mercoledì 29 aprile 2015

Come incentivare la lettura in Italia


Che la situazione della lettura in Italia sia tragica è cosa nota e non ha senso stare ancora a piangerci addosso. È un problema nostro. Basta andare all'estero e prendere un mezzo pubblico per capire che altrove non è così. Quindi non è colpa dello stile di vita, della crisi, dei nuovi media. Quest'estate, sui traghetti delle Orcadi, dove pure internet era disponibile e i cellulari prendevano, tutti leggevano, a prescindere dall'età e dall'occupazione. Riviste, romanzi, ebook. Leggevano.
Da noi non è così.
Lavorando con i ragazzi ho una mia idea precisa del perché questo non avvenga. Ho un'idea anche delle cause, ma la loro analisi mi porterebbe lontana dai toni di solito pacati (o almeno educati) che cerco di tenere sul blog.
Ovviamente devo semplificare, parlo dei miei alunni, ma in senso lato, senza aver in mente quelli attuali in modo particolare (che, per altro, leggono più della media, sopratutto le ragazze).
I miei ragazzi non leggono perché è un'attività che neppure prendono in considerazione. I loro genitori per lo più non leggono se non per lavoro e, in quel caso, con evidente noia (non tutti, ovviamente, mi scuso fin da ora con i genitori che leggono). I loro amici non leggono. I loro eroi non leggono. Leggono persone noiose e che non stimano in modo particolare, professori, gente che in tv fa loro la paternale. Spesso, l'unico ambiente in cui vengono a contatto con i libri è la scuola. La lettura è associata a un dovere, quello dello studio, non certo a un piacere. Fuori da scuola possono passare la loro intera vita senza mai inciampare in un romanzo o in qualcuno che legga.

BISOGNA RIPORTARE LA LETTURA ALL'INTERNO DELL'IMMAGINARIO COLLETTIVO

Passare l'idea che non si debba leggere perché... Ma che SIA NORMALE LEGGERE. Un'attività imprescindibile, ovvia, parte della vita di tutti, come mangiare, andare a passeggio e ascoltare musica.
Prendiamo questo esempio. In quanti film, pubblicità, serie televisive si vedono delle persone che ascoltano musica senza che questo sai il cuore del discorso? Lo fanno semplicemente perché è normale farlo. Quanti invece leggono?

– Rappresentare nei media la lettura come un'attività abituale
Sembra una sciocchezza, come tutte le cose che hanno a che fare con l'immaginario collettivo. 
Prendiamo una pubblicità. L'attore famoso si alza dalla poltrona per andare a gustare la pasta al tonno sul terrazzo vista mare. Facciamogli posare un libro mentre si alza, mostrando che un attimo prima stava leggendo.
Nelle serie televisive nelle scene di passaggio, quando i personaggi sono ripresi intenti a fare attività abituali, di solito prima che accada qualcosa di funzionale alla storia, mostriamoli intenti a leggere. 
Facciamo in modo che gli sceneggiatori inseriscano battute in cui i personaggi citano libri, personaggi, situazioni letterarie. Facciamo in modo che sia chiaro che i nostri ispettori, carabinieri, innamorati di "Un posto al sole", eccetera leggono.
Questa è, ovviamente, una vera e propria operazione culturale che deve essere voluta e organizzata. Meno roboante di tante altre iniziative culturali, ma alla lunga, forse più efficace.

– Far parlare di letteratura gli eroi dei ragazzi
Non in spazi preposti o in terribili spot fatti ad hoc, ma nei discorsi abituali. 
Nelle trasmissioni di approfondimento sportivo chiedere, tra le altre cose, al calciatore, al motociclista e al rapper a quale personaggio letterario sentono di somigliare, in quale libro vorrebbero vivere.
Passare l'idea che sia normale per tutti leggere, anche per i vip. Non tempo perso o un obbligo, ma qualcosa che arricchisce tutti.


