lunedì 2 marzo 2015

Un libro con più di un interrogativo e un film delizioso

EVEREST — Dan Simmons



Premessa importante: tutto quello che pensavo di aver capito di questo romanzo è stata polverizzata e ridotta a brandelli dalla scoperta che l'edizione italiana del romanzo è monca di circa 200 pagine. Non trovo ragione per una scelta simile, provo solo l'infinito rammarico di non conoscere abbastanza l'inglese per leggere l'originale. E resta un enorme, disperato PERCHÈ??? – Fine premessa

Ognuno di noi ha vite che non ha vissuto, svolte della propria storia che non ha vissuto, che possono trasformarsi in rimpianti, o vite sognate. Sono cresciuta con un padre dal passato di alpinista semi professionista, a sedici anni ho frequentato corso di alpinismo del CAI, ma pochi mesi dopo ho cambiato allenatore in atletica e ho iniziato a dedicarmi con impegno all'agonismo. Sono diventata una donna di collina e ho abbandonato le vette. Di tutte le svolte che ho preso nella vita, quella è l'unica che mi generi non proprio rimpianti, ma sogni. Non sarei mai diventata un'alpinista come mio padre, non ho il fisico per certe attività e certe altitudini, soffro il freddo il modo indegno e mi manca la quota fisiologica di incoscienza che è data ad ogni scalatore. E tuttavia sogno, sogno le vette e le guardo con rimpianto. Leggo di montagna, quando mi capita una buona storia.
Nonostante lo scempio delle 200 pagine mancanti, questa lo è.

Non solo la versione italiana è stata massacrata dall'adattamento, ha anche una quarta di copertina che, nella migliore delle ipotesi, appartiene (con solo qualche parola sostituita) a un altro romanzo di Simmons La scomparsa dell'Erebus. Quello, però, era un horror, questo invece è un thriller storico, senza un grammo di paranormale (da quello che ho capito neppure nella versione originale).

1925, tre alpinisti, un giovane americano e due europei, preparano una spedizione sull'Everest per recuperare il corpo di un altro alpinista scomparso l'anno precedente. Nonostante per il malinconico Diacono, amico del fratello dello scomparso, la missione di recupero sia più di una mera scusa, lo scopo dichiarato dei tre è quello di utilizzare il denaro della madre del morto per provare a conquistare la vetta più alta del mondo prima di qualsiasi altro. 
Alla spedizione si aggiunge anche la caparbia sorella del defunto e, mentre la montagna ci mette del suo ad ostacolare la spedizione, diventa via via più chiaro che recuperare il corpo non è solo una questione di umana pietà, dato che c'è chi è disposto ad uccidere pur di impedirlo.

Per un amante della montagna, questo libro è davvero un piacere. Non c'è particolare tecnico o difficoltà che non sia raccontata con semplicità e dovizia di particolari. Si respira il gusto della sfida, dell'avventura, ma anche il profondo rispetto che ha il vero alpinista per la montagna, consapevole che una piccola imprecisione verrà pagata con la vita e che tuttavia, anche per questo, non può non amare le vette.
Da autrice mi ha molto colpito la scelta del punto di vista. Simmons è autore scafato e abile, in grado di entrare e uscire dai più cupi animi umani. E quest'autore ci regala uno dei protagonisti più ingenui e innocenti che mi sia capitato tra le mani. 
Il romanzo ha la forma del diario del più giovane membro della spedizione, un ragazzo americano appena uscito dall'università, che desidera solo arrampicare e fa quello che ha sempre sognato di fare. È beatamente inconsapevole degli orrori della prima guerra mondiale che tanto ha segnato il capo missione, il misterioso Diacono, beatamente inconsapevole della politica europea, al punto di confondere sempre nazisti e comunisti, beatamente inconsapevole dell'amore.
Il suo sguardo è limpido, semplice, al punto che non si accorge di molto del sottotesto di quello che gli accade intorno. Il fatto è che, almeno nell'edizione italiana, non se ne accorge o quasi neppure il lettore. La storia finisce senza che il protagonista ne abbia visto la fine, con una storia d'amore (che a un certo punto è stata un triangolo?) che si è consumata completamente fuori scena e senza che i molti segreti del Diacono siano stati svelati.
Non credo (spero) che questo sia solo dovuto ai tagli, ma che sia un effetto voluto. Ne rimane una la sensazione di drammi sfiorati, di frammenti non del tutto colti o compresi che non è del tutto spiacevole, perché spesso così è la vita.

Certo rimane nei confronti dell'editore, la sensazione, questa sì, spiacevole, di essere stati presi in giro. Ma perché i lettori italiani, che già sono pochi, devono essere trattati così male?




