sabato 20 settembre 2014

Fonti d'ispirazione: serie tv

Ormai da anni la televisione, con i suoi prodotti seriali, ha compiuto un enorme salto qualitativo, passando da essere brutta copia del cinema a laboratorio di sperimentazione, sopratutto dal punto di vista della sceneggiatura (anche se ultimamente è sempre più comune vedere anche in tv grandi regie). Il poter lavorare sui personaggi su un arco narrativo più ampio che non di esaurisce nelle due ore cinematografiche permette, infatti, un approfondimento psicologico e tematico maggiore.
Ho scelto solo tre serie televisive, tra le molte che seguo e (sopratutto) ho seguito, in parte perché tutte e tre si sono presentate, quando le ho viste per la prima volta, come una novità e una folgorazione e in parte perché da tutte e tre ci sono particolari che vorrei rubare. Anche se, magari, non sono quelle caratteristiche che colpiscono a prima visione.




Di tutte le serie che ho scelto, ricordo con precisione quando e dove ho visto il primo episodio.
Ero a casa di un amico, in attesa che arrivassero gli altri della compagnia per uscire. A un certo punto lui si blocca: su Sky avrebbero dato il primo episodio di una nuova serie americana che voleva a tutti i costi vedere. Io e gli altri rimaniamo un po' increduli, però sua era la casa, la tv e la macchina con cui saremmo dovuti uscire e nessuno di noi aveva Sky (era, credo, il 2000). E così eccoci lì, tutti stretti sul divano a vedere la primissima indagine della squadra della scientifica di Las Vegas. Una serata spesa ottimamente. 
A distanza di così tanti anni, adesso che neppure guardo più CSI, ci sono ancora cose che vorrei rubare a quella primissima stagione.
Avere ben chiaro il cuore della narrazione
La scienza può portare alla verità?
Questa è la domanda base che viene analizzata nella serie, caso dopo caso. C'è un'idea precisa su cui poi viene imbastita tutta la narrazione. E io, quando immagino una storia, vorrei avere proprio questa stessa chiarezza d'intenti.
Sfruttare le caratteristiche dell'ambientazione
È stato con CSI che ho iniziato a ragionare sull'ambientazione. La serie originale è ambientata a Las Vegas e metà degli improbabili crimini con cui la squadra si deve confrontare hanno senso solo a Las Vegas. Situazioni improbabili, dal raduno dei nani all'uso criminoso degli scenografici acquari dei casinò, sono plausibili solo lì. E gli sceneggiatori si divertono a usare tutto un arsenale di situazioni specifiche che Las Vegas offre. Non a caso gli spin-off della serie, ambientati altrove hanno atmosfere molto differenti. L'ambientazione determina la narrazione.
Personaggi ben caratterizzati, ciascuno con un suo ruolo
Caratteristica tipica di tutti i serial procedurali, ma che ho iniziato a capire con CSI. Un personaggio ha ragione d'essere solo se è utili alla storia e non sostituibile. Ogni membro della squadra ha delle caratteristiche peculiari e delle capacità specifiche che fanno sì che tutto funzioni come un grande ingranaggio ben oliato. Non è diverso nelle altre forme di narrazione. Il personaggio X a cosa serve nell'economia della storia? È sostituibile? Lo posso confondere con un altro? Sono domande che ho imparato a farmi anche grazie a CSI


