domenica 31 gennaio 2021

Questioni di atmosfera – provare a scrivere horror




 Questa è stata una settimana di infinita stanchezza, che ha coinciso con il caotico momento degli scrutini. È da lunedì che mi sembra di aggirarmi come un bradipo catalettico, con la stessa capacità di concentrazione e di pensiero astratto.
    In realtà alcune cose sembrano pian pianino se non sistemarsi, assestarsi e quindi credo che la mia attuale bradipite sia principalmente stanchezza arretrata. È un anno, ormai, che sia dentro alla pandemia. Un anno che, per mia figlia, è una frazione tutt'altro che trascurabile della sua vita. L'ultima festicciola con altri bambini esterni alla cerchia più stretta della famiglia è stata quella del carnevale 2020. Di alcune esperienze banali non ha neppure memoria, perché non le ha mai sperimentate o perché il tempo trascorso per lei è troppo lungo per ricordarle. Un film visto al cinema, una cena in pizzeria, andare a trovare i cugini in Lombardia (di questo ha un ricordo molto vago), provare uno sport di squadra... Per noi grandi è un anno di preoccupazioni, un anno di amici o parenti malati, lontani, di notizie difficoltose, di impossibilità di staccare davvero. E non se ne vede ancora la fine, con la fatica che si accumula sopra la fatica. È così per tutti, ma ormai più che il desiderio di solidarietà, prevale quello di rintanarsi ciascuno nel proprio cantuccio, cercando andare avanti come si può.
    Nonostante questi pensieri nebbiosi, questi giorni in realtà non sono stati da buttare. È arrivato il secondo contratto dell'anno, anche questo per un racconto, anche questo per un horror.


    Non avevo mai provato, prima, a cimentarmi con questo genere. Pensavo che non mi piacesse. Pensavo di non leggerlo. In realtà quello che non mi piace e non leggo è solo una parte dell'horror. Quello truculento. Provo poi una noia infinita per i serial killer pazzi, per i sanguinari senza un perché, per i vampiri in quasi tutte le loro forme e per i lupi mannari abusati.
Se invece parliamo di un certo King o di libri come L'incubo di Hill house il discorso cambia. Perché quando diventa evidente che i mostri nascono tutti e inevitabilmente dalle profondità dell'animo umano, non posso che essere d'accordo. E, come autrice, non posso non provare a sporcarmi le mani. Del resto questo periodo così confuso, dove è impossibile pianificare a lungo termine, è perfetto per sperimentare su progetti più brevi.

Quello che ho scoperto durante i miei tentativi è che è estremamente difficile scrivere un buon horror, almeno di quelli che avevo in mente io. Perché i mostri nasceranno sempre principalmente dall'animo umano (l'horror è nella sua essenza un'indagine sulla paura), ma mostrarli è tutta una questione di atmosfera.
E l'atmosfera non si vende tanto al chilo. In una giornata nebbiosa, quando ci troviamo a camminare magari circondati da edifici fatiscenti avvolti da luce incerta è facile pensare "qui ci ambienterei un horror". Ma poi come rendere sulla carta quella nebbia, quegli edifici, quella luce? Già nebbia, edifici fatiscenti e luce incerta sono stereotipi. L'inquietudine va raccontata, ma sopratutto va ambientata e non può essere fatta in modo banale. Non so se ancora lo spettatore sobbalzi allo scricchiolio della porta che si apre nel bel mezzo di un film inquietante, ma di sicuro è difficile far sobbalzare il lettore. Perché il lettore è furbo, non ci vuole cascare, fa resistenza alla trama intessuta dall'autore. E poi perché quella atmosfera, quel buio, quello scricchiolio lo dobbiamo rendere solo con le parole.
Provate a prendere in mano IT e a rileggere le pagine iniziali. Quanto è bravo King a creare l'atmosfera? La pioggia, la strada con il rigagnolo d'acqua, il bambino costretto a letto e l'altro che gioca, solo, con la barchetta e la barchetta che si fa prendere dalla corrente e infine scende nel tombino. Nella mia edizione King ci mette quattordici pagine a creare l'atmosfera. Quattordici pagine prima che la barchetta finisca nel tombino (sappiamo tutti chi ci stia in quel tombino), quattordici pagine di sottile inquietudine costruita un gesto abituale alla volta. 
Credo che questo sia il trucco. Un gesto abituale alla volta. E una piccola discrepanza qua. Una là. Crepe sottili da cui filtra piano l'inquietudine, una goccia alla volta.

