sabato 30 gennaio 2016

Come ti tesso la trama


Nel suo blog, Helgaldo lancia spesso sfide affascianti. Con il post di giovedì ha proposto un nucleo narrativo sfidandoci a produrre una trama, ma anche a mostrare in azione come produciamo una trama. 
Io che tra contenuto, e quindi trama, e stile scelgo sempre il primo non potevo certo stare a guardare e  ho deciso che l'esperimento meritava un post tutto suo.

Ecco quindi
COME TI TESSO LA TRAMA

Partiamo dal nucleo narrativo, che era:

"La tecnologia, grazie al software, è in grado di produrre giocattoli sempre più complessi che interagiscono a livello verbale con i bambini «dialogando»: raccontano storie, rispondono ad alcune domande, pongono essi stessi domande e in base alle risposte del bambino costruiscono spezzoni di dialogo. Il rischio è però di uccidere la fantasia dei più piccoli nel momento stesso in cui giocano."

Se vogliamo si tratta, quindi, di fare una "trama su commissione". A me non dispiace affatto lavorare su un tema dato. Non è affatto vero che in questi casi non escano delle cose interessanti e personali. Anzi. Riparlerò a brevissimo (evviva!) dei miei apocrifi shelrockiani. Non c'è nessuno di quei racconti che non sia un pezzo della mia anima. Per certi versi posso mettere in Watson, al 90% il mio io narrante, molto più di me di quanto mi sentirei di mettere in altri personaggi, perché so di essere protetta.

Quindi, per tornare a noi c'è qualcosa che mi sta davvero a cuore in questo nucleo narrativo?
Sì. 
Bambino/fantasia.
Fantasia può avere molti contrari. Per qualcuno il contrario di fantasia è verità. Per qualcuno i bambini vanno protetti dalla verità con la fantasia. Far loro credere a babbo Natale. O che la loro famiglia sia felice. Che papà non tradisca mamma, che mamma sia ancora innamorata di papà.
Quindi ecco un ottimo interrogativo narrativo:
Come reagirebbero i bambini di fronte alla verità nuda e cruda? La verità è una cosa da cui i bambini vanno difesi?
Ok, forse non era quello che Hel aveva in mente, ma è ciò che sta a cuore a me. La verità, il rapporto con la verità e l'effetto della verità sono sempre temi base per un giallista. Se non li sentissero fortemente non sarebbero giallisti.

Quindi iniziamo a buttare giù una trama. In poco tempo. Una ventina di minuti. 
Ecco l'abbozzo scritto nel commento del post:

"Una bambina sugli otto anni viene selezionata e riceve un prototipo del giocattolo interattivo. Un orsacchiotto dall’aspetto pacioso.
Non è l’unica, è parte di un campione selezionato casualmente in tutta Italia, ma nella sua scuola è l’unica.
In breve inizia a riferire che l’orsacchiotto è il suo migliore amico. Le parla, le spiega le cose, le dà le attenzioni che i genitori le negano.
Ci sono screzi con i compagni e le amichette, ma la maestra non dà troppo peso alla cosa, supponendo che le altre bimbe siano solo invidiose. La bimba tra l’altro a scuola va meglio, sembra più attenta e motivata.
La maestra (lo scopro ora, ma la maestra sarà probabilmente la protagonista, magari alternando il suo punto di vista con quello della bambina) legge degli articoli di giornale. Casi di suicidi di bambini sotto i dieci anni.
Le compagne si lamentano di affermazioni molto inquietanti fatte dalla bambina (cose come “i tuoi non volevano che tu nascessi”, “I tuoi preferiscono tua sorella”…). Interrogata, la bambina risponde solo che è la verità, che non si è inventata niente, pensava anzi che, dato che si tratta della verità, le altre bambine già sapessero.
I genitori della bambina non hanno notato niente, anzi, la bambina è più tranquilla e obbediente. Prima faceva dispetti per attirare l’attenzione, ora non più e sono quindi molto soddisfatti del prototipo ricevuto, a cui danno il merito del cambiamento.
Altri articoli inquietanti (da definire, anche l’apparizione dei primi è da definire).
La bambina scompare. Rapita o fuggita. Con sé ha l’orsacchiotto.
Fatti da definire. Flash dei punto di vista della bambina. NOTA: sguardo infantile, ma estrema lucidità sulle cose. Si intuisce che la bimba è fuggita e se la sta cavando da sola.
Maestra, genitori e parenti tutti disperati.
A una bambina particolarmente cattiva con la scomparsa (NOTA: inserire prima questo personaggio) accade uno spiacevole incidente mentre era sola.
La maestra inizia a porsi le domande giuste (Come? Perché?Definire le cose). I suicidi e gli altri fatti di cronaca riguardano bambini che avevano ricevuto l’orsacchiotto.
Altro incidente spiacevole (mortale?) a un genitore che si scopre poi essere violento con il figlio/a (NOTA: il lettore deve averlo già intuito).
Qualcuno di coloro che indagano (NOTA: personaggio da definire bene) inizia a pensare che sia la bambina a creare gli incidenti. Come?
La maestra riesce a contattare (COME?) un altro bambino in possesso dell’orsacchiotto. L’orsacchiotto dice al bambino la verità su qualsiasi cosa il bambino chieda. ( es: I miei genitori mi vogliono bene? No, sei nato solo perché tua mamma non ha avuto il coraggio di abortire. Lei ti odia perché ti considera la causa di tutti i suoi fallimenti)
Ovviamente l’orsacchiotto risponde sempre con la verità anche a domande operative (come faccio a fare questo e quell’altro?).
RISOLUZIONE
Da definire.
Visto il tono positiva è difficile. La maestra, d’altra parte, potrebbe avere un forte senso di protezione nei confronti della bimba che prevale (una maternità negata nel suo passato? LAVORARCI SU) e con l’aiuto di un altro orsacchiotto potrebbe salvare la bimba (NOTA: l’orsacchiotto dice la verità a tutti o solo ai bambini? Particolare non secondario da definire)."

