venerdì 20 marzo 2020

Racconti nel tempo del Coronavirus/4


Questa sarà la primavera più bella.
La primavera in cui tutte le uova nei nidi si schiuderanno indisturbate. Nessun papà o mamma uccello, o quasi, verrà risucchiato dalle turbine di un aereo.
I coniglietti dovranno preoccuparsi solo delle volpi. Tutti i cerbiatti potranno attraversare le strade indisturbati. I pesci e i delfini, magari perfino le foche, risaliranno fino ai porti. Le spiagge torneranno ai granchi e ai gabbiani. Sui monti gli orsi non dovranno più preoccuparsi di essere braccati se spaventano un incauto escursionista. Torneranno a flotte le farfalle, persino nei parchi cittadini dove, tra l'erba incolta qualche rana si troverà a saltare. Le api lavoreranno indisturbate tra i fiori che sbocceranno ovunque, nelle aiuole non più sfalciate, tra le crepe dell'asfalto non diserbate. Si udiranno di nuovo canti di uccelli dimenticati. Richiami di una fauna che finalmente potrà occuparsi solo dell'amore.

Ma non sarà per noi.
Non vedremo la maggior parte di quei fiori.
Non solcheremo i cieli di un azzurro immacolato.
Non ascolteremo i richiami degli uccelli, né vedremo gli animali coraggiosi riappropriarsi degli spazi che avevamo loro rubato.

Ci ricorderemo, forse, che non è per noi che i fiori sbocciano o che gli uccelli cantano.


I giorni si allungano uno sull'altro e a volte pesano. Anche se sono fortunata perché vivo in una casa grande con un giardino. Sono preoccupata, come tutti. Mi preoccupa sopratutto l'aumentare dell'aggressività generale, segno che questa reclusione forzata, pur necessaria, non fa bene alle nostre menti. Allora questo pensiero mi consola. Il cielo non è mai stato così azzurro. Persino in campagna si sente l'aria con un profumo diverso, dovuto al minor inquinamento. Questa pausa forzata speriamo ci salvi dall'epidemia, ma di sicuro fa bene alla nostra terra, a tutto ciò che ci circonda.

Ho deciso che cercherò di adottare una comunicazione positiva.
Sono una prof e una mamma. Non mi è facile, anche caratterialmente, non trasmettere ansia. Ma mi impegnerò a non farlo. Non sono un medico, non salvo vite. Ma mi rapporto tutti i giorni con dei ragazzi, con le loro famiglie e i colleghi. Il mio contribuito può essere quello di cercare di portare avanti una comunicazione serena.

Quindi oggi qui parlo di libri. I libri che ho letto a ridosso e durante queste giornata.
Purtroppo riesco a leggere molto poco, tra figlia e Didattica a Distanza (sempre maiuscola e incombente), ma qualcosa leggo. Anche le mie recensioni saranno mini, perché il tempo è tiranno, ma il mio mantra di questi giorni è "poco è meglio di niente".

CINQUE STORIE FERRARESI

Per puro caso anni fa mi sono trovata a Ferrara durante il festiva ebraico e ho fatto una visita guidata nella Ferrara ebraica. Un'esperienza indimenticabile. Eppure, anche in quell'occasione non ho letto Bassani. Lo confondevo con altri autori, colpa suppongo di un corso monografico all'università incentrato sull'epica rinascimentale, che mi ha fatto fare un po' un minestrone degli autori italiani del dopoguerra (quando devi sopravvivere e studiare tanto in poco tempo trascuri inevitabilmente ciò che il prof chiede meno). Male, molto male.
Questo libro mi ha fatto innamorare di Bassani, della sua Ferrara nebbiosa, delle mura su cui i giovani si intrattengono (e le ragazze rimangono incinte), delle storie che si intrecciano. Mi ha folgorato il ritratto di questa Ferrara fascistissima e ebrea che appena passata la guerra vuole dimenticare tutto, sia i fascisti che gli ebrei, seppellire le coscienze insieme ai morti. Mi ha folgorato lo sguardo lucidissimo di Bassani eppure, mi è parso, assai poco giudicante. Le sue sono storie di persone. Senza eroi. Senza innocenti. Tristi, ma di un tristezza a tratti quasi dolce, che non si può non amare.

