Le nuove restrizioni, la zona rossa mette in luce le nostre idiosincrasie e le nostre debolezze. Ognuno di noi ha una sua frazione di libertà a cui non intende rinunciare. La corsetta, il caffè al bar, la chiacchiera col collega, il giro al mercato, quel piccolo brandello di normalità su cui ci asserraglia o la cui rinuncia sembra per assurdo pesare di più di quelle grandi.
Tra tutti, quelli che mi fanno più tenerezza sono gli innamorati. Che si abbia 14 o 94 anni, stare lontani da chi si ama è difficile. Per quanto non sia disposta a prendere alla leggera le norme del distanziamento sociale non riesco a ritenere colpevoli gli adolescenti che si appostano sotto casa dell'amato/a, chi ruba un (pericolosissimo, sia chiaro) bacio clandestino, chi si inventa la qualsiasi per un saluto nei boschi. Ogni età in questo momento ha le sue rinunce, ma nel fondo del mio cuore ringrazio che tutto ciò non mi abbia colto nel mezzo dei miei (per altro pochi e burrascosi) amori adolescenziali.
Ognuno poi si attrezza come si può, cercando di imbastire una normalità precaria, senza allarmare troppo magari i bambini. Qui da dove scrivo ormai il covid ci assedia. Ho amici ammalati, altri con sintomi in attesa di tampone, l'ambulanza ha portato via qualcuno giusto quattro o cinque case più in là. Mio padre è ancora positivo e mia mamma è ancora in ospedale. La trincea si è fatta più che altro psicologica, perché per loro la solitudine pesa. Gli ospedali, poi, sono fortini blindati da cui è difficile carpire notizie.
La nostra alla fine è una famiglia come tante, in una situazione come tante e non certo delle peggiori. Per attrezzarci alla sopravvivenza in questo autunno/inverno che si prospetta lunghissimo, alla fine il gattino l'ho preso davvero. Giovedì, con la sua autocertificazione in regola (del resto raggiungeva il suo domicilio definitivo) è arrivato Oberon. Obi si è installato in casa con la timidezza di un monarca. È uscito dal trasportino e si è diretto subito alla ciotola. Ha ispezionato casa, ha abbattuto tutte le mie piante (!) e si è installato sulla parte più alta del divano. Conscio della propria superiorità e consapevole che tutti noi siamo qui solo per servirlo, ha accettato di buon grado di giocare con il cucciolo d'uomo, di farsi accarezzare dagli umani e anche di accettare i servigi del persiano. In effetti la convivenza tra le palle di pelo sta funzionando molto meglio del previsto e le due creature insieme sono molto più buffe di quanto non siano prese singolarmente.
In questa normale anormalità prosegue anche il nostro gruppo di lettura, ormai in formato videoconferenza.
Lamento di Portnoy
Lamento di Portnoy è il lungo monologo che un ebreo americano prepara per lo psicanalista che dovrà incontrare. Vi spiega le sue origini, il rapporto con i genitori e sopratutto quello con il sesso e con le donne.
Ecco. Su questo il gruppo di lettura si è nettamente diviso e secondo me non è stata neppure una questione di gusto, di etica o di sensibilità, ma di mero funzionamento dell'immaginario.
Io sono molto visiva nella mia immaginazione, ho vivide immagini mentali, so usare (anche se di fatto usarle è troppa fatica) alcune tecniche mnemoniche basate sulla visualizzazione, considerati i miei occhiali vedo meglio i parti della mia mente che la realtà. Purtroppo non ho un controllo totale sul come il mio cervello visualizza ciò che leggo. Il capitolo 2 di questo libro è dedicato all'autoerotismo del protagonista. Che il mio cervello mi ha mostrato come un giovane Woody Allen (con però i capelli neri), nudo e intento a cercare di darsi piacere in ogni modo possibile. Ecco era come se questo arrapato adolescente non propriamente piacente si fosse installato davanti a me. Non ce l'ho fatta. Io lo capivo perfettamente che c'era ben altro e di ben più interessante nel romanzo. Ma niente, la mia visualizzazione mi impediva di concentrarmi su qualcosa di diverso dall'ansito del Portnoy brufoloso che il mio inconscio mi proponeva. Non ce l'ho fatta. E di solito non sono una che si scandalizza. Il problema qui era proprio estetico e visivo. Capirete che ciascuno è libero di darsi piacere con del fegato crudo, se crede, ma a casa propria, non nella mia!
Non sono mai arrivata al capitolo tre. Per fortuna altri lettori lo hanno fatto per me e mi hanno riferito di ciò che comunque si intuiva già sotto la fregola dei primi due capitoli. Lamento di Portnoy è la lunga odissea interiore di un uomo che non trova se stesso. Si oppone ai propri genitori come potrebbe farlo un bambino, rinnegando la propria religione e allo stesso tempo continuando a guardare il mondo filtrato da essa. Chi ha letto ha rilevato come questo sia così tipico di molte persone di religione ebraica. Da un lato vivono la religione e il retaggio culturale, con tutto quello che ne consegue, come un peso da cui vorrebbero svincolarsi. Dall'altro vi rimangono ancorati senza riuscire a pensare a se stessi se non come a degli ebrei. In tutto questo, ovviamente, il sesso non è che una metafora, il desiderio di Portnoy di possedere sempre e soltanto donne non ebree a cui tuttavia non riesce a legarsi altro non è che una lotta contro se stesso e la propria identità. Ho trovato il dibattito molto interessante e stimolante. Tuttavia sono sicura che non arriverò mai al capito tre. Posso superare molte cose, ma l'inciampare nel Portnoy quindicenne che sparge ovunque il proprio seme è troppo.
Che bello Oberon! Assomiglia molto al mio, è per caso un siberiano o un incrocio con siberiano?
RispondiEliminaÈ un ragdoll, però sì, assomiglia molto al vostro.
RispondiEliminaAllora benvenuto al gattone.
RispondiEliminaSai che che mi sono sempre fatta l'idea che Roth sia sopravvalutato?
Non saprei. A chi l'ha finito è molto piaciuto, quindi mi astengo dal giudizio, per ora.
EliminaTu almeno sei arrivata al capitolo due! Io temo di essermi fermata a una citazione pescata non so dove e aver pensato "ma che incommensurabile par di palle!". Temo che, davvero, non sia pane per i miei denti.
RispondiEliminaUn saluto al bellissimo Oberon e tantissimi auguri per te ❤️ Qua, come sai, va un po' meglio ma insomma non proprio di lusso
Davvero, molti lettori ne sono arrivati in fondo soddisfatti, quindi forse, come si dice alla fine di una relazione, il problema ero io e non lui.
EliminaChe bel gatto, Oberon è un nome maestoso, mi sembra azzeccato per la personalità che ha subito dimostrato :)
RispondiEliminaIn bocca al lupo per i tuoi, spero che questo momento passi presto, un abbraccio virtuale.
Da ieri mio papà è ufficialmente guarito! Pian piano ci stiamo riassestando, anche se io sono ancora terribilmente indietro con le cose da fare (e anche il blog ne risente)
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