Ok, ve ne ho già parlato fino allo sfinimento, tuttavia oggi vorrei analizzare questa serie secondo dei diversi punti di vista.
Anche in questo caso il primo incontro è stato folgorante. Ogni tanto, raramente, mi capitano delle notti in cui non dormo. Non è proprio insonnia, credo, nel senso che, in questi rari casi, non è che desidero dormire e non ci riesco, semplicemente sono sveglia. A quel punto stare a letto non ha senso. E così, alle due del mattino di una notte di alcuni anni fa, mi sono andata a cercare la prima puntata di una serie di cui avevo sentito vagamente parlare. Alle quattro ero ancora attaccata allo schermo.
Al di là degli aspetti puramente sherlockiani, le caratteristiche che mi hanno tenuto alzata anche quando finalmente il sonno si è fatto sentire sono applicabili ogni tipo di narrazione.
Continue variazioni di tono e di ritmo
Anche se ogni episodio di Sherlock ha una sua particolare coloritura emozionale, commedia e dramma si alternano di continuo.
Se prendiamo quel capolavoro del primo episodio, iniziamo con un ex militare all'orlo del suicidio. Nessunissima traccia di commedia. Poi c'è il surreale incontro con Sherlock. E poi avanti. Ridiamo e un attimo dopo la tensione schizza a mille, poi c'è di nuovo una risata liberatoria e poi di nuovo tensione o tristezza.
Commedia e dramma possono benissimo convivere. Non è facile, ma può valerne la pena.
Cura certosina del particolare
Non c'è praticamente cosa, all'interno della serie, che non abbia giustificazione. C'è un oggetto sfocato a lato di un'inquadratura? Ebbene state pur certi che non è lì per caso. C'è un motivo, che può essere metatestuale, funzionale alla narrazione, di approfondimento psicologico, non importa. Il motivo però c'è. Stessa cosa dicasi per le inquadrature. Se vogliamo che la nostra narrazione funzioni, dobbiamo metterci la stessa cura. Tutti gli elementi che inseriamo devono avere senso. Pochi lettori, poi avranno la pazienza di andare ad esaminarli uno per uno, ma tutti ne trarranno la sensazione di un insieme coerente e non casuale.


Questa, che alla buonora sta per approdare su Sky, me la sono andata a cercare con un minimo di consapevolezza. Si è comunque rivelata all'altezza delle aspettative. E ho una bella lista di cose da rubare anche da qui.
È sempre la solita vecchia storia
Alla fine, alcuni spettatori sono rimasti delusi dalla risoluzione. Io no. Sono d'accordo con l'assunto di base. Abbiamo bisogno di sentirci raccontare sempre le solite vecchie storie. Vi sono conflitti di base che nei 30000 anni che, più o meno, abbiamo come sapiens, continuiamo ad analizzare. Non ritengo che sia un male, anzi. C'è chi dice, del resto, che si può parlare solo di amore e di morte.
Raccontare una storia archetipa, quindi, va bene, ma se fatto con consapevolezza. Innanzi tutti bisogna sapere di stare raccontando la solita vecchia storia. Non bisogna illudersi di aver scoperto l'acqua calda. E poi dobbiamo chiederci: "oggi in che modo ha senso raccontare ancora questa vecchia storia?"
Rispondendo con cura a questa domanda può scapparci il capolavoro.
Suggestione e sfumature
True detective è una serie che si nutre di suggestione, utilizzo di particolari, di immagini, suoni. Il tutto crea l'impressione di un mondo vastissimo e oscuro in cui i nostri due detective si muovono. Un mondo altro, in cui camminano re gialli e vecchi dei che non viene mostrato, ma suggerito.
A volte gli autori hanno un po' la tendenza a raccontare tutto in una sorta di horror vacui per cui alla fine tutto deve essere per forza spiegato. Alla fine, True Detective spiega molto poco e lascia questo vasto mondo oscuro ad aleggiare intorno a personaggi e spettatori. 
A volte lasciare una suggestione è meglio che terminare con una dettagliata spiegazione.

Queste sono tre delle serie che vorrei saccheggiare. È curioso come io sia onnivora per letture e visioni cinematografiche e invece guardo solo serie televisive che rientrano nella macro categoria del giallo...
Quali sono le vostre serie televisive preferite e cosa vorreste rubare loro?

11 commenti:

  1. Noi non abbiamo mai avuto Sky ma mio marito è un fanatico ci CSI lo guarda e riguarda senza stancarsi mai. Io trovo che sia fatto molto bene, alcune puntate, lo guardo in realtà con meno interesse, spesso solo alzando la testa dal libro di tanto in tanto, mi sono rimase inpresse per la trama perfetta. Sandra

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    1. Ormai non guardo più CSI da tempo, ma le prime stagioni con Grissom hanno molta responsabilità sulla mia scelta di scrivere gialli

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  2. Ciao Tenar, ho cominciato a seguire alcune serie TV solo di recente e concordo con te sul fatto che abbiano ormai acquisito uno status che una volta non avevano. Ho visto diverse serie, mi piace molto Grey's Anatomy, ad esempio, mentre non sono riuscita a seguire Breaking Bad perché la banalità del male non mi conquista a livello narrativo.

