lunedì 24 giugno 2013

Storie che si scelgono e storie da cui si viene scelti


Ultimamente, grazie alle presentazioni e a dei laboratori nelle scuole, ho avuto l'occasione di parlare e quindi di ragionare sul processo creativo della scrittura.
Io ho una visione del mondo abbastanza ordinata e illuministica e quindi parlo della nascita di un romanzo in termini di strutture da creare, coerenza interna, solidità e credibilità psicologica dei personaggi. Tuttavia c'è una parte del processo creativo, più o meno importante, che è del tutto razionale.
Ci sono storie che si scelgono.
Mi innamoro di un'idea, di un'immagine o di un personaggio e inizio a pormi delle domande, mi chiedo cosa sia successo prima o dopo, definisco i contorni e pian piano strutturo una storia. L'irrazionale sta nel lampo iniziale, in quell'istinto che indica un nucleo narrativo che vale la pena di approfondire. Il resto è lavoro, costruzione, stile, cesello. LA ROCCIA NEL CUORE e il romanzo a cui sto lavorando adesso sono storie che ho scelto, me le sono andata a cercare, dietro al fascino di un'immagine.
A essere sinceri fino in fondo, il protagonista de LA ROCCIA NEL CUORE, padre Marco è un personaggio che mi ha scelto, che ha continuato a entrare e uscire dalla mia testa, finché non sono riuscita a costruirgli intorno una storia in cui si trovasse comodo.

Ci sono, tuttavia, anche storie da cui si viene scelte. Storie che nascono tutte in una volta, tutte intere, che si può solo rifiutare o accettare in toto. Il thriller storico che è in finale al Tedeschi è una storia così. Nata tutta intera, piuttosto distante dalle trame che sono solita intessere.
Ne ho avuto paura e sono stata tentata di non scriverla e poi ho pensato che non potevo, perché era lì, che mi aspettava, come se avesse scelto me tra tutti gli autori possibili.
L'ho scritta più velocemente di qualsiasi altra cosa abbia mai scritto. Ho iniziato il primo capitolo il primo di luglio e a novembre la prima stesura era completa. Ha gennaio ho fatto la stampa della seconda versione. Mentre la scrivevo l'ho fatta mia, cercando di regalarle dolcezza e fluidità, sforzandomi di raccontarla con rispetto per i lettori. Intanto mi addentravo nei meandri di una storia violenta, abitando la testa di personaggi con cui non era sempre facile convivere, cercando nelle mie zone d'ombra i toni per raccontare le loro.

Di tutte le storie che scrivo poi mi sento responsabile. Se le ho scritte è per farle leggere e quindi la mia prima responsabilità è cercare di far loro raggiungere un lettore. Storie che si scelgono e storie da cui si viene scelte, vengono alla fine amate allo stesso modo. Ma delle prime si è completamente padroni, delle seconde non del tutto, rimangono riottose, esigenti, da assecondare. E rimane l'impressione che avrebbero potuto finire in mani altrui, magari capaci di raccontarle meglio.

3 commenti:

  1. Ciao Tenar, mi sono persa un po' di post accidenti! ^^
    Sei sempre impegnata con le tue presentazioni, che bello!
    Stupendo questo post in cui svisceri come nasce una storia: ho sperimentato entrambi "gli inizi", e concordo che quando una storia ci sceglie c'è un timore reverenziale per l'enormità di ciò che stiamo raccontando: sarò capace di portarla fino in fondo? E quando la terminiamo, è come se ci fosse stato consegnato nelle nostre mani un regalo meraviglioso, che solo in parte (minima) è nostro.
    Continua a scrivere questi post perché a me fa bene leggerli!
    Buone vacanze!

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    1. Meno male che scrivi queste cose! Pensavo di essere l'unica pazza ad avere queste sensazioni!

      Buone vacanze anche a te!

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