lunedì 26 giugno 2017

Al Gran Giallo Città di Cattolica (ma la vita vera è più crudele di un giallo)

Ci sono momenti in cui si percepisce la l'assurdità di tutte le nostre preoccupazioni e il nostro affannarci dietro a cose che scompaiono quando ciò che è davvero importante prende il sopravvento.
Ieri sera, arrivata a casa, subito dopo aver fatto, tutta fiera, questa foto, mi è arrivata questa notizia e oggi la conferma: uno di loro è il fratellino di una mia alunna. 
La verità è banale. Non ci sono parole. Non so che scrivere e come guardare la scrittura alla luce di questi fatti. Più mi inoltro nella vita e più penso, tuttavia, che il senso della scrittura sia anche nel condividere emozioni e sofferenze. Leggiamo e scriviamo per gettare ponti tra il nostro sentire e farci coraggio a vicenda nell'attraversare la vita.

Non è questo, ovviamente, il post che avrei voluto scrivere al ritorno da Cattolica, non so neppure se sia il caso di scriverne uno. Alla fine, questo è un blog personale, non una testata giornalistica, e a volte torna ad assolvere alla sua funzione principale, quella di diario, per riflettere e ordinare le emozioni, anche quando si incatenano fatti talmente diversi e opposti che sembra assurdo parlare di una cosa invece che di un'altra. Eppure non farlo mi sembra quasi peggio.

Sabato sera, a Cattolica, non c'era nulla a turbare l'atmosfera di festa. 
La pupattola in questi giorni ha conosciuto il mare e del fine settimana, alla fine, sarà questo il mio ricordo più bello, come rideva nel salvagente giallo e l'espressione di mio marito, la creatura meno acquatica che si possa immaginare, che pur di non perdersi in suo sorriso è avanzato fino ad avere i piedi a mollo.
Anche questo da un po' un senso al mio affannarmi a scrivere. Senza questo premio non avrei mai convinto il marito ad andare al mare e ci saremmo persi lo sguazzare gioioso della pupa, la sua sorpresa alla scoperta della sabbia e gli occhi sgranati davanti ai pesci dell'acquario.

Quanto al premio, ci pensavo durante il viaggio, sono cinque anni ormai che bazzico il mondo del giallo e in particolare i premi letterari legati al Giallo Mondadori. Mi piacciono per la trasparenza e la passione che ci mettono sempre gli organizzatori e non vedo molte altre strade per valorizzare un genere, il racconto, che mi piace particolarmente.
Una cosa però non riesco proprio a cambiarla. Vivo malissimo il momento delle premiazioni. Mi paralizzo come un coniglio in trappola e non riesco a scambiare due parole. Non mi ammutisco del tutto. Come certi alunni, se interrogata rispondo. Se messa a mio agio interagisco. Se so che devo parlare in pubblico lo faccio. Ma di mia spontanea volontà rimango immobile tremante senza riuscire ad avanzare di un passo. Il risultato è che finisco pure per sembrare arrogante e antipatica perché non riesco a salutare le persone che conosco. Figuriamoci ad attaccare bottone con chi non conosco, anche se si tratta di autori che ho letto. Figuriamoci se si tratta di autori famosi che ho letto.
Ecco, un po' mi porterò il rimpianto dell'occasione mancata perché sono rimasta paralizzata in stile coniglio.
Perché la cifra del Gran Giallo Città di Cattolica è la qualità della giuria. Sia la pregiuria che la giuria finale sono composte da autori affermati. Il fatto di essere arrivata in finale (non ho vinto e non sono arrivata nei primi tre, ma va benissimo così) vuol dire che il mio racconto è stato letto da, tra gli altri, Franco Forte, Carlo Lucarelli, Valerio Massimo Manfredi. È stato letto davvero.
È trapelato, ad esempio, che non è stata una riunione di giuria facilissima quella finale. Tra i giurati c'era un dibattito ancora in corso sulle caratteristiche che debba avere un buon racconto, se preferire un giallo classico ben strutturato o un racconto più innovativo, magari meno facile e perfetto. Mi ha colpito il fatto che i giurati se la siano presa a cuore, stavano ancora discutendo tra di loro di un racconto. Alla faccia del fatto che gli esordienti non hanno attenzione. Con tutto quello che si dice del mondo dell'editoria, questo fatto mi ha quasi commosso, mi ha dato la concreta sensazione che le strade ci siano per farsi notare. Bisogna essere bravi, ovviamente, maledettamente bravi. Ostinarsi a cercare la migliore forma possibile per provare a dire quello che si ha da dire.

Io sono molto fiera del mio racconto "Signorina Maestra" che è arrivato in finale. È un racconto lontano dai canoni del giallo classico, che affonda nei ricordi di guerra partigiana di mia nonna e racconta il coraggio senza gloria di chi decide di andare avanti nonostante tutte le batoste della vita.
Sono contenta che questa giuria abbia letto di me proprio questo racconto. Mi piacerebbe che questo racconto trovasse comunque il suo pubblico e mi piacerebbe riprovare con il Gran Giallo, con un racconto che magari li faccia discutere per ore. Chissà, magari la prossima volta riuscirò anche a scambiare due parole con gli altri concorrenti e con i giurati...
Di sicuro spero di non trovare mai più al mio ritorno certe notizie. Anche per questo, per associare questo concorso a ricordi diversi vorrei partecipare di nuovo

14 commenti:

  1. Hai pienamente ragione. Ci succedono piccole soddisfazioni, ma poi è in quelle grandi o dolorose che si capisce cosa sia importante. Francamente non è un dramma vincere, perdere, indovinare, sbagliare, ma è essenziale apprezzare ogni istante, in particolare con chi ti fa star bene. I momenti brutti ti ridimensionano e non solo i propri, ma pure quelli degli altri.
    Per quel che riguarda te, complimenti per la finale, ma in particolare per la gioia che trasmetti parlando della tua bimba. Ti capisco, anch'io divento così "smielata " per alcuni, per me è essere madre semplicemente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sullo smielamento da mamma non riesco a farci molto: la pupattola è meravigliosa!
      Quanto al resto, ci sono cose che ti riportano subito al tuo posto e fanno capire quanto sia precaria questa cosa che chiamiamo vita.