King dice che lavorare a una trama è come scavare lo scheletro di un dinosauro. Sono abbastanza d'accordo. Anch'io ho l'impressione che la storia già esista da qualche parte tutta intera in quello che io chiamo, grazie a un'amica, "Paradiso delle storie possibili" e che lavorare alla trama sia essenzialmente cercare di vedere meglio particolari che già esistono.
Particolari che possono stupire in primis chi la trama l'ha pensata.

Ho scritto di getto questa trama giovedì, poi sono stata molto impegnata e la rileggo solo ora.
La prima cosa che mi stupisce è che siamo in Italia oggi.
Questa non è una storia su un futuro distropico in cui ai bambini viene uccisa la fantasia. È una storia sulle bugie che vengono raccontate ai bambini "per il loro bene" nell'Italia del family day. Quando si dice "urgenza narrativa"...

Non credo di voler davvero scrivere questa storia, di certo non oggi, anche perché tra mezz'ora devo uscire e questa non è una storia da mezz'ora di lavoro. Se però volessi scriverla, oggi, partendo dagli appunti di due giorni fa dovrei lavorare su due fronti.

1 – DEFINIRE GLI SNODI DELLA TRAMA
Io non credo all'ispirazione, credo nei problemi risolti perché presi ostinatamente a testate.
La mia trama, così com'è adesso, è piena di punti di domande, note e questioni irrisolte. Ebbene, l'unico modo che io conosco per risolverle è pensarci ossessivamente
Usare ogni energia che non mi serva per i problemi contingenti per pensare alle soluzioni. Tempestare il povero marito di domande. Lui, poveretto, ormai è abituato a sentirmi porre domande del tipo:
"Ho due uomini in una grotta su una scogliera a picco sul mare, uno solo di loro è armato. Ci sono altri due uomini armati (i cattivi) che arrivano. Alla fine entrambi i cattivi sono morti, deve sembrare un incidente e i miei devono averli uccisi accidentalmente, come faccio?"
(In un futuro sarà pubblicato un racconto che dimostra come io poi abbia trovato soluzione alla domanda).
Spesso il marito non ha una risposta. O non ne ha una che mi piaccia, ma esporre il problema ad alta voce aiuta ad analizzarlo e a trovare una risposta.
A volte sembra che le risposte arrivino per folgorazione improvvisa, mentre sto facendo altro, ma è perché una parte del mio cervello, quando inizia a macinare problemi di trama, va avanti da sola. Io posso andare al lavoro, fare lezione, correggere verifiche, cucinare e da qualche parte negli scantinati della mia coscienza un meccanismo che immagino simile a una macchina di Turing va avanti, va avanti, fino ad elaborare una risposta. Che arriva quando arriva.
Devo dire, però, che più spesso ci arrivo coscientemente, per riflessione consapevole, prolungata e ossessiva. Tipo, sembra che io stia fissando il vuoto, in realtà sto pensando a come ammazzare delle persone.

