venerdì 4 settembre 2015

Le quattro scene che scrivo con più difficoltà – Scrittevolezze


Prima Daniele e poi Chiara hanno raccontato quali sono le scene che scrivono con più difficoltà. Potevo forse essere da meno? Ecco quindi la mia confessione scrittorea, con qualche trucco qua e là.

COREOGRAFARE LE SCENE D'AZIONE
Il mio problema non è tanto scrivere le scene d'azione. Per la scrittura mi attengo a due vecchissime e semplici regole: usare frasi brevi e tenersi saldi al punto di vista scelto (se abbiamo la prima persona di un soldato semplice perso nella calca di una battaglia, inutile descrivere la tattica militare usata e i movimenti delle truppe su tutto uno stato, tanto lui non ne avrà consapevolezza...).
Il problema per me è proprio progettare, coreografie l'azione, stabilire chi fa cosa, con che mezzo, a che distanze e con che tempistica. Vale per gli omicidi come per le scene d'azione propriamente dette. La cosa si complica negli apocrifi sherlockiani, perché di norma Holmes dovrebbe risolvere le situazioni con delle trovate intelligenti e inattese. La scena che ho riscritto di più è stata quella della "resa dei conti finale" in Sherlock Holmes e il mistero dell'uomo meccanico. Per arrivare alla versione finale ho rotto le scatole a un ingegnere, ho studiato le automobili a vapore di fine '800, ho stressato il marito farmacista e mi sono fatta una cultura sull'etere. Alla fine, come mi è stato fatto notare, ho sbagliato pianta, mettendo un larice dove in realtà c'è un faggio. Ma il larice è resinoso e più infiammabile e senza le fiamme... Insomma i tasselli da far quadrare sono tanti, sopratutto se si vuole mantenere un minimo di coerenza e plausibilità.
Il trucco del mestiere
Non fermarsi alla prima stesura e non aver paura di chiedere a degli esperti. Può aiutare disegnare la scena in scala, per valutare meglio distanze e tempistiche. E rassegnarsi al fatto che qualcuno noterà di certo il pelo nell'uovo. Se è un pelo, però, finisce con una risata, se è una pelliccia, invece, sono guai...

SOVRACCARICO DA ECCESSO DI EMOZIONI NEGATIVE
A volte ai protagonisti le cose vanno male. Ma male. Ma proprio, proprio male. E non si può pretendere che, come Pollyanna, vedano sempre il lato positivo. Ci sta che si deprimano e che soffrano. Io sono un animo malinconico, ma non particolarmente incline alla depressione. Il mio umore naturale ha solo qualche venatura di tristezza, eppure c'è sempre qualche mio personaggio che galleggia sull'orlo del baratro della depressione o della disperazione, rischiando di tirar giù anche me.
La scena che ricordo ancora come un incubo, in questo senso, appartiene al mio inedito fantasy. Al protagonista, inserito in una società simil rinascimentale con il mito dell'uomo guerriero, devono amputare una gamba. Potete immaginare il suo umore sia prima dell'operazione, sia nel momento di doversi presentare, zoppo, a corte, davanti ai suoi commilitoni...
Il trucco del mestiere
Queste scene si sanno dall'inizio che si dovranno affrontare. Meglio evitare di scriverle in momenti in cui poi si hanno molte ore da passare soli in casa. Il mio trucco è relegarle al venerdì prima di cena, che poi si è più rilassati, in vista del fine settimana e magari si esce a fare due chiacchiere.

SCENE ANCHE SOLO VAGAMENTE HOT (DICIAMO TIEPIDINE)
Quanto amo Sherlock Holmes per non mettermi mai in queste situazioni!
Non mi pare di avere particolari inibizioni come lettrice. Da ragazzina ho trovato in solaio, appartenenti alla stessa collana (che strani compagni di merenda!) La linea d'ombra di Conrad, Finzioni di Borges e il Kamasutra (non illustrato e con una traduzione molto aulica, che lasciava i termini più espliciti in lingua originale, quindi sanscrito, suppongo). Dei tre l'ultimo è quello che mi ha colpito meno, ma insomma, non si può dire che mi sia mancata un'educazione in materia. 
Il fatto è che a descrivere i miei personaggi mi sento una guardona, come si violassi la loro intimità. E più si tratta di personaggi schivi che per carattere mai metterebbero i loro sentimenti in piazza e più mi sento di far loro violenza. Il fatto è che a volte qualcosina ci vuole. E per qualcosina non intendo sadomaso spinto, ma giusto un po' più di un bacio a fior di labbra. Da figlia di una convinta femminista per cui non ci devono essere tabù, quasi mi imbarazzo ad ammettere che mi imbarazzo, però è così. Non sarebbe meglio spegnere la luce e lasciarli tranquilli? E il lessico? Come armonizzare la prosa al prima e al dopo?
Il trucco del mestiere
Quando lo imparo ve lo racconto. 
Per il momento mi concentro intensamente sull'efferato omicidio che dovrò descrivere da lì a tre pagine.