PRESENTARE LA LETTURA COME UN'ATTIVITÀ PIACEVOLE

Che la scuola debba portare i ragazzi alla lettura per me è sacrosanto. È inevitabile anche imporre un certo numero di letture ai ragazzi. C'è però modo e modo e lettura e lettura.
C'è ancora l'idea che i ragazzi debbano per forza leggere i classici della letteratura o libri con tematiche forti, importanti, che li facciano riflettere. Questo è sacrosanto, tuttavia non tutti i ragazzi di, ad esempio, una terza media, hanno le competenze linguistiche per leggersi I promessi sposi o la giusta propensione d'animo per affrontare Se questo è un uomo
Cerchiamo, sopratutto noi insegnati, di non passare l'idea che leggere sia solo sorbirsi storie tragiche scritte in maniera complicata. Spieghiamo che ci sono libri che ci aiutano ad affrontare le pagine peggiori della nostra storia, che ci raccontano vicende tragiche e dolorose, ma che la letteratura non è solo quello. Che ci sono libri che fanno ridere, libri che appassionano, storie a lieto fine e che leggerle va bene comunque, così come va bene guardare una sera un film impegnato e una sera uno comico.
Cerchiamo autori che sappiamo parlare ai ragazzi con passione ed entusiasmo e portiamoli nelle scuole. I miei alunni, ad esempio, adorano Antonio Ferrara. Li diverte, li coinvolge e quando leggono i suoi libri, mi raccontano, è come se sentissero la sua voce. È uno dei pochi autori che sia riuscito a coinvolgere e a far leggere davvero anche i maschietti.


NON PRESENTARE LA LETTURA COME UN'ATTIVITÀ DIFFICILE

Io sono dislessica, quindi lungi da me sottovalutare o svilire le difficoltà di lettura. 
Tuttavia negli ultimi anni si è esagerato, secondo me, nel presentare la lettura come un'attività difficile. È passato il messaggio che i testi vanno semplificati, resi più accessibili perché di base non lo sono.
Partiamo dal presupposto, invece, che ognuno ha il suo modo di leggere. C'è chi legge anche caratteri lillipuziani, chi preferisce il corpo 16 (e sia grazie all'ebook che permette di personalizzare). C'è chi legge fluentemente ad alta voce, chi, come me, se deve farlo spesso e volentieri si incarta sulla pronuncia delle parole, ma capisce lo stesso. Chi ama ascoltare un audiolibro. C'è chi legge tomi da 1200 pagine e chi si spaventa se vede un libro spesso.
Che ognuno trovi il suo modo, senza fare graduatorie. 
Ma non diciamo ai nostri ragazzi che leggere è difficile! 
Invitiamoli a trovare il loro modo di leggere e diciamo che va comunque bene perché, appunto, è il loro.

La lettura non ha bisogno di particolari "perché" è parte della vita, come svegliarsi al mattino, mangiare, andare al lavoro, innamorarsi, sognare, arrabbiarsi, fare amicizia, litigare e poi fare pace.
Si può sopravvivere senza mai innamorarsi, senza mai sognare, senza mai fare amicizia, senza far pace dopo i litigi, senza leggere. Ma non è che sia una gran vita.

Voi cosa ne pensate?

29 commenti:

  1. Concordo su ogni sillaba. Leggere è nerd, la ragazza che legge è un'occhialuta sfigata e bruttina, le altre vanno a divertirsi. Leggere quindi non è un divertimento. La base fa acqua da tutte le parti, il progetto #ioleggoperchè finanziato con soldi pubblici non ha attirato manco mezzo nonlettore, mentre i lettori già esistenti hanno provato a trovare del buono nell'evento ma le pecche erano tante, altri invece non hanno perso l'occasione di esibire, anche nei blog, la solita spocchia #ioleggoperchèsonopiùintelligente. Traduzione NOIA da ogni fronte, altro che catturare non lettori. E come li catturi? Regalando libri? Se non leggo la gratuità non mi fa cambiare idea e svilisce il prodotto. La scuola spesso propone titoli che in effetti allontanano eh. Mi pare una battaglia persa, sono circondata da non lettori e non so come fare. Sandra

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    1. Ci vuole un progetto culturale di ampio respiro, innanzi tutto, non una campagnuccia fatta un po' alla cavolo di cui si salva solo una canzone.
      E mostrare che leggere è normale, è parte della vita di tutti i giorni, la rende più piena. E che funziona così per tutti, non solo per gli occhialuti sfigati (categoria a cui, tra l'altro, credo di fare parte...)

