martedì 18 settembre 2018

Considerazioni sull'insegnare ai tempi di internet


Vivendo nel mondo di oggi e non in una qualche astrazione ipotetica (dove pare vivere molta gente che parla di scuola) mi sembra assurdo insegnare come se la rete non esistesse. 
Internet esiste, è pervasivo e il nostro dovere di insegnanti è guidare i ragazzi a viverlo come un mezzo utile, con i suoi pro e i suoi contro, come qualsiasi altra cosa.
Ci si aspetterebbe, però, che ragazzi che hanno un accesso illimitato alle informazioni abbiano una  certa facilità nel reperire le stesse. 
Errore.
O, meglio, le cose non sono lineari come sembrano.
Durante le vacanze i miei alunni dovevano produrre un cartellone che doveva servire a presentare un personaggio del rinascimento scelto da una lista secondo una schema prefissato. Davo quindi per scontato che le informazioni le avrebbero reperite in rete, mentre lo schema li avrebbe obbligati a un minimo di rielaborazione e ad evitare il copia in colla.

Nei risultati non non mi aspettavo l'effetto forbice.
Una minoranza di ragazzi ha in effetti acquisito un numero di informazioni impressionanti. Ci sono ragazzi per cui internet apre dei mondi. Mondi che a volte non sono in grado di governare, in cui non è troppo saggio avventurarsi da soli. Ragazzi che potrebbero tranquillamente trovare le istruzioni per costruirsi una bomba batteriologica in cantina e realizzarla davvero, per dire. Nello specifico, ragazzi che sono tornati dalla "missione" con un numero di informazioni degne di un medio corso monografico universitario.
All'estremo opposto ci sono coloro che pur avendo accesso a tutte le informazioni del mondo non sono in grado di utilizzarle. Persone che potrebbero avere già aperta davanti una pagina che spiega come preparare un antidoto al veleno che hanno accidentalmente assunto e neppure accorgersene. Non per cattiva volontà, per incapacità di discriminare il plausibile dal decisamente folle, che non sanno discernere l'affidabilità di una fonte e ritengono che un sito che si chiama "www.glialienisonotranoi.it" possa essere il massimo dell'affidabilità. Nello specifico, ragazzi che sull'implausibile rinascimentale hanno trovato cose scartate pure da Dan Brown. Così il povero Leonardo da Vinci è diventato "quello della mitragliatrice", inventore solo ed esclusivamente della mitragliatrice con cui "ha rivoluzionato la storia militare del rinascimento".
In mezzo c'è il gruppo dell'informazione monca. Quelli che magari sul personaggio da indagare hanno trovato una vera perla, ma hanno perso di vista il contesto generale. Per un ragazzo Lorenzo il Magnifico è stato solo un poeta. Mi ha fatto un bellissimo commento al Canto di Bacco e Arianna, ma se lo immaginava squattrinato nella sua stanzetta, con la penna in mano tutto il giorno.
Mi ha colpito come il normale rendimento scolastico non fosse poi quella grande discriminante per rientrare in uno dei tre gruppi. C'è piuttosto chi ha già sviluppato senso critico, che appartiene al primo gruppo, chi si lascia volentieri suggestionare da qualcosa di così bello che vuole a tutti i costi che sia vero, chi si interessa a un particolare e dimentica il resto. Nell'approccio alla rete dei miei alunni c'è più sensibilità caratteriale, quindi, che approccio allo studio.
Mi chiedo se questo non spieghi il motivo per cui anche gente con un livello di istruzione tutt'altro che disprezzabile "abbocchi" alle più improbabili delle bufale. C'è un evidente meccanismo psicologico che ci porta, in rete, a cercare conferma delle idee che ci piacciono, piuttosto che a ricercare l'informazione corretta. Così l'appassionato d'armi ha trovato conferma del fatto che Leonardo da Vinci fosse stato solo un progettista di armi. Il ragazzo che dice di diffidare dei potenti e dei politici ha trovato solo il Lorenzo il Magnifico poeta.
Questa cosa mi ha fatto riflettere, perché è evidente che è dall'età che hanno i miei alunni che bisogno insegnare loro a diffidare dalle sciocchezze della rete. E a quanto pare il livello di istruzione, se vogliamo, riportato alla loro età, il "voto", non è l'unica discriminante.

Il possibile, ma non reale, presente nella rete ha fascino. E tutti vorremmo credere che ciò che ci affascina, o che conferma le nostre idee, sia vero. Dove tutto è virtuale è più difficile trovare le ancore alla realtà.
Bisogna in qualche modo insegnare ai ragazzi a essere dei "detective del reale", dei segugi della rete capaci ci fiutare la pista giusta senza farsi distrarre dall'allettante, dal curioso o dal sensazionale.
O il drammatico sospetto che non sia per nulla facile.

6 commenti:

  1. In alcuni casi, per alcune persone (ragazzi o adulti che siano) la soglia di attenzione è bassa e già leggere una cosa che supera le cinque righe di lunghezza è troppo faticoso e complesso...

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    1. La cosa curiosa è stata che nulla di quanto mi è tornato stava dentro le prime 5 righe del primo sito. La ricerca c'è stata per tutti, è stato anche divertente ripercorrerla per capire dove mai avessero preso certe informazioni. La pigrizia non è risultata una discriminante. Sono evidentemente entrati in gioco anche meccanismi psicologici.

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  2. Probabilmente, anche lasciati -anni fa- davanti a enciclopedie e riviste storiche varie (dai Cioè in salsa rinascimentale fino a articoli accademici) avrebbero fatto lo stesso... si tratta proprio di inclinazioni e gestione delle informazioni^^

    Moz-

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    1. Sì, ma questa generazione affida la propria vita a internet. Saper gestire le informazioni in rete diventa un problema di sopravvivenza.

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  3. è il famoso problema delle competenze (ad esempio leggere un testo e capirlo in senso pieno o analizzarlo criticamente) che non è compensabile con il mero possesso di informazioni. Lavoro duro quello dell'insegnante...

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    1. Alla fine abbiamo fatto una lezione sull'analisi di una bufala e come riconoscerla. Abbiamo analizzato il famoso articolo sui calamari giganti nel lago, te lo ricordi?

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