lunedì 4 maggio 2015

Fare la scaletta di un romanzo


In questi giorni sono alle prese con la scaletta della riscrittura del romanzo delle streghe. Riscrittura per modo di dire, visto che della versione originale si è salvato un personaggio principale su tre e il nome e la professione di vittima e assassino. Si tratta, insomma, di una storia del tutto nuova.

Non uso nella fase di costruzione alcuna metodologia particolare (ho scoperto che adesso va di moda il metodo fiocco di neve, ho letto qualche articolo, ma in tutta sincerità mi è parso in alcuni passaggi un'inutile complicazione) né programmi ad hoc. Mi limito a mettere uno dopo l'altro gli eventi principali nell'ordine in cui il lettore li incontrerà e, nel caso particolare di un giallo che si svolge in un arco di tempo limitato, suddividerli giorno per giorno.

So che molti autori scrivono a braccio, ma io, almeno per le trame articolate, sento la necessità di definire a monte il susseguirsi degli eventi. Certo, la scaletta non è scritta a lettere di fuoco sulle tavole della legge, ma più riesco a mettere dei punti fissi e più mi sento tranquilla. Se non altro, se mi rendo conto che c'è una svolta di trama che non fila come dovrebbe, so che c'è un problema.

QUALI SONO I VANTAGGI DEL PROCEDERE CON UNA SCALETTA PRIMA DELLA STESURA DI UNA STORIA ARTICOLATA?

– Definire una timeline
Questo bel post di Lisa  spiega bene quali difficoltà ponga la gestione del tempo in un romanzo. In quale giorno della settimana siamo? Meglio evitare che ci siano due domeniche di fila o che i nostri personaggi siano costretti a lavorare ininterrottamente per decine di giorni perché il fine settimana non arriva mai!
Se dobbiamo riferirci ad avvenimenti avvenuti prima dobbiamo sapere quanto tempo prima è avvenuto un fatto.
Se Tizio ha x anni nel momento y, doveva averne x-3 tre anni prima, ovviamente. In una storia con molti personaggi e molti salti/riferimenti a prima e dopo definire x-3 può risultare molto meno ovvio del previsto.
Definire una scaletta con una timeline ben scandita, mi aiuta a non perdermi in questi dettagli che, alla lunga, possono essere snervanti.

– Collocare correttamente i personaggi nello spaziotempo
Ragionare sulla mera struttura mi permette di collocare ciascun personaggi nel giusto luogo e nel giusto tempo e mi fa rendere conto che se Tizio deve andare dal posto A al posto B ci metterà un certo tempo e quindi potrà o non potrà incontra Caio che si trova nel luogo C in un altro momento. 
Mi permette di ragionare cartina alla mano e vedere, nelle varie location, dove sono collocati i luoghi più importanti, chi può incontrare chi per caso andando dove, rendendo più fluide e meno artificiose le interazioni tra i personaggi.

– Concentrarsi su un problema alla volta
Quando scrivo, cerco di immergermi il più possibile nella scena, di sentire le emozioni dei personaggi e di renderle vive sulla carta. Mi è difficile ragionare nello stesso momento anche sulle svolte della trama, perché sono talmente immersa nei personaggi che non ho il giusto distacco.
Ragionando prima sulla scaletta li guardo da fuori e posso analizzare ad una ad una le svolte della trama. Negli ultimi tre giorni sono rimasta ad arrovellarmi su un problema "botanico" che, tuttavia, costituiva una svolta della trama non indifferente. Mi sono documentata, ho chiesto consiglio e alla fine ho trovato una plausibile soluzione. Oggi sono arrivata fino al momento dello "scontro finale" e, immagino, ci passerò su la sera. Con un po' di fortuna domani avrò tutta la trama ben dipanata.

– Preparare la documentazione
In fase di scaletta non mi serve conoscere tutto nei dettagli, mi serve conoscere bene in nucleo del discorso (chiamo questo progetto "le streghe" e ho già acquistato 4 saggi sulla stregoneria e sono andata appositamente a una conferenza), ma inizio anche a rendermi conto di quante altre informazioni avrò bisogno. Posso iniziare a fare un elenco di libri o di siti di cui avrò bisogno, senza leggerli nel dettaglio. In fase di scrittura, poi, andrò sul sicuro a reperire la documentazione necessaria senza doverci perdere giorni. Magari inizio a farmi prestare il libro di cui ho bisogno o a cercare una persona che conosca quella data informazione che mi servirà, magari, al capitolo trenta.