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  2. E' un tema interessante, bisognerebbe provare a declinarlo concretamente. Provenendo da altra regione, arrivato nel vco ho trovato molto interessante il progetto Nati per leggere.
    Un'altra considerazione di altro genere potrebbe riguardare prodotti che stanno "a metà" tra scrittura e altri linguaggi, a cominciare dal fumetto. A proposito di ruolo genitoriale, c'è stato un momento in cui mi sono fatto domande sull'opportunità di leggere i (peraltro divertenti e intelligenti) fumetti di Asterix al mio figlio 5enne, visto che dopo averli assaggiati non ne voleva più sapere delle classiche letture illustrate...

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    1. Nati per leggere funziona molto bene sui bambini, infatti perdiamo lettori dall'adolescenza in su, mentre i bimbi lettori aumentano.
      Io adoro i fumetti e adoro Asterix e penso che a 5 anni si possano già avere dei gusti che, entro i limiti del buon senso, possano essere assecondati.

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    2. Asterix non lo conoscevo ed è stato uno dei tanti regali che sono arrivati con la paternità, è adorabile. Mio figlio ovviamente stravede per Idefix! Ho riscoperto Lucky Luke, i film sono molto spassosi (li trovo superiori ai fumetti, stranamente).
      Rispetto ai fumetti, anche io li trovo fantastici, sono nel pieno di un amore per Alan Moore, un vero genio della narrazione. Il dubbio con mio figlio però mi è venuto non per la qualità della narrazione, ma rispetto alla ridondanza dell'elemento immagine rispetto alla parola.
      Ma secondo te e chi ci legge un progetto sulla scorta di Nati
      per leggere per gli adolescenti si può pensare?

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    3. È difficile, più che altro è difficile trovare persone in grado di entrare in sintonia con gli adolescenti e si rischia l'effetto opposto. La mia scuola lavora, appunto, con Antonio Ferrara, perché sa comunicare anche con i ragazzi difficili, ma non tutti gli autori, pur bravissimi a scrivere, sono altrettanto comunicativi.
      Per i fumetti e tuo figlio non saprei, così "a naso" direi che il rischio non sussiste, leggere fumetti è comunque impegnativo, i caratteri sono piccoli e i testi, nel caso dei buoni fumetti, non sono banali. Trovo molte persone che si sono avvicinate alla lettura tramite il fumetto e non ne ho mai sentito di una che se ne sia allontanata... Però non sono proprio un'esperta per quella fascia d'età e non vorrei scrivere sciocchezze.

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  3. Bellissimo questo articolo, Antonella!!! :-)

    Ti racconto un aneddoto che risale al periodo in cui facevo volontariato nella periferia milanese, in un centro popolato da "compagni" che avevano a cuore più la consapevolezza sociale dei ragazzi a cui davamo una mano, che non la loro cultura. Fui criticata per aver regalato a una ragazzina "Tre metri sopra il cielo", dicendo che era una lettura frivola. Assolutamente d'accordo, peccato che lei non fosse mai andata oltre il "Cioè", e che dopo Moccia è passata a "Jack Frusciante", e poi a "Io non ho paura di ammaniti", e poi a "Il ritratto di Dorian Grey"... insomma, anche dalla frivolezza, è nata una buona abitudine.