      Elimina
  2. Ero certa che oggi ci sarebbe stato un post cronaca su Cattolica ma di sicuro non mi aspettavo questo. Che tragedia immensa, mamma mia.
    Per il resto bello, è un concorso importantissimo già te lo dissi, ma lo sai. E scoprire il mare, l'acquario di Cattolica è molto ricco Emanuele si calò nella vasca degli squali, qualcosa di magico con la pupattola. Potere giustamente come dici tu anche questo delle storie che raccontiamo.
    Un abbraccio
    Sandra

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anch'io non avrei proprio voluto trovare questa notizia.

      Elimina
  3. Stamattina ho letto il Corriere online e, nel vedere questa notizia, ho subito pensato a te. Non ci sono parole. Domenica mattina sono andata a trovare un amico in ospedale, è stato in fin di vita. Ora sembra che vada meglio... Come sembrano piccine le nostre preoccupazioni alle volte.

    Comunque il premio è una cosa bellissima! E la giornata al mare altrettanto, con l'entusiasmante "scoperta" dei pesci da parte della bimba.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, sono proprio eventi che "rimettono in riga" e si smette subito di piangersi addosso per inezie. Vorrei solo che la vita impartisse lezioni meno dure.

      Elimina
  4. Ieri l'avevo sentito al telegiornale di un ragazzino "disperso" e avevo pregato che venisse ritrovato, invece poi la tristissima notizia che erano addirittura due ed entrambi annegati... Una cosa talmente orribile da lasciare sgomenti. Un abbraccio ideale alla tua alunna e alla sua famiglia, e anche a quella dell'altro bimbo.
    E naturalmente complimenti a te, anche se comprendo bene che la notizia in questione ti ha completamente cambiato la prospettiva della giornata.

    RispondiElimina
  5. Sì, pessima quella notizia. Terribilmente triste.
    Quanto al premio e alle soddisfazioni che ne hai tratto, i miei complimenti. Si vede una cosa da quello che sei e descrivi: traspare rigore, una parola che stamani si ripete in diversi commenti ai blog. Chi adopera accuratezza e rigore in quello che fa, vince sempre. Sì, perché la vittoria può avere diversi aspetti, uno di questi può essere una finale, la soddisfazione di essere letta da scrittori accreditati, l'esserci, assieme ai tanti che praticano le stesse strade.
    Il tuo essere un po' "orso" mi ha fatto sorridere. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non mi sento per niente possente come un orso, questo aspetto vigliacco della mia personalità non mi entusiasma. Il rigore invece sì, me lo sento addosso e non mi spiace neppure.

      Elimina
  6. La notizia dei due bimbi lascia senza parole e con un grande magone in gola... immagino cosa possa essere stato per te.
    Negli ultimi mesi mi sono ridimensionata a furia di eventi molto gravi, quindi posso capire il tono di questo post. Dolori diversi devono avere dosi diverse di lacrime. Ti dirò, sto anche iniziando a diventare intollerante verso chi queste batoste non le ha ricevute e quindi continua a lagnarsi per sciocchezze. Sono sempre stata dell'idea che ognuno abbia il suo percorso di vita, ma in alcuni frangenti la mia condiscendenza viene messa a dura prova.
    Per quanto riguarda il concorso e le tue impressioni, mi ha colpito moltissimo quando dici: "e mi piacerebbe riprovare con il Gran Giallo, con un racconto che magari li faccia discutere per ore". Esce fuori una grande tendenza a migliorarsi e mettersi alla prova, a superare i propri limiti per fare sempre meglio! Trovo sia un bellissimo spirito con cui approcciarsi alla scrittura e a qualsiasi altra cosa nella vita.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Piccola postilla: ovviamente - e per fortuna! - ci sono persone che, pur non avendo ricevuto grandi batoste dalla vita, sono comunque dotate di grande sensibilità e sono in grado di comprendere il dolore altrui. Per mia fortuna ne conosco parecchie. La mia intolleranza va verso chi, pur conoscendo la difficile situazione personale di chi gli sta vicino, continua a lamentarsi di cavolate. E, purtroppo, pure di questi ne conosco parecchi. -.-"

      Elimina
    2. Anch'io sono sempre più insofferente verso chi, pur avendo tutto dalla vita, continua a lamentarsi. Può sembrare una banalità ma ho conosciuto e conosco persone che tutti definirebbero "sfortunate" per una serie di motivi e che invece vivono con grande serenità.
      Per quando riguarda il provare a superare i propri limiti, beh, parte del divertimento sta proprio in quello.

      Elimina
  7. Non sempre i concorsi danno impressioni così positive, quindi un punto a favore di Gran Giallo Città di Cattolica, e di te che ti metti in gioco, anche quando notizie pesanti come questa ti cambiano il colore della giornata. Davvero i problemi diventano minuscoli di fronte alla morte di due bambini.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Devo dire che io con i concorsi mi sono spesso trovata bene. Il Cattolica per chi scrive racconti gialli è particolare, pensa che nell'antologia che ho in adozione a scuola ho uno dei racconti vincitori di una passata edizione. L'idea di parteciparvi fa un po' impressione...
      E poi i problemi sono altri.

      Elimina