venerdì 7 febbraio 2014

Tutti pazzi per i PAS


Cosa sono i PAS?
PAS sta per Percorsi Abilitanti Speciali, cioè dei corsi abilitanti riservati agli insegnanti che hanno già lavorato per più di tre anni.
Ma come, Tenar, tu insegni da anni senza abilitazione?
Eh, sì. L'anno in cui ho iniziato a insegnare hanno chiuso le SISS, le scuole di specializzazione per l'insegnamento. Dicevano che gli insegnanti specializzati erano già troppi. Così troppi che nella mia provincia ogni anno rimangono decine di cattedre scoperte che vengono assegnate ai non abilitanti. Quindi dal giorno dopo la chiusura delle scuole di abilitazione è iniziato il paradosso. Senza abilitazione non si potrebbe lavorare, ma senza insegnanti la scuola chiude e quindi la scuola assume i non abilitati, che non potrebbero insegnare, ma neppure abilitarsi. 
Tutto molto italiano.
Io non ho seguito molto gli aspetti legislativi della cosa, ma a un certo punto la Comunità Europea ha deciso che nessuno può fare per tre anni un lavoro e non essere considerato abilitato. A quel punto io già insegnavo da tre anni. E quindi che fare? Chi aveva fatto la scuola di specializzazione segnalava di aver studiato, superato esami e pagato tasse e quindi non poteva essere considerato pari nostro. 
Si sono fatti i TFA, Tirocini Formativi Attivi, che erano aperti a tutti i laureati, senza contare il servizio, ma con test d'accesso assurdi (ne raccontai sul vecchio blog, il famoso "test della triglia" in cui si doveva riconoscere l'autore di una poesia da tre versi, conoscere l'anno di edizione di bolle papali e di seconde edizioni di opere minori di D'Annunzio) da cui rimasi fuori per un punto. In ogni caso dai TFA uscirono 45 docenti di lettere abilitati per tutto il Piemonte (di cui forse uno o due della mia provincia).
Quindi si disse che sarebbero stati attivati questi PAS per coloro che avevano più di tre anni di servizio, al modico prezzo di 2500 euro, perché comunque l'abilitazione va sudata e va pagata. Sopratutto pagata.
Dopo un anno d'attesa ad agosto è uscito il modulo di iscrizione, per l'anno accademico 2013/2014
A dicembre è uscito l'elenco dei candidati ammessi.
Durante le vacanze di Natale, ci è stato chiesto di mandare varia e dettagliata documentazione (quando qualsiasi segreteria era rigorosamente chiusa).
Martedì (4 febbraio), durante gli scrutini, una collega mi avvisa che sono usciti gli elenchi definitivi e che bisogna confermare l'iscrizione entro mercoledì
Corro a casa, in una giornata per altro già funestata da altri poco simpatici eventi, e constato che
1) il mio nome è nell'elenco (cosa non scontata)
2) sono iscritta d'ufficio secondo una graduatoria nota solo a chi l'ha stilata (si presume per anzianità) all'anno accademico 2014/2015
Quindi per quest'anno non mi devo iscrivere né frequentare.
Quindi, per oscure leggi di aggiornamento delle graduatorie che non sto qui a spiegare in un post già chilometrico, di fatto sarà come se mi abilitassi nel 2017.
Mi convinco che sia meglio così, finisco tranquilla il mio anno scolastico e poi mi organizzo per l'anno prossimo.
Arrivo a scuola mercoledì e incontro i colleghi inseriti nell'anno scolastico 2013/2014. Hanno scoperto che i corsi inizieranno a fine mese e, essendo già febbraio 2014 (ricordate, l'anno accademico è il 2013/2014!) dovranno sottoporsi a un tour de force di lezioni a frequenza obbligatoria (oltre che a un rapido salasso economico). Ovviamente tutti loro già lavorano, hanno delle classi e quindi un orario. Vedo la Dirigente impallidire alla sola prospettiva di cambiare gli orari a metà febbraio. Pare che le domande dei permessi per il diritto allo studio non siano valide, in quanto presentate a novembre, quando nessuno di loro risultava iscritto.

Siete arrivati in fondo?
Cosa volete che sia inventare romanzi, quando la mia vita abituale è così?

Mi consolo con gli scrutini. Che di solito sono tutto meno che una consolazione. Ma ieri e oggi ero a farli nella Scuola col Pontile. La foto che vedete è stata scattata ieri direttamente dall'aula in cui si svolgevano, durante una pausa.

9 commenti:

  1. Beh, data la foto, sembra una bella scuola, un bel posto.
    So che è dura essere insegnanti in questi periodi grami... Specie se poi la scuola viene sempre più massacrata (Arte sparisce...)
    Io la riformulerei completamente.

    Moz-

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    1. Sì, la Scuola col Pontile è una piccola oasi non solo geografica. È un posto dove il buon senso vale ancora qualcosa. Non che sia immune alle scuri che calano dall'alto...

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  2. Mi sembra un percorso a ostacoli...

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  3. Beh, dai, pensavo vi facessero pagare di piu'. Alla fine ho pagato la stessa cifra per il TFA piu' il test d'ingresso... Rallegrati! Sara' tutto bellissimo, esaurentissimo e soprattutto inutile inutile inutile. Pero' avrai un pezzo di carta (forse) da sfoggiare alle graduatorie tra una decina d'anni!

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    1. Ma alla fine mi daranno almeno un diplomino cartaceo da appendere in salotto? Insomma, Drevlin nella sua torre ha la pelle del drago, alla fine voglio anch'io il mio trofeo!

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    2. Mmmmmh... credo che nemmeno la SSIS abbia rilasciato diplomino da usare per accendere il cam... cioè, volevo dire, da appendere (ma perché ispirarsi a Drevlin?)
      Il corso comunque potrebbe essere esauriente, nel senso che darà il suo contributo a portare all'esaurimento i partecipanti. E poi 2017 non sono 10 anni. Certo fa ancora in tempo a cambiare il mondo da qui ad allora...

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