giovedì 16 luglio 2015

Tempi glaciali – Letture


E alla fine, grazie al provvidenziale ventilatore piazzato a fianco del computer, riesco a produrre un ultimissimo post prima della partenza.

Fred Vargas è importante per me quasi quanto Ursula Le Guin. È grazie ai suoi romanzi che ho capito che il giallo poteva essere la mia via, che l'amore per la storia, per i personaggi con un piede nella realtà e l'altro altrove, per trame dalle suggestioni poco ortodosse potevano starci benissimo anche in un'ambientazione contemporanea e, anzi, potevano stare ancora meglio in una trama gialla.

La serie del commissario Adamsberg ha un ritmo preciso. Tutte le storie iniziano in una Parigi realistica e odierna, dove l'unica nota stonata è, appunto, il trasandato Adamsberg, spalatore di nubi, che viaggia per strane associazioni di idee e segue intuizioni bislacche e il suo vice, il colto Dangland, fatica a tenerlo incollato alla realtà. Ma pian piano i confini della realtà si fanno sfumati, si entra in un territorio nebbioso dove l'unica guida sono proprio le intuizioni di Adamsberg e l'improbabile diventa assolutamente plausibile nella Parigi di oggi, per i personaggi come per i lettori. Certo, il killer è un ottantenne armato di tridente, logico, no? Ovvio, l'assassino voleva completare l'elisir per l'eterna giovinezza. Ma era evidente che fosse un cacciatore di vampiri! L'abilità dell'autrice sta proprio nel rende questo slittamento verso una realtà altra del tutto naturale, senza scossoni, tanto che i suoi romanzi (quelli del ciclo di Adamsber e quelli del ciclo degli Evangelisti) piacciono anche agli amanti del giallo classico  e dei romanzi realisti.

Anche in questo Tempi Glaciali il canovaccio non cambia, ma qualcosa nel meccanismo non funziona a dovere.
Ho letto da qualche parte che il romanzo ha avuto una genesi difficoltosa e una storia editoriale travagliata. La mia impressione è che ne siano stati fusi insieme due, con una sutura di gran classe, certo, ma con almeno un grosso guaio strutturale non sanato.

Siamo a Parigi, oggi. Ci sono dei suicidi, che forse non sono suicidi e, come da tradizione, uno strano segno tracciato. L'indagine prosegue su due filoni paralleli, poiché le prime vittime sembrano avere  due caratteristiche in comune: avevano partecipato, anni prima, a un viaggio in Islanda finito tragicamente e ora sono membri di un'associazione che fa rivivere, anche troppo, i personaggi della Rivoluzione Francese.
Entrambe le indagini ci portano in tempi e in luoghi lontani, a contatto con quei personaggi bislacchi che la Vargas riesce a farci amare così tanto e forse, entrambe le storie avrebbero meritato più spazio. La mia impressione, dicevo, è che in origine dovessero essere due romanzi differenti, uniti quando ci si è accorti che la vicenda islandese era, in effetti, largamente prevedibile. Al contrario di quello che avviene negli altri romanzi, poi, c'è un buco abbastanza evidente nella sceneggiatura della parte gialla e non tutte le reazioni dei membri della squadra di Adamsberg sono davvero comprensibili (con tutto quello che hanno passato ancora dubitano delle intuizioni del loro capo e abbandonano una pista che urla "seguimi!" a gran voce?)
Infine, alcuni passaggi sono difficili da capire per un non francese. Ai miei occhi di giocatrice di ruolo, con al mio attivo partecipazioni a ritrovi e fiere in cui essere in costume è la norma, l'associazione che fa rivivere la rivoluzione pare assolutamente normale. Quindi che sia un segreto indicibile l'andare vestiti in abiti settecenteschi a recitare eventi storici mi risulta davvero difficile da capire. Ma io non sono francese, non so quali rancori, quali paure possa ancora evocare il Terrore a Parigi e su questo punto non mi sento di pontificare.

Le mie, poi, sono critiche da innamorata. La verità è che la prosa della Vargas mi ha stregata un'altra volta e io, che spalo nuvole proprio come Adamsberg, sono sempre ansiosa di andare a unirmi alle sue indagini. Il romanzo l'ho divorato. Non è perfetto, non è certo il migliore della serie, ma è sempre un gran leggere.

Con questo vi saluto davvero, domenica parto per la costa atlantica francese. In valigia ho due romanzi di Simmons, dato che devo terminare il ciclo de I canti di Hyperion.

