mercoledì 21 settembre 2016

I misteri di Parigi – Piovono libri


Come raccontavo l'altro giorno, in estate i libri assegnati dal gruppo di lettura sono due, uno breve (Bellezza e Tristezza) e uno lungo, I Misteri di Parigi.
Era un libro che aleggiava da tempo sul gruppo, più volte citato e tirato in causa ed è arrivato a occuparci l'estate come un'ineludibile appuntamento con il destino.
Ne avevo lo ammetto, un sacro terrore, dovuto solo in parte alle 1200 pagine di cui è composto.
Romanzo d'appendice, anzi, IL romanzo d'appendice, papà di tutto il feuilleton francese, edito tra il 1842 e il 1843, all'epoca amatissimo, copiatissimo, saccheggiato più o meno da tutti, da Hugo a Dumas e oggi ignorato dai più mi inquietava assai. I suoi emuli e i suoi eredi quando di valore sono passati alla storia, ancora oggi leggiamo I tre moschettieri, perché quindi non leggiamo più I Misteri di Parigi? Il nome, poi, mi evocava un Dan Brown ante litteram e immaginavo una truculenta e intricata storia di società segrete e cospirazioni che, in quest'estate già intricata di suo, mi attirava ben poco.

Ovviamente ad essere sbagliata era la mia prospettiva. I Misteri di Parigi (di cui, in retrospettiva, si potrebbe criticare il titolo) è una sorta di telenovelas ante litteram, ambientata in una Parigi in cui le classi sociali si mescolano ed entrano in contatto, cosicché è raccontato il nobile quanto l'operaio.

Col senno di poi è abbastanza facile intuire perché oggi sia una lettura di nicchia. I feuilleton francesi passati alla storia si sono abilmente riciclati come romanzi per ragazzi. Spesso le edizioni tagliano o sorvolano su alcuni passaggi (I tre moschettieri ne sono un esempio lampante), cosicché noi professoresse possiamo in tutta tranquillità consigliarne la lettura ai ragazzi delle medie.
Nessun adattamento o velata censura potrebbe mai nascondere il fatto che l'eroina de I Misteri di Parigi entri in scena come prostituta sedicenne, né che parte della vicenda verta su uno stupro, per non parlare poi delle numerose scene ambientate in prigione, comprese la descrizione di una sanguinosa esecuzione. Insomma, no, non è libro per dodicenni e in questo modo I Misteri di Parigi si è vista negata la seconda giovinezza accorsa invece ai romanzi di Dumas padre (immagino però che La signora delle camelie abbia avuto più o meno la stessa sorte).

Col senno di poi è anche facile intuire il perché del travolgente successo d'epoca. L'autore, E. Sue è un genio della serialità. 
Il romanzo è diviso in una miriade di piccoli episodi, come una puntata di telefilm con un loro svolgimento chiuso, una rivelazione finale soddisfacente (nessuno degli interrogativi è tirato troppo per le lunghe) e un aggancio per la prosecuzione delle vicende. Lo stile è dinamico e efficace, sopratutto per l'epoca, e non si perde in troppi spiegoni inutili, relegandoli piuttosto alle note e alcuni momenti riassuntivi ben piazzati permettono di non perdersi tra le centinaia di pagine (anche se uno schema a un certo punto inizia ad essere utile).
Considerato per quello che è, un romanzo d'intrattenimento di inizio '800, svolge ancora egregiamente il proprio lavoro e si lascia leggere con piacere nonostante la mole. Alla fine, si finisce per provare simpatia anche per le assurdità di questo genere di narrazione.

Parigi, per come è descritta nel romanzo, è grossa più o meno come il paese in cui abito io (Briga Novarese, tremila abitanti), poiché in 1200 pagine, le location si contano sulle dita della mano: due dimore nobiliari, un palazzo popolare, una bettola, una fattoria fuori città, una prigione, un covo di delinquenti e un ospedale. Otto ambienti in cui si incrociano e si intersecano le storie e i destini di poco più di una ventina di personaggi.
Rodolphe è un principe ricchissimo, che ha l'abitudine di frequentare i bassifondi, anche per aiutare una serie di persone che ha preso sotto la sua protezione. In una taverna incontra una giovanissima prostituta dalla triste storia e che decide di aiutare. Le attenzioni che il principe riserva alla ragazza, però, finiscono per attirare su di lei anche lo sguardo dei nemici del principe, dando origine a una serie di peripezie, tra rapimenti, riconoscimenti ed equivoci. Intano la storia pian piano si allarga. Rodolphe è anche alla ricerca del figlio scomparso di una sua protetta, cosa che lo porta in un palazzo popolare dove scopre che alcuni antichi nemici che pensava sconfitti sono ancora all'opera. Infine il nostro principe è anche innamorato della moglie del proprio migliore amico, mentre un'altra nobildonna, con cui in gioventù ha avuto una relazione da cui è nata una bambina che entrambi credono morta, è disposta, letteralmente a fare carte false pur di portarlo all'altare.
L'incrocio di queste tre linee narrative (le peripezie di Rigolette, la giovane prostituta dal cuore d'oro, la ricerca del figlio perduto della protetta e i problemi di cuore del principe) si diramano e si intersecano, sempre e solo nelle otto location principali, per tutte le 1200 pagine.