Altra cosa interessante, la trama non si risolve in modo consequenziale. Come nello scavo del dinosauro, magari la coda e la testa sono le prime cose che emergono, nettissime, ma si fa una fatica immane con le costole. Magari invece le costole ci sono subito, ma la testa la si trova per ultima.
Di solito io non inizio a scrivere fino a che non ho un'idea d'insieme, anche vaga, ma che almeno mi permetta di capire che bestia sto scavando, se la mia è una trama Velociraptor o una Triceratopo. 

2 – DEFINIRE I PERSONAGGI
Anche i personaggi già vivono nel Paradiso delle Storie Possibili.
Tutto sta a conoscerli sempre meglio. A capire più particolari di loro. 
Non ho capito subito che in questa storia la protagonista è la maestra. 
Bene, pensiamo alla maestra. Cosa già so di lei?
– Vive sola, perché ha una certa libertà d'azione che le permette di indagare sulla scomparsa della bambina.
– Non è troppo avanti con l'età, perché in caso contrario avrei problemi con eventuali scene d'azione. Potrebbero essercene, quindi diciamo che è sotto i quaranta.
– Ha una storia di maternità negata forte.
– Ora vive sola, quindi ha una relazione finita alle spalle.
Il tema, ricordiamolo, è "le bugie che raccontiamo ai bambini pensando di farli vivere meglio"
– Se il suo bambino fosse nato lei forse gli avrebbe raccontato delle bugie.
Quindi:
– Aveva una relazione che non funzionava e voleva un figlio per salvarla. La maternità, però, non è andata a buon fine e la relazione non ha retto. A distanza di anni, si rende conto che il bambino non avrebbe salvato la relazione. Se fosse nato lei e il suo lui sarebbero rimasti insieme "per il bene del bambino" cercando di recitare la parte della famiglia perfetta. Questo ci dice che è una donna consapevole, non giovanissima, almeno 35 anni, forse qualcuno di più, abbastanza per pensare che, anche se trovasse l'uomo giusto, il treno della maternità ormai per lei è passato. 
Ok, quindi:
– La maestra è una donna sui 40 anni con alle spalle un matrimonio fallito. Nessuno sa che la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l'aborto del figlio tanto desiderato e inseguito che avrebbe dovuto salvare la relazione. Da un lato c'è un forte senso di colpa inconscio ("se mio figlio fosse nato tutto sarebbe andato bene. Chissà, se avessi fatto questo o quell'altro non avrei abortito..."), dall'altro la consapevolezza sempre più forte che no, il bambino non avrebbe salvato il matrimonio. 
Cerca di fare il suo lavoro con coscienza, ma le classi sempre più numerose e i vari problemi dei bimbi la portano a sottovalutare all'inizio le stranezze dalla bambina col pupazzo. All'inizio, magari, la bambina con il pupazzo le sta anche cordialmente antipatica (capita anche alle migliori maestre o alle migliori prof), solo dopo, quando inizia ad esserci il sospetto che la bimba sia una sorta di psicopatica, la maestra sente di dover stare dalla sua parte e di volerla salvare ad ogni costo.

Ecco come si potrebbe lavorare sui personaggi. Ovviamente questo va fatto su tutti i personaggi, per passaggi successivi, dando sempre per scontato che tutto quanto già fissato prima è vero per forza e vanno solo visualizzati meglio i particolari di raccordo.

BONUS: TENERE SEMPRE VIVO IL PENSIERO LATERALE
Il pensiero laterale è quello dei collegamenti strani, quello per cui A+B=Z, in cui Z non ha nulla a che fare né con A né con B, ma viene in mente comunque.
È un genere di pensiero che di solito si tende a reprimere. Già a scuola. Persino io. Quando spiego, che so, la prima guerra mondiale e uno mi alza la mano e mi chiede la cosa più assurda perché un'immagine mostrata gliela ha fatta venire in mente.
È quella cosa per cui vorreste strozzare il vostro partner quando voi gli fate la lista della spesa e lui inizia a parlarvi, che so, della nuova macchina del vicino, perché scrivere "compra il sale" gliela ha fatta venire in mente.
Per un autore però il pensiero laterale è estremamente utile. È un ulteriore aiuto alla macchina di Turing che elabora trame nello scantinato del Pensiero Cosciente. 
Può sempre venir fuori un collegamento inatteso.

