venerdì 6 maggio 2016

Corsi, concorsi e ricorsi


La mia attuale semi latitanza dal web è dovuta principalmente a due cose: il Concorso a Cattedre e l'Odissea burocratica. Se avessi tempo, entrambi meriterebbero un romanzo. Ieri ad esempio sono andata a ritirare un documento richiesto con proceduta d'urgenza che doveva essere pronto per settimana scorsa. Si erano dimenticati di firmarlo. Dato che comunque io ci metto un'ora di viaggio a raggiungere quell'ufficio e che loro avevano già una settimana di ritardo ho semplicemente dichiarato che non me ne sarei andata senza. Mi sono accampata lì davanti e due ore e mezza dopo sono uscita con il mio documento.
Ho vinto, ma ho comunque perso tutto un pomeriggio e, dato che il posto in cui mi sono accampata era gelido, ho guadagnato un superbo raffreddore. 

L'evento della settimana è stato comunque lo scritto del Concorso a Cattedre. Un romanzo non ho tempo per scriverlo, ma almeno un post bisogna pur dedicarglielo!

Antefatto
Tanto tempo fa per diventare prof ci si laureava e poi si doveva superare un Concorso Pubblico, tale concorso, si narra, era bandito con un certa regolarità. Si narra, non ho alcuna esperienza diretta, poiché l'ultimo Concorso di quella razza fu avvistato nel 1999 mentre io sostenevo la maturità.
Poi si pensarono due cose. Che forse i prof andavano preparati un po' meglio e che sulle loro aspirazioni professionali si poteva guadagnare di più. Nacque così una scuola biennale a pagamento per preparare gli insegnanti. Anch'essa, però, si estinse prima che io potessi accedervi. Fu chiusa con la scusa che aveva funzionato troppo bene e che c'erano ormai troppi prof in coda nelle "Graduatorie ad esaurimento" (nervoso) in attesa di passare di ruolo.
Date queste premesse non è chiaro come sia possibile che io e molti come me si abbia lavorato per anni nella scuola senza abilitazione alcuna. Ufficialmente i professori abilitati erano troppi, ma in pratica ogni santo settembre le scuole si trovavano senza docenti. Non per la necessità di coprire sostituzioni di malattia o maternità, proprio senza. Io ho lavorato pochissimo su sostituzioni, quasi sempre su "cattedra vacante" cioè posto vuoto. Assunta a settembre e licenziata a giugno. Negli ultimi tre anni assunta sempre dalla stessa scuola e per lo stesso posto.
Pian piano il controsenso ha iniziato a sembrare tale anche ai piani alti, ma la logica delle soluzioni che sono state proposte è come l'araba fenice che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.

Così nel 2012 è stato bandito un altro concorso, ma solo per coloro che si erano laureati prima del 2002. Ora, se mi sono diplomata nel 1999 e ho fatto una laurea quadriennale vedete anche voi come fosse improbabile per me partecipare al concorso del 2012, che per altro doveva svecchiare la scuola.
Nel frattempo però pareva brutto non guadagnare sugli insegnanti non abilitati (che nel frattempo continuavano a lavorare su posti disponibili, pur non esistendo ufficialmente). Quindi sono stati aperti due percorsi abilitanti, ovviamente a pagamento e tutt'altro che pro forma.
L'anno scorso ho investito mesi della mia vita, parte della mia sanità mentale e qualche migliaio di euro per conseguire l'abilitazione.

