto, pericoloso eppure sofferente e umano, difficile da incasellare come come totalmente negativo. Alla fine si sacrificava per gli altri. Uscì, anni dopo, che il marito dell'autrice era implicato in un bruttissimo giro di pedofilia e che lei probabilmente sapeva e lo aveva protetto. Alla luce di questo retroscena i suoi libri appaiono ancora più ambigui e disturbanti. Però fatico comunque a non dedicare loro neppure un po' di affetto.

Alla fine ho riflessioni, non verità da offrire. In un mondo ideale i libri dovrebbero essere pubblicati tutti con pseudonimi. Esistere come opera pura, del tutto staccati dal proprio autore. Del resto il tempo agisce proprio così, lava via sempre più la presa dell'autore sull'opera e libera il testo. Certo, ci sono sempre doverosi studi che spiegano perché proprio quell'autore in quel dato tempo abbia scritto quelle parole. Ma l'opera ne è sempre più svincolata. Se Dante fosse o no un usuraio, se avesse o no sottratto del denaro pubblico era una questione molto importante per i fiorentini del suo tempo. Lo è molto meno per noi. Possiamo serenamente leggere la Commedia senza chiederci se tutte le accuse che hanno portato Dante all'esilio fossero false. Le opere che più stridono con la nostra sensibilià odierna si mettono in qualche modo fuori gioco da sole. Non presenterei ai miei alunni come lettura di piacere (ben contestualizzata è un altro discorso) Il fardello dell'uomo bianco di Kipling, ma trovo un'idiozia non proporre Il libro della giungla. 

Idealmente, ogni libro dovrebbe essere spiegato solo con se stesso e appartenere a un autore ignoto. Perché è un fatto che brutte persone abbiano scritto libri bellissimi. Però quando la "brutta persona" è più vicina a noi a livello temporale o geografico è più difficile o mi è più difficile ignorare la biografia dell'autore.

Credo che continuerò a comportarmi come sempre. Se l'autore è vivente ed è noto per idee che mi risultano particolarmente disturbanti non so se acquisterò un suo libro, sopratutto per non foraggiarlo. Se è morto mi porrò assai meno problemi, come del resto ho sempre fatto. Insomma, ho ragionato, ma non ho concluso niente.
Voi come vi ponete di fronte ai libri scritti da brutte persone?

15 commenti:

  1. Sono più o meno d'accordo con te. È giusto? Sì, secondo me. Io lo faccio? Tendenzialmente no, ma non è una regola fissa, e inoltre di norma non verifico la biografia di un autore prima di leggerne un'opera... e soprattutto qual è la definizione di "brutta persona"?

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  2. Ricordo di aver studiato (e condiviso) il concetto critico di separare la persona dall'artista. Quando si analizza un testo letterario o un'opera d'arte ci si concentra su quella e sull'importanza che ha avuto anche a livello di innovazione e influenze si altri letterati e artisti. Se poi l'autore era una pessima persona, beh, non gli si dedicheranno né vie né statue, ma se le sue opere meritano è giusto leggerle / ammirarle.

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    1. Secondo me non è così banale in letteratura, dove il messaggio veicolato può essere molto concreto e specifico

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  3. Io non ci riesco, un po' perché non amo che i miei soldi vadano a brutte persone (certo esistono le biblioteche di cui faccio largo uso) ma anche e soprattutto perché partendo dal concetto che non potrò mai leggere tutto ciò che vorrei, meglio scartare questi elementi. Prova ne è che non ho mai letto Céline, noto nazista, mi rendo conto di essere drastica. Sandra

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  4. Ne ho discusso poco tempo fa con un'amica a proposito della Rowling. Non ho ancora una risposta...tendenzialmente faccio come te - più l'autore è lontano nel tempo, più posso storicizzarlo e contestualizzarlo, e più riesco a leggerlo senza per questo sentirmi "dalla sua parte".
    La cosa si fa più ambigua nei casi in cui l'autore ha posizioni personali diverse dalle mie, ma non ne fa la propria bandiera, né nei suoi libri né nelle sue esternazioni pubbliche (per intenderci, un conto è un autore che nel suo privato ha votato la Meloni, un altro è un tizio che dichiara pubblicamente in ogni intervista di voler affondare a cannonate le barche dei migranti. Oppure uno che nel suo privato è cattolico integralista vs uno che marcia in piazza con un cartellone "gay bruciate all'inferno". Fa una discreta differenza). Comunque è una faccenda davvero complessa...
    (Giorgia)

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    1. Oddio cosa hanno trovato nella Rowling che non va? Ma sono ossessi!

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    2. Mi riferivo alle accuse di transfobia nei suoi confronti

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    3. Ossignore e perché mai?

