venerdì 23 marzo 2018

Come inizio un racconto? Con terrore!


Questa settimana sono stata assai poco sul web. In parte perché è un periodo di intenso lavoro scolastico, come credo si intuisca dal post scorso, un po' perché non ho più vent'anni e una singola notte di sonno saltata si trasforma in un'intera settimana da zombi raffreddato che ciondola qua e là nel vano tentativo di capire cosa bisogna fare.
Quel poco di tempo con connessione neurale l'ho usato per iniziare un racconto che avevo in programma da scrivere da qualcosa come dieci anni (all'inizio, pensando alla frase, credevo fosse un'esagerazione e invece no, forse sono anche dodici...) e che ho sempre rimandato. Perché? Perché ne ho il terrore.

Ogni tanto, parlando con chi non scrive, ma vorrebbe farlo, mi imbatto nell'idea romantica della scrittura. Che bello mettersi lì e dare vita sulla carta alle proprie fantasie.
Questo è sicuramente un aspetto della scrittura che esiste. Il bello di vivere altre vite, buttarsi in mondi, epoche, situazioni differenti, immergersi in storie a un livello assai più profondo di come si possa fare con la lettura.

È che a volte non è così bello. A volte immergersi in altre vite non è così piacevole, perché quelle altre vite non sono così gradevoli.
Ne parlavo con un'amica che scrive e almeno mi sono rassicurata che, sì, forse sono pazza, ma non sono l'unica pazza.

Ci sono racconti che si possono affrontare solo con terrore. Perché si andrà a scavare nel dolore e in luoghi oscuri dell'anima dei personaggi. Ma, dato che l'unica anima da cui possiamo attingere alla fine è la nostra, sarà nel nostro dolore e nei nodi oscuri della nostra anima che andremo a scavare.
L'immagine che ho in questi casi, ne ho anche già scritto, è quello di calarsi nei sotterranei dell'io, con il rischio di stappare i "tombini dell'inconscio" senza saper bene cosa ne verrà fuori. Magari le temibili pantegane del rimosso.

L'esperienza mi ha insegnato che ci sono narrazioni che in alcuni momenti è meglio non affrontare. Diciamo che in alcune occasioni ho avuto la malaugurata idea di scrivere di personaggi particolarmente soli e depressi in momenti di solitudine. Non so se a livello di scrittura il testo ne abbia beneficiato. Io di sicuro no.
È di gran lunga preferibile, per me, scrivere certe narrazioni in situazioni in cui non sono sola e di certo non depressa. E anche così, non so mai cosa ne verrà fuori.
E quindi eccomi qui, alle prese con un racconto che parla del diventare adulti affrontando le perdite e le conseguenze delle proprie decisioni. 
Sono abbastanza consapevole di me stessa da capire perché io lo abbia pensato all'epoca e perché mi sia tornato in mente ora. So quali tombini è più probabile che io vada ad aprire. Non so bene cosa uscirà da questi tombini.

Persino il racconto che ho da poco terminato, l'esperimento fantascientifico, qualcosa di non troppo piacevole dall'inconscio ha tirata fuori, anche se progettandolo non me ne ero preoccupata. Ma la sensazione di essere persi in un universo incomprensibile, soli, senza uno scopo nella vita mi è rimasto addosso. Questa cosa della paura della solitudine e dell'abbandono, ad esempio, torna spesso e a tradimento. Evocata, a volte, anche da lavori narrativi che non dovrebbero avere questa forza.

Quando poi la narrazione, per sua natura, mi porta verso qualcosa di traumatico, la guardo con terrore. Da dici anni so cosa accadrà ai miei quattro protagonisti, chi morirà e come, quale peso si portino dietro gli altri.

Quindi, ecco, con che spirito inizio, a volte, un racconto? Con terrore.
A voi è mai capitato?

10 commenti:

  1. Idem. Se prima si scriveva con incoscienza, ora con tanta paura. Peggio verrà? Speriamo di no.

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  2. Ciao Antonella! Leggendo questo tuo post, non ho potuto non pensare ad un Romanzo che ho amato tantissimo, “La parte dell’altro”, di Eric Emmanuelle Schmitt. Alla fine della narrazione, ha inserito il suo “diario” che ha scritto durante la stesura del libro. Le sue parole trasudano di mille emozioni difficili, di conflitti interiori e di scelte importanti... lo scrittore, io credo, si ammala e guarisce con le proprie storie.
    A presto!

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    1. Ciao!
      Sì, ci sono storie che si scrivono con gioia, altre no. Alcune è necessario che siano lette, altre forse è solo necessario scriverle.

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  3. Quando mi è successo di scoperchiare inconsapevolmente i miei tombini personali, ho fatto in modo di richiuderli prima di incontrare le pantegane. I miei personaggi si spostano, viaggiano. Non stanno fermi, non c'è un posto che sia "casa". C'è un senso di evoluzione in questo, ma anche di fuga. L'ho capito da poco.

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    1. Da un certo punto di vista credo che faccia bene incontrare le pantegane. Ma bisogna essere preparati e consapevoli.

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  4. Mi è capitato con certe letture che parlavano di tematiche specifiche dell'esperienza esistenziale (preferisco non entrare troppo nei dettagli, ho i miei motivi). Quelle letture mi hanno costretto a confrontarmi con il mio rapporto personale riguardo dette tematiche esistenziali e... beh, ne sono uscito distrutto. Non ho mai provato e mai proverò a scrivere racconti su queste tematiche (scusate la vaghezza ma preferisco mantenere la privacy) perché non credo che riuscirei a scrivere anche solo una pagina senza sentirmi male.

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    1. Ti capisco. D'altra parte per me forse è un modo per elaborare alcune cose (in questo caso per me vedi alla voce "rapporti con genitori e senso di perdita"). La cosa buffa è che non è detto che il nodo emotivo sia al centro della storia o lo viva il protagonista. C'è stato un caso in cui ha scoperchiare un tombino è stato un personaggio del secondario con una singola battuta. Sono cose che al lettore non importa sapere, ma per chi scrive pesano.

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  5. Proprio di recente ho dovuto affrontare alcune mie paure in una storia che stavo raccontando, è molto difficile immergersi in certi argomenti, si soffre molto, però una volta fuori dalla storia c'è una rinascita.

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    1. Sì, sono storie necessarie. Magari (almeno a me) non vengono benissimo, perché ci si guarda più dentro e meno al lettore, ma ogni tanto vanno scritte.

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