Qua in Piemonte iniziano le vacanze di Carnevale. Un anno fa così finiva la normalità. Finiva senza che ne accorgessimo davvero, con inquietanti notizie che comunque pensavamo non ci avrebbero toccato davvero e feste che non sospettavamo sarebbero state le ultime. Finivano, per noi prof, con compiti assegnati di cui poi nessuno si sarebbe ricordato, con classi che si salutavano e non si sarebbero più riunite. Alcuni dei miei alunni delle terze medie dell'anno scorso non si sono più rivisti.
Poi è cambiato tutto per tutti. Per la scuola nulla è stato più come prima. Siamo entrati in flusso di mutamento costante che prevede rapide improvvise, secche non segnate sulle mappe, cascate quando meno uno se lo aspettava. Nel tentativo di traghettare le mie terze medie verso una parvenza di fine ciclo di istruzione che avesse senso almeno ai loro occhi ho avuto varie tentazioni. Ubriacarmi ogni volta che la ministra cambiava idea. Ma, nonostante i miei geni veneti, avrei rischiato l'alcolismo. Dedicarmi allo shopping compulsivo ogni volta che cambiava idea. Ma il mio conto sarebbe andato in rosso. Quindi ho tirato giù santi e scoperto a cosa servono i farmaci contro l'acidità di stomaco.
A inizio anno scolastico ho pensato che non ce la potevo fare a vivere così. Inutile tentare di governare il flusso. Sarei stata foglia nella corrente. Imperturbabile. Banchi a rotelle, rime buccali, autocertificazioni, misurazione della febbre? Mi sono imposta a non farmi toccare da nulla su cui non avessi il controllo. Se un ministro si fosse svegliato dicendo che avremmo dovuto insegnare a testa in giù, attaccati al soffitto, nell'impossibilità di far presente il mio punto di vista, avrei dedicato le mie energie solo a controllare la sicurezza dell'imbracatura.
Con questo spirito ho iniziato la sperimentazione senza zaino. Che si è trasformata in "molto più zaino" perché ora la trasgressione non è più bigiare (giuro, ho sentito alunni dire che le vacanze di Natale sono state troppo lunghe), ma scambiarsi una matita, tutti devono portare tutto (e per tutto si intende tutto, anche il proprio elmo, ad esempio)
Ma, in questi tempi straordinari, a scuola si sono viste cose straordinarie. Non solo sono arrivati termoscanner, gel sanificanti, flacconi d'alcool, cose che già da sole mi sembravano fantascienza.
Sono arrivati gli Ipad. Cammionate di Ipad. Se ne parlava da inizio anno, ma una parte di me non ci aveva davvero creduto fino a che non sono entrata in aula insegnanti e ho visto pile di confezioni di Ipad sul tavolo. Li ho guardati come gli scimmioni di 2001 Odissea Nello Spazio guardavano il monolite.
Qualche giorno dopo tutti i miei alunni della classe senza zaino avevano il loro Ipad. Che dovevano attivare e io non avevo la più pallida idea di come si facesse. L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che a me la scuola, da studente o da docente, non ha mai dato in comodato d'uso neppure una penna. Non certo un Ipad con tanto di tastiera e apposita penna. Poi, mentre cercavo di non tirar giù santi nel tentativo di attivare i maledetti monoliti, ho iniziato a pensare a come potessi requisirne uno. Purtroppo gli alunni sono ormai avvezzi al draconiano regolamento anti covid, figuriamoci se incappano in un comportamento tale da permettermi di sequestrare loro l'aggeggio.
Dal giorno seguente, mentre gli Ipad iniziavano ad allargarsi a macchia d'olio in tutte le classi della scuola, i miei alunni erano tutti muniti di monolito alieno funzionante. La prima impressione è stata quella di guardare dalla bicicletta le evoluzioni delle astronavi. Come cavolo faccio a insegnare a quelli delle astronavi? Poi è arrivata la vocina antipatica che mi ha detto "rendilo noioso e tutto sarà gestibile". Poco etico, forse, ma funzionale. Un bel foglio condiviso con tutti e via di esercizi. Tutti vedono le modifiche di tutti e per me è meraviglioso. Per loro forse meno, ma riusciamo a far atterrare tutte le astronavi senza drammi e danni.
I giorni successivi prendo coraggio. Quanto sarà diverso il mio Mc dal loro Ipad? Dopo dieci minuti in cui non riesco a salvare nel formato desiderato un file di testo mi arrendo all'evidenza. Sono ferma alla pietra levigata e invece loro hanno il teletrasporto. Fotografano i miei appunti alla lavagna e li imprementano con i loro. Ricalcano le cartine in digitali e parlano di app di cui io neppure conosco l'esistenza.
Cerco di convincermi che non è davvero necessario conoscere tutte le tappe di un processo per guidare un risultato. Riusciamo in qualche modo a realizzare dei grafici in digitale, ma non saprei dire come abbiamo fatto.
