A volte i regali di Natale arrivano in anticipo (o, nel caso, quelli di compleanno mooolto in ritardo).
Nel fine settimana ho mollato la famiglia, per la prima volta dall'arrivo della piccola, per andare a Torino per assistere alla Finale del Grand Prix di pattinaggio.
Per il modico prezzo di un organo interno di media importanza, che so, la cistifellea, ho potuto apprezzare da posizione strategica le gare. La finale del Grand Prix è la gara più importante di metà stagione, per ogni categoria partecipano solo sei atleti, quindi, in teoria almeno, il meglio del meglio del momento. Tanti piccoli assaggi, quindi, di circa un'ora l'uno di tutto quello che il pattinaggio può offrire.
Bellezza, battaglia e follia.
Follia.
Una gara di pattinaggio andrebbe vista, almeno una volta nella vita per la follia.
Una gara di pattinaggio andrebbe vista, almeno una volta nella vita per la follia.
È usanza nel pattinaggio, ad esempio, lanciare peluche agli atleti.
Ingrandite bene la foto per avere un'idea della quantità di orsetti che sono stati lanciati in circa venti secondi. Una pioggia incredibile di orsetti gialli. Lanci che sono stati provati, quasi come per una disciplina atletica a se stante. Orsetti che sono stati preparati, impacchettati e distribuiti a chi, suppongo, li aveva prenotati, come fossero caramelle. Orsetti che dagli spalti più alti rimbalzavano, venivano rilanciati, ordine di sedile per ordine di sedile, fino alla pista.
Non ho avuto la prontezza di riflessi di immortalare anche la pioggia di orsi di peluche praticamente in formato uno a uno piovuta sulla campionessa olimpica Alina Zagitova.
Orsetti che sono stati prontamente raccolti da uno stormo di bambine e bambini perfettamente addestrati per l'evento che in pochissimi secondi erano in grado di liberare la pista, anche dai bestioni che pesavano ben più di loro.
Non temete per il loro destino. La stragrande maggioranza di questi peluche andrà in beneficienza, moltissimi rallegreranno il Natale di bambini ospedalizzati. Tuttavia pare che alle ragazzine della squadra russa sia stato permesso di buttarsi letteralmente nei sacchi degli orsetti recuperati (ben più grandi di loro) per scegliersi un ricordo.
Ora, in tutta questa follia, ben dopo lo scatto di questa foto, vi lascio immaginare la faccia di un solerte addetto alla sicurezza evidentemente appena arrivato e avvezzo a ben altre manifestazione sportive. Al primo tentativo di lancio (una signora subito dietro di noi) è corso allarmatissimo per fermare la possibile delinquente. Poi si è girato, lo sguardo ha abbracciato la struttura, gli unicorni giganti che si stavano preparando in quel momento e deve essergli venuto un mezzo infarto.
Ah, dimenticavo, in questo contesto, alle bottigliette veniva tolto il tappo perché non venissero lanciate...
Per quanto riguarda la gara in sé, la fortuna non ha arriso particolarmente a quelli a cui andava il mio tifo.
All'unico italiano qualificato, un ragazzo di diciassette anni, si è rotto il pattino subito prima della gara. Con tipica prontezza italica è stato rimesso insieme con del nastro isolate, ma ha retto solo fino all'ultimo salto del primo dei due segmenti di gara. Da lì in poi abbiamo solo pregato che ne uscisse vivo. L'ha presa così bene che il commento dell'allenatore si può riassumere come "non ha ucciso nessuno con le lame dei pattini, poteva essere peggio".
L'atleta, però, che più di tutti volevo vedere, era il due volte campione del mondo Yuzuru Hanyu, il destinatario della pioggia di orsetti (anche perché compiva 25 anni).