    Io ho un cugino di quindici anni che è una mosca bianca, fra i suoi coetanei. Legge moltissimo, anche cose complicate. (Gli ho regalato "Il mondo di Sofia" e "L'enigma del solitario" di Gardner). Il problema è che viene considerato strano e diverso dai compagni, perché la mentalità è sbagliata alla base.

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    1. Concordo in pieno. Non amo Moccia (e i vampiri innamorati o le sfumature) ma neppure lo demonizzo. E poi anche ai brutti libri ci si può affezionare. Io rivendico il diritto di alternare letteratura di consumo e premi nobel!
      A parte questo, da qualche parte bisogna pur cominciare, da dove facciamo partire i ragazzi a leggere, da Guerra e Pace? Per uno che lo amerà, ce ne saranno cento che lo odieranno. Meglio che ciascuno trovi il libro più affine ai gusti del momento, poi il palato si affinerà e scoprirà che la letteratura è anche altro, ma intanto si è rotta la barriera della non lettura!
      Per i giovani lettori c'è proprio il rischio emarginazione, il che è davvero una cosa assurda...

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    2. Tra l'altro, a proposito di mio cugino, mi è venuta in mente una cosa. Lui è un appassionato di Sherlock Holmes e a Pasqua gli ho parlato di te e dei tuoi apocrifi. Gli ho dato l'indirizzo del blog e ha letto qualche post, ma non si è osato a commentare. Volevo proporgli di scriverti una mail, ma non sapevo se ti faceva piacere, volevo prima parlarne con te, ma ne ne sono scordata.
      Comunque è esaltatissimo per la cosa, secondo me fra qualche mese, se me lo lavoro per bene, avrà un blog anche lui, diventerà un membro del nostro "clan virtuale". :p
      Non per altro, suo padre, cioè mio zio, è disperato perché dice che mi somiglia troppo, sia fisicamente, sia caratterialmente, sia per questa passione della scrittura. Forse l'aveva intuito molto tempo fa, visto che mi ha scelto come madrina di battesimo. ;-)

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    3. Evviva il cugino! È il benvenuto qua, come su fb o via mail, come preferisce.

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    4. Facebook non ce l'ha (come dicevo è un adolescente atipico :-D) ma gli darò la tua email. Grazie mille! :)

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  4. D'accordo su tutto. Si dovrebbe normalizzare la lettura e basta.
    :)

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    1. Purtroppo non sembra così facile...
      PS: benvenuta sul blog!

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  5. Molto bello questo post, si avverte che è un argomento molto sentito da te. Sono d'accordo pienamente con quanto dici e credo tu abbia individuato bene il problema dei nostri tempi, in cui si vede la lettura come una cosa anormale e non il contrario. Non so se io nel mio piccolo possa fare qualcosa in questo senso, credo che gli insegnanti e la famiglia svolgano un ruolo fondamentale, ma da auspicare è soprattutto un cambiamento generale di mentalità.

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    1. Ci vuole un serio progetto culturale, in cui tutte le forze della cultura (intesa nel senso più ampio possibile, compresi i diversi media) remino nella stessa direzione. Scuola e famiglia (le poche famiglie di lettori) non possono essere lasciate sole a remare controcorrente.

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  6. Bello questo articolo, soprattutto quando suggerisci come rendere "normale" leggere, tramite spot o produzioni cinematografiche che inseriscano scene dove passi il messaggio che la lettura è, appunto, un'attività abituale.
    Dei miei due figli uno legge tanto, l'altro quasi niente, però, una volta, chiedendogli come mai non volesse saperne di aprire un libro, mi ha risposto che già gli bastava leggere i libri che l'insegnante aveva dato a scuola: prima di Natale, I promessi Sposi e da poco L'Orlando Furioso. Lui va in seconda media. In effetti... forse bisognerebbe incentivare la lettura con libri adeguati, per evitare l'effetto "mi stanco prima ancora di cominciare".
    (Di contro, il fratello, che ha fatto la stessa esperienza lo scorso anno, gli ha detto che L'Orlando Furioso è il primo romanzo fantasy della storia! Pensa tu, i punti di vista come possono fare miracoli!)

