domenica 19 aprile 2020

Racconti nel tempo del Coronavirus/8


Le cose che desidero e le cose che so (di non sapere)
In quest'ultima settimana in cui tutti parlano di fase 2 i miei desideri confliggono anche pesantemente con quello che so di ciò che mi sta accadendo intorno.

Odio cordialmente la Didattica a Distanza. Non dico che non funzioni, che non regali dei bei momenti, solo che non è il mio modo di intendere la scuola. Funzionicchia, nel mio caso, perché ho due terze medie composte da ragazzi autonomi e volenterosi, li conosco, quindi anche se non vedo i loro visi come vorrei, se a volte sento solo scariche elettrostatiche al posto della loro voce, sono in grado, in un certo modo, di colmare i vuoti e di interpretare gli spazi vuoti. L'idea di prendere due prima l'anno prossimo con questa modalità mi deprime fortemente. Ma mai quanto l'ipotesi, tutt'altro che remota, di dovermi mettere in aspettativa non retribuita nel caso mia figlia non possa tornare all'asilo, non possa avvalermi dell'aiuto dei nonni, per ovvi motivi sanitari e non trovi un baby sitter adeguatamente formato che non mi costi un medio organo interno ogni mese.
Quindi i miei desideri come prof e come mamma sono abbastanza chiari. Vorrei una normalizzazione almeno parziale, almeno per mia figlia, che in fatto di autonomia (socializzazione non so perché non può socializzare) perde pezzi ogni giorno.

Purtroppo non solo ho una spolverata di cultura scientifica, ma anche un marito infiltrato in Big Pharma. Lavora in un'industria chimico farmaceutica che ha contatti con i ministeri della salute di mezzo mondo.
Ovviamente loro non sono chiusi, perché fanno ad esempio antitumorali e nessuno vuole che cure salvavita si interrompano adesso per mancanza di farmaci, ma hanno anche i mezzi per prendere sul serio l'emergenza. Il marito, per fortuna, lavora spesso da casa, ma sappiamo cosa accade là.
Venerdì un dipendente è risultato positivo al tampone. Tutto il turno è stato messo in quarantena, la produzione bloccata per sanificazione. Verranno chiuse le aree caffé e qualsiasi altro posto dove si debba stare senza mascherina (ad esempio la mensa).
Ora, sono sicura che mettere in quarantena un intero turno, quindi rinunciare per 15 giorni a un bel numero di lavoratori e bloccare tutti per sanificare sia un bel danno economico. Eppure visto che è un'azienda di farmacisti in contatto con i ministeri, lo hanno fatto.

Questo per spiegare perché la fase due mi spaventi, al di là dei miei desideri.
Per quanto ne capisco io, se tutti fossero super diligenti (in Italia utopia), con mascherine adeguate (che non abbiamo nelle giuste quantità) e guanti, stare all'aperto e a distanza si potrebbe anche fare. Ma al chiuso è un disastro. Al chiuso gli ambienti sono piccoli, l'aria ristagna e non si può bere, prendere un caffé o mangiare con una mascherina. 
Quante aziende vorranno comportarsi come quella di mio marito? Quanto ci vorrà perché i luoghi di lavoro si trasformino in luoghi di contagio?
E le scuole?
Alle mie domande costanti le risposte di mio marito sono un continuo "non si sa". Se non lo sa lui temo non lo sappia nessuno.
Non si sa per quanto tempo, una volta superata la malattia si sia immuni. Forse tanto, forse poco. Chissà. Questo è un enorme problema anche per il vaccino. Ne basterà uno? O poi il virus muterà? Non si sa.
E i bambini? Ormai si sa che si ammalano poco. Ma perché? Mistero. Non sappiamo se siano asintomatici e quindi possibili untori (probabile) o abbiano a tutti gli effetti una carica virale bassa.
Non si sa perché siamo in una fase di emergenza, non riusciamo a fare tamponi a tutti in tempi non biblici, figuriamoci indagini a tappeto. Il massimo che ho visto sono stati dei questionari su base volontaria, cioè una fase assolutamente preliminare di studio epidemiologico serio.
Quanto ci vorrà per avere risposte? Mesi. 
Quindi per quanto vorrei una parvenza di normalità almeno per i bambini, l'idea di rimandarli a scuola senza sapere cosa questo possa comportare è da abbandonare. 
Al momento la mia migliore speranza risiede in una sorta di cappellino/caschetto per isolare la testa del bambino e evitare che si possano tocchicciare il viso. Tre mesi fa mi sarebbe sembrata follia, ora è una speranza. Potrebbero quanto meno andare al parchetto e rendersi conto che esistono ancora altri bambini al mondo.