Shaun, vita da pecora


Se non altro non ci si può lamentare dell'adattamento di un film muto.

Delizioso è l'unico aggettivo che mi viene in mente per Shaun, vita da pecora, ultima fatica dei creatori di Wallace e Gromit e Galline in fuga.
Volutamente più semplice dei precedenti, Shaun mette in scena tutto il potenziale e l'intelligenza del cinema muto nel raccontare le disavventure cittadine di un branco di pecore alla ricerca del loro pastore smemorato.
Curiosamente, come mi era già capitato di pensare guardando The Artist, nell'epoca del 3D e dei mirabolanti effetti speciali, la semplicità del cinema muto, quando viene messa in scena con intelligenza e amore, risulta di una strabordante modernità.
Non si sente affatto la mancanza della parola in Shaun, né di un'animazione "più moderna" di quella ultraclassica creata a partire da pupazzi di plastilina.
A sette, trentacinque o settant'anni si ride allo stesso modo (anzi, era una vita che non ridevo più così al cinema).
Shaun, vita da pecora è un film che non cambia la vita, ma certamente la migliora.
Da vedere.

12 commenti:

  1. Vivo in montagna, ai piedi del Gran Sasso, ma non amerei leggere una storia ambientata in quel mondo alpinistico.
    In ogni caso, cosa cavolo manca? Cosa hanno tolto nell'edizione italiana? Come si fa a capire ugualmente la trama?

    Moz-

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    1. Ho indagato.
      Manca tutta una parte introduttiva in cui l'autore incontra il personaggio e si fa consegnare il diario (perché? Unica soluzione plausibile, riferimenti a libri pubblicati in Italia con un altro editore). È possibile che manchi anche una chiusa.
      Mancano delle parti storiche qua e là. Non ho trovato un riassunto della versione americana, ma in una recensione si fa riferimento a dei "depistaggi" della trama che nella versione italiana non ci sono.
      Infine nel taglia e cuci a un certo punto hanno fatto un po' di confusione (io leggendo pensavo che il protagonista, non più lucido, avesse confuso delle date nel diario). La trama si segue, per carità, però rimane forte l'impressione di che manchi qualcosa. E di essere stata presa in giro.

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  2. Sul taglio di 200 pagine preferisco non commentare. Altro libro che non leggerò (a mia volta non sono abbastanza forte in inglese per cimentarmi nella lettura in lingua, non in un periodo così complicato). Per quello che riguarda Shaun, invece, non vedo l'ora di poterlo guardare in pace. Già il cartone (10 minuti su Rai YoYo) è davvero delizioso.

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    1. Sì, il cartone è delizioso. E il film non tradisce.

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  3. Ecco un'altra montanara :)
    Non sono un alpinista, ma in futuro, nonostante l'età, vorrei fare un corso di sci alpinismo, dopo aver imparato a stare sugli sci, ovviamente.
    200 pagine mancanti? Queste sono cose che andrebbero vietate. La casa editrice originale dovrebbe impedirle. Quello è un danno fatto all'autore, soprattutto.
    I due romanzi mi stuzzicano molto, ma di certo non li prendo in italiano a questo punto. La scomparsa dell'Erebus è stato tradotto fedelmente?
    Su Shaun che ti devo dire? Ho visto tanti corti e poi adoro Wallace e Gromit e tutti i cartoni creati in quel modo :)

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    1. L'Erebus sì, è tradotto integralmente. Non mi spiego il taglio, pare che anche l'editore originale se ne sia lamentato, l'unica spiegazione che mi sono data è che la scelta è stata fatta proprio per eliminare i riferimenti ad altri romanzi dell'autore che in Italia sono editi da altri editori.
      La scomparsa dell'Erebus è un romanzo complesso e scritto divinamente. A me il finale non è piaciuto, l'ho trovato non ben costruito e inutilmente consolatorio, ma sono gusti personali. Everest, invece è più affine ai miei gusti e proprio per questo ho sofferto di più le parti mancanti.

      Per Shaun, invece, se adori Wallace e Gromit, posso finalmente consigliarti un film che ti possa davvero piacere!

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    2. A me, come editore, non mi sarebbe importato nulla dei riferimenti a opere di altri editori.
      Andrai a vedere Insurgent?

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    3. Non credo. Oltre tutto in questi fine settimana lavoro e il tempo è davvero poco.

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  4. Il libro non mi ispira ma il film... oooh il film... vado subito a cercarmelo :=)
    È proprio quello che mi ci vuole stasera! <3

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  5. Shaun è mio! Avevo proprio voglia di un bel film d'animazione, e le pecore sono una mia passione (oltre alle mucche...)

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