Anche lui ha avuto la sua buona dose di sfortuna. Durante lo scalo del volo per giungere a Torino, a Francoforte, al suo allenatore è stato rubato il portafoglio. Questo ha comportato per il tecnico due giorni di ritardo e l'assenza durante il primo segmento di gara. Ora, posso solo supporre quanto in uno sport del genere sia importante uno sguardo esterno su cosa stai facendo, oltre che tutto l'aiuto psicologico e logistico che un allenatore può dare. Fatto sta che nel primo segmento Hanyu ha sbagliato uno degli elementi. La cosa lo ha innervosito al punto che il giorno dopo durante gli allenamenti pubblici, proprio sotto i nostri posti (io però, per fortuna, ero ancora in viaggio) ha cercato di ammazzarsi provando senza protezione alcuna un salto che nessuno è mai riuscito ad eseguire, il Quadruplo Axel. Lui ha se non altro dimostrato di saperlo fare, ma di non riuscire ad atterrarlo. Diciamo che vederlo vivo il sabato, finalmente con un allenatore, è stato un sollievo, ma tra le botte patite in allenamento e il tentativo di giocarsi il tutto e per tutto, alla fine l'imprecisione c'è stata e ha dovuto accontentarsi della medaglia d'argento.
Non vi tedierò oltre con il resoconto di una gara che, comunque, si è conclusa con due record del mondo, svariati primati segnati e diverse performance indelebili, al di là del risultato ottenuto (perché il bello del pattinaggio è che può essere meravigliosa anche una performance che non vince).
Dato che però il pattinaggio c'è anche nel "non più YA" che sto scrivendo, lascio al mio personaggio la descrizione di cosa si prova guardando per la prima volta certe performance.
Non ho avuto la prontezza di riflessi di immortalare anche la pioggia di orsi di peluche praticamente in formato uno a uno piovuta sulla campionessa olimpica Alina Zagitova.
Orsetti che sono stati prontamente raccolti da uno stormo di bambine e bambini perfettamente addestrati per l'evento che in pochissimi secondi erano in grado di liberare la pista, anche dai bestioni che pesavano ben più di loro.
Non temete per il loro destino. La stragrande maggioranza di questi peluche andrà in beneficienza, moltissimi rallegreranno il Natale di bambini ospedalizzati. Tuttavia pare che alle ragazzine della squadra russa sia stato permesso di buttarsi letteralmente nei sacchi degli orsetti recuperati (ben più grandi di loro) per scegliersi un ricordo.
Ora, in tutta questa follia, ben dopo lo scatto di questa foto, vi lascio immaginare la faccia di un solerte addetto alla sicurezza evidentemente appena arrivato e avvezzo a ben altre manifestazione sportive. Al primo tentativo di lancio (una signora subito dietro di noi) è corso allarmatissimo per fermare la possibile delinquente. Poi si è girato, lo sguardo ha abbracciato la struttura, gli unicorni giganti che si stavano preparando in quel momento e deve essergli venuto un mezzo infarto.
Ah, dimenticavo, in questo contesto, alle bottigliette veniva tolto il tappo perché non venissero lanciate...
Per quanto riguarda la gara in sé, la fortuna non ha arriso particolarmente a quelli a cui andava il mio tifo.
All'unico italiano qualificato, un ragazzo di diciassette anni, si è rotto il pattino subito prima della gara. Con tipica prontezza italica è stato rimesso insieme con del nastro isolate, ma ha retto solo fino all'ultimo salto del primo dei due segmenti di gara. Da lì in poi abbiamo solo pregato che ne uscisse vivo. L'ha presa così bene che il commento dell'allenatore si può riassumere come "non ha ucciso nessuno con le lame dei pattini, poteva essere peggio".
L'atleta, però, che più di tutti volevo vedere, era il due volte campione del mondo Yuzuru Hanyu, il destinatario della pioggia di orsetti (anche perché compiva 25 anni).
