martedì 7 aprile 2015

Un appuntamento e una lettura


Sabato 11 aprile – ore 16.00
Pettenasco, sala consiliare
Presentazione dei romanzi:
Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico
di. A. Mecenero
Il messaggero dell'alba
di F. Battistella

Sono particolarmente felice di questa presentazione, un po' perché mi fa sempre piacere parlare delle mie storie, un po' perché è organizzata da cari amici, un po' perché Francesca Battistella è una super giallista e sono sempre felice di incontrarla e un po' perché il giorno dopo è il mio compleanno e questo mi sembra proprio un bel modo per festeggiare!

Questi giorni pasquali sono stati per me di assoluto relax, dopo la follia del PAS ne avevo davvero bisogno. Ma tra una grigliata e una gita allo zoo con il nipotino c'è stato anche il tempo per qualche buona lettura.


LETTURA

Le intermittenze della morte – J. Saramago


Ci siamo corteggiati a lungo, io e questo romanzo. Più volte sono stata sul punto di acquistarlo. L'ho fatto quest'estate e me lo sono portata alle Orcadi, dove, però, It ha avuto il sopravvento. L'ho riportato a casa, l'ho lasciato a guardarmi sulla libreria, poi, però, è giunto il PAS. Solo adesso, a primavera, l'ho finalmente preso in mano.
Questo lungo corteggiamento è dovuto al fatto che la prosa di Saramago mette in luce tutti i miei limiti di lettrice. Non sono tanto i periodi lunghi una decina di righe, involuti ma eleganti, a mettermi in difficoltà, quanto l'idea dell'autore che la prosa debba scorrere senza pause. Nessun punto a capo e dialoghi non segnalati. Il discorso diretto si apre, si chiude, si riapre (spesso per bocca di un altro interlocutore) nello stesso periodo. E io, che sono una lettrice dei tempi morti, che leggo mentre aspetto che la pasta sia cotta, durante le pubblicità o mentre il marito guarda qualcosa che a me non interessa, fatico.
D'altro canto, quasi sempre vale la pena di affrontare la fatica. 
Questo libro ingannevolmente breve (com'è facile indovinare la prosa di Saramago ha la densità del plutonio) è, in effetti delizioso.
In uno stato, solo in quello, la morte cessa di lavorare di colpo e senza una spiegazione. Dopo l'iniziare euforia, iniziano i disagi, perché si smette di morire, non di invecchiare, di ammalarsi o di soffrire. Ma la capacità propria dell'uomo è quella di arrangiarsi, in modo più o meno leciti e quindi dalle agenzie di pompe funebri rimaste senza lavoro alla Maphia (col ph per distinguersi dall'altra) tutti cercano di adattarsi alla nuova situazione. Quando sembra che un equilibrio sia stato trovato, ecco che la morte torna a farsi viva, ma, in un moto di non richiesta gentilezza, prende ad avvisare i morituri con una lettera viola recapitata una settimana prima...
Delizioso, davvero, è il solo aggettivo che mi viene in mente per questa storia strampalata e surreale, narrata da una voce onnisciente allo stesso tempo disincantata e affettuosa. La società, con i suoi meccanismi, viene da una parte analizzata con freddezza, senza nascondere le meschinità dell'animo umano e dall'altro guardata con estrema dolcezza. Anche la morte, in fin dei conti, riceve lo stesso trattamento. È una sorta di spietata impiegata vittima della sua stessa routine, un po' in affanno con le nuove tecnologie, e del tutto disarmata, nonostante la sua falce, quando deve rapportarsi, per la prima volta, con un singolo essere umano la cui lettera viola, tuttavia, continua a tornare indietro. Un essere umano che non ha poi molto di speciale, un violoncellista cinquantenne che vive solo col proprio cane, una figura, a ben vedere, quasi triste, in grado, tuttavia, di cambiare anche la non vita della morte.


17 commenti:

  1. Storia originale, che mi incuriosisce molto!
    Ho una lista lunga come un rotolone regina, ma lo metto in coda. :)

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    1. Considerando che questo romanzo mi ha seguito per sei mesi, prima che mi degnassi di aprirlo, direi che è una storia dotata di una sua intrinseca pazienza.