Sue è bravo a giocare con le assurdità di queste premesse e il piacere della lettura sta nel fatto che ogni tre pagine un personaggio ne incontro un altro di conosciuto (o di perduto da lungo tempo) in un luogo improbabile e la situazione viene gestita con una serie di espedienti improbabili, ma non privi di una loro eleganza. La mia scena preferita è ambientata in una stanza di un nobile perdigiorno che ha sperperato il proprio patrimonio. Il padre va da lui (anche per chiedergli conto della propria dissolutezza), attende in un salottino dove spunta, tramite passaggio segreto, l'amante del figlio. I due si incontrano e l'imbarazzo svanisce subito: il vecchio nobile riconosce l'amante del figlio come una bambina a cui un tempo era molto affezionato, lei lo saluta come un vecchio zio. Due pagine dopo sono alleati nel fronteggiare un nemico comune.

All'epoca quello che fece scalpore, in realtà, fu la descrizione trasversale delle società. In un libro che trasuda buoni sentimenti ci sono un medico di colore ex-schiavo (siamo nel 1842), prostitute in odore di santità, delinquenti pronti a cambiare vita alla prima occasione per riscoprirsi eroi. Le riflessioni morali e sociali di Sue hanno la semplicità delle considerazioni di chi guarda il popolo da una posizione comunque privilegiata. Tuttavia nella loro ingenuità le denunce contro un sistema carcerario che lascia ben poche possibilità di redenzione e che, di fatto, condanna i figli dei delinquenti a non poter essere altro che delinquenti, vanno a segno. 
Le pagine che rimangono più impresse sono quelle in cui la Rigolette racconta la sua storia, spiegando come per un'orfana abbandonata a se stessa la prostituzione era di fatto l'unica strada, o le vicende di una famiglia piagata dai debiti o ancora le molte scene ambientate in carcere.
È evidente che Hugo è un'altra cosa (anche se senza questo libro forse avrebbe scritto altre cose), ma con tutta la sua semplicità, I Misteri di Parigi funziona e ci offre comunque uno sguardo non privo di interesse sulla Parigi pre 1848.

Mi ha colpito come almeno parte dell'eredità rivoluzionaria e napoleonica fosse ormai del tutto introiettata, come ad esempio il divorzio sia considerato un dato acquisito, ormai un diritto inalienabile. 
L'attenzione che Sue dà, sia pure semplificandole all'osso, alle questioni sociali e il successo che ebbe il libro all'epoca mi raccontano comunque di una società Parigina che si interrogava su se stessa anche al di fuori dai salotti intellettuali. I ragazzi che divorarono il romanzo di Sue, furono i giovani che andarono in piazza nel 1848 e poi gli uomini che diedero vita (con tutte le tragiche conseguenze del caso) alla Comune. 
È un romanzo popolare che, pur con tutta la goffaggine e l'ingenuità del caso, ha contribuito a formare la coscienza sociale di una generazione.
Alla fine di queste letture mi chiedo sempre non sia più questa "non letteratura" ad influire davvero sulla società piuttosto che altro. È un interrogativo a cui non ho una risposta netta, ma che mi pongo.

Letto oggi, mi chiedo quanto ancora si aspetti a trasformarlo in un serial. I Misteri di Parigi è già una serie tv praticamente pronta, con un minimo di adattamento. Tutto sommato credo che potrebbe oscurare il successo che ebbe qualche tempo fa Elisa di Rivombrosa, esempio lampante di come la narrativa popolare possa essere ancora popolare, anche dopo un invecchiamento di cent'anni e più.
Voi, invece, quale libro di un'altra epoca proporreste subito come serie tv? 

8 commenti:

  1. Ecco, mentre leggevo pensavo a Notre dame de Paris, che ho molto amato, e alla fine tu citi Hugo!
    Sui libri del passato ben traducibili in serie TV, temo di citare qualcosa di già fatto, perché non seguo molto le serie tv per cui sono di sicuro disinformata, ma una mini serie col mio adorato Le affinità elettive, ci starebbe bene.

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    1. Bella mini serie de Le affinità elettive!!! Sarebbe un super successo.

      Comunque sì, I Miserabili all'inizio doveva addirittura richiamare questo nel titolo, Hugo è stato folgorato da questo romanzo... A me però Notre Dame non è piaciuto (ho molto amato il musical...)

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  2. Sembra quasi una narrazione di tipo teatrale con pochi ambienti e pochi personaggi. Per la serie tv mi era piaciuto molto il romanzo I Viceré. Avevo visto il film con la trama tagliata di brutto per necessità.

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    1. Pre però che non sia stato pensato né immediatamente trasposto per il teatro, anche se a me è sembrato enormemente teatrale.

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  3. Proporrei qualsiasi romanzo di Tracy Chevalier, scrittrice di romanzi storici esatti fin nel minimo dettaglio dell'epoca in cui sono ambientati... finora che io sappia hanno girato solo "La ragazza con l'orecchino di perla" che è stato un gran successo, per via della storia d'amore che invece manca negli altri libri o rimane in secondo piano.

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    1. In effetti pensavo che ci fossero più film ispirati ai romanzi della Chevalier...

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  4. Io ho una lettura ancora fresca di quest'estate che mi ha coinvolto dalla prima all'ultima pagina (anche quelle più di 1200), l'ho citata più volte e ora mi sembra perfetta per quello che chiedi: io vedrei molto volentieri una serie tv (con attori moderni) ambientata nella Palermo del 1700, che racconti la storia dei Beati Paoli.

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