martedì 18 giugno 2019

La Trilogia della Luna di Ian McDonald – Letture


Il Trono di Spade sulla luna. In soli tre volumi. Con un finale soddisfacente.

"Il Trono di Spade sulla luna" è quello che ha pensato quasi chiunque abbia preso in mano la trilogia di Ian McDonald ambientata sul nostro satellite a circa tre generazione da noi. Le analogie sono tante.   Cinque grandi famiglie, i Cinque Dragoni, a capo di altrettante industrie si sfidano per la supremazia della Luna. Vi sono una marea di personaggi e di punti di vista, tutti complessi, sfaccettati, impossibili da distinguere in buoni e cattivi. Come nel Trono di Spade una buona parte di questi personaggi sono donne, forti e emancipate, sfaccettate e impossibili da definire come buone o cattive esattamente come gli altri. Come nel Trono di Spade la descrizione della società ha un posto in primo piano e porta a riflessioni non banali.
Detto questo, la trilogia della Luna non è il Trono di Spade sulla Luna, anche se ammetto di averne acquistato un volume a caso (il secondo) basandomi su questa suggestione e non ne sono rimasta delusa, anzi, ho recuperato a tempo zero anche gli altri.
Si colloca in un soddisfacente punto intermedio tra la Space Opera, di totale intrattenimento, e la fantascienza sociale. Non rinuncia a intrattenere, lo fa a mio avviso molto bene, e neppure a proporci società alternative (e inquietanti evoluzioni della nostra) che pongono continui interrogativi morali.
Devo ammettere, quindi, che questa serie di romanzi mi ha aiutato a superare l'ultimo, piuttosto faticoso, mese di lezioni (no, non sono in vacanza, ma almeno le lezioni sono finite e il carico mentale è nettamente diminuito), dandomi, a essere davvero sincera, più stimoli intellettuali del romanzo di Buzzati. Due sono le cose che più mi hanno affascinato, l'aspetto sociologico e i personaggi.


Società di un prossimo futuro

2100.
La terra è soffocata dagli afflati nazionalisti e dalla comparsa di sempre più infezioni resistenti agli antibiotici. La tubercolosi è tornata a fare paura, così come la repressione armata di qualsiasi forma di protesta. 
Di contro la Luna è una società del tutto senza leggi, in quanto, in teoria, un'impresa commerciale dove valgono solo gli accordi tra due parti. Dopo 80 anni di colonizzazione, però, sono ormai più di un milione le persone che vivono sulla Luna. Senza leggi, solo con accordi privati.

Il primo e più affascinante interrogativo che questa serie pone è senz'altro questo: può una società sopravvivere senza leggi, né formali né religiose?
Secondo Ian McDonald la risposta è piuttosto affascinante. La Luna non ha legge, non ha polizia, se non quella privata delle famiglie dominanti, non ha più le nostre religioni tradizionali, non ha, in fondo, un'idea di bene e di male. I tribunali esistono, vigilano che gli accordi tra parti siano rispettati, ma di fatto vince chi è in grado di imporsi e al peggio un bel medioevale duello giudiziario risolve la questione. E tuttavia questa società non è il caos. Vi è una totale libertà di accordi e relazioni, che convive con i cari vecchi matrimoni dinastici. Vige un capitalismo sfrenato, letteralmente si paga anche per respirare, si costruiscono e si perdono ricchezze con facilità sconcertante. Ciò che, però, permette alla società di sopravvivere in quella che pare un'anarchia più affascinante che pericolosa è la consapevolezza di essere in un ambiente ostile. La Luna, viene ripetuto molte volte, non perdona, l'uomo non è fatto per viverci, ogni errore è fatale per se stessi e per il prossimo. La consapevolezza di essere interdipendenti, che ognuno comunque abbia un proprio ruolo permette alla società lunare di esistere, anche senza leggi. Mi piace pensare che McDonald abbia ragione e che, in qualche modo, l'essere umano sia capace di autoregolarsi, almeno sotto una costante minaccia di morte...

