giovedì 17 novembre 2016

In difesa di una specie minacciata: gli avverbi in -mente


Ho finito il racconto ambientato durante la grande peste. Non è il mio racconto migliore, non riesco a trovargli un titolo e alcuni passaggi sono farraginosi. Però l'ho finito, cosa che a dire il vero mi ha stupito. Quindi sono passata alla revisione, pronta a cancellare l'inutile e in cacofonico come un cacciatore ben appostato. Ho stanato le prede previste, ripetizioni, ridondanze, incongruenze. 
Poi l'ho visto, rintanato verso in fondo, farsi piccolo nella speranza (vana) di non essere scorto.
Rispose distrattamente
Ah!
Io pronta ho imbracciato il mio ipotetico fucile, preparata a fare fuoco.
Ma, un attimo, come sostituirlo?
Innanzi tutto, il concetto era importante?
Beh, sì.
Il mio protagonista viene interpellato su una questione che non gli interessa mentre sta sfogliando un libro e pensando ad altro. Non corbellerie, gli hanno appena ammazzato il fratello. Per educazione non può non rispondere, ma, che diamine, non gliene frega un accidente, almeno all'inizio.
Quindi?
Rispose, distratto?
Che poi è una forma contratta per dire rispose in modo distratto che è come dire rispose distrattamente. Tanto vale mettere distrattamente.
Certo, c'è l'opzione rispose soprappensiero che, però, non è proprio la stessa cosa. A me dà l'impressione (sicuramente soggettiva e imperfetta) di uno che abbia la testa tra le nuvole. Lui è distratto da cose più importanti, almeno nella sua percezione.
Quindi, con un senso di colpevolezza dato dal lavoro non svolto fino in fondo, l'ho lasciato. Nel mio racconto, ho pensato, ci sono 36500 battute, ci sarà pur posto anche per un avverbio in -mente.
E lui mi ha guardato, come un ultimo lupo sopravvissuto su montagne troppo antropizzate. Mi ha fatto una tenerezza infinita.

Dopo tutto è così, no? Una volta si riteneva che il lupi fossero nocivi, dei nemici giurati delle greggi e dell'uomo e solo poi abbiamo capito che, se esistevano, erano necessari. Indispensabili all'ecosistema.
Ora, siamo tutti d'accorto che troppi predatori nuocciano, così come troppi di qualsiasi cosa. Se ci sono troppi lupi in un bosco presto le prede scarseggeranno con danni a catena per tutta la foresta. Gli avverbi in -mente sono ingombranti, nemici riconosciuti di tutti gli scribacchini. Però, come i lupi, esistono. Se esistono, se la nostra lingua li usa da secoli, sarà, suppongo, perché hanno uno scopo. Se fossero così rimpiazzabili, anzi, se fosse giusto ed elegante farlo, la nostra lingua li avrebbe già espulsi. La nostra lingua, del resto, ha già espulso cose in apparenza molto meno inutili degli avverbi in -mente, come il genere neutro, presente in latino (per non parlare del delizioso duale greco). Loro, invece sono sopravvissuti. Ho il sospetto, badate bene, il sospetto, non la certezza, che siano utili.
Non devono muoversi a branchi. Forse non sono come i lupi, dopo tutto, forse più come i grandi felini. Ne basta uno ogni tot mila battute, di più distruggerebbero il loro ecosistema-testo. Ma qualcuno, ogni tanto, che male può fare? Di più, non è che uno ogni tanto sia anche bello da incontrare, come il fugace passare di una tigre? In due tigri nessuno vorrebbe imbattersi, ma avvistare una singola tigre che si aggira nella foresta...
Quando leggo cose come si sistemò gli abiti in modo affrettato o i libri posati in modo disordinato mi irrito. Perché mi sembra evidente che l'autore o il traduttore, terrorizzato all'idea di incappare nella tigre, abbia preferito evitare. Mettendo due parole invece che una. Ecco, a me mettere due parole invece che una non piace. Non se posso evitarlo. Per non fare una ripetizione quasi tutto è lecito, ma così, gratuitamente
Avrei potuto scrivere, è ovvio, in modo gratuito. O cercare un'altra perifrasi, o magari un'altra parola. La lingua italiana, però, mi offre gratuitamente. Se esiste, avrà uno scopo. Ad esempio stare qui, in questo post (esempi a parte dovrebbe essere l'unico).
Sta così male? È così irrimediabilmente cacofonico? Ecco, forse irrimediabilmente potevo evitarlo. Quello l'ho messo per simpatia. Lo ammetto, come i lupi e le tigri gli avverbi in -mente mi stanno simpatici.
Considerateli animali pericolosi, ma rari, da salvaguardare. Hanno bisogno di un habitat arioso e sono bestie solitarie, quindi hanno bisogno di un ampio testo intorno senza competitori. Sono ingombranti, pericolosi, come le tigri.
Voi cosa ne pensate? Non sarete per lo sterminio, spero...