MELUSINA
Il libro giusto nell'occasione sbagliata.
Questo è, per certi versi, il libro di Aislinn, autrice che stimo e blog amica oltre che quasi conterranea, che aspettavo.
Un libro duro, che non fa sconti, oscuro non per la parte fantastica, ma per quella reale, la provincia che opprime, il senso di impotenza di fronte alla malattia, il facile richiamo della droga.
Lui, dopo la morte di un amico, è caduto nel baratro della dipendenza. Lei è una malata terminale. Non è una storia d'amore. Ed è giusto così.
Mi sono resa conto leggendo che è in pratica il mio primo romanzo in cui la droga abbia una certa importanza. Fatta eccezione per Sherlock Holmes e il suo piccolo problema con la cocaina, in generale la dipendenza non mi affascina né incuriosisce in modo particolare. Forse per questo ho trovato davvero interessante e ben narrata la trama di Dario, un bravo ragazzo, un buono sotto ogni aspetto, che dopo aver assistito impotente alla morte dell'amico che aveva sempre aiutato si trova, neppure lui sa bene come, dipendente da un mix di droghe.
Ho iniziato a leggere questo libro il primo giorno di chiusura delle scuole, perché era tanto che aspettava e mi sembrava un buon momento. Col senno di poi non lo è stato. Nel senso che è un romanzo che prende molto ed è a tratti ansiogeno e inevitabilmente triste. La protagonista femminile è una malata terminale, ben consapevole del proprio destino. Ecco, in questi giorni così angoscianti mi sono resa conto che terminavo la lettura con più ansia di quando l'avevo cominciata. In tempi oscuri ho bisogno di libri più luminosi. Eppure è un bel romanzo, che consiglio. Magari quando la quarantena sarà finita.

L'ULTIMA NEVE
Questo racconto, invece, della blog amica Sandra, è invece il libro giusto al momento giusto.
È una storia d'amore garbata in una Milano di Marzo ancora imbiancata dalla neve. Ecco, è stato particolarmente bello leggere di un altro marzo, in una città viva, scompigliato dalla neve, in cui possono nascere amori e si possono sognare fughe al mare. Mi è piaciuta particolarmente la protagonista, una donna concreta, che non sogna il principe azzurro, ma una casa azzurra, indipendente e focalizzata su un obiettivo che non ha nulla a che vedere con un uomo. L'uomo arriva, come un dono inatteso, ma è bella l'idea che se la sarebbe cavata comunque.

12 commenti:

  1. Le mamme devono sempre mantenere la calma ed essere la colla per la famiglia, se vanno in ansia loro cade tutto a pezzi.
    Al corso di pronto soccorso per mamme la volontaria della croce rossa ha detto che dobbiamo essere anatre, a vederci dalla riva ci muoviamo sinuose e beate mentre sott'acqua le nostre zampette si muovono all'impazzata per tenerci a galla.

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    1. È la metafora migliore che abbia mai sentito! :-D
      (o una similitudine? Le confondo sempre)

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    2. È un'immagine bellissima, però non è sempre facile. Per fortuna mia figlia ha anche un meraviglioso papà anatra!

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  2. Grande post con grandissimo finale eh eh sono qua che sorrido grazie davvero per la lettura e l'analisi così puntuale. Anche io voglio cambiare registro, probabilmente ho toccato il fondo dell'ansia ieri. Ho in mente dei post sulla scrittura ma mi dicevo tanto a chi interessano ora? Eppure veicolare paura e dolore non serve a nulla x quanto sia del tutto legittimo farlo se è ciò che si prova. La natura oggi ci dà un grande insegnamento e le mie difficoltà con lo smart working sono un'inezia anche se al momento sbrocco. Sarà molto lunga e spero che 2 riflessioni diverse possano quantomeno distrarre. Un abbraccione

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    1. Un abbraccio anche a te.
      Le notizie angoscianti sono indispensabili in questo periodo, tuttavia a volta c'è anche bisogno di altro.

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  3. Bellissima descrizione, delicata e forte, della natura che riprende il suo posto. Melusina lo leggerò, credo, perché Aislinn scrive bene, ma devo dire che non ho alcuna voglia di storie cupe. Forse è meglio aspettare, o mi farà lo stesso effetto che ha fatto a te.

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    1. È forse il suo romanzo che più mi è piaciuto, ma non era questo il tempo giusto

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  4. In genere sono ottimista, lo sono per natura e, lo so che sembra paradossale, ma proprio in momenti infausti come questi, il mio ottimismo esplode prepotente: cerco di trasformare tutto in un’occasione di benessere, che sia una passeggiata di dieci metri sotto casa o una lettura fatta al balcone.
    La positività vissuta e trasmessa può essere un antidoto contro tutto l’imbarbarimento che c’è in giro e peggiorerà (penso, purtroppo).
    Grande Sandra, lei in queste storie è maestra. 😉

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    1. Ma grazie Marina. Mai come in questo periodo la scrittura mi è salvifica.

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    2. Che bello l'ottimismo che esplode!

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  5. Grazie per questo bellissimo post...ah io adoro Ferrara!

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