Io ad esempio ho scoperto che l'orsetto dice sempre la verità perché il programma che sta alla base era stato elaborato per tutt'altro. Solo che gli adulti non sono interessati alla verità. Vogliono solo conferme. Un politico non vuole sentirsi dire "stai sbagliando tutto", né un privato cittadino ama sapere con matematica certezza "tua moglie ti tradisce con il tuo migliore amico e tu stai facendo finta di non vedere".
Il programma era stato elaborato per fini bellici e politici, ma gli adulti non sono interessati alla verità. Però il programmatore aveva scoperto che suo figlio, invece, ne era affascinato. Ai bambini la verità piace. Vogliono sapere. Anche se poi non sono preparati. Anche se questo può portarli a scelte estreme. I bimbi vogliono la verità.
Quindi il programma è stato inserito in un giocattolo per bambini, perché i bambini cercano qualcuno che dica loro la verità.
Il problema è l'impatto della verità su bambini a cui gli adulti hanno sempre mentito. E l'impatto sulla società di bambini armati di verità.

Mamma mia, ho scritto tantissimo, però spero di aver risposto alla domanda di Hel su come tesso le mie trame.
Così.
Voi come fate?

19 commenti:

  1. Non ho idea del perché sia venuto tutto evidenziato, ma al decimo tentativo fallito di togliere la cosa ho capitolato. Misteri di blogger

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  2. "Tipo, sembra che io stia fissando il vuoto, in realtà sto pensando a come ammazzare delle persone"

    Mi fai paura :D

    Avendo partecipato al gioco trovo interessante vedere come altri elaborano le trame (in realtà sarebbe stato interessante comunque)
    Alla fine ognuno ha il suo metodo, ma tutti cerchiamo di far funzionare in qualche modo la macchinetta che sta sotto i capelli (per chi li ha :D :D :D) poi lei parte e fa il resto.

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    1. Sì, penso che ognuno abbia il suo metodo e, dato che è il suo, crede che sia l'unico.

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  3. (Off topic: anche a me a volte viene la sottolineatura e non c'è modo di mandarla via. Si può però cambiare colore affinché sia il più possibile simile allo sfondo, così si vede appena...)

    Tornando in tema, io ho un modo simile di elaborare le trame, anche se il lavoro che tu fai prima di iniziare a scrivere io lo faccio passo passo. All' inizio, parto con una scaletta sommaria, una sorta di elenco puntato degli eventi principali sulla base dello schema di voegler. Poi, man mano che procedo, mi pongo domande e trovo risposte. Le note e gli appunti che riporti sono simili a quelli che prendo io. Sulla moleskine tutte le questioni aperte sono contrassegnate da un bigliettino colorato che sbuca dalla pagina.
    Mi trovo meglio a procedere un passo per volta piuttosto che aver tutto chiaro prima. Intanto so che cambio idea: non solo credo all'ispirazione ma, quando mi arriva, è talmente folgorante che potrei riscrivere tutto daccapo. Forse ci sono metodi diversi, adatti a scrittori diversi, e per me serve un compromesso fra razionalità e fantasia. Almeno per ora. ;)

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    1. In realtà questo lavoro scritto lo faccio solo per i romanzi. Per i racconti (che raggiungono a volte le 80000 battute, che non sono proprio bruscolini) rimane tutto a mente, ma il processo è più o meno questo. C'è da dire che inizio a scrivere quando le cose fondamentali sono decise e quando sono decise non ci torno su.

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    2. Sì, direi che più o meno facciamo la stessa cosa. Anche per me gli eventi fondamentali raramente cambiano perché rappresentano la base stessa della storia, mentre so che se definissi a priori le singole scene e i singoli capitoli non riuscirei a tener fede ai miei propositi.
      Tuttavia, la mia scaletta all'inizio era fin troppo scarna e, dopo essermi accorta di aver lasciato dei "buchi" a livello temporale ho dovuto rimetterci mano.

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Anche io seguo più o meno il tuo stesso iter per lavorare a una trama. Tendo però a fare tutto a mente: non butto giù una trama scritta prima della stesura, ce l'ho già tutta in testa. Anche le domande su come sviluppare la trama tendo a risolverle da solo, dopo tante riflessioni. Per il resto però anche io procedo per punti: di solito comincio dall'inizio e dal finale, poi completo il resto, scoprendo nel frattempo anche più caratteristiche dei personaggi. La mia scrittura più o meno è come un puzzle: prima faccio la cornice esterna (ossia i limiti in cui la storia si allunga), e poi comincio a riempirla dal basso verso l'alto, finché ogni tassello non è a posto :) . (Peraltro, sono anche un grande appassionato di puzzle :D ).