Rischiatutto in 15 minuti
Una volta bastava aver fatto la scuola abilitante per entrare in una graduatoria e ottenere, prima o dopo (spesso molto dopo, a dire il vero) un posto di ruolo.
Che banalità!
Bisogna essere selettivi e meritocratici!
Quindi è stato deciso che ci sarebbe stato un nuovo concorso, riservato agli abilitati, al fine di determinare i fortunati assunti nei prossimi tre anni.
Giusto per non metterci ansia, ci è stato detto che chi non lo avesse passato avrebbe dovuto cambiare lavoro (personalmente dubito che sarà davvero davvero così). Conti alla mano, noi partecipanti siamo tutti 35/40 anni, per la maggior parte donne, insomma, appartenenti a una categoria che non si ricicla proprio così facilmente nell'odierno mercato del lavoro, quasi tutti con famiglia. Giusto per prepararci con serenità.
Ora, in linea di principio, non ero del tutto contraria a quello che stava scritto sulla carta: un esame che doveva valutare le conoscenze didattiche, la capacità di usare il computer e la conoscenza di una lingua straniera. Ok, in effetti ci sta.
Nella pratica: 8 domande, sei aperte e due in lingua con 5 sottoquesiti ciascuno a cui rispondere in 150 minuti. Unico supporto: il vocabolario monolingua per la lingua straniera.
Al netto del tempo necessario a capire il funzionamento del programma su cui la prova si è svolta e quello necessario per salvare e assicurarsi che il salvataggio fosse andato a buon fine, 15 minuti a domanda.
Un quarto d'ora.
Qualche esempio di domanda a cui mi sono trovata davanti?
– Il candidato progetti un percorso sulla Memoria nella poesia tra '800 e '900 per un ultimo anno superiori che tocchi Leopardi, Pascoli, Gozzano, Ungaretti e Montale e indichi: testi proposti, verifica finale, griglia di correzione della verifica finale.
– Il candidato progetti un percorso di lettura per la scuola media sul tema del diverso, dello straniero e del profugo in cui figurino almeno tre brani, di cui almeno uno di autore straniero. Il percorso può prevedere l'utilizzo di strumenti multimediali.
– Il candidato progetti una lezione di due ore su un sonetto di Petrarca, in cui spieghi l'importanza di quest'opera nella storia letteraria italiana per una classe con alunni con Bisogni Educativi Speciali (indicare contenuti e metodi)...
Ognuna di queste domande avrebbe necessitato una risposta di almeno 2/3 cartelle editoriali. Non so quale sia la vostra velocità di scrittura, ma voi riuscite a scrivere 2 cartelle in italiano corretto in 15 minuti? 
Al di là dei contenuti (faccio presente che bisognava citare testi precisi o autori e titoli precisi di opere, per quanto gli argomenti fossero noti qualche secondo per fare mente locale...) voi ci sareste riusciti?
Possibile che l'unica capacità davvero valutata in un concorso di questo tipo sia la velocità di scrittura? 
È questo che fa di un prof un buon prof?

Il mio futuro vale 50 centesimi
Coloro che valuteranno il mio scritto saranno pagati 50 centesimi a elaborato.
Quanta attenzione potranno metterci?
Quanta attenzione ci metterei io, per 50 centesimi?
In una delle risposte (quella sul percorso di lettura) ho citato un autore, ho spiegato perché avrei scelto un suo brano, ma non mi è venuto il titolo dell'opera. Si tratta di un autore contemporaneo che ha al suo attivo moltissime pubblicazione, per 50 centesimi avranno voglia di controllare per vedere se quella di cui parlo esiste davvero o avrei dovuto azzardare un titolo a caso?
È bello, suppongo, sapere quanto lo stato valuta il mio futuro. 
50 centesimi.

Corsi e ricorsi
Molti professori precari sono stati esclusi da questo concorso. Moltissimi tra loro hanno fatto ricorso.
I casi sono i più vari.
Alcuni hanno ogni ragione. C'è un gruppetto di professori che non è riuscito a conseguire l'abilitazione entro il termine previsto (31 marzo) solo perché stavano facendo in quel momento il corso e i loro docenti hanno fissato l'esame finale ad aprile. Fossi in loro sarei furibonda.
Alcuni hanno una buona parte di ragione, perché per la loro classe di concorso non è stato previsto alcun percorso abilitante, almeno nella loro zona d'Italia.
Altri ci hanno comunque provato.
Ovvio che i posti disponibili sempre quelli sono e che più gente partecipa e minori diventano le possibilità di ciascuno di accedere a un posto disponibile. Così ci si trova, in aula insegnanti, a guardare con sospetto il collega ricorsista, che è un caro amico, sì, ma anche un competitor. E scoccia l'idea che il corso abilitante (costato denaro, tempo, salute e sanità mentale) sia stato in fin dei conti inutile.
Il gioco, dopo tutto, è sempre questo, frammentare una categoria in tante piccole sottocategorie per scatenare la più tipica guerra tra poveri cosicché quella che dovrebbe essere tuo amico finisci per vederlo come un avversario.