– Guardare la storia senza eccessivo coinvolgimento
Tutte le storie che scrivo le scrivo perché me ne sono innamorata. Questa, in particolare, è in assoluto la più personale che mai mi sia capitata per le mani. Volente o nolente, c'è molto di me nella protagonista, sopratutto in questa nuova versione in cui si è fatta più vicina anche per età. Quando scrivo non riesco ad essere del tutto lucida nei confronti della storia. Scalettare è un lavoro più tecnico, noioso e freddo. Aggiunge distanza.
C'era, nella versione originale una sottotrama tratta da una storia vera che mi aveva molto colpito. Ci tenevo molto e avrei voluto tenerla anche in questa versione, ma in questi giorni mi sono resa conto che non aveva molto senso. Tagliandola avrei dato più spazio alle storie principali senza confondere ulteriormente il lettore. Allo stesso modo ci tenevo a far fare una comparata a padre Marco, il protagonista de La roccia nel cuore, ma non era necessario. Era solo una questione affettiva, non funzionale. L'ho tagliato. Tagliare la sua parte da un testo già scritto sarebbe stato come automutilarmi. Eliminarlo da una scaletta in cui occupava una riga è stato molto meno doloroso.
La scaletta si può modificare, scrivere, rileggere, girare. Se ne possono fare due o più versioni e vedere in quale gli eventi scorrono con più naturalezza. Come un cubo di rubik si può continuare a girare, a provare, fino a che non si trova la giusta collocazione per tutto i tasselli.

Lavorare sulla scaletta non è certo la panacea di tutti i mali né una garanzia di successo. Il Cielo solo sa che ne sarà di almeno due storie scalettate con amore, scritte e al momento arenate nel cassetto. Però è un metodo che mi aiuta e volevo condividere quelli che sono, a mio avviso, i i vantaggi.
Voi come vi regolate?

PS: il primo maggio sono stata a una bellissima manifestazione vivaistica dove i fiori sembravano urlare: "fotografami! Fotografami!". Questa è la prima delle foto scattate.

19 commenti:

  1. Davvero utile quello che dici, Tenar. Io che non amo le scalette e che spesso mi costringo a farle per poi tradirle, riconosco che un modo di lavorare come il tuo è sicuramente più proficuo e permette di non disfare intere parti.

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    1. L'idea è quella. Che poi funzioni è una questione MOLTO diversa...

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  2. Di solito preparo una traccia di massima prima di scrivere, che però consenta una certa flessibilità quando faccio la revisione, o meglio le revisioni.

    Poi una scaletta finale con tutte le scene, ognuna delle quali è descritta in poche righe. Questo controllo mi permette di tagliare scene nono funzionali e che, pur belle, allungano inutilmente la trama.

    Preparare una timeline è essenziale per non scrivere assurdità anagrafiche, ma incastrare avvenimenti storici con quelli di fantasia.

    Invece sono curiosa, che cos'è questo metodo "fiocco di neve" (se non è troppo lungo da spiegare)?

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    1. Il fiocco di neve lo trovi ben spiegato in rete da chi ci ha capito più di me. Io ho chiuso il post esplicativo quando ha iniziato a dire che serviva un foglio excel o, meglio, il programma apposito.
      Anche per me la timeline è essenziale, anche se a prepararla mi annoio un po'...

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  3. A volte, come ho detto spesso, non mi regolo affatto e finisco nei guai. Dipende molto dal testo, i fatti narrati in genere non durano mai più di 9 mesi/1 anno, ma in effetti anche se non si tratta di 100 anni di solitudine la cronologia degli eventi è importante. In Cene tempestose Stefano a un certo punto è già partito per gli USA, ma dopo è ancora in Italia, gravissimo, l'ha notato una mia lettrice ingegnere che ha un naso pazzesco e volevo spararmi (alternativa: sparare all'editore!) con una scaletta questo problema sarebbe stato evitato. Nel romanzo che sto scrivendo ora sono ricorsa a una scaletta scritta a mano, scrivendo gli avvenimenti e con una serie di frecce e asterischi la loro collocazione in termini di causa effetto: Emanuele deve PRIMA andare in montagna, e DOPO all'addio al celibato. Cose così, abbastanza raffazzonate a dire il vero, ma credo di non aver fatto danni sta volta nello svolgimento della trama secondo logica. Bacio Sandra

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    1. Di solito faccio a mano anch'io, ma mi è stato fatto notare che il copia/incolla risolve un sacco di problemi, così a questo giro mi sono informatizzato anche per la scaletta...

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  4. Secondo me il tuo fiore è un esibizionista! Se vede una margherita la calpesta. ;) (Bellissimo!)
    Mi piace molto sentirti parlare di come scrivi, perché si sente in te il buonsenso unito alla pratica e alle conoscenze teoriche, che adotti solo dopo averle passate al setaccio. Lavoro in modo quasi identico, ma con sentimenti forse diversi, perché per me la scaletta è ancora vicina al brainstorming. E' come se la storia mi si svelasse passo passo mentre cerco di capire quali siano le sue tappe. Nello YA che sto scrivendo adesso, però, sono finita quasi a improvvisare. Cioè, so come va a finire e so che la storia sta in piedi, ma mi viene da definire le tappe di cui sopra un capitolo per volta: ne finisco uno, definisco il successivo, poi lo scrivo. Stavolta va così. Questo romanzo è tutto diverso dagli altri, e sono molto curiosa di vedere dove porta.