34 commenti:

  1. Tutte le bestie sono utili, anche le zanzare. (No, dai: a cosa servono le zanzare?)
    A parte gli scherzi: gli avverbi - specie quelli di modo - sono delle scorciatoie ingombranti. Bisogna saperli usare e non piazzarli lì, per fare meno fatica; però è indubbio: quanno ce vò, ce vò.
    Poi capisco che, davanti a un'aula di gente che ha fretta di diventare scribacchina, un insegnate possa trovare la *propria* scorciatoia e dica: non usateli. ;)

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    1. ... a cernere le persone dolci da quelle acide. Solo che non tutte le zanzare hanno un buon radar. A me, ad esempio, mordono sempre. E non ne capisco davvero il motivo!

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    2. Non è acidità, è dolcezza andata a male. (cit)

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    3. Cosa farebbero le rane o i ragni senza le zanzare?
      E poi si sa che la Terra è stata preservata solo perché ci sono le zanzare (scovate il riferimento).

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    4. Le rane non saprei, ma i ragni... Io in casa ne mantengo amorevolmente un buon numero, nella speranza che mi liberino, appunto, dalle zanzare. Ebbene: ciò non mi esime dal comperare generose dosi di spray contro gli insetti volanti (che mi respiro pure io, tra l'altro); i ragni campano d'aria, credo, perché ingrassano e si moltiplicano pur senza fare ciò per cui li mantengo. Va a finire che mi scappa lo sfratto!
      (Il riferimento invece mi è del tutto oscuro.)

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  2. Dici qualcosa che ho sempre pensato ;) Ma secondo me è il solito problema dell'applicazione meccanica e non ragionata della regola (la via facile: evita gli avverbi). La via giusta dovrebbe essere, di fronte ad un avverbio in -mente domandarsi, avrei potuto dirlo meglio? (ovvio, dopo essercisi chiesti se serve, ma questo vale un po' per tutte le altre parole no?) Magari al posto di quel distrattamente avrei potuto descrivere il personaggio, mostrare il gesto, risponde senza alzare gli occhi dal libro, a monosillabi, e poi torna a sfogliare le sue pagine, magari no e allora ci va prorpio l'avverbio, li hanni inventati per quello ;)

    Per inciso, l'uso di (eccesso d'uso) "in modo" secondo me è anche peggio :P

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    1. Certo, c'erano altre vie, ma si tratta di un racconto in cui ogni parola va dosata, perché devo stare in tot di battute, quindi qualsiasi cosa che prevedesse più di tre parole è stata scartata a priori... Insomma, anche lì dipende dal contesto.

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  3. Io non sono contrario agli avverbi. Esistono. La grammatica italiana li prevede. Non ne sono contrario.

    Tuttavia c'è modo e modo di scrivere i dialoghi. Non posso giudicare da mezza strofa, ma secondo la mia esperienza ce ne sono di due tipi. Questo:

    «Hai visto che luna, stasera?» disse Lei con sguardo trasognato.
    «Sì, bellissima» rispose Lui fissando il volto di Lei.

    ... e questo:

    La luna campeggiava nel cielo. Alta. Regale. Infinite volte più grande di sempre. Lui e Lei l'osservavano abbarbicati sul tetto. Stretti l'uno all'altra. Quasi una cosa sola.
    «Hai visto che luna, stasera?». Lo sguardo di Lei ammirava il satellite con trasporto. Sembrava ci fossero solo loro e la luna.
    «Sì, bellissima». Ma sembrava volesse dire: «E te, che sei bellissima. Più della luna».

    L'ho tirate giù di getto, quindi non prenderli come dei buoni esempi. Il punto è che esistono dialoghi in cui le didascalie descrivono l'ovvio, il disse, il rispose, ecc. E dialoghi che sono armonizzati con la narrazione; ne compongono un tutt'uno.

    Chiedo venia per gli esempi. :)

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    1. Mi sono accorto di non aver concluso il pensiero. Nel primo caso, per sua natura, è più facile ricorrere a un avverbio di modo. Nel secondo le scappatoie per aggirare il problema sono talmente tante che, in effetti, il problema non si pone.

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    2. Sì, certo. Nel caso specifico, come ho scritto a Grilloz, si tratta di un racconto giallo che doveva stare in 40000 battute. Per un giallo non sono affatto abbondanti, in più avevo l'aggravante dell'ambientazione storica, che richiede più particolari (altre battute, ahimè) e quindi dialoghi del primo tipo per economizzare (che poi, in realtà, io amo molto i dialoghi secchi anche nelle narrazioni più ariose, quindi dialoghi come quelli del secondo esempio non ne scrivo quasi mani, anche con prose più distese).