Come si è detto, l'uomo non è fatto per vivere sulla Luna, quindi il secondo interrogativo è: come l'umanità sarebbe trasformata dalla propria permanenza sul satellite?
Premetto, avevo letto degli articoli a riguardo e, per quel poco che ne possa capire io, la parte scientifica di questa storia è accurata. 
L'uomo non è fatto per vivere sulla Luna, ma ci si può adattare. Con una gravità inferiore cambia la muscolatura, le ossa si decalcificano, il cuore si modifica. In capo a due anni è necessario scegliere. Tornare sulla Terra o rimanere per sempre sulla Luna. Questo senso di scelta ineluttabile che grava sui personaggi è qualcosa di particolarmente struggente che pervade tutto il romanzo. Per chi ha scelto la Luna la Terra è qualcosa di perduto per sempre e per sempre rimpianto.
D'altro canto, chi è nato sulla Luna non può scegliere, il suo corpo non può più adattarsi alla gravità terrestre. Di fatto si sta creando una nuova sottospecie umana. I nativi della luna sono altissimi e affusolati, con un diverso modo di vivere che diventa presto nuovo modo di pensare. Si sviluppano culture e sottoculture (i licantropi lunari sono allo stesso tempo affascinanti e forse non abbastanza approfonditi), sport, credenze e, alla fine, inevitabilmente religioni.
I Dragoni nascono come industrie, estrattive e di produzione, ma ben presto ciascuno costruisce le proprie città secondo uno stile proprio che finisce per connotare una vera e propria cultura. 


I personaggi

I personaggi di questa saga sono legioni. Sono tanti e un po' ci si perde. Non di tutti forse l'arco narrativo è gestito alla perfezione (sempre che non ci sia un ulteriore seguito), ma nessuno è inutile. L'intuizione migliore di McDonald, dal mio punto di vista di lettrice scribacchina, è quella di connotare alcuni personaggi attraverso il loro hobby, la loro passione nascosta che spesso rivela molto di più della sua immagine pubblica. Così il vanesio figlio di papà rivela una cura del dettaglio e una passione inaspettata nel suo hobby per la pasticceria e il cospiratore per eccellenza nasconde un animo quasi romantico che emerge nel suo amore per la musica brasiliana. Non manca neppure il giovane scrittore di fanfiction, personaggio secondario ma che mi ha molto divertito nel suo analizzare gli eventi secondo gli stilemi della fanfiction. La cosa davvero interessante, dal mio punto di vista, è che sono proprio queste passioni, la parte dei personaggi che emerge attraverso le passioni, a rendere coerenti le loro scelte, quando queste sembrano andare contro a tutto ciò che fino a quel momento il personaggio aveva pubblicamente mostrato.

Per quanto i personaggi siano legioni, la storia è incentrata su una delle famiglie dei Dragoni, i Corta, a partire dalla capostipite, Adrina, i suoi cinque figli (soprannominati il Seduttore, il Cospiratore, l'Oratrice, il Lottatore e il Lupo) e i tre nipoti. L'autore riesce a pervadere tutti i Corta di un fascino particolare, che investe i personaggi secondari quanto il lettore e fa sì che sia davvero difficile non parteggiare per loro, persino quando stanno umanamente antipatici. Tra loro, però, due sono i miei preferiti.

Adriana Corta
Adriana Corta, la quinta dragone, che dal nulla costruisce un impero è diventata rapidamente uno dei miei personaggi femminili preferiti.
Tra tutti i personaggi, lei è l'unica che ci venga raccontata in prima persona, regalandoci il meraviglioso ritratto di una donna che è riuscita da sola a costruire un impero con tutto il cinismo del caso e tuttavia senza de umanizzarsi.
Adriana è una figlia come tante di un Brasile che per certi versi ricorda una certa Italia, che così poco ha da offrire ai suoi talenti. Studia ingegneria sapendo che il solo fatto di essere una donna le dà uno svantaggio. Vede il ragazzo che ama ucciso nella repressione di una rivolta e decide di tentare la fortuna altrove, sulla Luna. Sulla Luna incontra e perde l'amore due volte, costruisce un impero economico senza concedere nulla agli avversari e in qualche modo rimane se stessa. 
Ciò che distingue Adriana Corta dagli altri Dragoni e in fin dei conti la sua famiglia dalle altre, è che i suoi affetti sono sinceri. Le pagine per certi versi più struggenti sono quelle che dedica alla famiglia rimasta in Brasile, mai dimenticata del tutto, e ai figli, sopratutto quelli che ritiene di aver amato meno. Eppure ogni sua parola riguardo a loro trasuda affetto. 
È raro trovare personaggi femminili del genere, sopratutto scritti da uomini. Adriana Corta si innamora di una donna e poi di un uomo, come capo industria è spietata al punto da progettare una potenziale vendetta distruttiva ai danni dei principali avversari e allo stesso tempo è una madre amorevole. Le narrazioni di solito ci mostrano donne che scelgono carriera o affetti, che sacrificano l'una o l'altra parte. Spesso se scelgono la carriera diventano dei mostri inumani. Adriana non sceglie. Non è perfetta, ma riesce a essere se stessa, anche attraverso scelte controverse.
E alla fine la sua eredità è ciò che pervade i Corta. Calcolatori, difficili da decifrare, spaventosi a volte, ma capaci, tutti quanti, di affetti sinceri. "La famiglia prima di tutto", ciò che Adriana continua a ripetere, non è un motto di stampo mafioso. È ciò porta i suoi figli a cospirare l'uno contro l'altro, dare voce alla possibilità di uccidersi a vicenda, salvo poi fidarsi ciecamente l'uno del l'altro nel momento del bisogno.