Per chi volesse, vi lascio i link ai racconti lunghi pubblicati nel corso dell'anno:
I link ad altri racconti gratuiti li trovate qui, vi consiglio sopratutto il thriller storico La donna con il liuto e il breve divertimento sherlockiano Il caso del cucciolo di bulldog.

Buone vacanze a tutti, ci si rilegge ad Agosto.

15 commenti:

  1. Di Fred Vergas ho letto un solo romanzo, non mi colpì particolarmente, tanto che non ricordo il titolo :( noto, come al solito, gusti differenti tra me e te ma una cosa in comune l'abbiamo: la grande passione per le storie che leggiamo. Ri-buonissime vacanze, tocca a te e sarà fantastico. Ci si legge ad agosto allora. Sandra

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    1. Strano che non ti abbia colpito neppure in senso negativo, di solito non ha una scrittura che lasci indifferenti...
      Comunque sì, w i gusti diversi e la passione comune.
      A presto

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  2. buone , buonissime vacanze Tenar!
    Ps non ho letto nulla di Fred Vargas...come sempre da quello che scrivi mi incuriosisci

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  3. Beata te!
    Io ho ferie le due settimane centrali di agosto, ma non so ancora se partirò perché il mio compagno non ha ancora ricevuto informazioni sulla chiusura della ditta... speriamo bene! :)

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    1. Noi abbiamo rischiato di saltare all'ultimo e mio marito deve rientrare prima al lavoro :(

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  4. Sono arrivata a metà del tuo post, poi quando ho letto "Rivoluzione Francese" mi sono bloccata di colpo, perché, nonostante le delusioni che mi ha dato Fred Vargas di recente, penso proprio che lo leggerò.

    Ho letto TUTTI i romanzi di Fred Vargas, ed è stato mio marito che, da vero giallista, me li aveva fatti scoprire. Da lì in poi è stato un crescendo, erano uno più bello dell'altro. Quello che mi piace di Vargas è proprio l'insinuarsi del dettaglio storico, o colto, nella realtà odierna, e come ci lavora attorno per costruire la storia. La psicologia dei suoi personaggi è indimenticabile, e mi piace anche la serie degli evangelisti.

    "Un luogo incerto" però non mi è piaciuto per nulla, l'ho trovato un pasticcio da tutti i punti di vista. "La cavalcata dei morti" è migliore, ma non mi ha entusiasmato.

    Allora buona seconda tappa delle ferie, ad agosto il mio blog chiude per un meritato riposo e (spero) per alcuni miglioramenti. :-)

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  5. Un luogo incerto a me è piaciuto. Mi ero già imbattuta in alcuni approfondimenti sul vampirismo e ho trovato tutta la parte vampirica molto ben fatta e affascinante, "La cavalcata dei morti" è un libro di passaggio, ben fatto, ma senza scossoni. Questo per la prima volta ha delle alcune strutturali, però non so, alla fine ho divorato pure lui...
    Gli evangelisti gli adoro (ovviamente il mio preferito è il cacciatore raccoglitore).
    Buone vacanze anche a te

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  6. Raccolgo il suggerimento di lettura e prendo l'occasione per salutarti. Buone vacanze! Io sono appena tornata, ma resto defilata fino a fine agosto. Lo stacco serve! :)

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  7. Ciao Tenar, sono appena tornata dalle Fiandre, e nelle lunghe trasferte come primo romanzo ho letto proprio quello di Fred Vargas (vedi il mio ultimo post sulle letture).

    Condivido in pieno la tua analisi: è come se ci fossero due storie che corrono parallele, diverse tra loro, e che alla fine stentano a fondersi. La parte sulla Rivoluzione Francese mi è piaciuta anche se naturalmente è trattata in maniera "leggera", e ci sono un paio di passaggi interessanti dal punto di vista psicologico. Ho trovato invece un errore piuttosto grossolano sul colore degli occhi di un personaggio storico, e un'omissione importante; tuttavia ammetto che è il periodo storico che conosco meglio, quindi vado a cercare il pelo nell'uovo. Mi ha un po' stupito il fatto che i protagonisti del romanzo, francesi fino al midollo, non conoscano alcuni personaggi della Rivoluzione, o determinati eventi, però non so il grado di preparazione scolastica. Certi cliché che andavano benissimo nei romanzi precedenti, come Adamsberg che storpia i nomi, o Danglard che sa tutto o quasi, qui li ho trovati un po' forzati, e a tratti irritanti. Però, ripeto, magari sono io che sono prevenuta.

