martedì 15 luglio 2014

Distributore editoriale, cos'è e cosa fa - Praticamente



Torna Praticamente la rubrica dedicata ai problemi pratici degli aspiranti scrittori, le cosa da sapere e da considerare prima, dopo e durante la firma di un contratto editoriale.
Oggi parliamo di un tassello fondamentale per il successo del vostro libro: il distributore editoriale.

Quando ho iniziato a scrivere non avevo idea di cosa fosse e neppure me ne ponevo il problema. Pensavo che, una volta stampato da un serio editore, un libro apparisse più o meno per magia in tutte le librerie d'Italia. È vero che all'epoca stavo leggendo la saga di Harry Potter, ma questa può essere una scusante solo fino a un certo punto.

Come chiunque può capire, un libro arriva in libreria solo se qualcuno ce lo porta. Questo qualcuno è il distributore editoriale. Non solo. Saranno, molto spesso, i rappresentati dei distributori editoriali quelli ad avere un contatto diretto con i librai e quindi a far sì che il librario decida di prendere qualche copia del libro e, magari, di esporla in vetrina. Non si tratta quindi di un passaggio di poco conto.

Le grandi case editrici, molto spesso, fanno parte di gruppi proprietari anche di un distributore. Questo contribuisce, ovviamente, al fatto che la maggior parte dei libri venduti in Italia appartenga alla solita manciata di editori. Non solo sono quelli con più risorse e più organizzati, ma hanno un controllo totale anche sulla distribuzione e un risparmio sui costi. 
Se state per pubblicare con Mondadori o Newton o con una delle case editrici del gruppo Mauri Spagnol potete anche interrompere qui la lettura: per voi la distribuzione è assicurata e il vostro libro sarà facilmente reperibile ovunque.

Gli editori più piccoli, quindi, si devono invece appoggiare a un distributore esterno e lo devono pagare. Il prezzo della distribuzione incide enormemente su quello di copertina, pare per circa il 60%. Questo fatto porta con sé subito tutta una serie di conseguenze:
- aumento dei prezzo per i libri dei piccoli editori. A parità di carta e di pagine con un tascabile di un big è difficile che un libro di un piccolo editore costi meno di 15€, cosa che, in tempi di vacche magre, non invoglia all'acquisto.
- diminuzione dei guadagni degli editori che, di conseguenza, oseranno di meno. Se non sono sicuri che il libro possa vendere, non lo pubblicano.
- tentativi più o meno riusciti di bypassare i distributori.

Se trovate un piccolo editore che ha un rapporto di amore con il proprio distributore, fatemelo sapere. Per quel che ho potuto constatare io, spesso il rapporto è di odio, magari a ragione, visti i problemi di cui sopra.
È possibile fare a meno di un distributore editoriale?
Ovviamente il mio punto di vista è quello dell'autore, che vuole vedere il suo libro letto, cambiando prospettiva magari tutto cambia. 
Ho visto all'opera diversi sistemi per bypassare il distributore, ciascuno con pro e contro.
Puntare sul digitale. Si taglia la testa al toro e si pubblica solo e-book. Campo per me nuovo, mi sto documentando e quindi poco posso dire. Immagino che possa funzionare con una strategia promozionale mirata. Ricordiamo comunque che le vendite di e-book in Italia sono al momento pari al 5% del totale (e che il totale non è ricco...)
Vendita diretta da parte di editore e scrittore a fiere, eventi, presentazioni. Bisogna essere, però, quasi ubiqui, avere un sacco di tempo da dedicare alla vendita, essere bravi non solo a presentare il libro, ma anche a spingere all'acquisto (ad esempio a me piace fare presentazioni, ma sono una pessima venditrice). Può funzionare se si ha un target preciso di riferimento (es: libri di fantascienza venduti a tutte le fiere e i raduni a tema) e le giuste qualità umane. Se si ha comunque anche un distributore, è meglio
Vendita su abbonamento. Può funzionare solo per collane di libri molto specifici che abbiano già un loro pubblico di riferimento e solo con una qualche garanzia per il lettore (un esempio che conosco: collana di apocrifi sherlockiani curata da un noto esperto a cui ci si può abbonare). Si può fare solo in casi rari e, anche qui, se c'è anche la vendita in libreria tramite distributore è meglio.
Sistema delle librerie amiche bisogna creare un forte legame di fiducia tra editore e alcune librerie. A queste librerie l'editore spedirà direttamente i libri. Sia l'editore che la libreria avranno margini di guadagno maggiori per copia venduta, dato che non c'è da pagare il distributore. Quindi i librai sono incentivati a promuovere questi libri.
In alcune librerie della mia zona stanno apparendo gli scaffali "a km zero", dedicati ai libri di editori locali distribuiti con questo sistema e devo dire che funziona. Noto che i librai sono molto disponibili, se si organizza una presentazione sono pronti a portare copie e a occuparsi della vendita, anche se vuol dire, magari, stare in giro una sera per poche copie vendute.
Il contro, ovviamente, è che tanto lontano non si può andare. Un libro distribuito in questo modo può essere ben esposto in 10/15 librerie, ma se lo cercano dall'altra parte d'Italia son dolori. Anche qui avere anche un distributore è meglio.