Lucas Corta
Tra i cinque figli e tre nipoti di Adriana il mio preferito è senza ombra di dubbio Lucas Corta, il Cospiratore. Io ho un debole per i personaggi molto trattenuti, che faticano a mostrare i propri sentimenti al punto da esserne spesso considerati privi.
Lucas, il figlio che Adriana ha avuto subito dopo la morte del marito e che pertanto è convinta di non essere mai riuscita ad amare davvero, è la mente della famiglia. Quello che ha sempre un piano, spesso più di uno, che è in grado di sfruttare con cinismo qualunque cosa a proprio vantaggio. Lucas Corta è in grado di far trapelare perfettamente il disprezzo, ma mai l'affetto, al punto che nessuno sa se voglia davvero bene alla madre o se la rispetti per togliere l'eredità al primogenito. Lucas Corta è anche il raffinato musicofilo, in grado, attraverso la musica di svelarsi, anche a se stesso, fino al punto da ammettere che ciò che ha sempre desiderato non ha nulla a che fare con la ricchezza e il potere.
Quello che più mi ha colpito di questo personaggio e che lo distingue da tanti altri costruiti come lui (e che comunque con me funzionano sempre) è il suo concetto di amore. Lucas Corta è un uomo di potere e di cospirazione,  capacissimo di fare cose terribili eppure per lui l'amore vuol dire rispetto.
Lo vediamo all'inizio condiscendente verso i capricci di un figlio che sembra solo cresciuto con troppo denaro. Ma alla fine, quando lo vediamo difendere fino alla guerra aperta una scelta del figlio, si intuisce che il suo altro non è che il rispetto per un ragazzo che non sarà mai un capo industria, ma a cui si vuole concedere il diritto di essere qualsiasi altra cosa voglia voler essere. È Lucas l'unico a conoscere le esatte condizioni di salute di sua madre, a farle compagnia alla fine, perché, al netto degli scatti d'ira, lui ne rispetterà fino in fondo le scelte. E quando infine si innamora, nonostante abbia tutto il potere che può avere un uomo ricco in un mondo senza legge, accetta di essere rifiutato.

8 commenti:

  1. Belli, molto belli.
    Da appassionata di fantascienza sono sempre in cerca di novità, di angolazioni diverse, di suggestioni interessanti ed evoluzioni inaspettate.
    Li ho letti con gran piacere ed aspetto la traduzione degli altri, credo di aver capito che ci sono in lingua inglese
    Se posso suggerire un'altra serie di fantascienza con evoluzioni della specie umana interessantissime, quella di James E. Corey che comincia con Leviathan : Il risveglio.
    Ed il libro I figli del Tempo di TChaikovsky

    Ciao
    Betty

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  2. Bellissima recensione. Sono felice di non essere l'unica che si strugge per Lucas Corta - anche a me piacciono i personaggi complessi e trattenuti. McDonald ha costruito un mondo con una sua coerenza interna anche nei dettagli (le stampanti per i vestiti!) e il finale, che è sempre un punto dolente nelle saghe, è grandioso, e preparato con cura sin dall'inizio. Lurkerella

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    1. Ciao!
      Felice di trovare un'altra sostenitrice di Lucas. Non che altri personaggi non mi siano piaciuti parecchio, ma Lucas il Cospiratore mi ha avuto dalla sua parte appena si è scoperto sperso alla notizia della malattia della madre.
      E poi il finale, certo. Costruito alla perfezione fin dal primo libro, come purtroppo così raramente succede.

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  3. Ne avevo già sentito parlare, anche se nin in modo così esauriente. Se soltanto qualcuna delle biblioteche della mia zona si degnasse di acquistarli... altrimenti mi toccherà vivere l'avventura del prestito interregionale.

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    1. Sono appena usciti in edicola grazie a Urania, quindi non so se le biblioteche li abbiano già. Di solito Urania mette tutto anche in ebook a prezzi popolari. Per me valgono l'acquisto, ma ovviamente deve piacere il genere.

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  4. Difficile sapere se mi piace il genere, visto che sarebbe il primo che leggo di questo tipo. Ma se sono usciti in edicola, è chiaro che in biblioteca per ora non ci sono. Che tu sappia, sono in edizione integrale? Perché Mondadori ha un concetto dell'editing davvero molto personale...

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    1. Mondadori ha un concetto di editing personale, ma loro sono usciti con Urania Jumbo, che è proprio una collana che propone romanzi integrali.

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