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    1. Questo era un gioco letterario, quindi ho scritto tutto il flusso di pensiero. Per i romanzi mi sforzo di scrivere una scaletta, mentre per i racconti è tutto a mente. Parlarne ad alta voce con qualcuno mi piace un sacco, invece. In realtà non mi aspetto davvero una risposta (anche se ogni tanto arriva), ma parlarne con qualcuno mi aiuta a mettere ordine in pensieri spesso un po' caotici.

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  6. Come prima cosa voglio dirti che già leggendoti da Hel ho ammirato questo tuo lavoro e credo proprio che dovresti trovare tempo e modo per scriverla sul serio questa cosa. Io ormai ho sviluppato una tessitura alla Genovesi: parto da un'idea forte (può anche essere un personaggio) e non so mai cosa succederà le tre pagine successive. Mi ci trovo bene, anche se ne riconosco lo scarso pragmatismo. Sandra

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    1. Come scrivevo sopra, credo che ogni metodo si adatti a ogni autore. Dopo un po' ci viene talmente spontaneo che ci sembra l'unico possibile. Quindi, se ti trovi bene con tuo, allora va bene.
      :)

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  7. Io credo, invece, che l'ispirazione serva per tritare idee che altrimenti rimarrebbero compatte e congelate nella mente. Senza ispirazione combino poco, però non lascio vuoto il tempo che aspetto finché arriva, elaboro comunque pezzi di storia che mi piacerebbe inserire e raccontare.
    In genere, vado per spunti: so cosa voglio narrare, senza progettare il modo in cui voglio farlo; non so fare scalette, ma fisso ogni idea buona o utile e poi trovo il modo per rielaborarla e finalizzarla al mio scopo. Parto e mentre scrivo prendo strade nuove, hai presente quei test in cui hai due alternative e in base alla risposta che scegli segui un dato percorso? Ecco, mi muovo così.
    Nell'esercizio di Helgaldo ho un po' forzato la fantasia, questo significa che non sarei brava a scrivere su commissione, lo farei, se questo fosse il mio lavoro, ma agirei meccanicamente senza il trasporto della ispirazione. E torno al punto di partenza!

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    1. Per me il trucco per scrivere su commissione è proprio trovare qualcosa di davvero mio nel tema dato. Allora diventa una grande occasione da sfruttare, l'opportunità per dire qualcosa di sentito che magari non sapevo neppure di voler dire. Però c'è da dire che in passato ho lavorato tanto su commissione e, insomma, per sopravvivere un metodo lo si trova per forza.

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  8. Bello Il tuo esempio, a grandi linee anche a me arriva l'idea, metto giù dei pezzi che non so dove finiranno, se all'inizio, alla fine o in mezzo, ma con il tempo trovano una loro collocazione. E con quei pezzi scritti rimugino gli sviluppi della storia. Il punto di maggiore folgorazione è sotto la doccia. :)

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    1. Sotto la doccia? Io mentre corro o cammino. Il cervello ossigenato lavora meglio... O la follia raggiunge il suo apice...

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  9. Bello che fai crescere sul tuo blog il seme che hai piantato nel mio. Sei stata generosa nel raccontare il tuo processo creativo. Si intuisce che sei tenace e abituata allo sforzo creativo. Giustissimo e logico poi che in un tema "esterno" ci sia sempre un'interpretazione personale, che fa scattare la voglia di accettare la sfida. Come affermavo nel mio post, il tema è potenzialmente interessante, e quindi in grado di far sì che chiunque possa farlo proprio nelle infinite varianti.
    Al di là poi del caso specifico allenarsi quotidianamente nella costruzione di trame, proprie o altrui, è sempre una palestra che darà i suoi frutti migliori nel momento opportuno.
    Helgaldo

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    1. Grazie di essere passato di qui!
      E sì, penso che il "muscolo della trama" vada esercitato, come qualsiasi altro muscolo.

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  10. Come dicevo da Helgaldo, il mio metodo è più o meno imparentato con il famigerato "fiocco di neve" e non starò a ripeterlo qui. D'altronde io non scrivo thriller o gialli e quindi il mio bisogno di "what if" è limitato e, nella grotta, me la sarei cavata con un piccolo crollo oppure addirittura tagliando la scena direttamente.
    Sui personaggi, invece, il mio lavoro è molto meno strutturato del tuo e quindi te lo copierò :)

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    1. Strutturato o meno, credo che sia questione di esigenze e di forma mentis. A me piace essere a mio agio con i miei personaggi, conoscerli a fondo. Molti dicono che amano essere stupiti dai loro personaggi. Io invece li voglio interrogare a fondo in modo da dire al massimo "eh, sì, ha fatto un colpo di testa, ma col carattere che si ritrova era inevitabile"

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