Quindi per quanto io possa desiderare un "riapriamo le scuole ora!". In Italia, con le nostre strutture scolastiche, la nostra attitudine al rispetto delle regole, dei focolai ancora attivi e lo stato attuale delle conoscenze, non mi sembra una buona idea.
E lo dico con rammarico, eh...

Certo, un minimo di considerazione in più per i bambini che vada oltre al "se hanno problemi è colpa dei genitori" non mi farebbe schifo, eh.
Nella mia regione le tinte per capelli sono bene di prima necessità (due ciuffetti dei miei capelli sono tornati rosa), i vestiti per bimbi no. Mia figlia ha sfondato le scarpine. Con la sua velocità di crescita comprare scarpe in anticipo è impensabile. Ho controllato i negozi che fanno spedizioni sul mio territorio. Posso ordinare pasti stellati (fatto per il mio compleanno, lo ammetto), articoli per il giardino, per gli animali, modellistica varia, ma vestiti per i bimbi no. Vestiti firmati per adulti invece sì. Potrei persino ordinare una tutina per il gatto con consegna in due ore. Mi sono affidata a Amazon. Consegna 5 giugno. A una mamma che si è lamentata di questo è stato risposto che tanto i bimbi devono stare in casa, mica hanno bisogno di scarpe. Se hanno un giardino devono stare in casa lo stesso per rispetto di chi non ha un giardino (ma allora questo non dovrebbe valere anche per gli adulti a cui vengono venduti gli attrezzi per il giardinaggio con consegna in giornata)?
Ovviamente lo stesso problema delle scarpe si ripete per tutto il guardaroba, ma suppongo che possano girare nudi, visto che sta vendendo il caldo (sia chiaro, non voglio capi firmati prodotti ora, un qualsiasi fondo di magazzino della giusta dimensione mi andrebbe bene).
E allo stesso modo non sopporto che si cerchi di farmi credere che la colpa dei contagi che continuano in Piemonte sia di bambini come la vicina di casa che percorre con la sua biciclettina i duecento metri previsti in maniera ossessiva (alla faccia di un'altra idiozia che gira e che recita "non è il movimento che manca ai bimbi") e non delle aziende riaperte in deroga, delle segnalazioni dei medici di base perse, dei tamponi non fatti e dei malati mandati nelle strutture per anziani.

Oggi va un po' così, con i desideri che confliggono con quello che so,
Vorrei che tutti avessero un po' di pazienza con il prossimo.
Sono ancora una privilegiata, ho un lavoro sicuro, se il caso potrò perfino smettere di lavorare per un periodo e poi riprendere, una casa con giardino. Non vedo i miei genitori da metà febbraio, ma so che stanno bene.
 È normale e comprensibile che chi sta in un monolocale, ha perso il lavoro e/o ha dei cari malati abbia i nervi pronti a saltare.
Quello che non voglio è che ora si creano due tifoserie opposte, "state a casa, deficienti" contro "riapriamo tutto ora".
Non è tempo di creare tifoserie e giocare all'insulto più forte. 
Ci stanno le lamentele e gli sfoghi. Non per tutti aspettare ancora in questa situazione è facile. 
Il fatto di desiderare fortemente una cosa, però, non la rende automaticamente fattibile.
Oggi più che mai dobbiamo accettare che i nostri desideri, anche quando sono più che legittimi, come riprendere a lavorare, fare due passi, bere un caffè al bar, debbano aspettare.