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  4. Io ho un problema, lo riconosco. Gli avverbi in -mente, al pari del congiuntivo, li adoro. Durante la revisione, quando mi trovo a doverli eliminare, rimango con il cursore sopra la parola per diverso tempo e non sempre scelgo di fare la cosa giusta. In poche parole: a volte li lascio. La sintesi è una cosa che mi si addice, e gli avverbi di modo sintetizzano un po’ tutto. Ragionando per strani sillogismi, gli avverbi in -mente mi si addicono. :D

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  5. Ovviamente sto con te... l'ho scritto in tempi non sospetti in questo post che credo possa confortarti nella tua scelta di salvarli.

    Helgaldo

    https://dadovestoscrivendo.wordpress.com/2015/04/02/post-con-tutte-le-nove-parti-del-discorso/

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  6. Sono di parte: confesso di abusare di avverbi in -mente oltre il lecito, per questo il tuo post mi fa felice.
    A parte gli scherzi, credo che come in tutte le cose prevalga il buonsenso sulla rigidità della regola.
    L'abuso di questi avverbi può essere fastidioso, ma come ben dici tu, se esistono, un motivo ci sarà.

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  7. Anch'io ne abuso con gli avverbi in -mente. Mi stanno così simpatici, ma già so che verranno tolti, troppi stonano, dicono.

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    1. Benvenuta nel club! Noto una maggioranza femminile. L'avverbio è donna?

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    2. Grazie. :D L'avverbio è "sicuramente " donna. ;)

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  8. Ho riletto il post linkato da Helgaldo e ribadisco qua il concetto già espresso là: è una questione di misura, che poi è quello che dici tu. Se si fa un uso equilibrato dell'avverbio, non trovo nulla da dire, significa che quando ci vuole e sostituirlo farebbe perdere l'efficacia del pensiero bisogna tenerlo. Poi oggi con queste regole di scrittura le stanno sparando tutte, pure il famoso uso parco del punto e virgola. Si esagera.

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    1. Il punto e virgola, in effetti a me sta antipatico. Poverino, dovrò tutelarlo, prima che faccia la fine dei dinosauri

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  9. Molto interessante.
    Solo un appunto. Non credo che la forma avverbiale con il solo aggettivo sia una contrazione di "in modo...". Già in latino si trova questa funzione dell'aggettivo, che si manifesta non come ablativo ma come nominativo, cioè accordato al soggetto: "Ego vivo miserrimus (Cic. Att. 3,5)".
    Che l'aggettivo in questa funzione non deriva da un "in modo..", si può capire anche in italiano dal suo accordo col soggetto. Per un soggetto femminile si necessita di accordo femminile: quindi ad esempio "rispose distratta". Non si tratterebbe dunque di una forma accordata a "modo" e cristallizzata.

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    1. No, grammaticalmente questa derivazione non c'è, hai ragione. Nel caso specifico, però, il senso era quello.

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  10. Di base sono per il buon senso: se una parola esiste, servirà pure a qualcosa!
    Nei miei articoli ne uso a pacchi rispetto alla narrativa. Li trovo facili e utili ma nella maggioranza dei casi brutti.
    Mentre editavo un racconto di un mio amico ho tolto, mi pare, un "completamente", e ne è nato un affettuoso battibecco. In quel preciso caso, lo ammetto, aveva ragione lui! Ogni altro sinonimo ci stava peggio.

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    1. Negli articoli non mi faccio proprio problemi, mi stanno simpatici e li uso. Quando scrivo narrativa cerco di metterci più attenzione e, forse, si prestano in effetti meno

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  11. Ma poveri avverbi in-mente cosa hanno fatto di male? Io li uso e mi piacciono pure, però cerco di non abusarne, se in una pagina trovo il -mente troppe volte li cancello senza pietà, salvo quando non trovo prioprio un termine adatto che lo possa sostituire in modo adeguato ...cioè adeguatamente...

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    1. Sono ingombranti, hanno bisogno di non avere loro simili intorno, in caso contrario si stressano e rovinano il testo, come quei cani che rompono i divani dei padroni.

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  12. Sterminio no davvero. Io li uso senza mettermi troppi problemi, ma controllo che non siano troppi e soprattutto non abbiano un brutto suono. "Affrettatamente", per esempio, non credo che lo userò mai, perché trovo il suono poco gradevole, ma a parte questo... freedom! "Eventualmente" ci penserà l'editor a bacchettarmi.

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  13. Quelli che non vuoi, mandali a me... io li uso copiosamente!
    Danno musicalità alla narrazione e ispirano un romanticismo nostalgico. Non mi bastano mai. :D

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  14. Anch'io, come altri commentatori, penso che non ci sia nulla di male nell'inserire qualche avverbio in -mente. Trovo che diano un certo ritmo alla frase. Come diceva qualcuno, la virtù sta nel mezzo.

    Quando eseguo la revisione di un romanzo, però, se ne trovo tre nell'ambito di poche righe un paio sono destinati al sacrificio!

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