sabato 21 giugno 2014

Visioni - Il Trono di Spade, stagioni 1-4


Mi sembra incredibile non aver dedicato neppure un misero post ai libri e a alla serie del Trono di Spade, e, se la cronologia del blog non mente, è giunto il momento di rimediare.

Ormai anni fa, quando per la prima volta sentii dire che si voleva fare un adattamento televisivo della serie di Martin Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco (n libri di cui non si vedeva e non si vede la fine) pensai che fosse una follia. Nel migliore dei casi ne sarebbe uscito un serial imbarazzante. 
Ieri, tutta la serata era giocata a incastro per riuscire a vedere l'ultima puntata della quarta stagione.

Eppure non ero certo solo io a sentenziare l'impossibilità di trasporre per in immagini un fantasy violento e duro la cui caratteristica principale sta nell'estrema frammentarietà della storia e nel moltiplicarsi (a volte eccessivo) dei punti di vista. Martin ha abituato il lettore a saltare da un personaggio all'altro, su e giù per il suo articolato mondo, affondando nei pensieri ora dell'uno e ora dell'altro per andare a raccontare una storia grondante di intrighi e sangue dove, è chiaro fin da subito, tutti possono morire.

Ebbene, contrariamente a quanto spesso avviene in televisione, la serie ha deciso di esasperare, invece che ridurre proprio gli elementi in apparenza più problematici. Le scene forti, di violenza, ma anche di sesso, sono diventate quasi un marchio di fabbrica in uno spettacolo che però ha tre pilastri portanti: un enorme sforzo produttivo, un solido lavoro di adattamento e grandi interpretazioni.

Sullo sforzo produttivo c'è poco da dire. Anche se non tutto è perfetto (penso agli scheletri di ieri sera) non si lesina in draghi e non morti, ma sopratutto ha imparato la vera lezione de Il Signore degli Anelli: una buona location vale mille effetti speciali. 

La sceneggiatura era chiaramente il punto nodale di tutta l'operazione. Gli stessi romanzi di Martin peccano a mio avviso di prolissità. Negli ultimi libri in particolare c'è una sovrabbondanza di punti di vista che, anziché interessante, risulta dispersiva. Il telefilm rischiava di essere un miscuglio di nomi e di facce incomprensibile per chi già non conoscesse la storia. 
A mio avviso, ad eccezione che nella prima serie (più solida e lineare già nella forma scritta e quindi più fedele anche sullo schermo) il telefilm funziona meglio quando osa. Parole e immagini sono strumenti diversi che pertanto vanno usati in modo diverso anche per veicolare gli stessi messaggi. I puristi storceranno il naso ma a me sono quasi sempre piaciute le scelte operate dagli sceneggiatori che si riassumono in: meno personaggi secondari, ma più approfonditi, semplificazione delle linee narrative "di passaggio" (leggasi: gli interminabili spostamenti) chiusure più esplicite delle sottotrame. 

Il vero valore aggiunto di questa serie sono però le interpretazioni il cui peso è palpabile: le linee narrative che hanno come protagonista un attore non all'altezza risultano subito soporifere. Chiunque abbia letto i romanzi o abbia un anche minima sensibilità narratologica si rende conto di come Jon e Dany siano personaggi chiave. Gli attori, però, non sempre sono riusciti a dare adeguata forza nelle loro interpretazioni e il risultato è che, spesso, le loro linee narrative appaiono più deboli.
Per contro c'è tutta una serie di attori che sembra aver trovato in questa serie il ruolo della vita. I personaggi di Tyrion, Arya, Jamie, Cersei, ma anche Brienne, Ditocorto e Oberin si stanno imprimendo nello spettatore come icone immortali. Su Tyrion è già stato detto molto, ma è evidente che il ruolo migliore è finito non solo all'attore migliore, ma anche a un attore consapevole che con ogni probabilità si tratta per lui di un'occasione irripetibile. Il Folletto, quindi, è un personaggio che nessuno spettatore dimenticherà mai e che da solo giustifica la visione.

Il risultato è una serie imperfetta, che si porta dietro alcuni problemi insormontabili dovuti al materiale originario (personaggi che si spostano da un posto all'altro per centinaia di pagine/decine di puntate senza che accada niente) e altri del tutto nuovi (io non amo, ad esempio, i nudi e le scene di sesso gratuite), ma che non assomiglia a nulla visto in precedenza in televisione.
Un fantasy sporco e cattivo proprio come deve essere stato il nostro medioevo che riesce a alternare momenti intimi ed epici e ogni tanto (non sempre, ma quando accade ne vale la pena) riesce a regalare attimi di rara forza emotiva.
Questa quarta stagione è partita piano, con episodi troppo simili a una telenovela in costume e altri non del tutto riusciti (Jon e Daeneris davvero sotto il potenziale dei loro personaggi). Quando Tyrion ha parlato al processo, quando la Vipera ha sfidato la Montagna o quando altri personaggi hanno svelato la loro vera natura, anche Il Trono di Spade ha mostrato il suo vero volto: una serie che non si può non vedere.