In tutto questo credo di voler spendere due parole di ringraziamento all'amministrazione comunale del mio minuscolo borgo.
Intanto per la gentilezza delle comunicazioni. Invece di "se andate a fare la scampagnata sulla collina domestica vi mettiamo in galera" e cose del genere è arrivata "visto che non potete andare a fare l'abituale passeggiata sulla collina domestica vi mandiamo noi le foto" (per chi non lo sapesse, il nostro borgo ha una collina molto amata ed è abitudine locale salirci in cima spesso, per qualcuno era anche una passeggiata giornaliera).
Si è attivato un servizio a domicilio gratuito per i negozi di alimentari del borgo gestito da volontari che è comodo ed efficiente e si continuano a pensare strategie per fare comunità.
L'ultima iniziativa a me non sarebbe mai venuta in mente. Un volontario ha risistemato il cimitero, mandando la foto della tomba di famiglia a chi ne facesse richiesta. Io non ci avrei mai pensato, ma credo che per molti non andare a prendersi cura dei propri cari defunti sia una sofferenza e sapere che la tomba è ben tenuta e poterla vedere sia un sollievo.
Ecco, questo è un modo di vivere questo periodo che mi piace, con poche urla e un tentativo di venire incontro alle esigenze dei cittadini.

13 commenti:

  1. Ci sono molte cose in questo post a cui ho pensato pure io, seppur vivendo realtà ben diverse. Cioè una città anzi una metropoli e non ho figli. Io lo capisco che si possa non avere vestitini della giusta taglia e sia un problema. Da noi la mensa è chiusa da un pezzo, in ufficio sto con la mascherina le rare volte in cui vado e mi lavo le mani 2000 volte, la paura rimane. Domani è l'anniversario della morte di mio padre e x me è uno strazio non andare al cimitero. Sarò triste tutto il giorno, già lo so e l'iniziativa del vostro volontario è bellissima. Sto commentando un po' random, scusa. Fondamentale è un grosso punto di domanda su tutto, sul come, sul quando con la speranza che ogni tanto vacilla. Un abbraccione

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    1. Per dovere di pignoleria (perché in questi giorni poi è un attimo essere fraintesi) l'iniziativa non è del volontario, ma del comune che ha individuato e incaricato un volontario. A me non sarebbe venuto in mente, ma immagino alle tante persone nelle tue condizioni. Avere almeno una foto della tomba in buono stato sarebbe meglio di niente. Meglio di niente ormai è il nostro motto, più o meno quello che si può ottenere in questi giorni.
      Ieri è mancato il padre di una mia amica. Non potranno fare neppure il funerale. È una cosa giusta, che capisco. E pur tuttavia le ragioni della scienza e del buon senso a volte confliggono con quelle del cuore

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    2. Hai fatto bene a specificare, certo non è fattibile a Milano. Chi viene a mancare in questi giorni, qualsiasi sia la causa, non ha neppure un saluto che è un momento tremendo ma quanto mai necessario nell'elaborazione del lutto, deve essere davvero orribile. Che pena tutto.