Questa è la situazione attuale. Lunedì ho sostenuto lo scritto, non so quando avrò gli esiti e non ho alcuna voglia di vederli. Domande alla mano, non potrei dare la sufficienza alle mie risposte abbozzate. Ho addosso una stanchezza infinita e un profondo senso di inutilità.
Poi, è chiaro, si cerca comunque di rimboccarsi le maniche e di andare avanti. Sbocciare sotto la pioggia, come il fiore che ho fotografato domenica. Però, ecco, la voglia di prendere a pugni qualcuno viene.

17 commenti:

  1. Qualunque cosa uno dica in questi casi sarebbe banale. Ti dico semplicemente: in bocca al lupo, come si usava all'università prima di un esame :-)

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  2. veramente che schifo! Sandra

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    1. Ma no, schifo no, alcune idee di base erano sensate. Però poi l'esecuzione del tutto, unita alla voglia di spendere il meno possibile ha fatto il resto.

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  3. Sono sicura che, comunque vada, si continuerà a insegnare, ciò che conta è non perdere l'entusiasmo e la passione, chi ci va di mezzo sono sempre gli alunni! Ad maiora!

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    1. Hai perfettamente ragione. Martedì mattina, nella classe che ho da tre anni ho chiamato 5 alunni con il nome sbagliato, figurati la qualità della mia lezione!

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  4. Non so perché, ma mi hai ricordato i concorsi pubblici che ho fatto io subito dopo la laurea: uno, in particolare, a Torino, ci vedeva tutti assiepati in un'aula con l'attenzione rivolta a uno megaschermo. Proiettavano lì le domande e noi su un foglio avevamo pochi minuti per rispondere, perché poi il display mandava la successiva e quelle precedenti erano belle che andate. Che metodo del piffero!
    Cose così ti fanno passare il piacere!
    Tieni duro e in bocca al lupo!

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    1. Ecco, sì, lo stile è proprio questo. Se non altro questa volta non eravamo assiepati, ma suddivisi un po' qua e un po' là in tutta la regione. Io sono capitata bene, certo, ho dovuto andare via il giorno prima da casa, ma almeno i controllori erano tutti gentili e capaci, non tutti i miei colleghi hanno avuto la stessa fortuna.

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  5. Non ho mai insegnato, anche se ho a che fare con insegnanti per lavoro e con testi per la scuola. Tutte le volte che ho dovuto confrontarmi con la burocrazia, comunque, mi sono sempre sentita presa per i fondelli dall'inizio alla fine del percorso.

    Nel tuo caso, come si fa a rispondere in 15 minuti a domande complesse come "– Il candidato progetti un percorso sulla Memoria nella poesia tra '800 e '900..." ? Già il verbo "progettare" la dice lunga!

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  6. E' terribile conoscere questi retroscena. Più che un percorso selettivo, quello per insegnare pare "Giochi senza frontiere" nei suoi momenti più assurdi. Devi essere davvero motivata per fare quello che fai, e questo mi fa pensare che alla fine avrai la meglio sul sistema. Di sicuro te lo auguro!

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    1. Attendiamo l'introduzione del percorso di guerra...

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  7. Che incubo! Entrambi i miei genitori sono (stati) insegnanti, ma nei bei tempi andati quando uscito dalle magistrali potevi cominciare subito a lavorare...

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    1. Iniziare a lavorare non è un gran problema neanche oggi. Il problema è stabilizzarsi

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  8. E poi si domandano perché quelli della nostra generazione (a prescindere dal lavoro che fanno: non credere che in altri ambiti siamo trattati meglio) siano per lo più scoraggiati e in crisi nera...

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    1. No, non credo che in altri ambiti vada meglio. Siamo, sì, una generazione scoraggiata... Che tristezza...

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    2. Ne parlavo proprio ieri con un collega che ha 65 anni, non vede l'ora di andarsene in pensione ma non può farlo: queste pseudo riforme altro non fanno se non bloccare l'ingresso dei giovani nel lavoro, costringendo nelle aziende persone che ormai con 40 anni di contribuiti non vedono l'ora di lasciare spazio a chi ha voglia e bisogno di lavorare...

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