EVITARE GLI SPIEGONI NELLE AMBIENTAZIONI STORICHE (PROPRIO LÀ DOVE LA SPIEGAZIONE È NECESSARIA)
Il racconto Come foglie nel vento, che poi è stato pubblicato sul Giallo Mondadori, è ambientato nell'antica Roma. È un giallo e tutta la vicenda è incentrata sulla condizione della donna romana. L'ho scritto per un concorso e avevo un massimale di 40000 battute, che non sono moltissime per un giallo in cui l'indagine non sia proprio di carta velina. Aggiungiamoci l'ambientazione nell'antichità e la sotto ambientazione nell'ambiente femminile. C'era una scena in un banchetto. Le matrone romane partecipavano ad alcuni banchetti, ma mangiavano in stanze separate, senza poter usare i triclini e avevano un'etichetta tutta loro. Inoltre al tempo si stava diffondendo a Roma la moda del simposio greco, che a sua volta aveva regole diverse dal banchetto romano, etc. etc. etc...
Anche volendo, non avevo lo spazio per spiegare tutte le regole del bon ton dell'epoca! Avevo solo la necessità di far incontrare il personaggio A (maschio) con il personaggio B (femmina) onde ottenere delle informazioni e far capire al lettore che la cosa non poteva risolversi con un "ah, anche tu qui? Troviamoci un'angolo tranquillo per parlare!"
Il trucco del mestiere
Scrivere la scena prima nel modo più completo possibile e poi andare per sottrazioni successive, fino a che non rimane solo lo stretto necessario. Non è detto che tutto debba essere esplicitato. Si può lasciare qualche particolare che solo il lettore appassionato di quell'epoca può capire. L'importante, secondo me, in questo caso è A) non tradire MAI la verità storica B) fare in modo che la dinamica base della scena sia comprensibile da chiunque.

Ecco qua, mi sono confessata anch'io. Daniele e Chiara vi hanno già chiesto quali siano le scene che scrivete con più difficoltà. Io vi chiedo invece quali sono i vostri trucchi del mestiere per uscire dai guai e come ve la siete cavata nei casi più difficili.

PS: mi hanno fatto giustamente notare che se cercate il mio nome su Amazon, saltano fuori delle cosine nuove, tra cui le antologie Perché nulla vada perduto e altri racconti dal trofeo Rill e dintorni e la sua sorella Il funzionario e altri racconti dal trofeo Rill e dintorni, libri assai ben curati con tanti bei racconti sfumati di fantastico (tra cui i miei). Sempre su Amazon, da poco è disponibile anche l'antologia Delitti di lago edita da Modellini. Qui i racconti sono sfumati in giallo umido e lacustre e dentro c'è un racconto che mi sta particolarmente a cuore, Certe Mattine.
Tutta la mia produzione sherlockiana è come sempre disponibile (anche) in e-book.

24 commenti:

  1. Vedo che tutti hanno problema con l'hot, io personalmente non ho problemi con determinate scene, bensì solo con la coerenza interna, l'originalità, cose così, e ormai essendomi votata al rosa, l'erotico ho dovuto sdoganarlo e ora mi fa meno paura, lo scrivo, non è tanto erotico, perchè secondo me lo scivolone nel volgare è facilissimo e se troppo tecnico diventa un trattato di anatomia ridicolo, per cui ci si bacia, ci si spoglia, e si fanno un po' parlare i sensi più che i gesti, mi pare funzioni.
    Sandra

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    1. Sì, io ho ancora qualche problema sul si bacia, ci si spoglia e tutto il resto. Armonizzare la prosa ancora non mi viene naturalissimo, poi saranno anche i personaggi, che faticano a lasciarsi andare, che non mi aiutano.
      Però, se c'è da ammazzare un personaggio, lì vado serena!