Il consiglio di Tenar
Se siete nella fortunata condizione di essere in procinto di firmare un contratto editoriale che prevede la stampa in formato cartaceo, il mio consiglio è di informarvi bene sulla politica distributiva dell'editore.
Ci sono editori NON EAP (quindi che non chiedono contributi) che non prevedono un distributore né una seria politica alternativa. Semplicemente contano sul fatto che più o meno tutti noi possiamo riuscire a convincere 200/250 persone a comprare il nostro libro (magari ordinandolo direttamente sul sito dell'editore). Loro non diventeranno ricchi, ma neppure falliranno. Noi non avremo pagato per pubblicare, ma neppure allargheremo il nostro parco lettori.
Quindi pensateci su. 
Non sto dicendo che un editore senza distribuzione è un cattivo editore, anzi, solo che ci vuole comunque una chiara politica di distribuzione. 
Io ho simpatia per tutti i sistemi alternativi, mi piace in particolar modo il sistema delle librerie amiche, che mi sembra virtuoso e riconsegna al libraio il suo ruolo centrale nella promozione di un testo e leggo volentieri i "libri a km 0".
Se però c'è anche un buon distributore è meglio.


15 commenti:

  1. Bypassarlo del tutto mi sembra difficile, ma le soluzioni che citi sono valide. All'e-book affiancherei però tutte le altre, iniziando dalle fiere e finendo alle librerie amiche. La vendita su abbonamento o vendita personale ci sta, ma devi essere già conosciuto (magari attraverso un blog?)

    Moz-

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    1. Io amo molto il mio blog e non vi farei mai a meno, però non so davvero quante letture in più abbia portato. Qualche decina, forse, non di più. È più facile il contrario, che un lettore mi sia venuto a cercare e che magari mi abbia scritto su fb che adesso legge anche il blog. Spero quindi che il blog serva a fidelizzare i lettori, tuttavia non so quanti ne crei da zero. Temo pochi (buoni, certo, ma pur sempre pochi). Come dici tu, il modo migliore è probabilmente quello di lavorare su più fronti.

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  2. Lo stratagemma delle librerie amiche può essere utile per favorire autori conosciuti a livello locale: questo sistema lo usano molti sanremaschi, sicuri di poter vendere al cugino di terzo grado o al vicino di casa. Anche a me piace come idea, ma la trovo anche un po' limitante. Credo che, in assenza di una vera e propria distribuzione, si potrebbero integrare queste strategie provando a racimolare qualcosa. Diversamente, potrebbe essere difficile emergere.

    Per me questo problema è ancora lontano (ho un altro obiettivo adesso: finire il libro) però è utile rendersi conto fin da subito di come girano le cose nella repubblica delle banane..

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    1. Purtroppo la distribuzione è davvero uno difficoltà a cui si pensa a cose fatte. L'importante è aver ben chiaro che il problema esiste e sapere che cosa si vuole. Per vendere al cugino di terzo grado la libreria amica non è indispensabile, il libro si può tranquillamente portarglielo a casa. Può essere utile per farsi conoscere a livello locale, è chiaro che se uno si sogna già in classifica tra i libri più venduti, non basterà di certo una manciata di librerie che espongono il libro.

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  3. L'argomento è piuttosto spinoso e condivido tutto quello che hai detto, soprattutto l'ultima parte. Spero che l'avvento del digitale possa in parte cambiare le cose e permettere a un autore e a un piccolo editore di raggiungere un pubblico maggiore. Per il resto, sono ormai convinta che tra un editore con una distribuzione inesistente e il self non ci sia proprio nessuna differenza, a livello di diffusione del libro.