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    1. Anche a me la storia si svela via via, ma nel giallo si impazzisce sui particolari, l'indiziato x, la frase buttata lì al cap. 4 che torna utile al cap. 45 e così via. Questa volta voglio fare un lavoretto preciso, senza dover riscrivere i capitoli precedenti per dover inserire questo e quell'altro.
      PS: un sacco di fiori ed erbe esibizioniste. Sai quante arie si dà la menta fragola e come maltratta le altre mente dell'orto!

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  5. Preparare una scaletta è una meta che mi sono riproposta per il futuro romanzo, per ora procedo un po' a metà strada come dicevo qualche post fa.
    Come me te, sento la forte esigenza di concentrarmi su un problema alla volta e questo è anche il motivo per cui non riesco a progettare troppo in là, è come se dovessi fare un passo alla volta.
    Credo comunque che i tuoi siano validissimi motivi, soprattutto l'ultimo.

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    1. Anch'io facevo come te. Devo dire che impormi di fare le scalette ha velocizzato molto tutto il processo creativo. Poi, credo, ci sono generi, come il giallo, che quasi impongono la progettazione, altri in cui ci si può lasciare più liberi di scoprire passo a passo cosa succede

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  6. Quando ho iniziato a scrivere il romanzo ho fatto una scaletta molto sommaria, solo con una decina di punti chiave. Questo metodo può andare bene per chi secondo me riesce a gestire il proprio materiale, ma nel mio caso presenta una controindicazione non da poco: essendo una logorroica, mi lascio trasportare dalla mia scrittura e rischio di impiegare 15 capitoli per arrivare da A a B, per poi doverne tagliare la metà.
    Dopo aver compreso che sto tagliando un sacco di tempo, ho deciso di cambiare metodo. Senza interrompere la stesura (comunque non riuscirei a progettare tutte le scene e tutti i capitoli prima di iniziare a scrivere) ho creato un file Excel che aggiorno piano piano. Ogni riga riporta una scena, poi ci sono quattro colonne: l'obiettivo della scena, i personaggi, l'ambientazione e il PdV. Questo mi consente di comprendere se c'è un affollamento di personaggi, se ci sono troppe scene simili vicine. E gioco a tetris, spostando le righe finché non trovo l'incastro migliore. Penso che questo metodo mi sarà utile anche in revisione. :)

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    1. Sei già più metodica di me, allora. Per me è già difficile stabilire cosa succede, dove e quando. Sul resto vado a braccio.

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    2. In questo momento ne ho bisogno per velocizzarmi un po'. Sono andata a casaccio per un anno intero. Ho scritto tante cose utili, ma anche tante fregnacce. Poi, come dici tu, la scaletta non è scritta con il sangue e può sempre cambiare. :)

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  7. Ho fatto anche io tutti questi calcoli per alcune storie. Quando leggevo alcuni fantasy, mi mettevo a controllare se certe distanze potevano davvero essere coperte a piedi in quel certo periodo di tempo :)
    Così come calcolo gli anni dei personaggi, se passa del tempo.
    Riguardo alla documentazione, per me termina con la fine del romanzo. Ti accorgi per forza man mano che scrivi di avere bisogno di altre nozioni, non puoi prevedere tutto dall'inizio.

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    1. Certo, alcune cosa le scopri man mano, ma, ad esempio, ho impiegato due giorni a trovare la soluzione a un problema "botanico". Dovrò studiare meglio la cosa a ridosso della stesura di quei capitoli, ovviamente, tuttavia adesso so dove mettere le mani. Se mi fossi ritrovata a fare tutta la documentazione in fase di scrittura la cosa avrebbe segnato una battuta d'arresto non indifferente alla stesura. Durante la scrittura voglio controllare l'esattezza dei dati che inserisco, le minuzie, non voglio dovermi interrompere per settimane per farmi una cultura su qualcosa di cui non so niente. Questa fase preferisco risolverla prima.

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  8. In bocca al lupo.
    Non credo che esista una soluzione univoca per tutti, e sono certa che tanti autori lavorino meglio senza scaletta, ma ogni autore è diverso e in alcuni casi particolari (ad esempio in quei testi in cui ci sono diversi salti temporali, come dici tu) la scaletta risulta utilissima, anzi, indispensabile. Personalmente poi mi aiuta a non dover gettare interi capitoli :)

    Giordana

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    1. Intanto sono riuscita a completare la scaletta in una settimana e sono molto, molto soddisfatta di questo!
      Come dici tu, ognuno trova il suo modo. Credo dipenda anche dalla storia. Io ho visto che me la cavo senza scaletta fino alle 80000/90000 battute. Oltre mi incastro...

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    2. c'è sempre da imparare dai tuoi post. Grazie!

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    3. Leggendo i vostri blog ho sempre una sacco di spunti, mi fa piacere se la cosa è reciproca!

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