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  5. Beh, io ho voluto leggere il Mein Kampf, penso di avere detto tutto! A me guida la curiosità, che spesso mi spinge a volere capire le ragioni di certe scelte operate. Certo, Hitler è un caso a parte: non mi sono mai sognata di leggere la sua opera per trovare delle giustificazioni alla sua follia, volevo solo verificare la qualità del testo e come determinate idee fossero state rappresentate. Credo, comunque, che forse sempre per mera curiosità potrei leggere cose scritte da brutte persone, salvo poi mollare tutto a pagina tot, senza arrivare alla fine.

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    1. In Francia hanno pubblicato una edizione del Mein Kampf estremamente interessante, non perché giustifichi Hitler - ci mancherebbe solo! - ma per come è presentata. Se ci riesco un giorno o l’altro ne scrivo. Io non l’ho mai letto, ma, per gli stessi motivi tuoi, mi dico che dovrei. E’ una fonte storica importante. P.

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  6. Io non faccio fatica a distinguere. Proprio come per un personaggio d'invenzione, può essere anche immorale e brutale ma è un personaggio e resta tale, anche per lo scrittore, se è in grado di scrivere capolavori, non mi lascio fuorviare. Però hai ragione anche tu. Un conto è ritenere Kipling ancora un grande scrittore, malgrado il suo razzismo, perché va contestualizzato in un'epoca in cui certi valori umani, i diritti civili, non avevano messo radici o erano praticamente inesistenti. Un conto è farsi piacere un razzista oggi, malgrado il suo talento nella scrittura, chissà come mi sentirei. Grosso modo, sono orientata comunque sullo scindere la scrittura dalla biografia, probabilmente con qualche eccezione. Ci sono persone che proprio non sopporto, arroganti e che sanno essere davvero cattive. Prendiamo Vittorio Feltri. Se tirasse fuori dal cassetto un romanzo che si rivelasse un capolavoro, ecco, non credo lo leggerei.

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  7. Boh, direi che la question è molto più complessa.
    Partiamo dalla definizione: perché definire « brutta » una persona? Cosa è « brutto »? Chi sono le « brutte » persone? In che contesto vivono? Cosa hanno fatto di più meno o uguale a chi viveva nello stesso tempo e modo?
    E poi, ammesso che si riesca a stabilire cosa sia una « brutta » persona: perché vorremmo / non vorremmo leggerla? Leggere è concordare? Conoscere è da evitare una volta che abbiamo apposto una qualificazione a un autore?
    Cioè, posta così la domanda mi fa venire solo un rigetto di qualsiasi intento censorio, per il moralismo che si porta appresso. La letteratura antica ha rischiato di scomparire del tutto per considerazioni simili.
    Conoscere non fa mai male. P.

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  8. Di Renault ho letto solo Il ragazzo persiano perché sostanzialmente non ho trovato altro e perché sono appassionata di romanzi ambientati nel mondo antico. Devo dire a parte Yourcenar che è altra cosa e altro livello di averlo apprezzato molto. Allo stesso tempo oggi non troveremmo forse appropriata la coppia che descrive, connotata da subordinazione amorosa in un contesto di dominio interetnico. Stupidamente, perché l’autrice descrive con tale dettaglio l’annullamento dell’innamorato pur di conquistare e trattenere l’oggetto d’amore che alla fine chiunque si sente rivoltare davanti a tale autocancellazione di sé. Se poi riflettiamo che si tratta di padrone e schiavo, forse la faccenda dell’apartheid, che ignoravo, potrebbe assumere altre sfumature. Ma il giudizio dell’autrice non è mai espresso, sempre indiretto: è la situazione che lo fa risaltare. Il che è proprio del bravo scrittore che in letteratura non scrive proclami.
    Una coppia omosessuale di epoca schiavile durante un periodo di conquista: forse in quel libro c’è più di quanto sembri. P.

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    1. Allo stesso tempo non condividendo per nulla l’approccio idealista antibiografico che ancora incrosta la scuola italica trovo invece assai importante poter sapere con la massima esattezza chi sia o sia stato un autore. Per me Dante è diventato leggibile dopo aver ascoltato Barbero, prima non avevo più avuto voglia di toccarlo dopo averlo fatto di forza a scuola. Quel catto-risorgimentalismo scolastico legato alla sua persona resa asettica in totale contrasto con la sua opera peraltro, mi aveva disgustato, il suo odio per i Comuni e il suo moralismo idem. Ho potuto capire perché aveva scritto in quel modo solo dopo aver conosciuto un po’ meglio la sua vita. Così contestualizzato è diventato leggibile e comprensibile benché il suo sistema di valori sia agli antipodi del mio e benché continui a non appassionarmi per nulla.

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  9. È un bel dilemma, però solitamente non leggo la biografia dell’autore prima di comprare un libro, mi concentro sulla trama per scegliere, certo se l’autore è notoriamente una persona agli antipodi delle mie idee (razzista dichiarato, omofobo oppure altro) magari non mi avvicino neanche al libro, ma può essere che decida di leggere quello che ha scritto per curiosità.

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