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    2. Personalmente trovo che non ci sia una grande differenza tra una scena hot e una in cui ammazzi un personaggio. Entrambe fisiche, entrambe richiedono un minimo di conoscenze "anatomiche", entrambe hanno un grande impatto emotivo. Magari potresti provare a "trattarle" allo stesso modo; non per nulla l'orgasmo si chiama anche "piccola morte" :)

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    3. Oddio, no... Ehm... Poveri personaggi...
      immagino che il tuo sia un punto di vista molto sensato, ma rimango una romantica e no, preferisco non associare certe cose a squartamenti e simili...

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  2. Visto che il limite principale nel mio caso rimane la sfera erotica, il mio trucco è lanciare input che poi il pubblico, se vorrà, potrà raccogliere: descrivo scene intuitive senza scomodare organi e movenze varie. In relazione al tipo di narrativa che prediligo, difficilmente mi troverei a raccontare scene di guerra o ambientate in epoche storiche sulle quali preventivamente documentarmi (forse, una fortuna, dato che in entrambi i casi non saprei da dove cominciare!)

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    1. Ma quali organi e movenze! Già un bacio alla base del collo, per dire, mi mette in difficoltà. Ho l'impressione che i personaggi proprio non mi vogliano lì (e che dire, hanno ragione!). Perché dipende anche da loro, se sono tipi più disinibiti rendono la vita facile anche a me, ma se sono pudichi e introversi...

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    2. Ma ho una curiosità: non riesci a scriverne per pudore agli occhi del pubblico, oppure ti troveresti in difficoltà anche se fosse il tuo diario a raccogliere il tuo racconto erotico? Perché io una volta lo facevo: al mio diario personale raccontavo tutto, ma proprio tutto, senza inibizione. Poi, un giorno, mi sono ricordata che verba volant scripta manent e ho eliminato quelle pagine prima che finissero, non si sa mai, sotto occhi indiscreti: mio Dio, solo l'idea... :D

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    3. Rispondo qui perché anche io voglio parlare delle scene hot, che rappresentano il mio problema: cerco di divertirmi mentre le scrivo, evitando di pensare che le leggeranno la mamma e la zia. Poi, casomai, taglio.
      Inoltre mi domando cosa voglio comunicare: una scena hot non deve essere buttata lì a casaccio, ma avere un suo perché. Una volta capito questo, diventa più facile gestirle e ridurla all'essenziale.

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    4. P.S. grazie per la citazione, e seguirò il tuo consiglio per le scene delle emozioni negative, che rappresentano anche un mio problema.

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    5. @ Marina: so che probabilmente si va sullo psicopatologico, ma non me ne importa molto del pubblico, che dovrebbe inquietarsi magari di più per come ammazzo la gente con disinvoltura (ci sono giallisti, invece, che riescono ad ammazzare solo personaggi correndi e si scopre che tutte le vittime un po' se la meritavano...). È un problema di rapporto con i personaggi. Se avessi un personaggio un po' esibizionista, che ama farsi guardare, nessun problema, ma, siccome sono pudichi, allora mi sembra di fare violenza a loro. Poi forse mi manca anche l'esperienza. Ho lavorato con personaggi preti e con Sherlock Holmes, gente seria che in certe situazioni non ci si caccia! Queste "possibilità" di trama sono, per certi versi, delle novità.

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    6. @ Chiara: sì, a me con quelle scene forse manca la leggerezza. Non che i miei personaggi mi aiutino, e uno ha manie di controllo anche in quel momento (anzi, devo raccontarlo proprio per quello) e l'altro si sente inadeguato, e lei sente ancora l'ombra dell'ex, e l'altra pensa che forse, tutto sommato, è stato uno sbaglio, insomma, ci fosse solo il momento in sé, magari mi divertirei anche...

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    7. Anche per i miei personaggi ci sono delle dinamiche emotive sottostanti l'atto in sé : la mia protagonista femminile ha subito delle violenze sessuali e non si lascia andare, lui conosce il suo passato e si fa un sacco di paranoie. Per questo motivo scelgo il pdv che in quel frangente mi sembra più facile da gestire. :)

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    8. Appunto, già loro si fanno un sacco di problemi, figuriamoci noi poveri autori che dobbiamo raccontare il tutto.

