giovedì 11 ottobre 2018

Sognare è gratis – partecipare al premio DeA Planeta


Come, immagino, i 9/10 degli scribacchini italiani, quindi diciamo la metà della popolazione nazionale, ho deciso di partecipare al premio DeA Planeta.
Anzi, per evitare che mi passasse il momento di determinazione, ho già partecipato. Romanzo inviato e non ci pensiamo più fino ad aprile.

Per quelle tre persone che ancora non lo sapessero, il premio DeA Planeta promette cose mirabolanti per il vincitore, almeno per quello a chi siamo abituati. Traduzione in plurime lingue e 150000 euro di premio.

Che speranze ritengo di avere?
Ad essere sinceri poche, per una mera questione statistica. Parteciperà il mondo.
Però, giocare per giocare, ho cercato di usare la mia carta migliore.
Il romanzo che quest'anno è arrivato finalista al Giallo Mondadori, pur non essendo in senso proprio un giallo. Quindi un'opera che è stata presa in considerazione dal una casa editrice di peso. Al momento è il meglio che io possa scrivere. La cosa che penso possa più piacere anche all'estero.

E poi, diciamocelo, a questi concorsi ci si iscrive anche solo per sognare.
Che cosa ci farei con quei 150000 euro?
Mi comprerei un po' di serenità, ovviamente, nel senso che i soldi non danno la felicità ma la casa pulita (non da me) sia la mia che quella dei miei, per dire, un po' di felicità me la dà.
Farei qualche bella vacanza con marito e pupattola. 
Mi potrei pagare la baby sitter per andare alle presentazioni de mio romanzo.
Devo dire che questa non è una cosa secondaria. Credo che questo romanzo non avrebbe grossi problemi a trovare un buon editore di fascia media. Il problema è che un libro va promosso e adesso come adesso la mia mobilità è scarsa. Non posso certo obbligare la pupattola a lunghe trasferte in auto tutte le settimane. Né posso obbligare un marito che spesso in settimana fa orari infami a sobbarcarsi carico doppio di lavoro nel fine settimana. E per non promuovere un libro tanto vale pubblicarlo. Con questo bel gruzzoletto potrei lasciare con più tranquillità a casa marito, pupattola e supporto logistico, o portarmi appresso pupattola e supporto logistico.

Insomma, come vedete ho già iniziato a sognare. 


Ah, mi piacerebbe dire, per dissuadere i 9/10 degli scribacchini, che la partecipazione al premio è un incubo. Invece no, ci si iscrive in dieci minuti, se il sito non vi prende in antipatia (non so se ha preso in antipatia me, il mio computer o la mia versione di safari, ma dal computer del marito sono stati meno di dieci minuti). Il romanzo si carica in dieci secondi.

Chi altri di voi vuole sognare con questo superenalotto letterario?

9 commenti:

  1. Io, come vado dicendo in giro al globo, se non troverò prima un editore super top per il femminile parteciperò con quello, quindi aspetto un attimo a caricarlo sul sito, anche se sapere che la faccenda non è di per sé un incubo mi ha fatto piacere, quindi grazie per averlo scritto. Sognare collettivamente è molto bello e quindi facciamolo insieme, immaginando una cinquina di blog amici riuniti il 15 aprile!

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    1. Sarebbe bellissimo.
      Peccato che mezza Italia ci stia sperando...

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  2. Vorrei sfruttare questa occasione per iniziare a scrivere la nuova storia, da tempo elaborata su carta, ma messa da parte per alcuni dubbi sostanziali. Come tutti, mi piacerebbe che dalla mia partecipazione al concorso venisse fuori qualcosa di buono, ma anche questa semplice funzione di stimolo è importante.

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    1. Sì, ci si sente messi in gioco e questo non può che fare bene.

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  3. Eccomi, uno dei 3 che non conoscevano questo premio. Vado a informarmi.
    Che ci faccio con 150.000 euro? Mi compro un casale in campagna e ci campo di rendita.

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    1. Non so se ti bastano. Almeno, qui da noi non bastano...

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  4. Anch'io appartengono al novero di quelli che non sapevano nulla di questo premio. 150.000 euro mi sembrano persino troppi per un premio letterario. Darò comunque un'occhiata... anzi, mi metterò in fila data l'affluenza! ;)

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    1. In effetti sono tantissimi. Questo significa che sono sicuri di guadagnare parecchio con le vendite.

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    2. Se davvero lo diffondono in America Latina mi sembra plausibile.

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