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    1. Alle medie ho letto l'Orlando Furioso con il commento di Calvino, ma me l'ero scelto io. Imporre i classici è rischioso, perché per uno che si innamora, altri finiscono per odiare la scrittura. Quindi non so. Io fornisco ai ragazzi una lista aperta di titoli da cui scegliere, ognuno può proporne altri, motivando la scelta in modo da arricchire il parco letture e passiamo molto tempo in classe a parlare dei libri che hanno letto. In questo modo se una lettura ha successo si prestano il libro (così magari ti trovi mezza classe a leggere quello che tu ritieni un mattone, perché è stato sponsorizzato dall'alunno più carismatico...). Comunque molti alunni si lamentano comunque e non so quanti di quelli a cui non piace leggere siano effettivamente diventati lettori o mi hanno detto che il libro era piaciuto solo perché faceva brutto affermare il contrario. Ai ragazzi dico che ogni opinione va bene, purché motivata, ma a poi dire durante un'esposizione valutata che leggere il libro è stata una sofferenza non sono in molti (anche se alcuni ce l'hanno scritto in faccia).

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  7. Il discorso è complesso. Personalmente (e semplificando molto) credo che tutto ciò non sia altro che il risultato di almeno 50 anni di mancati investimenti nelle scuole e sui ragazzi. Ma tant'è.
    Hai letto questo?
    https://vibrisse.wordpress.com/2014/07/23/cosa-o-come-insegnare-a-scuola-i-promessi-sposi/

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    1. Non avevo letto il post, ti ringrazio per la segnalazione.
      Nella mia esperienza, invogliare i ragazzi a leggere e insegnare letteratura sono due cose molto diverse, sopratutto alle medie. Alle medie, dove insegno io, la letteratura è spesso un pretesto per parlare della storia, delle modifiche della società, dei suoi problemi o del modo in cui approcciarsi ai sentimenti. Mi piace molto farlo e, sorprendentemente, piace abbastanza anche a loro (almeno ad alcuni). Per quanto riguarda i promessi sposi, ad esempio, parliamo dell'Italia del '600, di quella dell''800 e di quella di oggi, del ruolo della donna, delle scelte di Renzo. L'anno scorso con una classe abbiamo fatto delle riscritture ambientate ai nostri giorni e con un'altra un musical. Penso che si siano anche divertiti (io mi sono divertita molto, lo ammetto).
      Tutto questo, però, non garantisce che poi i ragazzi scelgano di leggere per conto loro. Oltre tutto si trattava di due classi anomale di super lettori (ci sono anche loro, per fortuna!)

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  8. Secondo me il discorso è complesso, ma tu che sei "sul campo" sicuramente conosci i ragazzi di oggi meglio di me.
    Io credo che conta molto intanto farli partire leggendo da piccoli. Mia figlia passa tantissimo tempo davanti al pc, alla ds nintendo e alla televisione, però io ho sempre cercato di incentivare in lei anche la passione per la lettura, col risultato che la bambina sa leggere abbastanza bene e non si spaventa se le mettono in mano un libro, anzi, spesso lo legge in pochi giorni.
    Ma non credo che sia così in tutte le famiglie. Io resto sempre sorpreso quando vedo ragazzi di quattordici / quindici anni che non sono infastiditi dal leggere, NON sanno proprio leggere, che è assai più triste. Vedere ragazzi e ragazze col diploma di terza media, che frequentano le scuole superiori e hanno una tremenda difficoltà a leggere dieci righe di una lettura in chiesa, balbettano, scandiscono faticosamente le parole più facili come se avessero di fronte a loro un testo in lingua straniera e poi alla fine bisbigliano "Boh, non ci ho capito molto" francamente mi fa pensare che il problema sia molto più profondo e derivi da contesti famigliari in cui la lettura viene vista quasi come un'inutile perdita di tempo.