    Comunque le mie tre serie preferite sono:

    - "Dr House" in cui ruberei il personaggio, geniale e complesso e lo schema narrativo che si ripete e in cui ci si muove a proprio agio come spettatore. Nonostante il nemico da sconfiggere sia una malattia rara, proprio come un investigatore di alto livello House riesce a trovare la quadra. L’altro aspetto è il coro dei cosiddetti personaggi minori, senza cui House non potrebbe esistere, cioè i suoi malcapitati collaboratori. House è un drogato, ma è talmente bravo che diventa lui stesso una droga per gli altri.

    - "House of Cards", perché è un potente dramma shakespeariano in chiave moderna, dove la coppia di Francis Underwood e moglie sono proprio come Lord e Lady Macbeth. Shakespeariana è anche l’interpretazione di Kevin Spacey. Il vero grande protagonista è comunque il potere in tutte le sue sfaccettature, che scorre, corrosivo, attraverso i dialoghi e le azioni dei personaggi, e che è un tema che mi interessa molto perché difficile da sviluppare. Si tratta di un mondo vuoto, in cui non c’è mai un fremito di pietà umana e dove tutto è finalizzato all’ascesa sociale.

    - "Homeland", dove tutti sono bugiardi cronici o disturbati, e dove la verità sembra sempre essere ad un passo oltre, irraggiungibile. Anche questo è un tema che mi appassiona molto, la differenza tra realtà e apparenza. Una serie TV che è come un gioco di rimandi infinito, con due protagonisti superlativi tra cui si creano scintille a oltranza.

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    1. Sai che House è fortemente ispirato a Sherlock Holmes? Molti lo ritengono il punto di partenza per la ritrovata popolarità del personaggio

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    2. Sì, sì, lo sapevo! Sapevo anche che il personaggio dell'amico Wilson è ispirato al dottor Watson.

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  3. Bellissimo post, sai che lo apprezzo molto.
    Io amo la scrittura delle serie tv perché secondo me è molto utile a gestire tempi e quant'altro.

    Ovviamente ruberei TUTTO a Twin Peaks, iniziando dalla sfrenata e visionaria genialità di Lynch.
    Poi ruberei la classicità di un ritmo che mixa azione e vicende personali nelle migliori stagioni di Distretto di Polizia (ha creato la formula della stagione con linea orizzontale autoconclusiva).
    E da Malcolm in the Middle ruberei la capacità di costruire situazioni che fanno ridere con intelligenza.

    Ah, True Detective lo aspetto con ansia^^

    Moz-

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    1. Devo assolutamente recuperare Twin Peaks!
      Per il resto concordo in pieno (anche se non conosco Malcolm in the Middle)

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    2. Malcolm è una serie irriverente e geniale, te lo assicuro.
      Guarda questa clip e dimmi se non è geniale.

      https://www.youtube.com/watch?v=QR-Zn_dfGWY

      Moz-

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  4. Twin Peaks è nel cuore e dà ancora brividi. Però la miglior serie in termini di scrittura (ma non solo) delle recenti credo sia Breaking Bad. True Detective al secondo posto, per me. Altra serie per me particolare e interessante è The Kingdom del "buon" LVT. Ciao!

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    1. Breaking Bad e io non ci siamo mai incontrati per motivi di orario, cosa di cui mi rammarico e a cui prima o poi porrò rimedio. True Detective, invece è super per la regia. La scrittura non è male, ma, secondo me, l'impatto visivo è fenomenale.

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  5. Benvenuto, Bla78. Ti ringrazio per la segnalazione, ma lavorare in tv al momento non è tra le mie ambizioni (o tra le mie possibilità)

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