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    1. Tra un editore con una distribuzione inesistente e il self la differenza è solo di atteggiamento mentale. Nel primo caso si è in due a lottare contro il mondo, nel secondo si è soli (ma si ha più libertà). Io non ho la forza per lottare contro il mondo e quindi preferisco farmi "adottare" da un editore che abbia una politica di distribuzione chiara (e un distributore)

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    2. E' proprio vero, la diffusione non cambia, l'atteggiamento mentale sì. Quello però si può provare a cambiarlo, se si vede una luce da qualche parte.

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  4. Molto analitica e realista come al solito Tenar. Il mio primo editore, al quale pagai l'editing per cui EAP aveva un buon distributore, il mio libro era in Feltrinelli e persino negli autogrill, alcuni, ma fallì e in seguito il mio rapporto con l'editore si è logorato al punto che ora non so più se abbia o meno un distributore, il romanzo continua a vendere, ho ricevuto oggi notifica dei diritti 2012 e 2013. Il secondo editore NON ha distribuzione, lo sapevo, e c'ho provato, non ero ottimista, non lo sono di natura, non lo sono MAI in campo editoriale, sta andando peggio del previsto e amen. Il terzo in uscita è un editore digitale, con possibilità di print on demand attraverso Amazon che mi pare un buon compromesso. Che dire? Il distributore è fondamentale, ma rimane, a mio avviso, una figura che sarebbe da buttare via, un anello che allunga una filiera già troppo lunga, dovrebbe essere l'editore ad avere in organico chi provvede a far arrivare il libro in libreria. Le librerie amiche ci sono, ma se non sono di catena, ahimè sopravvivono a fatica, una mia amica sta chiudendo proprio ora. Non sono invece d'accordo che senza distributore e self siano uguali: spesso si approda al self completamente senza revisione, il self mi spiace ma sta diventando la discarica dove, ogni tanto, qualcuno butta un diamante, ma per la maggior parte si trovano cose che avrebbero meritato una diversa destinazione: il cassonetto.

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    1. Non sono molto ferrata sul self, nel post non parlavo di qualità degli scritti, ma di visibilità.
      E chiaramente se potessimo eliminare il distributore e avere il libro in libreria sarebbe tutto più facile.
      Purtroppo il mondo con cui dobbiamo confrontarci è questo e dobbiamo continuare a provare e provare, come stai facendo, tu, con coraggio.
      Ognuno, poi, farà le sue scelte. Io ho deciso di non pubblicare se non a determinate condizioni (e così ho ormai due romanzi fermi nel cassetto), tu hai provato diverse opzioni, qualcun altro ha accarezzato o provato con il self. Io non mi sento di dire a nessuno che una strada è meglio di un'altra. Quello che voglio è condividere le informazioni in modo che tutti possano scegliere la strada che ritengono migliore per loro.
      Non ho letto il tuo primo libro, Sandra (invidia per la distribuzione in autogrill!), ma il secondo è molto piacevole e scorrevole e quindi spero che possa trovare il suo pubblico. Per il terzo mi sembra che tu abbia fatto una scelta saggia e ti auguro davvero che abbia il successo che merita.

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    2. Grazie infinite Tenar, di cuore, ricambio gli auguri. E poi si spera che la situazione di stallo che versa il settore, qualsiasi strada si scelga, si sblocchi e si evolva in qualcosa di buono, magari non tra un secolo, ecco.
      Sandra

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  5. Interessante argomento! Il problema è che come autore, se vuoi cercare di sopperire alla mancata promozione da parte dell'editore minore e alla scarsa distribuzione da parte del distributore, ti tocca darti da fare a livelli tali da ridurre drasticamente il tempo che hai per scrivere, per di più con scarsi risultati. Davvero mi sto facendo l'idea che mi convenga pensare soltanto a scrivere e sperare nell'editore azzurro che venga a salvarmi con il suo bianco destriero!

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    1. Bella l'immagine dell'editore azzurro!
      ... Sperando di non morire zittelle nell'attesa (il mio ottimismo viene sempre fuori...)