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    1. Sì, l'Italia è un paese di non lettori e da una famiglia di non lettori è difficile che nasca un lettore senza la presenza di una forte volontà da parte dello stato e delle istituzioni culturali. Se non vogliamo arrenderci al fatto che sia la nascita a determinare tutto, è necessario un rinnovamento culturale profondo. Un primo passo potrebbe essere quello di presentare la lettura come un'attività normale, non faticosa o noiosa, presentarla ai ragazzi come un'opzione praticabile. Ovviamente non basta, ma da qualche parte di deve pur partire.

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  9. Ci farei un poster, con questo tuo post, e lo attaccherei in giro. Hai ragione su tutti i punti. Vorrei davvero che la scuola proponesse ai ragazzi la lettura come piacere, prima di tutto. Non che sia facile, lo capisco, ma secondo me è meglio uno Harry Potter letto di gusto che un classico letto per dovere, soprattutto all'interno della situazione che descrivi, in cui a casa dei ragazzi non legge nessuno.

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    1. Il problema sta lì, dove in famiglia si legge i ragazzi leggono, ma come convincere gli altri?

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  10. Bellissimo articolo e discorso molto complesso. La frase su cui focalizzarsi è che la lettura dovrebbe essere proposta come un'attività piacevole, esattamente come qualsiasi altro passatempo, ma così non avviene. In questo modo falliscono iniziative come quella #ioleggoperché e la gente non legge neppure se regali i libri. La tua idea di inserire persone che leggono negli spot, in maniera naturale, mi sembra fattibile. Mi fa più sorridere l'idea di chiedere ai nostri attori/calciatori/presentatori ecc. che cosa leggono...

    Non ho esperienza di insegnamento, ma viaggio tutti i giorni in metropolitana, e ogni giorno cerco di capire quante persone stanno leggendo e quante giocano con il cellulare o chattano o fanno scorrere le pagine dei social networks. Quelli che leggono si contano davvero sulle dita di una mano, e quando ne individuo una mi sento più sollevata.

    C'è da dire che nemmeno avere dei modelli in famiglia è una garanzia che i figli leggano. I miei genitori non sono mai stati dei grandi lettori, tutt'altro (mia madre legge solo quotidiani, mio padre leggeva 1-2 libri all'anno, non di più), però hanno sempre parlato con considerazione e rispetto dei libri, e io sono diventata una lettrice forte pur senza avere modelli. Probabilmente conta anche una specie di predisposizione innata.

    A mio figlio da piccolo leggevo libri illustrati ogni sera, infatti fino a qualche anno fa leggeva moltissimo, da Tom Clancy a Clive Cussler, per non parlare di tutte le saghe fantasy. Ora è il Nulla totale, quello di Fantasìa. Ha provato a leggere Gibson, ma non l'ha nemmeno finito. Saranno l'età e i videogiochi? Ha vent'anni. Passerà? La cosa mi preoccupa.

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    1. La predisposizione è nulla se in casa non si parla dei libri con considerazione e le esperienze sono tutte negative, temo. Per tuo figlio probabilmente è una fase, ma è anche vero che ci si allontana dalla lettura nell'adolescenza o poco oltre, quando non c'è più la scuola che stimola a leggere e non si avverte la necessità di leggere, anzi, fa strano...

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  11. Bella l'idea di mostrare attori coi libri, anche nei film, o citazioni prese dai libri. Lo farò nelle mie storie, anzi penso di prenderlo come elemento comune: in ogni mia prossima storia deve esserci qualcuno che legge.

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    1. Non posso immaginare un personaggio positivo nel "qui e ora" che non sia un lettore!

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  12. Concordo! E per esperienza personale posso dire che leggere è contaggioso, basta perseverare! Mio papà è diventato un lettore a 65 anni e mio marito ha iniziato a leggere da poco incuriosito dai miei libri sparsi per tutta la casa...

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    1. Sì, bisogna trovare il modo di diffondere il contagio.

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