mercoledì 5 febbraio 2014

Visioni - La fine del mondo


Potrebbe essere il film più assurdo che io abbia mai visto.
Non ne sono sicura, ma potrebbe.

Gary ha ormai 40 anni, ha dipendenza da droga e alcool e vive nel mito del se stesso più giovane, l'adolescente che sembrava avere il mondo in mano. Un'unica impresa non è riuscita al Gary adolescente, portare a termine il "Miglio d'oro", un percorso alcolico che tocca dodici pub della sua città e termina con quello chiamato "La fine del mondo". Disposto a tutto pur di portare a termine l'impresa, riunisce con sotterfugi meschini il suo gruppo di amici, ormai tutti professionisti di mezz'età e li trascina nei luoghi della loro adolescenza per rivivere quell'esperienza interrotta.
Inizia così La fine del mondo, come un film sull'amicizia e i rimpianti girato, scritto e interpretato dannatamente bene. Un film convenzionale, ma prodotto in modo impeccabile. 
Ma La fine del mondo è tutto meno che un film convenzionale. 
L'amicizia? Certo. I ricordi dell'adolescenza. Certo. I conflitti mai affrontati? Certo. Ma La Fine del Mondo siamo certi che sia solo il nome di un pub?
Mentre la trama deraglia verso l'assurdo, tra effetti visivi volutamente da b-movie, i nostri eroi continuano a essere credibili quarantenni inglesi, piccoli e meschini, ed è questo contrasto la forza più grande del film.
Diventa qualcosa di commuovente e epico l'ostinazione di Gary a voler a tutti costi completare la sua impresa, il suo piccolo atto di eroismo personale mentre intorno a lui, letteralmente, il mondo va in pezzi. 
Avrebbe potuto diventare qualsiasi cosa, La fine del mondo, in mano a un altro regista o con altri attori, nella maggior parte dei casi qualcosa di inguardabile.
Invece, pur nell'assurda improbabilità della trama, la storia non si perde e rimane, struggente, il ricordo dell'adolescenza come del momento eroico in cui tutto poteva compiersi, che non tornerà mai più, neppure l'eroismo è davvero a portata di mano o ci viene offerta una nuova giovinezza. Questo, ovviamente, senza negare enormi dosi di assurdo e comicità surreale.
La fine del mondo è un film che può non piacere, ma che mi sento caldamente di consigliare. In primo luogo perché deliziosamente spiazzante, inizia con delle premesse e poi ti porta altrove. E poi perché è la migliore dimostrazione che in narrazione (che sia letteratura o cinema non importa) tutto si può fare a patto di avere le idee chiare e i giusti mezzi tecnici.
Voto: 8

Una piccola nota tecnica. Fate attenzione a tutti i modo che trova il regista per mostrare la birra che viene spillata e quante cose riesce a raccontare con questo semplice gesto.
Seconda nota tecnica. Vorrei subito un sequel a partire dalla scena finale. Ma sopratutto vorrei vedere in una scuola di cinema quanti studenti riescono a indovinare il finale dopo aver visto dieci minuti di pellicola, secondo me nessuno (ed è una delle prime cose che mi è stato insegnato, infatti sono pochissimi ormai i finali che mi spiazzano. Questo sì, decisamente)

2 commenti:

  1. Ciao Tenar! Ho sentito già parlare di questo film e mi aveva incuriosito... dopo la tua rece lo vedrò senz'altro! :)

    Moz-

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    1. È molto particolare e può anche generare reazioni di rifiuto, ma io l'ho trovato girato benissimo e a tratti geniale per cui credo proprio che vada visto

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