Intanto sono già passate delle settimane, gli Ipad sono dilagati e ho scoperto che il mio essere foglia aiuta. Non mi sono posta una serie di problemi e non so dire se non li ho visti o non si sono presentati. Non ci sono state battaglie con gli Ipad come armi. Se durante le lezioni i ragazzi in realtà hanno giocato a Fortnite in rete lo hanno fatto così bene che non solo non me ne sono accorta, ma di fatto hanno esercitato delle competenze (la parola magica della scuola degli ultimi anni). Del resto i risultati delle verifiche fatte tramite l'astronave dimostrano che se sono andati contestualmente a fare controlli in rete, qualcosa è andato storto. In compenso diamo ormai per scontato di poter consultare il web quando ci pare per cercare qualsiasi cosa e mi sono trovata non so bene come in un surreale lavoro di gruppo in cui ogni ragazzo stava in silenzio nel proprio banco chattando con i compagni. In teoria io potevo supervisionare in contemporanea tutte le chat, ma dopo tutto la cosa importante era solo che sapessero che io potevo farlo.
La cosa che davvero mi scoccia è che le astronavi sono sbarcate ormai da settimane e non ho avuto occasione di sequestrarne neppure una. Non ho ancora capito come funzionino la maggior parte delle app e invidio in modo viscerale il loro programma di grafica e la facilità con cui i ragazzi lo usano.
Quindi domani vado a investire due anni di bonus docenti in un'astronave. Sperando che i miei alunni mi facciano un corso accelerato di pilotaggio.
Vero, tutto risale al carnevale, mamma mia.
RispondiEliminaSono certa che imparerai a guidare la tua astronave e ti divertirai un sacco.
Già, un anno che sembra durato un secolo...
EliminaTra pandemia mondiale e lavoro/insegnamento solo tramite monitor a distanza, in effetti fino a due anni sarebbe sembrata la trama di un film di fantascienza. Visto che lo stiamo vivendo, speriamo che abbia un lieto fine... Se non ce lo avesse, beh, a te che importa? Starai già volando verso nuovi mondi con la tua astronave ;-)
RispondiEliminaChissà. Intanto devo cercare di non farmi imbrogliare dai mercanti di astronavi e non farmi vendere un catorcio spacciato per un Millennium Falcon...
EliminaEh come comprendo ogni passaggio. Da noi niente nuovi Ipad, in compenso il comune avrebbe potenziato la connessione. Ci sono due o tre classi che ancora fanno scuola nelle tensostrutture, attaccati all'hot spot dei telefoni degli insegnanti. Insomma, con o senza tecnologie e connessione, questa scuola sanguina, si adegua, come tu hai descritto adeguare te stessa alle più improbabili soluzioni. Quando, quando ne usciremo? Davvero crediamo che dopo questo secondo anno scolastico, e questo tutto intero, in queste condizioni, si possa tornare alla normalità da settembre? Sono pessimista a riguardo. Dovremo farci in queste condizioni almeno un primo quadrimestre del prossimo anno.
RispondiEliminaALmeno noi abbiamo scampato le tensostrutture. Rispetto alla scuola col pontile, il plesso dove sono adesso è molto meno poetico, ma abbiamo un sacco di spazio. Al punto che ci sono colleghi che ho incrociato forse due volte, se non in videoconferenza... Speriamo in bene per il futuro. Oggi mi sono prenotata per il vaccino, spero che mi chiamino presto e che sia l'inizio della fine dell'incubo...
EliminaFantastico avere gli iPad, comunque se investi i bonus in un iPad è un buon investimento. Certo che fa impressione pensare che è già passato un anno, ricordo che per San Valentino passai il mio ultimo week end fuori e poi scoppiò il finimondo...
RispondiEliminaGià... Speriamo di non dire, l'anno prossimo, "sono già due anni"...
EliminaÈ passato un anno e sembra trascorsa un'eternità, anche noi siamo cambiati e - temo - non sempre in meglio, tecnologia a parte. Il problema è che non si vede la fine di queste rapide vertiginose, di oggi è la notizia è che Bollate è in zona rossa con la variante inglese, a pochi chilometri da casa mia.
RispondiEliminaIeri mattina sono andata in università per ritirare un paio di volumi dalla biblioteca di scienze storiche per l'esame di Letteratura italiana, prima che chiudano tutto di nuovo: era impressionante, in due cortili c'ero soltanto io che li attraversavo in un silenzio assoluto...
HO letto di Bollate! Ora si parla di nuovo di richiudere tutte le scuole per via delle varianti. Fermate il mondo, voglio scendere!
EliminaForza e coraggio e buon tablet. Io ce l'ho da diversi anni e mi è stato di grande conforto in ospedale e durante la convalescenza, ma ho sempre scansato le app come la peste. Sono informatizzata a modo mio (da noi tre giorni fa hanno tagliato il cavo di Internet durante i lavori e siamo ritornati come d'incanto all'età della pietra - ma con due classi in quarantena cui dobbiamo fare la DaD...)
RispondiEliminaL'astronave è arrivata da una settimana e sento di aver fatto passi da gigante. Ancora qualche mese e più o meno lo saprò usare...
EliminaCon tante complicazioni serie, uno vorrebbe almeno avere la tecnologia dalla sua... ma ti basterà poco a conquistare il monolite, pardon, l'astronave.
RispondiEliminaIl monolite è mio. È buffo perché continuo a farmi spiegare le cose dai miei alunni, ruoli del tutto invertiti.
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