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  6. Toc-toc... sono un piccolo editore che ha un buon rapporto con il suo distributore :)

    Sperando di non annoiare nessuno vorrei descrivervi la mia esperienza. Inizialmente Plesio aveva un piccolo distributore nazionale, dove per nazionale altro non si intende che disposto a spedire i libri in tutta italia, a patto che gli venissero ordinati. Questo distributore prendeva una percentuale simile a quella riportata (un po' più bassa) e chiedeva l'invio di una ventina di copie, nonché il pagamento della spedizione di eventuali resi. Ora, l'invio di 20 copie per un editore qualunque significa una spesa media di 15 euro, raddoppiati per due considerando il rientro. 30 euro totali che non sarebbero niente in caso di vendita di tutte le 20 copie. Di sicuro ingenua, inizialmente ci speravo. Che motivo avrebbe un distributore di non portarle? Dopo due anni (e circa 8 titoli pubblicati) avevo venduto un solo volume a titolo, ricavando sempre a titolo c.a 6.50 Euro, con una perdita approssimativa, quindi di 23,5 euro, ovviamente da moltiplicare per 8 titoli. Disdetto il contratto con questo distributore i libri mi sono tornati indietro negli stessi scatoloni e con la stessa protezione inserita da me, probabilmente mai neanche toccati.
    Delusa (e tante altre cose che preferirei non descrivere) cercai altri distributori, che non ritenendo interessante il nostro catalogo hanno preferito rifiutare o, direttamente, non risponderci.
    Poi la svolta. Ho trovato un piccolo distributore con tanti contatti, partner di un distributore maggiore che viene raggiunto facilmente da tutte le librerie. E lo dico perché ho provato. Innanzi tutto pur non facendo grandi numeri perlomeno vende qualcosa tutti i mesi, ma in secondo luogo ho chiesto l'aiuto di un'amica libraia, che mi ha potuto verificare la facilità di ordine. E ora da questo punto di vista sono soddisfatta, anche se miriamo ad allargare la nostra rete aggiungendo altri distributori (con percentuali sui ricavi così alte, questa volta uguali a quelle riportate nel post, almeno non chiedono quasi mai l'esclusiva).

    Rimane il fatto che i grossi numeri della piccola editoria (un ossimoro?) li continuano a fare le fiere e le librerie fiduciarie.

    Vorrei fare poi una precisazione. Non esiste editore in attività di cui il "catalogo non sia disponibile". O è un pazzo, o è il libraio che non vuole o non può ordinarlo per politiche interne alla gestione stessa della libreria. Mi infastidivo particolarmente quando qualcuno mi raccontava di aver ricevuto questa risposta, perché suona come un "il libro non può essere reperito perché l'editore non ce lo fa avere", mentre invece sarebbe bastato chiamare l'editore stesso o il suo distributore per riuscire ad averlo. Con questo non voglio dire che la libreria sia obbligata a farlo (anche se, a mio modesto parere, il vero librario per soddisfare il suo cliente lo dovrebbe fare), ma perlomeno che non faccia cadere la colpa di questo sull'editore ignaro. Per fortuna di questi casi ne contiamo sempre meno.

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    1. Grazie Giordana per questa testimonianza che conferma sul finale il mio pensiero di sempre: la libreria che non ordina un libro è solo perchè non ne ha voglia, non fidelizza il cliente e la cosa potrebbe ritorcersi contro di lui, soprattutto di questi tempi con gli ordini on-line che spadroneggiano. Le auguro un proficuo lavoro ricco di soddisfazione e ottime storie. Sandra quella del commento sopra.

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    2. Sono felice che Plesio abbia un buon rapporto col suo distributore! Che funzioni te lo posso confermare: in libreria arriva senza problema e c'è almeno uno libreria a Novara in cui i libri Plesio li ho visti ben esposti (non capito a Novara spesso, ma l'ultima volta c'erano).
      Poi, per fantasy e fantascienza le fiere sono sempre una risorsa. Anch'io piuttosto che ordinare un libro, preferisco, se l'editore ha lo stand, prenderlo a Lucca o in qualche altra manifestazione e fare anche due chiacchiere.
      I dati che ho riportato sono quelli che mi ha dato il mio editore quando mi spiegava che, pur essendo ben distribuito, preferiva comunque puntare sulle vendite nelle librerie amiche.
      Infine, non essendo io né editrice, né distributrice, né libraria, riporto anche che alcuni librai di paese lamentano tempi di consegna biblici da parte dei ditributori minori o degli ordini diretti a piccoli editori.

      L'importante, credo, è essere sempre il più informati possibile e, per noi autori, essere consapevoli, in fase di contrattazione, di cosa si va a firmare. Non ha senso pubblicare con un piccolo editore che distribuisce solo alle fiere e lamentarsi che il libro non si trova alla Coop, per dire. D'altro canto, se uno alle fiere di settore ci va, è bravo a comunicare e a fare rete con altri autori quello stesso editore può essere per lui una grande opportunità.

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