venerdì 6 aprile 2018

Visioni – Yuri on ice


Durante le vacanze pasquali mi sono concessa di mandare il cervello in vacanza, con una storia di rara leggerezza, una serie animata esile e piacevole come raramente capitano. 
Mi ci sono imbattuta come effetto collaterale del ritorno di fiamma col pattinaggio artistico, dato che è dedicata proprio a questo sport a cui, in effetti, deve tre quarti del suo fascino. Si tratta di una storia, tuttavia, con alcune caratteristiche particolari che meritano qualche riga di riflessione, anche a livello narrativo.

La vicenda segue lungo un anno il pattinatore giapponese Yuri. Reduce da una performance disastrosa, torna in patria con l'idea di abbandonare l'agonismo. Un video di un suo allenamento finito a sua insaputa in rete, però, spinge il più volte campione del mondo Victor a proporsi come suo suo allenatore, cambiandone la vita e le sorti agonistiche.


UNA STORIA SCRITTA DALL'INTERNO E SENZA ANTAGONISTI
La prima caratteristica unica di questa storia è che, al contrario di quanto si dice di solito ogni riferimento a fatti o persone è puramente voluto. Non solo è una serie realizzata dall'interno del mondo del pattinaggio, con coreografi e allenatori coinvolti nelle realizzazioni delle performance dei protagonisti, ma ogni personaggio è ispirato a uno o più pattinatori reali. La cosa è dichiarata e il mondo del pattinaggio sembra aver reagito con entusiasmo alla cosa. C'è chi partecipa alla serie come se stesso e chi si è divertito a posare come il personaggio a lui ispirato. La ragione d'essere dell'anime, del resto, è avvicinare il pubblico al pattinaggio artistico.
Qui, se volete dare un'occhiata, un articolo su "chi è chi" e le reazioni dei pattinatori.

Questo ha un contraccolpo tutt'altro che secondario sulla trama: non possono esserci personaggi negativi.
Yuri non ha altro nemico che se stesso e la propria insicurezza.
Chiunque sia cresciuto negli anni '80 ricorderà le storie sportive giapponesi piene di allenatori ai limiti del sadismo e le rivalità che sfociavano in odi personali. Non c'è nulla di tutto questo. Gli allenatori possono essere severi e burberi, ma si sciolgono per un abbraccio. Ognuno può voler far ben figurare il proprio paese, ma con grande ammirazione per gli avversari. C'è stima persino tra cinesi e giapponesi o tra russi e americani.
A livello narrativo, sembra un possibile suicidio, se non che gli sceneggiatori riescono a rendere una potenziale debolezza in un punto di forza lavorando bene sul carattere ansioso del protagonista e trasformando il naturale antagonista nel miglior personaggio della serie.
Yuri si chiama come il protagonista, ma ha quindici anni ed è russo. Vuole vincere tutto e ha già chiesto a Victor un aiuto per mettere a punto i programmi per il suo debutto nella categoria principale. Quando Victor molla tutto per andare in Giappone per seguire un atleta per cui lui ha già manifestato aperta antipatia la rabbia ci sta tutta. Ma Yuri, soprannominato Yurio per distinguerlo, non è in grado di serbare rancore. Va a sua volta in Giappone con l'intento di far tornare indietro Victor e finisce suo mal grado per far amicizia con le persone con cui si trova a interagire e con lo stesso Yuri. Ne risulta un personaggio credibilissimo, nella sua rabbia adolescenziale, nel suo desiderio di rivalsa anche sociale (basta pochissimo per far capire da dove provenga), ma anche nei suoi slanci. È proprio lui a confortare il protagonista in un momento di tristezza con un gesto semplice, ma che racchiude lo spirito di una storia in cui dall'incontro tra culture si può uscire solo arricchiti.

UNA STORIA D'AMORE POSITIVA E MATURA
Il target di questo anime è probabilmente la tarda adolescenza (diciamo dai 15/16 anni). Ora io ho ormai un sacro terrore per la parte romantica delle storie rivolte a questo pubblico, perché trovo che spesso lancino messaggi aberranti, con atti di stolkeraggio passati per dimostrazioni d'amore e totale annullamento di una delle due parti.
Anche se è pensata per un pubblico più giovane, questa, però non è una storia di adolescenti o di giovani promesse. Anche se Yuri ha l'autostima di un gatto schiacciato in autostrada, è tra i migliori pattinatori del mondo, a 24 anni è all'apice della carriera, a tutti gli effetti un adulto in un mondo in cui si matura in fretta. Victor ha quattro anni in più ed è prossimo al ritiro. E la loro storia mi è piaciuta per molti motivi.

Non siamo dalle parti dell'amicizia affettuosa che tanto va di moda, quella tra Victor e Yuri è anche la storia di una relazione, mostrata con molto pudore (giusto qualche abbraccio e bacetti sulle mani), ma che non si nasconde. E del resto viene vissuta con assoluta normalità da tutti, famiglia e amici di Yuri compresi. Se la produzione fosse stata americana o europea, quasi sicuramente entrambi gli Yuri sarebbero diventati delle ragazze e la storia sarebbe rimasta identica, salvo che per un particolare, che poi è l'unico che interessi ai fini della trama, cioè che Victor e Yuri sono potenziali avversari.

