venerdì 14 marzo 2014

Visioni - True Detective


L'ho appena finito di vedere ho ancora la musica della canzone finale nelle orecchie e la lacrimuccia incipiente, ma il Nik mi ha detto "recensisci". Così, a caldo e senza filtro. Proviamoci. SPOILER FREE.

Sigla.
E già ti cade la mascella. Sulla sigla, sì. Musica e immagini che si fondono e evocano un mondo che ancora non conosci, che scoprirai poi, il mondo interiore di Rust e Marty. 

Si parte.
È sempre la solita vecchia storia. Ce lo dice Marty, subito. Ci sono delle tipologie di poliziotti e questa è la storia di due di loro, il "padre" e "l'intelligente", così a occhio. E della Luisiana, ma questo ancora non lo sappiamo. 
Marty e Rust, quindi.
Il tempo si accartoccia. Siamo nel 2012 a ripercorrere un vecchio caso del 1995 e i suoi colpi di coda nel 2002. Forse. Il tempo non esiste. Forse. In ogni caso non c'è redenzione né perdono, dato che non esiste gente che perdona, solo gente con una pessima memoria e quindi che importa se è il 2012, il 1995 o il 2002? Rust e Marty sono sempre loro, per sempre.
Marty, padre di famiglia, solido e cattolico, qualche piccolo tradimento qua e là, un rapporto troppo stretto con la bottiglia, è tanto profondamente convinto di essere una brava persona che finisci per crederlo.
Rust si è autocondannato e non cerca una redenzione. Potrebbe essere chiunque, viene dall'Alaska, che rispetto alla Luisiana è praticamente un altro pianeta e ha lavorato sotto copertura, il che vorrebbe dire che tutto ciò che ci racconta di lui è falso. Di lui sappiamo solo che ha perso una figlia e che si rifugia in una sorta di nichilismo compassionevole che è tanto insopportabile quanto struggente (un cataro senza Dio è la definizione del Nik).
La Luisiana. Che posto di incredibile, squallida bellezza! Paludi sconfinate, skyline fatte da altrettanto sconfinati complessi industriali, boschi antichi con certi alberi vetusti che sembrano uscire dalle giungle di Salgari. Sotto di uno di essi il cadavere di una donna, messa in posa con una corona di corna di cervo. E poi bimbi spariti e depistaggi, inutile che ve lo stia a raccontare, è sempre la solita vecchia storia.
Nuovo è il modo in cui viene raccontata. Le indagini sono di base storie lineari, ma qui nulla è lineare (del resto il tempo non esiste) e le suggestioni contano quanto tutto il resto. La regia di True Dedective... Cosa posso dire se non ad ogni puntata, in media ogni 5/10 minuti c'è un'inquadratura che mi fa uggiolare di piacere come un cane accarezzato dietro le orecchie?
Si parla già del piano sequenza della quarta puntata. Ora, non so se sia il più lungo mai realizzato in una serie televisiva (qualcuno dice di sì, qualcuno smentisce e io non ho tempo o voglia di controllare), ma si rimane a bocca spalancata. Ma non importa, anche senza il piano sequenza, basta il modo di inquadrare il fanalino rotto di un furgone, per dirne una, per capire che qui c'è un Regista (non l'ho detto? La serie si compone di 8 episodi, tutti girati da Cary Fukunaga). Troppo compiaciuta? Datemene ancora di registi compiaciuti così.
Anche fregandocene della trama, le pure inquadrature, i paesaggi, l'uso che ne viene fatto e le mille suggestioni, raccontano una storia di smarrimento interiore. Siamo persi in questa Luisiana immaginifica, dove antichi dei pagani possono tornare a correre tra le paludi, esattamente come Rust è perso nei meandri della sua mente. O forse no.
Tutto questo, ovviamente, si regge sulle solide spalle dei due attori protagonisti. Va bene la regia, va bene la scrittura, che a tratti sembra accartocciarsi un po' troppo per poi aprirsi subito dopo a eccessive diramazioni (non l'ho detto? La serie è una storia conclusa in 8 episodi, l'anno prossimo ci sarà una trama nuova con nuovi protagonisti). Ma i monologhi deliranti di Rust in bocca all'attore sbagliato sembrerebbero solo ridicoli. E un altro Marty non restituirebbe mai questa sensazione di incongrua fragilità. McConaughey crea un Rust spiritato, sull'orlo dell'abisso, eppure capace di sorprendente tenerezza. Si evita di vedere un ennesimo clone dei tanti "sociopatici ad alta funzionalità" che ormai popolano lo schermo.
Sono tanto credibili che accettiamo di scendere con loro all'inferno, senza sperare in alcuna redenzione.

E quindi guardatela, perdetevi in Luisiana o nelle vostre serene case infestate. Chiedete tutto a questa serie. Non chiedetele troppo. 
In fondo è solo la solita vecchia storia.

4 commenti:

  1. All'ennesima rece positiva, sono ancora più convinto di vederlo^^

    Moz-

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    1. A ben leggere qualcuno di scontento c'è, ma ha me è sembrato che tutto rispetti perfettamente i patti che la storia all'inizio stringe con lo spettatore. Con una messa in scena eccezionale.

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  2. Risposte
    1. L'ho visto in anteprima, dovrebbe approdare a giorni su Sky

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