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  2. L'iniziativa del tuo comune con la foto della collina e la cura del cimitero è lodevole, in un momento così credo sia molto di aiuto. Sui vestiti per bambini ti capisco, anche mia nipote che ha due bambini era molto preoccupata perché entrambi non avevano più scarpe, però questa settimana hanno aperto i negozi per bambini ed è riuscita a comprare quello che mancava, nel comune dove abita ci sono diversi negozi per bambini per fortuna, ma mi immagino che nel tuo piccolo borgo non ci siano ed è sicuramente un problema. Credo che tu abbia tutto il diritto di goderti il giardino con tua figlia visto che ce l'hai, con le scarpe e i vestiti spero che tu riesca a risolvere al più presto. Il futuro è una grande incognita e non oso essere ottimista però un po' di speranza me la lascio. Un abbraccio

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    1. In Piemonte le riaperture non ci sono state. Anzi, nel supermercato più vicine a casa è stato aperto per tutto marzo il reparto libri. Non mi sento una particolare sovversiva nell'averne acquistato uno (che credo recensirò nel prossimo post) e portavo sempre a mia figlia un libretto della Disney. Adesso ha chiuso anche quel reparto. Certo, via internet i libri adesso arrivano più rapidamente delle scarpine, eppure vederlo sbarrato mi ha fatto molta tristezza (una cosa solo emotiva e immotivata, rispetto a tutto il resto, sia chiaro).

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  3. I dubbi sulla ripresa della "normalità", che ormai deve stare tra virgolette, sono tanti. Anch'io ci penso, e non so bene cosa faremo e cosa succederà. Come dici tu, il fatto di desiderare fortemente una cosa non la rende automaticamente fattibile. Preghiamo e incrociamo le dita... questa volta è concesso, credo.

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    1. Il diritto alla speranza confidiamo che sia garantito. E le dita, almeno, tra sorelle della stessa mano, possono ancora abbracciarsi

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  4. Tutto, adesso, pesa, perché l’isolamento della quarantena comincia a fare sentire i suoi effetti. So immedesimarmi in chi ha figli piccoli, perché, sebbene i miei siano già grandi, ho mio fratello e la sorella di mio marito con bimbi piccoli e quando raccontano tutti i disagi che stanno vivendo mi confondo insieme a loro. Capisco ogni tua preoccupazione, siamo alle soglie della famosa “fase 2”, vediamo a cosa porterà: spero solo che non mini quei risultati che abbiamo ottenuto con i sacrifici fatti fin qui.

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    1. Adesso come adesso ho raggiunto un equilibrio anche confortevole. Sto bene, i miei cari stanno bene, ho una casa spaziosa. Mi sale la depressione ogni volta che leggo un articolo sulla riapertura delle scuole. Perché l'ipotesi che va alla maggiore prevede lezioni scaglionate per i ragazzi più grandi e quindi più monte ore per gli insegnanti e asili chiusi. le due cose sono abbastanza inconciliabili. Poi, certo, un sacco di persone hanno preoccupazioni più gravi. Però l'idea di rinunciare al lavoro non mi piace, così come non mi piace tenere la figlia reclusa a tempo indeterminato. Capisco che non si possa fare altro, ma almeno si potrà dire che non mi piace.

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  5. Stiamo purtroppo passando a una fase in cui cerchiamo di immaginare quello che sarà da qui a qualche mese... e la visione non è celestiale, anzi. Noi insegnanti avremo un bel da fare se continua questa modalità a distanza, che come te io soffro molto, perché ho la sensazione di qualcosa di scadente. Al momento fra colleghi stiamo anche discutendo come si dovranno scrivere le relazioni finali, se davvero dobbiamo puntare a completare i programmi, se la valutazione in qualche modo abbia valore a queste condizioni. Io per fortuna non ho una terza quest'anno.

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    1. Io ho due terze. Per fortuna in generale sono ragazzi volenterosi quindi l'obiettivo è mandarli alle superiori nelle migliori condizioni possibili. Però che fatica. E che enorme differenza tra chi ha i genitori a casa che lo aiutano e che non li ha! E poi la scuola dovrebbe aiutare ad appianare le differenze sociali...

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  6. Le iniziative del tuo borgo mi sono piaciute tantissimo. L'immagine della tomba di famiglia è commovente. Queste son le cose che vorrei fiorissero da questo periodo di crisi.

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    1. Sì, sono molto contenta di come si siano organizzati.

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