L'inizio della loro storia è, sia per Yuri che per lo spettatore, piuttosto spiazzante. Yuri è tornato a casa pensando al ritiro e si trova il suo idolo di sempre sulla soglia di casa che palesemente (per motivi che verranno chiariti in seguito) si aspetta di essere accolto con baci e abbracci. Come gli dice più o meno velatamente un'amica "chissenefrega se è un capriccio, approfittane biecamente". Invece Yuri si rende conto che non potrà mai costruire niente con un idolo sempre ammirato da lontano, ha bisogno di conoscere Victor come persona e gli chiede di limitarsi ad essere il suo allenatore. E, dato in fondo  Yuri per Victor non è un capriccio, il pattinatore russo acconsente. Questo mi sembra già un messaggio assai positivo a fronte di storie in cui una parte è disposta a tutto pur di compiacere l'altra.
Nel corso dell'anno raccontato, Yuri cresce come atleta e Victor impara, non senza difficoltà, a fare l'allenatore, fino a che entrambi capiscono di essere abbastanza maturi da non doversi annullare per l'altro ed entrambi spronano l'altro a continuare o a riprendere la carriera agonistica.
Credo che sia questo ciò che davvero mi ha colpito. Dopo i primi episodi pensavo fosse qualcosa di trito e ritrito, con il personaggio più forte che gioca con quello più debole e finisce per innamorarsene, rimanendo comunque in posizione di forza. Invece Yuri, nonostante si consideri un debole, non ha nessuna intenzione di diventare uno zerbino, come atleta o come persona. E Victor, nonostante un'entrata in scena non proprio felice, non ha mai voluto scherzare o cercare qualcuno da plagiare. Al di là della parte atletica, l'unica cosa che insegna a Yuri è l'importanza di amare se stessi e di trovare la propria personalità. In fin dei conti, la loro relazione mi sembra tra le più sane viste o lette ultimamente.

L'USO DEI SOCIAL
Chi ha scritto questo anime sa come usare i social ai fine della trama e della promozione e tutto sommato riesce a lanciare anche qui un messaggio positivo.
I personaggi di Yuri on ice sono iperconnessi, più sono giovani e più hanno nel cellulare una propaggine di loro stessi. Victor si decide ad andare in Giappone dopo la visione di un video di un allenamento di Yuri registrato e postato da tre bambine. Yurio lo raggiunge seguendo i tag delle foto che Victor ha postato sul suo profilo quasi come moderne briciole di pane. Tutte le relazioni tra i pattinatori, sparsi per metà dell'anno ai quattro angoli del mondo, avvengono attraverso i social, con cui comunicano, si spiano, lanciano messaggi di sfida.
La promozione stessa dell'anime credo sia passata in gran parte attraverso i sociale e i commenti dei pattinatori stessi.
I personaggi più maturi, tuttavia, hanno un uso più consapevole del mezzo e sanno di praticare una disciplina che vive molto anche d'immagine. Victor spende bene il proprio tempo nello spiegare ai due Yuri che non sono in grado di gestire la loro immagine e che ci sarà sempre una differenza tra ciò che si mostra in foto o in scena e la loro personalità. In uno degli episodi vediamo Victor e un suo storico avversario/amico posare in foto ammiccanti da mandare in rete, ma loro sono i primi a proteggere la propria e l'altrui privacy quando sanno di avere nelle memorie dei cellulari materiale davvero imbarazzante.

LE COSE CHE NON FUNZIONANO
Non è che sia tutto perfetto, sia chiaro.
Yuri on ice è, in fin dei conti, uno spottone al pattinaggio artistico, che mostra in maniera fin troppo edulcorata. Il grande assente dalla trama è l'infortunio. Victor e il suo amico e rivale, ancora competitivi anche se prossimi ai trent'anni, sono praticamente dei sopravvissuti in uno sport in cui si si rompe spesso e spesso male. Raccontare una stagione in cui nessuno dei personaggi, neppure quelli secondari abbia un infortunio non sono non è credibile, ma rende il pattinaggio stesso un po' troppo lezioso per i miei gusti (sarà che sono d'accordo con il kazako, "al diavolo la danza, per me il pattinaggio è una guerra").
Il personaggio di Victor è scritto male, cosa piuttosto grave in una storia che si regge su tre personaggi. Victor galleggia senza un passato, definito solo dal fatto di essere una leggenda vivente del pattinaggio. Dobbiamo fidarci degli altri personaggi, quando dicono che lo stare con Yuri lo ha cambiato, dato che non abbiamo idea, neppure come sottotesto, di come si comportasse prima.  E avere in scena un personaggio che ha mollato tutto da un giorno all'altro senza che lo spettatore riesca a capire se l'impulsività fosse o meno un tratto del suo carattere non è il massimo. Inoltre non sappiamo cosa davvero lo abbia spinto a un ritiro temporaneo, basta davvero il non aver più stimoli? Questo toglie molta forza al suo percorso come personaggio, oltre tutto compresso negli ultimi tre episodi, ed è, dal mio punto di vista un po' un peccato.

Al netto di tutto, Yuri on ice è una storia volutamente leggera, fatta per far star bene e far apprezzare il pattinaggio.
Funziona come antidepressivo e antistress senza effetti collaterali (a parte l'insano desiderio di acquistare un portafazzoletti a forma di barboncino) e tutto sommato, in questo mondo che ci mostra sempre più cattiveria, competitività, ritorno di nazionalismi esasperati, porta dei messaggi tutt'altro che disprezzabili.

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