Anche lui ha avuto la sua buona dose di sfortuna. Durante lo scalo del volo per giungere a Torino, a Francoforte, al suo allenatore è stato rubato il portafoglio. Questo ha comportato per il tecnico due giorni di ritardo e l'assenza durante il primo segmento di gara. Ora, posso solo supporre quanto in uno sport del genere sia importante uno sguardo esterno su cosa stai facendo, oltre che tutto l'aiuto psicologico e logistico che un allenatore può dare. Fatto sta che nel primo segmento Hanyu ha sbagliato uno degli elementi. La cosa lo ha innervosito al punto che il giorno dopo durante gli allenamenti pubblici, proprio sotto i nostri posti (io però, per fortuna, ero ancora in viaggio) ha cercato di ammazzarsi provando senza protezione alcuna un salto che nessuno è mai riuscito ad eseguire, il Quadruplo Axel. Lui ha se non altro dimostrato di saperlo fare, ma di non riuscire ad atterrarlo. Diciamo che vederlo vivo il sabato, finalmente con un allenatore, è stato un sollievo, ma tra le botte patite in allenamento e il tentativo di giocarsi il tutto e per tutto, alla fine l'imprecisione c'è stata e ha dovuto accontentarsi della medaglia d'argento.
Non vi tedierò oltre con il resoconto di una gara che, comunque, si è conclusa con due record del mondo, svariati primati segnati e diverse performance indelebili, al di là del risultato ottenuto (perché il bello del pattinaggio è che può essere meravigliosa anche una performance che non vince).
Dato che però il pattinaggio c'è anche nel "non più YA" che sto scrivendo, lascio al mio personaggio la descrizione di cosa si prova guardando per la prima volta certe performance.
Il ragazzo va nello stesso punto da cui è partita la mia compagna di classe. Si sistema i capelli e di colpo è cambiato del tutto. Guarda davanti a sé con quei suoi occhi color ghiaccio, l’espressione sicura come non l’ho mai vista
Mi aspetto di nuovo della musica classica russa, invece partono i Muse, Resistance. E io smetto di pensare.
Questo non è un esercizio ginnico. Questa è musica trasposta sul ghiaccio.
Non conto gli avvitamenti dei salti. Non mi importa. Non credo di aver mai visto niente di più bello.
Forse il volume è più alto. Forse è un’impressione
It could be wrong, could be wrong, this is out of control
Mi risuona dentro, tutto quanto.
Potrebbe essere sbagliato, potrebbe essere sbagliato, questo è fuori controllo.
Questa è la mia vita, senza alcun amore a fare da resistenza.
Martin termina anche lui con una trottola lunghissima e io sono in piedi che applaudo. Credo di avere gli occhi umidi. Eppure io non piango mai.
PS: e in tutto questo un altro racconto si è involato per una bella pubblicazione. Non credo di aver mai "accasato" tanti racconti in così breve tempo. La cosa curiosa è che sono tutti scritti un po' di tempo fa, nessun invio da parte mia. Sono passati di mano, qualcuno se n'è ricordato, nonostante magari sia passato del tempo, si sono ricordati di me. È tutto difficile in editoria, ma nulla è perduto.
Per me in questo post la medaglia d' oro se la giocano il lancio degli orsetti - usanza che non conoscevo - e il finale col racconto piazzato x le vie strambe dell'editoria, brava
RispondiElimina:)
EliminaHo allargato la foto: ma sono tantissimi, gli orsetti, che meraviglia! Sono contenta che vadano in beneficenza. E sono contenta anche per la pubblicazione di un altro tuo racconto. 👍🏻
RispondiEliminaOvviamente qualche orsetto viene tenuto come ricordo, ma gli altri sono abbastanza tracciabili, perché ogni atleta fa sapere quali sono le associazioni che supporta.
Elimina(E per la pubblicazione sono ovviamente contenta anch'io)
Deve essere stata una bella manifestazione, e quanti orsetti! Peccato che nella mia zona ci sia poco; a volte mi piace partecipare a cose in teoria lontane dai miei interessi, ne vale quasi sempre la pena. Il pattinaggio sarebbe comunque nelle mie corde, perché si crea bellezza, come succede nella danza.
RispondiEliminaQuesto è un caso storico, l'anno scorso la finale del Grand Prix si è tenuta in Canada, in Italia non tornava davvero da tantissimo (più di dieci anni di sicuro). La maggior parte degli spettatori era giapponese, cinese e russa, con una buona rappresentanza di francesei e americani, quindi poterci andare è stato davvero un colpo di fortuna. Le mie amiche che seguono in pattinaggio più di me spesso devono andare all'estero per godere di manifestazioni di livello. Per fortuna ci sono internet e tv per rimanere a pari!
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