5 commenti:

  1. Io ho letto solo il primo libro (quindi metà del primo tomo originale). Ho visto qualche scena in tv, successivamente.
    Non è ancora LA mia opera.

    Moz-

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    1. La pubblicazione frammentata delle opere fatta in Italia grida vendetta al cielo (io ho i vecchi volumi Urania che almeno rispettano la versione originale). Può non piacere, ma è un caposaldo del fantasy. Quanto alla serie tv, anche lei può non piacere, eccessiva com'è in alcuni aspetti, tuttavia non assomiglia a null'altro che passi sullo schermo e come tale merita la visione.

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  2. Mi piace molto questo post.
    Adoro Martin e le Cronache, ma come la maggioranza dei suoi lettori credo che la stia tirando troppo per le lunghe. E che si stia allontanando troppo dal nucleo originale, introducendo personaggi di cui -l'editore che è in me negherà di aver detto questo- "non interessa niente a nessuno a discapito di altri di cui vorremmo leggere di più". Ecco, mi son tolta questo peso senza sforare nella volgarità (il rischio è stato alto!).
    A proposito di questo punto, lo dico anche se non è il contenuto principe del post, volevo sottolineare che non mi piace per nulla la tendenza che ha preso lo Zione a non esplicitare i punti di vista, inserendoli come soprannomi e parlando per enigmi all'inizio di ogni capitolo. Credo che una cosa di questo tipo se la possa permettere un autore che sforna due libri all'anno, ma a distanza di 3,4,5 anni dall'ultima lettura... diciamolo; crea confusione.
    Poi la serie televisiva e tutto quello che ne consegue.
    Inizialmente l'ho presa male, non pensavo potesse nascerne niente di buono, invece... invece si è creato per gli addetti ai lavori un secondo effetto LOTR (per intenderci, non come con la trasposizione de "La spada della verità"...).
    Sto adorando anche il telefilm e spesso mi trovo d'accordo con le scelte degli autori, anche se a scapito dei miei personaggi preferiti (io adoravo il cambio di prospettiva che il lettore ha di Jaime, cambio che nel telefilm si nota poco e, comunque, risulta di poco impatto).
    Convengo che gli interpreti danno molto, assieme alle location.
    Sono contenta della scelta di Sean Bean (per gli amici Boromir^^) come Ed (SPOILER proprio perché l'effetto che ha la sua dipartita, trattandosi di un attore di grandi capacità e grosso impatto, aumenta l'effetto "Non può essere!", cui Martin non sembra proprio voler rinunciare (a ragione).
    Mi piacciono particolarmente Brienne, Cersei, Jaime (per quanto la sua figura abbia perso di valore nella trasposizione), Varys, Arya, Tyrion, Tywin e, proprio perché completamente insopportabile, anche Geofrey. Tutti attori bravissimi e adatti al loro ruolo. Un encomio particolare a Oberyn, che ho apprezzato più sul teleschermo che sulla carta.
    Come te, sono perplessa su Daenerys e Jon. A dirla tutta, la parte di Daenerys mi risultava piatta anche nei libri, per quanto di importanza vitale.
    Come concludere, se non che augurandoci di poter vedere al più presto la quinta stagione?

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    1. Mi trovi d'accordo su tutta la linea. Dei libri credo leggerò l'ultimo e un riassuntone di quelli in mezzo perché, lo ammetto, dei pensieri di alcuni personaggi non mi importa nulla. Sin dal primo libro, credo, con un minimo di sensibilità per le trame, si sa chi si deve seguire e leggere per pagine e pagine di personaggi magari simpatici, ma che di fatto girano in tondo (penso a dei capitoli senza fine con Brienne che non arrivano quasi a nulla) mi importa sempre meno.
      Per la serie mi spiace davvero che abbiano sbagliato il casting su Jon e Daenerys. Come dici tu, anche sulla carta Dany ha dei problemi, ma, povera bimba, la può anche capire. Nella serie l'abbiamo soprannominata "Daenerys la spersa" perché l'attrice pare capace di una sola espressione. Non è possibile che la scena dell'allontanamento di Jorah, che poteva e doveva essere straziante, mi abbia lasciato fredda come un baccalà. Stesso discorso per Jon, che nei libri mi piace assai e nel telefilm è meno espressivo del suo lupo. Per contro abbiamo visto un Oberyn che in poche scene buca lo schermo, una famiglia Lannister tutta formata da attori di una bravura magistrale e una Arya sensazionale nonostante la giovane età.

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    2. Nei libri Arya è sempre stata tra le mie preferite (sottolineo che l'Arya che mi piaceva l'ho però persa da tomi e tomi, a scapito di un qualcosa che deve accadere, ma su cui Martin continua a girare attorno). Nel telefilm forse si è superata. E infatti si merita completamente la chiusura della quarta serie.

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