    Aspetto ora il responso del marito giallista!

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    1. Anch'io mi sono fatta un po' di domande sul rapporto tra i francesi e la rivoluzione, certo che se poi andiamo a intervistare gli italiani in piazza sul rinascimento o su Garibaldi, chissà che castronerie escono fuori...
      Le due storie sono sicuramente unite con la colla, la mia impressione che in origine dovessero esserci due romanzi che poi sono stati uniti per chissà quali ragioni e è rimasto un errore abbastanza macroscopico nella trama (SPOILER: se l'assassino avesse ucciso Victor nessuno l'avrebbe mai catturato. Del resto Victor, non avendo mangiato "la seconda foca" era l'unico che avrebbe potuto parlare...)
      Poi però che dire? Ormai il navigatore dell'auto si chiama Tolva...

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    2. Sul nostro Garibaldi è vero, però, sapendo che i francesi sono molto molto nazionalistici e adorano la Rivoluzione,...

      Comunque ho letto in giro un po' di recensioni su questo romanzo, e i lettori sono divisi tra il capolavoro e l'orridezza.

      Risposta al tuo SPOILER: caspita, hai ragione. Su Victor non ci avevo pensato, si vede che non sono molto attenta sulla storia gialla. A me è suonata forzata anche tutta la "spiegonda" finale di Adamsberg, non è nel suo stile puntualizzare in quella maniera da maestrino il suo modo di risolvere i casi.

      Mio SPOILER: Robespierre aveva gli occhi verdi, e non azzurri come scritto nel romanzo. C'è una descrizione piuttosto famosa di un testimone, che lo descrive così in merito al ritratto al Museo Carnavalet: « Le teint pâle, les yeux verts, habit de nankin rayé vert, gilet blanc rayé bleu, cravate blanche, toujours poudré » Trattandosi del personaggio-chiave sulla parte Rivoluzione, e dicendo che il discendente aveva gli occhi azzurri come l'antenato, forse potevano essere più precisi (immagino che l'autrice possa avvalersi di un team di editori e consulenti). Robespierre era anche il padrino di battesimo del figlio dei Desmoulins, che rimase orfano dei genitori. Non era solamente un amico di famiglia, era ben di più.

      Fine degli SPOILER! :-)

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    3. Io però il romanzo non l'ho letto in francese, magari sugli occhi di Robespierre è un errore di traduzione...
      Quanto alla Rivoluzione in sé, sì, ma non amano parlare del Terrore e di altri aspetti. Quest'estate sono passata dalla Vandea e mi pare che lì abbiano ancora qualche problema con la propria storia...
      Per la parte gialla, quello dell'assassino è un errore madornale. Aveva l'opportunità di uccidere Victor insieme al vecchio, magari simulando un omicidio/suicidio e sarebbe stato al sicuro per sempre. Invece lascia vivere quello con la memoria perfetta e che è meno ricattabile... Poi la Vargas è sempre la Vargas, eh, ma a un giallista di minor fama un errore del genere non viene perdonato...

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    4. Uh, la Vandea era supercattolica e supermonarchica, e avevano proprio subito le repressioni della Rivoluzione... un po' come parlare a un americano degli stati del Sud della Guerra Civile... la sconfitta brucia ancora oggi. (Tra l'altro mi sembra che solo di recente abbiano abolito la bandiera della Confederazione.)

      Per gli occhi azzurri non saprei, perché il fatto viene menzionato diverse volte nel libro.

      In effetti hai ragione su Victor, è un errore davvero grave in un romanzo giallo. In questo caso mi chiedo sempre se non ci sia una squadra di persone in casa editrice che verifichi queste cose, specie se si tratta di un autore affermato. Ho un'amica che ha scritto un giallo storico, e in fase di rilettura del manoscritto avevano trovato un errore grave, subito corretto.

      Ma forse sono un'ingenua. Mio marito ha letto di recente un giallo di Lee Child, e il classico responso è stato: "E' proprio vero che, quando uno diventa famoso, gli pubblicano qualsiasi cosa."

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    5. Io ho letto che c'è stato un brusco cambio di editore, insomma ho l'impressione che dietro questo libro ci sia una storia editoriale un po' travagliata che senza dubbio non ha giovato alla qualità del prodotto finale.

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