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  2. A me "Le intermittenze della morte" è piaciuto molto, anche se ho preferito la seconda parte rispetto alla prima. Al pari tuo sto corteggiando "Cecità" da un po', ma non mi decido. La prosa di Saramago è particolare, non c'è che dire, e forse non sempre si è predisposti ad affrontarla. Ora come ora infatti vado in cerca di altro, ma prima o poi leggerò anche gli altri.
    In bocca al lupo per la presentazione!

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    1. Cecità un po' mi spaventa... Credo anch'io, però, che prima o poi lo leggerò.

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  3. Una bella presentazione del tuo libro sarà un bel modo per inaugurare la primavera (già iniziata secondo calendario, ma ancora al suo timido affaccio secondo le previsioni meteo!). Auguri e in bocca al lupo!

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  4. L'avevo letto alcuni anni fa, e mi era piaciuto molto, sia come prosa che come storia. Saramago non è per tutti i palati, in effetti, ma appartiene al genere degli scrittori in cui il gioco (di leggere) vale senza dubbio la candela.Non si rimane delusi.

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    1. No, infatti. Mi è piaciuto molto "Storia dell'assedio di Lisbona"

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  5. Pensa che proprio in questo periodo io sto leggendo Caino... ;)

    Comunque, a parer mio, una scrittura un po' pesante condotta in questo modo. Non facilita per nulla il lettore. Non credo l'adotterei.

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    1. Credo siano pochissimi quelli che possono permettersi di adottarla!

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    2. Permettimi di non essere d'accordo. Non mi sembra uno stile al di fuori dalle possibilità dei comuni mortali. Quello di Murakami mi sembra impossibile da imitare, ma Saramago, Palahniuk, King e tanti altri (che spesso vengono presi d'esempio) sono molto meno eccezionali di quanto si sostenga. Questa è solo la mia idea, per carità. Anche Paolo Giordano mi sembra molto difficile da imitare. Non so gli altri libri, ma sto leggendo La solitudine dei numeri primi, che può o non può piacere, ma come stile di narrazione… tanto di cappello.

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    3. King, secondo me, non ha punti di forte innovazione stilistica. Scrive in modo scorrevole, corretto, ma le sue frasi, non so come dirlo, sono frasi. Prese da sole non hanno nulla di speciale. Saramago ha una sua teoria estetica per quanto riguarda la prosa che può piacere o non piacere. Nel suo caso funziona. Però non ho mai letto nessun altro che non segnali i dialoghi e che non diventi troppo pesante. Non lo vedo come un bene o un male. Un libro può essere bellissimo anche con una prosa scorrevole. Con una prosa involuta il rischio mattone è dietro l'angolo. Saramago lo evita, altri che hanno provato a usare la stessa tecnica, no.

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    4. Be' c'è McCarthy, anche se credo abbia uno stile differente da Saramago, ma più o meno ha optato per le stesse scelte stilistiche e poi, naturalmente, Albert Camus che, al pari di Saramago, lo preferisco molto, molto di più. Se ti capita, leggi: Lo straniero. La storia può non piacere, ma quello sì che è uno stile inimitabile. Con stile inimitabile intendo che anche a provarci, proprio copiando, non ci riesci. o.O

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  6. Ho letto l'estratto di questo libro e l'ho messo in lista d'attesa. Credo che mi piacerà e voglio leggerlo, però visto che non si avvicina al tipo di libro che mi interessa in questo momento continuo a rimandare... sarà come nel tuo caso, lo leggerò dopo un lungo corteggiamento! :)

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    1. Alcuni libri sono come il buon vino. Col tempo possono solo migliorare!

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  7. Non posso mai andare tranquilla sui libri "strani", non importa per quale motivo. C'è caso che ne venga inghiottita all'istante, ma talvolta mi capita di provare una repulsione così forte che non c'è recensione o consiglio che tenga, devo abbandonare. Per queste situazioni le biblioteche sono una benedizione.

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    1. Anche a me capita così. Purtroppo da qualche anno, con i tempi di lettura sempre più ondivaghi, non riesco a prendere in prestito libri. Ho troppa paura di non finirli in tempo... Così spendo un capitale il libreria.

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