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  3. No, dai gli organi non li nomino mai. L'atto in sé è cosa nota, direi.
    Sandra

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    1. Beh, direi di sì, nota. A meno, che so, che non si voglia rimarcare che almeno uno dei personaggi coinvolti sia particolarmente creativo. Allora bisogna ingegnarsi... Non che a me sia mai capitato (che personaggi banali che ho), ma un'amica che scrive erotico (ciao, cara) mi diceva che, insomma, le continue variazioni sul tema non sono affatto facili da trovare e alla fine non sai più cosa inventarti... Insomma, a ognuno i suoi problemi.

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  4. Il mio trucco principale, che riguarda la mia scrittura di orientamento autobiografico, è l'aver imparato a ridurre al minimo indispensabile le descrizioni ambientali per non essere costretto a colmare le lacune della memoria con una marea di invenzioni di sana pianta.

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    1. Giocando con la memoria, effettivamente si può fare, in altri contesti, come quello storico, purtroppo no.

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  5. Ah, l'adorabile spiegone storico, di quello che fa slogare le mascelle al lettore! Cerco di evitarlo, ma alle volte qualche informazione bisogna pur darla...

    Per quanto riguarda le scene che faccio più fatica a scrivere, sono senza dubbio quelle d'azione come le battaglie, e meno male che ho un'amica scrittrice e pure stratega che me le rilegge... Poi sfuggo le scene di tortura o di esecuzioni davvero atroci come i roghi: non ne ho mai scritte, ma penso che farei molta fatica.

    Per quanto riguarda le scene hot, non ho problemi; l'unico rischio è cadere nel ridicolo, perché sulla carta sembrano tutte uguali.

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    1. Il rogo non è mai capitato neppure a me (strano, a questo giro parlo di streghe...), però ho un personaggio che muore arso vivo! Devo dire che a far morire male i personaggi non ho particolari remore, scrivo gialli dopo tutto, devo pur avere una vena di sadismo nascosta...
      Per le informazioni storiche, sì, il problema che vanno pur date, ma in poco, pochissimo spazio, specie se si sta scrivendo un racconto e non si può giocarsene metà con lo spiegone (ricordo che a suo tempo "La donna col liuto" mi diede parecchi problemi, con 'sti catari maledetti da spiegare in due parole, ma non di più che se no gli assassini mi ammazzavano il vescovo e le battute mi finivano!).
      Tu che trucchi usi?

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    2. Sarà che ultimamente ho visto quel film muto di von Dryer "Passione e morte di Giovanna d'Arco" che mi ha grandemente turbato, ma i roghi ricorrono spesso di recente.

      Con il racconto "La donna col liuto" sei stata bravissima. Il problema nasce proprio con il racconto, specie se breve. Ne "Il gigante di nuvole e luce" dovevo dire in pochissimo spazio che: quello lì era un templare, che era il vice del Gran Maestro, che moriva arso vivo, che la voce narrante era il figlio (cosa strana per un templare) e che stava parlando al re di Francia. Non ti dico la sudata, perché era per un concorso...

      Nel romanzo cerco di disseminare le informazioni nel testo, a volte nel parlato a volte in microdescrizioni. Tento di fare in modo che il lettore quasi non se ne accorga, ma non sempre è facile.

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  6. Vedo che alcune scene danno del filo da torcere a tutti. E' confortante, soprattutto quando non ne devi scrivere una... ;)

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    1. Sì, nella non scrittura è tutto più facile, anche pontificare sulla scrittura!

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  7. Vorrei avere dei trucchi, ma non ce li ho. Forse sarebbe meglio dire che mi affido a delle scappatoie, ma non è un buon modo di lavorare.
    Imparare dai grandi può essere utile: leggere quindi romanzi in cui compaiono per certo quelle situazioni e vedere come sono state risolte, fino a trovare un proprio modus operandi. O scribendi.

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    1. Dai grandi faccio spesso fatica ad imparare, come capire i segreti della pittura partendo dallo studio della Cappella Sistina. C'è di che uscirne demotivati...

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