Ho scoperto, mio malgrado, che è difficilissimo scrivere horror. Mi sono resa conto di aver, ultimamente, trascurato le descrizioni. Sarà che le ultime cose che ho scritte erano molto incentrate sui personaggi e sul loro vissuto interiore. Sarà. Ma mi sono resa conta che in un horror un personaggio non è nulla se non calato in quel determinato ambiente. E se l'ambiente è giusto giganteggerà e apparirà ancora più forte o più debole, in ogni caso maggiormente degno di essere ricordato.
Ci ho messo una vita a scrivere questi due racconti. Ho scritto e ho cancellato, ho riscritto e ri cancellato principalmente descrizioni. Perché poi si trattava di racconti. Quindi opere brevi, con le parole contate. Due righe per definire un ambiente. Ma che fatica scrivere quelle due righe!

Come sono venuti?
Non lo so, ma sono felice di dire che potrete dirmelo voi. Non so ancora quando, confido entro il 2021.

Infine, nonostante tutte le difficoltà del periodo, non dimentico il mio amato Sherlock Holmes.
Venerdì parteciperò a una tavola rotonda virtuale che attendo con trepidazione, perché ci saranno, oltre a me, altri autori che stimo e che leggo come Patrizia Trichero, Luca Martinelli o Samuele Nava, ma che non ho mai incontrato o l'ho fatto solo di sfuggita



10 commenti:

  1. Cimentarsi con un genere di cui non si è mai scritto nulla in precedenza sicuramente mette in difficoltà. Però è anche una sfida: ci si allontana dalla propria comfort zone e si deve dimostrare (a se stessi prima di tutto) di potercela fare. É stimolante.

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    1. Sì, infatti, è molto stimolante. Poi starà a voi, se vorrete, stabilire se ce l'abbia fatta oppure no

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  2. Che belli questi traguardi
    Lavorare sodo su qualcosa che comunque piace, anche se mai sperimentato prima, è bellissimo e lo è ancora di più ora, sfiniti da questo anno tremendo.

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    1. Speriamo che ora le cose migliorino un po', perché oggettivamente non se ne può più.

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  3. Ho letto “L’incubo di Hill House” lo scorso mese, con il mio gruppo di lettura (uno dei due), però, devo dire, non mi ha preso più di tanto: nessuna inquietudine, nessun sobbalzo, ma credo di sapere perché: ho scoperto di avere visto, parecchi anni fa, il film tratto dal libro, quello con Liam Neeson nella parte del professore e Chaterine Zeta Jones in quello di una delle due donne protagoniste (non mi sovviene il nome, né quello del film), per cui mi aspettavo di trovare quei risvolti di trama che, invece, non esistono nel romanzo originale e sono rimasta delusa.
    Sono curiosa, però, di vedere come sei riuscita tu a trasmettere la paura dell’horror, anche se penso che, nonostante le tue difficoltà, tu abbia fatto un egregio lavoro.

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    1. Anch'io ho letto, tempo fa, "L'incubo di Hill House" con il mio gruppo si lettura! Allora mi piacque molto, anche se non ha nulla a che vedere con il film. Mi è rimasta particolarmente impressa l'atmosfera e anche la protagonista, vanamente in fuga da se stessa.

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  4. Come prima cosa sono felicissima per il tuo contratto sul racconto, te lo meriti; e anche per la tavola rotonda virtuale. <3
    Non amo molto il genere horror, anche se King è un maestro insuperabile, di lui ho letto un paio di romanzi. Penso che uno dei suoi segreti sia situare l'horror nel quotidiano e non nell'eccezionalità, ormai il lettore è molto avveduto come hai giustamente scritto, non lo "inganni" molto facilmente e rischi di scadere nello stereotipo e nel ridicolo.

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    1. Infatti. L'horror che ha me fa paura, quello che mi interessa è quello che puoi trovare sotto le assi del pavimento di casa, non nella grotta maledetta. In generale non amo molto il cinema horror, invece quel genere di letteratura di confine tra il quotidiano e lo spaventoso mi intriga moltissimo.

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  5. Non ho mai pensato di scrivere horror, forse anche perché è un genere che non ho mai letto (no, nemmeno King). Quella delle ambientazioni è una bella sfida, anzi, tutta l'impresa mi sembra una bella sfida, perciò sono curiosa.

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